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Originariamente inviata da clizia
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Originariamente inviata da 8giova88
io non concepisco davvero chi vede nella cultura un riscatto sociale e umano...
la cultura in sè non è nulla...
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Ma come fai a dire che nella cultura non c'è riscatto umano'?
Lo studio dovrebbe aiutarti ad ampliare i tuoi orizzonti e a capire la realtà circostante, non sono solo sterili nozioni con cui infarcire la mente.
A che serve studiare la guerra dei 100 anni, la riforma protestante e quant'altro?? Non sono i fatti in sè per sè ad essere utili, bensì tutto quello che puoi ricavare da essi per il tuo presente. Capire il passato ci aiuta a muoverci con più consapevolezza nel presente, ci permette di sviluppare un'attitudine alla logica e al ragionamento, nonchè di allenarci a svolgere quelle operazioni mentali (mettere a confronto, collegare, causa-effetto ecc) che poi ci servirano anche nella vita.
Forse l'errore più grande che possono fare allievi e insegnanti assieme è di separare con una netta linea di demarcazione la vita vissuta dallo studio. Ecco, io penso che fino a quando questi due universi rimarranno sempre separati senza entrare minimamente in comunicazione, è ovvio che non si riuscirà a dare senso a ciò che si sta facendo a scuola.
Sei tu che devi trovare un personale significato a quello che studi e fai, e far sì che le nozioni interagiscano con la vita e servano per comprederla meglio, così come la vita stessa deve riuscire a dare senso a cose apparentemente libresche e inutili.
Ad es il latino sembrerebbe la materia più inutile e ammuffita che ci sia, ma a rifletterci bene lo studio di questa lingua così ostica ci aiuta a capire meglio come la nostra mente ragiona e struttura il pensiero.
Come vedi un tuo senso sei riuscito a darlo alla filosofia, e questo proprio perchè la percepivi come strettamente collegata alla vita.
Io penso a quei ragazzi che sono deprivati, non solo culturalmente, ma anche socialmente e affettivamente. Bè si, nessuno mi leverà dalla testa che lo studio posso costituire per loro una forma di riscatto....riscatto perchè lo studio ci permette di uscire al di fuori di noi stessi, prendendo così coscienza di ciò che siamo veramente e vogliamo dalla vita. E prendere coscienza di ciò che siamo è solo possibile se impariamo a guardarci da una prospettiva altra, ampia e straniata che lo studio sa offrirci.... e soprattutto - per dirla con gli illuministi - ci offre un prezioso strumento per uscire da uno "stato di minorità" e non essere così assoggetati da alcuna autorità che pensi al posto nostro e ci imponga le sue verità.....
Soprattutto se un ragazzo vive in un contesto degradato e povero umanamente, potrà esperire attraverso lo studio il senso che a questo mondo ci siano possibilità altre, modi di pensare e di vita al di là del proprio, superando così un certo determinismo e una vita vissuta quasi come condanna o destino.....
Per cultura intendo cultura in senso lato: libri si, ma anche viaggi, scambio col ciò che è diverso da noi, ecc
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cli' tutto il rispetto, ma per me c'è cultura e cultura...(e in un certo senso lo dici tu stessa...se è una cultura che è attualizzabile al presente, che può aiutare alla formazione psicologica/etica/culturare è un paio di maniche, altrimenti un altro paio)
ora il discorso è troppo complesso e lungo da affrontare su un forum (dovrei logorroicizzare per pagine e pagine :lol: ), ma la differenza c'è è sarebbe ipocrita e da "dormienti" non vederla e manifestarla.
C'è un tipo di cultura che può essere utile sotto il punto di vista strettamente pratico; un altro tipo di cultura dal punto di vista dell'apertura mentale.
Esempio? esempio se vai ad un professionare beh impari a fare cose di tipo meccanico soprattutto; se fai una scuola con molta matematica e affronti ingegneria puoi fare un'esperienza lavorativa da ingegnere (non so...ti crei tutti i tuoi bei pc e simili o quel che vuoi...).
Di fatto se tu non hai la minima intenzione di diventare igegnere, di diventare prof di matematica ecc..ecc.. sapere nozioni del tipo
la derivata di y=cosx/8(2x-3)(2senx-3) o sapere il limite della funzione y nella vita non ti servirà a nulla...e dico nulla! Non ti amplia nulla...
solo 1 anno che butti imparando mnemonicamente formule su formule, definizioni su definizioni (che tempo 2-5 anni e comunque non facendole più dimenticherai) quando ad esempio avresti potuto approfittare per studiare la materia che più t'aggrada e il settore che più t'aggrada (non so filo e psicologia).
Stessa cosa con latino...tradurre versioni su versioni? studiarsi la grammatica di una lingua morta? aiuta un po' a ragionare? comprendi da dove derivano certe parole?
