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26-12-2022, 14:07
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#21
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Esperto
Qui dal: Jun 2022
Messaggi: 1,707
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Nel contesto in cui sono cresciuto ho dovuto far fronte al fatto che il giudizio sulla mia persona era definito in un certo modo che a me non andava bene (può sembrare eccessiva questa affermazione ma si ritorna al discorso dei piccoli centri abitati dove non c'è grande possibilità di modificare la percezione della comunità verso i singoli). Altrove, quando mi sono spostato in altre realtà, ho percepito meno senso di costrizione o claustrofobia, però ho continuato ad avere timore del giudizio altrui anche se per le nuove persone con cui potevo interagire ero uno sconosciuto e quindi potevo tentare di ricostruirmi un'immagine (le mie paranoie riguardano solo in parte questioni visibili immediatamente dall'esterno come l'aspetto fisico o il look, per me sono problemi secondari). Era chiaro che non dipendeva solo da quello che potevano pensare gli altri. Entra in gioco la propria insicurezza o bassa autostima (in diversi ambiti, non in tutti). Comunque sono d'accordo che questa dipende anche da propri limiti, oggettivi o ritenuti tali dalla stragrande maggioranza della gente (a partire dalle difficoltà o disfunzionalità comunicative). Tali "difetti" possono essersi sviluppati a causa di problematiche vissute nel periodo della propria formazione come persona.
Se noti che le persone intorno non si mostrano accoglienti come con gli altri, o ti sminuiscono pur trattando in modo accettabile, diventa arduo mantenere una buona autostima. Però quello che mi sono chiesto è se poi sia anche così importante avercela, nel senso che cos'è precisamente questa caratteristica? È essenziale per vivere dignitosamente? Se fossi convinto di essere nel giusto (attenzione, non parlo dell'esser convinto di essere "figo"), di poter difendere a ragione il mio modo di essere, forse potrei rinunciare anche all'autostima, che viene influenzata comunque dal giudizio esterno. Fin quando non rischio l'ostilità vera e propria.
Da un certo momento in poi ho sospettato che nel giusto non potevo del tutto vedermi, perché la mia stranezza l'ho iniziata ad associare a delle "pressioni" in ambito famigliare, cominciate tanti anni fa e di cui non sono del tutto consapevole. Quello che sono non l'ho scelto completamente io (l'essere asociale, restio ad adattarmi e a fare delle cose normali), non è stato solo per "genetica" ma principalmente per via dell'educazione ricevuta. La mia finta autostima e i complessi di superiorità hanno iniziato a vacillare (ma in parte restano ancora in piedi ) quando ho percepito questa cosa: hanno scelto più altri che io per me, sono un debole, manipolabile, inetto, se ho permesso ciò, anzi se ho iniziato a ipotizzarlo solo molto tardi (quindi pure stupido). Però 1) quel processo si era avviato troppo presto quando non ero colpevole di non averci capito molto, 2) quello che sono diventato in buona parte per volere altrui in fondo non è molto diverso da quello che adesso vedo come la mia vera identità. Su quest'ultimo punto potrei anche raccontarmela, ma essere sicuri al 100% è quasi impossibile per molti aspetti mentali. È il fatto in sé di essere potenzialmente ancora indirizzabile dal volere altrui (famiglia, più che società) e di non saper reagire efficamente che mi rende insicuro.
Ho buttato giù un po' di roba disordinata e acerba in questo post, sarò andato off topic, ma qualche spunto potrebbe darlo (anche solo a me stesso), ovvero che ci possano essere ragioni sottostanti che non si conoscono bene a generare confusione e insoddisfazione nella propria testa. Ma non nego certo l'impatto dei blocchi esterni; che poi si trascura spesso il fatto che in società sussiste una competizione silente e una continua abitudine al confronto per cui non è che gli altri agevolino un tuo cambiamento anzi spesso preferiscono che tu resti al tuo posto.
Soluzioni? Non ci sono sempre, si può più che altro dare qualche sistemata.
Migliorare ciò che si può migliorare, e poi si vede. Prima o poi qualche aspettativa probabilmente andrà ridimensionata. O la ridimensioni o ti illudi forzatamente di poter comunque seguirla fin quando questo effetto dura o continui a viverla come un martello che ti picchia in testa. Non è che ci sia altra scelta , e la prima opzione sembra quella meno dolorosa anche se allo stesso tempo la più difficile.
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Ultima modifica di sagoma; 26-12-2022 a 14:21.
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26-12-2022, 14:28
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#22
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
Messaggi: 12,989
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Quote:
Originariamente inviata da Chamomile
Insomma al termine di tutto sto papiello la domanda è: se sei destinato probabilmente fino a che non muori a farti trattare come un disgraziato, è meglio che ti abitui e inizi a pensare di esserlo davvero o è meglio mantenere la propria identità ma sentirsi umiliati ogni volta che si è costretti ad interagire con le persone, con le varie situazioni e con la vita stessa?
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Porre il problema così è diverso dalla percezione che ne trasmetti almeno per come leggo l'intero post e quello che credo tu voglia dire.
Io conosco almeno un paio di falliti che si sono fatti prendere tutto dal/la coniuge, che hanno più volte dimostrato di non saper vivere, che sono effettivamente trattati come m...e, perdono soldi non loro senza essere capaci di guadagnare un euro ma continuano ad avere un'autostima esagerata. Voglio dire, l'autostima è completamente separata dalla propria condizione oggettiva. Invece diventano profondamente dipendenti l'una dell'altra nel momento in cui si ha la capacità di vedere sé stessi in modo distaccato o almeno non accecato. In questo secondo caso certo, qulla specie di senso del "decoro" interiore che riconosce che la mente sarebbe ingannevole fa due conti e si fa una domanda: non è che ho una percezione di me inadeguata ai risultati che ho ottenuto o sto ottenendo?
Per il resto, ovvero fuori dal contesto della generalità della domanda valgono i 200 milioni di post del forum su questo tema: se le cose vanno troppo male diventa un meccanismo negativo a valanga che si autoalimenta con buona pace del pensiero positivo.
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26-12-2022, 15:22
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#23
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
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Originariamente inviata da muttley
Conosco gente che non mi pare goda di grandissima stima da parte degli altri, eppure non si odia, non si svaluta, ha un'opinione sostanzialmente positiva di sé.
Un po' come l'utente Schlemiel.
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Ma chi ha parlato di odiarsi?
La stima sociale serve per avere relazioni e una serie di altre cose.
Io non sto male perché mi odio ma perché mi disprezzano gli altri.
A me di avere il naso storto cosa vuoi che me ne freghi se sapessi che questa cosa non influenza l esito di certe relazioni che desidererei avere?
Per questo io con gli psicoterapeuti e tutta la gentaglia che sostiene queste cose proprio non riesco ad andarci d accordo.
Secondo loro il fatto che noi esseri umani diamo un valore diverso a cose diverse dipende solo da quel che queste cose pensano di loro stesse, ma per quale motivo poi si dá più valore ad un kg d'oro rispetto a un kg di merda visto che nessuno dei due pensa un bel niente di se stesso?
Secondo queste teorie paracule dovrebbero avere lo stesso valore per tutti, visto che nessuno dei due si auto denigra, ma in concreto non è così.
Di uno dei due in genere si desidera liberarsene visto che lo si potrebbe al più riciclare come concime mentre l'altro ha un valore molto più alto.
Se queste cose iniziassero a parlare ed acquisissero una forma di coscienza sono sicuro che racconterebbero al kg di merda che è lui che spinge gli altri a svalorizzarlo.
La merda per noi non è merda perché si svalorizza è una cosa tra le altre, siamo noi come gruppo a darle un'etichetta negativa.