Se devi fare latino piuttosto di fare 4 anni e mezzo di grammatica latina...fai 1 anno di grammatica latina (se proprio vuoi far capire certe origini allo studente) e poi 4 anni di letteratura latina (da dove davvero ilo studente può formare il proprio cervello attualizzando argomentazioni al presente --> non so posso parlare di un Cicerone o della concezione amorosa Catulliana o amorosa e di vita degli elegiaci ad esempio)
Ottimo...ma lo dici tu stesso..viviamo con ragazzi che a malapena sanno cosa sia l'educazione e cosa voglia dire ragionare (sempre meno ragazzi si interessano alla bellezza dell'interiorità, riflessività, ragionamento)...se devo scegliere di insegnargli qualcosa piuttosto che tante formule e/o una lingua morta gli insegnerei davvero il significato della parola "ragionare", della parola "sensibilità" e "riflessione".
Magari non ottieni dei geni tipo Einstein, ma ottieni persone che hanno un minimo di educazione, riflessività, sensibilità (come il sotto scritto che fino a 15-16 anni era uno dei tanti ragazzi estroversoni, ma che pian piano ha accresciuto sempre più l'aspetto proprio interiore).
In secondo punto li indirizzi lì dove vogliono loro.
Inutile insegnare x 1-2 anni ad un ragazzo la matematica se dai 18 anni in poi non prenderà più un libro di mate in mano; come è inutile stargli lì a raccontare la vita di Leopardi giorno per giorno fino alla nausea...gli fai una carrellata veloce (tanto per fargli capire chi era e cosa ha fatto e poi al max miri a descrivere il suo pensiero --> che è quello che deve veramente interessare allo studente e che lo aiuta nella formazione della sua persona).
Poi io se vedi mai ho parlato di storia, mai di filo ...ho citato materie come latino, matematica...
storia in parte (se fatta in modo non estenuante ---> nel senso più che le date da ricordare è meglio ricordare i fatti, è meglio ragionare sulle motivazione che hanno portato a quella situazione ecc..ecc..), e materie come filo invece devono essere la base x la formazione...
fai amare ad un ragazzo davvero la filosofia e lo renderai maturo, riflessivo, sensibile, capace di ragionare e argomentare (ed io ne sono la prova...).
Invece il modo in cui vengono esposte spesso le discipline a scuola fanno "schifare" quasi lo studente...
lo studente vede la disciplica come un "devo fare, per prendere quel cavolo di carta e arrivare a fare lavoro xx".
se invece metti lo studente nell'ottica "studio quella disciplina perchè mi appassiona, aiuta nella vita ecc..ecc..." saranno loro ad innamorarsi della scuola e non il contrario..
e dico sul serio...esempio?
L'università.
Se ci fai caso la situazione "ah quanto odio la scuola" è un ragionamento che si fa molto negli anni liceali. Perchè? perchè lo studente si trova a far fronte a ore e ore di studio su argomenti di cui si disinteressa completamente...e soprattutto si trova costretti a studiarli nei minimi dettagli, come computer...ma solo tante nozioni di cui da lì a breve non ricorderà più nulla....chiedi ad uno studente di quarta cosa si ricorda della letteratura italiana di seconda nello specifico...chiedigli se si ricorda chi era un Jacopone Da Todi ecc..ecc...
ecco lo studente si ritrova a studiare tanta roba di cui sa già la sua inutilizzabilità e la sua inconsistenza nel tempo.
Invece metti lo studente diciamo a 17 anni (dal quarto anno di liceo in poi ad esempio) davanti a materie che davvero lo entusiasmano; lo studente a quell'età ha già le sue passioni...odia magari la matematica (e non vede l'ora di uscire dal liceo per togliersela dai piedi) e ama la filosofia, viceversa odia storia ed è un genio in matematica...
Il fatto è solo uno: come ben si evince e come spesse volte ho detto io stesso viviamo in un mondo dove i miei coetanei (e i ragazzi più piccoli) tendono molto alla superficialità, sono poco capaci di interiorizzare, di essere consapevoli, riflessivi, sensibili ecc..ecc...di certo non gli fai riscoprire l'amore per certe cose "obbligandoli" addirittura inculcandogli nella mente nozioni che potrebbero essere omesse.
Inizia ad inculcargli prima l'amore per qualche disciplina...l'amore per un certo tipi di cultura...di vita...pian piano ognuno (o almeno chi ha la testa per farlo) troverà la sua strada e la sua passione (chi la filosofia e la psicologia come me, chi invece ambirà a diventare uno scienziatone da far invida, chi a salvare vite umane, chi magari addirittura allo studio stesso del latino, che a me convince così poco, magari perchè è incuriosità dall'interpretazione di certi termini nella lingua originale in particolare testi)