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Ultima modifica di XL; 26-12-2022 a 15:37.
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26-12-2022, 15:42
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#24
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Intermedio
Qui dal: Oct 2022
Messaggi: 101
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Originariamente inviata da Chamomile
Ecco, in questo caso non è molto più facile e conveniente credersi persone di poco valore?
Tanto ne sono già convinti tutti gli altri e, al contrario di ciò che tanta gente afferma, mi pare anche che sia dato per scontato che una persona che oggettivamente non ha niente di cui vantarsi si ritenga un completo fallimento. Anzi, qualsiasi tentativo di sfuggire a questo ruolo prestabilito risulta imbarazzante, fuori luogo, ridicolo, fastidioso.
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Gli altri non hanno la verità in tasca. Qualsiasi tentativo di sfuggire al ruolo (stabilito da loro) risulta una tua ribellione. Se provi a disfargli il ritratto che hanno di te è ovvio che non la prendano bene. Sfuggire da quel ruolo comunque è un tuo diritto e ad ogni tentativo le espressioni contrariate che vedrai saranno punti a tuo favore.
Quote:
Originariamente inviata da Chamomile
Addirittura si sente dire a volte che se desideri qualcosa di eccessivo per quella che è la tua condizione attuale hai problemi di mente.
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Anche qui. Se i tuoi desideri non collimano con l'idelizzazione che gli altri si sono fatti di te questi ultimi cercano di frenarti. Ed è normale (secondo la loro ottica), spetta a te scontentarli e deluderli per ritagliarti il tuo spazio.
Se uno vuole migliorare come vogliono gli altri otterrà sorrisi ed incoraggiamenti, se invece uno vuole migliorare a modo proprio dovrà molto spesso scontentare e deludere.
Comunque secondo me per avere consigli migliori faresti bene a scrivere quali sono i tuoi desideri perchè altrimenti è un discorso troppo generico.
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26-12-2022, 16:12
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#25
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
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Originariamente inviata da BrainStormer
Gli altri non hanno la verità in tasca. Qualsiasi tentativo di sfuggire al ruolo (stabilito da loro) risulta una tua ribellione. Se provi a disfargli il ritratto che hanno di te è ovvio che non la prendano bene. Sfuggire da quel ruolo comunque è un tuo diritto e ad ogni tentativo le espressioni contrariate che vedrai saranno punti a tuo favore.
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Io però non afferro in che modo uno può crearsi un ruolo sociale di valore dal nulla imponendolo alle altre persone.
Se io volessi non occupare più la posizione dello sfigato con l'altro sesso dovrei per forza sottostare a delle regole sociali che determinano questo ruolo com'è fatto, o posso diventare non sfigato restando cosí come sono?
Posso costruirmi un ruolo sociale a piacere fatto così come desidero?
A me pare che si può solo occupare quel che il contesto ci permette di occupare in base a certe caratteristiche, non si può creare a piacere questa cosa.
Non c è alcun diritto relativo al non ricoprire un ruolo, se hanno deciso che devi stare in una gabbia e ti ci rinchiudono con la forza, puoi anche ripetere che è un tuo diritto star fuori dalla gabbia e occupare altre posizioni, se non hai la forza e le capacità per uscirne, nella gabbia ci resti.
Se avessi avuto il diritto di crearmi un mio ruolo a piacere adesso occuperei una posizione ben diversa in certe gerarchie.
Le posizioni vengono negoziate con gli altri e vengono determinate spesso da una competizione che porta ad un mors tua vita mea, quindi non c'è nessun diritto, ci si scanna a vicenda (metaforicamente e non) per definire e occupare un posto nel mondo vantaggioso.
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Ultima modifica di XL; 26-12-2022 a 16:27.
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26-12-2022, 16:21
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#26
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Esperto
Qui dal: Jan 2014
Messaggi: 1,851
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Quote:
Originariamente inviata da XL
Il proprio valore non aumenta grazie ad un'operazione mentale dove uno si ripete "io valgo", aumenta al più riuscendo a modificarsi effettivamente, quanto e come si può riuscire però resta sempre un problema aperto e dipendente da una serie di variabili.
Se riesci a sfondare in qualche campo è ovvio che il tuo valore sociale aumenta, ma il riuscirci non dipende solo dalla formuletta scema dell'"io valgo" bisogna essere completamente cretini per credere a questa cosa secondo me.
Si può sempre fallire e non raggiungere alcun valore sociale significativo anche ripetendo "io valgo".
Un tizio può essere convintissimo di poter guarire da una malattia e si ripete "io guarirò" poi si sottopone alle cure in voga e magari crepa lo stesso.
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ESATTAMENTE!! chi fa certi discorsi è perchè parte dal presupposto stupido che il non riuscire a realizzarsi dipenda da una insufficiente motivazione legata alla scarsa autostima, confondendo cause ed effetti...semmai la batosta alla mia autostima la ricevo DOPO aver fallito, altrimenti che motivo avrei di non stimarmi prima di mettermi in gioco?
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26-12-2022, 18:30
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#27
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Esperto
Qui dal: May 2022
Messaggi: 913
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Originariamente inviata da Sheev Palpatine
Tutte le domande sono legittime, trovo che la domanda che poni sia molto importante. La chiave si trova nel capire la differenza tra la realtà esterna, che è oggettiva e la nostra percezione di essa che è sempre filtrata dai nostri sensi così come dalle nostre convinzioni.
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In parte è vero, ma queste convinzioni personali spesso dipendono anche dall'esterno. Io posso anche pensare che l'importante sia sopravvivere e basta o che dei traguardi che sono necessari per gli altri non mi interessa, ma se le persone che ho attorno, la società ecc. continuano a dirmi che se non hai la laurea, un buon lavoro e quant'altro sei un fallito alla fine o mi adeguo e inizio a pensarlo anch'io o rimango della mia idea, sapendo però che chiunque altro quando mi vedrà, mi parlerà, avrà a che fare con me in qualche modo mi tratterà appunto da fallita.
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Semplicemente, hai il potere di illuderti che la tua vita sia bella e perfetta anche se fai una vita veramente di merda, questo è il potere della mente. Anche per questo motivo io ho sempre preso con le pinze quando ti dicono "devi stare bene da solo". Il punto è che concettualmente potrei anche farmi questo "lavaggio del cervello" e convincermi che sono felice così come sono, lo sarei davvero. Però certamente questo richiede un cambiamento. La vera domanda che io mi pongo andando veramente oltre è : "vale la pena farlo"?
[...]
Per citare invece qualcosa di meno "elevato" mi viene in mente il protagonista dell'anime The World God Only Knows, passa tutto il suo tempo libero a giocare ai videogiochi e non gl'importa della vita reale. Ad un certo punto dice che nonostante la sua vita sia un fallimento per la società, si riserva di dover essere lui stesso a stabilire se la sua vita è un fallimento oppure no.
Risposta :
Sì, vale lo stesso la pena avere una buona opinione di sè stessi e questa cosa potrebbe migliorare significativamente la propria percezione soggettiva della vita. Non perchè ci sarebbe alcun cambiamento esterno ma perchè saremmo noi stessi a cambiare i criteri con i quali giudichiamo lo nostra vita giudicandola come positiva.
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Ok ma quando poi dobbiamo uscire e vediamo l'enorme differenza che c'è tra il modo in cui ci vedono gli altri e quello in cui ci vediamo noi che si fa? Si può pensare che stanno sbagliando tutti, ma è una condizione accettabile in cui vivere alla fine? Ne vale la pena? Secondo me no.
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Originariamente inviata da untipostrano
non è una domanda stupida anzi è un questione interessante!! in effetti avere autostima quando poi di fatto nella vita non si riesce a combinare niente non serve a nulla....nemmeno io ho mai capito certi discorsi che si fanno spesso!! nè tantomento una grande autostima poi automaticamente porta ad ottenere ottimi risultati!
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Sono d'accordo, direi anzi che se sei destinato, per quella che è la tua situazione, a raggiungere poco, avere "autostima" e credere di meritare qualcosa di meglio ti porti solo altro dolore.
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Originariamente inviata da Schlemiel
La mia opinione di me stesso non è buona se non nella norma, infatti sono unico, tutti siamo unici, e siamo venuti al mondo per motivi precisi, non nasciamo per caso.
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Se davvero è così, temo allora che il mio scopo sia di fungere da cattivo esempio per gli altri, tipo un esempio di cosa non fare e cosa non diventare.
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Come faccio a stare bene se sono sempre solo non ho soddisfazioni a lavoro e spesso nei rapporti sociali ho difficoltà e esperienze negative?
Semplice: vedo sempre il lato positivo e mi prendo le mie responsabilità.
[...]
A fare confronti ci sarà sempre chi starà meglio e chi peggio, il metro di giudizio deve essere quello che facciamo, senza aspettarci niente in cambio, essere umili è fondamentale, godere delle piccole cose, e soprattutto lavorare a piccoli passi verso quello che si vuole, con sana presa di coscienza, uno non diventa calciatore professionista a 30 anni, non si diventa ricchi senza skills(che è molto diverso da possedere grandi quantità di denaro), non bisogna essere gelosi di chi su ig fa stragi di cuori se la persona in questione cura il proprio corpo e la rete sociale mentre noi no.
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Ma trovare il lato positivo della propria (insoddisfacente) vita alla fine non è come rassegnarsi, seppur con un bel sorriso? Non so, io l'ho sempre visto così. E ha senso impegnarsi sapendo di poter raggiungere poco e che gli altri senza sforzo possono avere molto di più? Immagino che per qualcuno ne valga la pena, a me sembra solo un'ennesima umiliazione.
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Originariamente inviata da io_e_gli_altri
Parlano tutti di come l'autostima serva, ci renda migliori, ci porti ad affrontare le sfide della vita ecc. ecc.
Ma quando la vita ti ha preso a legnate in faccia, quando non arrivano successi o quantomeno risultati accettabili in ogni ambito che sia scolastico, lavorativo, relazionale, sentimentale, come te la infondi questa benedetta autostima? Ma soprattutto su quali basi? Una delle poche cose che ho imparato è quella di non attribuire ad altri la colpa delle mie sfortune, se in ogni ambito sono stato considerato sempre quello mezzo scemo, poco interessante, super timido, ci sarà anche "un po' " di verità, no?
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Ma appunto posso anche pensare di avere un'opinione di me stessa che sia indipendente da eventuali sfortune e fortune, successi e fallimenti, ma se la vita cerca in ogni momento di ricordarmi che valgo poco o niente ha davvero senso? O è solo un'inutile sofferenza?
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penso sia una domanda con 2 risposte similari. Es. io sono (considerato) un disagiato e abituandomi a considerarmi come tale sento di non snaturare la mia identità; cosa che mi aiuta a fare piccolissimi miglioramenti e a stare un poco più in pace con me stesso. Se invece cercassi di infondermi un'autostima forzata, non basata su mie reali capacità e attitudini, penso che andrei presto o tardi a snaturarmi e che le mie mancanze verrebbero inevitabilmente a galla, portandomi ad un insuccesso e ad un ulteriore abbassamento dell'autostima
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Beh hai un comportamento probabilmente molto più sensato del mio come risposta allo stesso identico problema. Io mi sento distrutta nella mia identità ogni volta che qualcuno mi tratta come si addice a chi ha una vita come la mia. Non credo che troverò mai pace.
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Originariamente inviata da FolleAnonimo
Difficile darti una risposta, perché hai scritto bene nelle ultime righe, la soluzione è non uscire mai di casa evitare di confrontarsi.
Penso che evitare l'umiliazione sociale valga più delle gioie di una vita economicamente stabile.
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Sono d'accordo in teoria con quello che dici, se si ha la possibilità sarebbe meglio non uscire mai. Io sono costretta ma non penso che questo andrà mai a mio vantaggio in alcun modo. Uscire e confrontarsi con gli altri se non è necessario, per il gusto di farlo (e di farsi umiliare) è insensato secondo me.
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Originariamente inviata da Varano
bisogna credere in se stessi e in quello che si fa, principalmente per un motivo: perché altrimenti non ce la fai e crolli.
certo, gli altri ti tratteranno sempre dall'alto verso il basso ma è possibile almeno teoricamente mantenere una buona opinione di sé e al tempo stesso essere disprezzati da tutti.
per me non è un paradosso ma una conferma, ho sempre pensato che la gente si sbagli su molti giudizi.
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Eh appunto, teoricamente. La gente sicuramente si sbaglia nel dare giudizi, se ad esempio una persona che apprezza molto qualcuno di cui ho una pessima opinione mostrasse apprezzamento anche verso di me non ne sarei molto contenta e mi farei due domande. Però se ogni giorno, ogni persona, ogni situazione diventa così... è pesante. Si può imparare a fottersene completamente del giudizio altrui, ma è facile solo a parole (almeno per me) e alla fine diventa solo un modo di nascondere il problema.
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Originariamente inviata da Kitsune
Però è anche vero che l'autostima dev'essere realistica cioè congruente alle proprie qualità o crea false aspettative e delusioni interne ed esterne.
L'autostima non dovrebbe essere trattata come un blocco unico perché esistono tante skills, tutti hanno punti forti e punti deboli.
A volte una persona con poche qualità può diventare narcisista come forma di difesa contro un'eccessiva "svalutazione" per conservare un'illusione di grandezza e questo non può che creare ulteriori discrepanze con gli altri.
Viceversa c'è chi ha un'autostima molto bassa perché tende a tenere in considerazione solo le proprie qualità peggiori ignorando quelle dove ha bei meriti.
Sarebbe quindi corretto avere un'idea sfaccettata e non monoblocco ed essere realisti e sfruttare questi meccanismi per motivarsi a migliorare negli aspetti che valutiamo i peggiori per trovare un equilibrio oppure lasciarli perdere ignorandoli e concentrarsi su quelli che sono i più forti creando strade del successo anche se meno equilibrate.
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Se la tua vita è oggettivamente uno schifo in ogni ambito, ogni tentativo di non vedersi proprio come una merda finisce come nella prima situazione che hai descritto. Perché quello che vedono gli altri sarà appunto una merda e ogni confronto con loro risulterà per evidenziare quella che almeno per me è una discrepanza insopportabile.
Puoi scegliere di concentrarti solo su alcuni aspetti della tua persona che preferisci o che ti sembrano più facili da migliorare, ma resti comunque una persona "intera", per te e per gli altri: se per esempio sei brutto, poco intelligente e incapace a socializzare e decidi di impegnarti per risolvere quest'ultimo problema magari un pochino ci riuscirai, ma quando ti guardi allo specchio vedrai un aspetto spiacevole, quando dovrai usare il cervello avrai difficoltà e anche in quanto a socializzazione probabilmente sarai sempre peggio della maggior parte della gente che ne è capace per natura. Con queste premesse a me sinceramente non viene neanche voglia di iniziare.
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26-12-2022, 19:05
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#28
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Esperto
Qui dal: May 2022
Messaggi: 913
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Originariamente inviata da XL
Comunque una persona che non è scema lo afferra il proprio valore sociale, se ne accorge da come si comportano le persone che ha attorno. Certo uno può diventare un buon venditore, ma oltre certi limiti non puoi vendere facilmente qualcosa che altri vendono a meno. Se potessi dare io valore alle cose comprerei un accendino ad 1 euro e lo rivenderei per migliaia di euro, il problema è trovare qualche scemo che lo acquisti visto che può comprarlo facilmente anche lui ad 1 euro.
La stima sociale rappresenta un valore oggettivo simile a quello che viene attribuito a qualsiasi altro oggetto, non abbiamo grossi margini di manovra, al più si può valorizzare qualcosa spendendoci risorse così come quando si ristruttura o pulisce o aggiusta un bene per poterlo rivendere e ricavarne un guadagno maggiore.
[...]
Niente garantisce secondo me che tutti possono costruirsi una buona stima sociale così come niente garantisce che tutti riusciranno a guarire da tutto, si è sempre appesi e la mente non può fare davvero quel che certi sostengono sia capace di fare, perché non è davvero questo agente potentissimo capace di influenzare in modo metafisico gli esiti, può farlo solo in parte, in modo ultra dipendente al contesto e non nella misura che certi pscicoparagnosti le attribuiscono.
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La mente può fare quello che vuole, ma può farlo finché sei in cameretta e fissi il soffitto, quando esci e gli altri ti trattano come una merda puoi fare solo due cose: o ti convinci anche tu che il tuo valore sia quello, o ti rifiuti (come me) ma in quel caso devi prendere atto che la visione che hai di te stesso è completamente diversa da quella che hanno gli altri, il che porta ai problemi di cui parlo in questo post.
Questa storia per cui se hai una migliore autostima gli altri inizieranno a trattarti meglio non so da dove sia uscita fuori né perché la gente continui a ripeterla, dato che mi sembra che funzioni esattamente al contrario.
Quote:
Originariamente inviata da Ezp97
No, se vivi come un eremita, senza doti relazionali e sentimentali, sempre dentro una casa, senza amici, senza svaghi, senza hobby, senza fare un cazzo praticamente.
Non ha senso avere una buona opinione di sé stessi così.
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Almeno in questa situazione nessuno ti giudica tranne te stesso. Peggio ancora è quando poi devi uscire.
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Originariamente inviata da muttley
E comunque tu parli di stima sociale, io parlo di autostima.
Conosco gente che non mi pare goda di grandissima stima da parte degli altri, eppure non si odia, non si svaluta, ha un'opinione sostanzialmente positiva di sé.
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Beh magari hanno un'opinione positiva di loro stessi perché ormai si sono rassegnati a poter raggiungere poco e a poter avere una stima abbastanza scarsa da parte degli altri. Oppure ignorano completamente l'opinione altrui ma non è facile, io non so farlo e non so se davvero ha senso. In ogni altro caso probabilmente prima o poi si porranno il problema di cui parla questo post.
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Originariamente inviata da Artemis_90
se noi stiamo fermi chiusi in una stanza a meditare tutto il giorno (fermi immobili senza fare niente, neanche mangiare o lavarsi), non succede niente, quanto meno non succede niente fuori nel mondo esterno perchè tu non fai niente per far accadere qualcosa, potrebbe venire un terremoto e caderti la casa in testa certo, ma è una cosa remota, oppure potrebbe arrivare vicino a suonarti per chiederti il sale, anche questa ipotesi remota, potrebbe arrivare una guerra e coinvolgerti, ipotesi decisamente remota, per il resto del tempo, non ti accadrebbe un bel niente.
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Questo è il tipo di vita che forse servirebbe a me, in cui non succede assolutamente nulla e non devo preoccuparmi di niente né vedere nessuno. Ma anche in quel caso sicuramente riuscirei a rovinarmi l'esistenza in qualche modo.
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La nostra vita (anche le malattie che avremo) è determinata dalle nostre azioni e le nostre azioni sono determinate dai nostri pensieri, anche quelli inconsci, l'esterno in quanto entità a se stante che interagisce in maniera univoca con l'individuo in realtà influisce ben poco sulla nostra vita. Sei tu che con le tue azioni interagisci con l'esterno e determini gli accadimenti che danno forma alla tua esistenza e se la tua mente è malata e pensa sempre negativo le tue azioni saranno sempre negative e la conseguenza sulla tua esistenza sarò catastrofica
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Boh a me pare che funzioni al contrario, succedono disgrazie e fallimenti, dunque inizi a pensare in modo catastrofico. Credere di poter determinare gli eventi che accadono nella nostra vita può essere un pensiero rassicurante, ma probabilmente destinato ad essere rivalutato (in negativo) non appena, nonostante ottimismo, fiducia o buone intenzioni, ti accade qualche guaio. Poi pensare in questo modo implica anche darsi la colpa degli eventi negativi, oltre che il merito di quelli positivi, e non sono sicura di volermi prendere la responsabilità di aver fallito (nel pensare positivo ecc.) anche quando non c'entro nulla.
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Originariamente inviata da gaucho
Bella domanda, oscillo sempre tra sentirmi un deficiente senza spina dorsale, uno che per certi aspetti non può lamentarsi e uno che si dice ste cose per convincersi che non faccia schifo.
Chissà qual è il pensiero che più si avvicina al vero
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Anch'io come te, ovviamente preferisco pensare di non essere uno schifo, ma se lo pensano pure tutti gli altri forse oggettivamente è così, o almeno è ciò che si percepisce da fuori.
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Ultima modifica di Chamomile; 26-12-2022 a 19:49.
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26-12-2022, 19:26
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#29
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Esperto
Qui dal: Sep 2022
Messaggi: 2,084
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Originariamente inviata da Chamomile
In parte è vero, ma queste convinzioni personali spesso dipendono anche dall'esterno. Io posso anche pensare che l'importante sia sopravvivere e basta o che dei traguardi che sono necessari per gli altri non mi interessa, ma se le persone che ho attorno, la società ecc. continuano a dirmi che se non hai la laurea, un buon lavoro e quant'altro sei un fallito alla fine o mi adeguo e inizio a pensarlo anch'io o rimango della mia idea, sapendo però che chiunque altro quando mi vedrà, mi parlerà, avrà a che fare con me in qualche modo mi tratterà appunto da fallita.
Ok ma quando poi dobbiamo uscire e vediamo l'enorme differenza che c'è tra il modo in cui ci vedono gli altri e quello in cui ci vediamo noi che si fa? Si può pensare che stanno sbagliando tutti, ma è una condizione accettabile in cui vivere alla fine? Ne vale la pena? Secondo me no.
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Dipende fino a che punto lasci che l'esterno ti influenzi. Se pensi che avere il lavoro, la laurea ecc renda automaticamente felici per sempre, ti sbagli. La società ti fa sentire inadeguata sempre, ti spinge ad andare oltre e a fare di più e di più. L'automiglioramento può continuare all'infinito. E' proprio il ragionamento alla base che è disfunzionale. Non devi pensare "faccio questo e allora sarò adeguato, sarà tutto ok e mi sentirò bene ora sono uno schifo". Perchè anche facendo questa cosa che secondo te è tutto ed è la più importante, dentro di te non ti sentirai mai perfetta. Con questo non sto dicendo che l'automiglioramento è sbagliato, ma l'approccio ad esso deve essere più una mentalità "cerco di tirare fuori il meglio da me stesso, di essere adeguato, lo sono a prescindere ma c'è sempre spazio per migliorare e miglioro volentieri". Tutti questi discorsi che ti ho fatto sono interiori, perchè prima ancora che gli altri ti diano della fallita, sei tu che lo dici a te stessa.
In poche parole mi stai dicendo che per te hanno ragione gli altri nel darti della fallita. Io non dibatto dicendoti se è vero o meno, piuttosto esaminiamo la cosa nella prospettiva del "che si può fare?". Puoi continuare a ritenerti una totale fallita, vivere la vita avendo un'immagine negativa di te stessa, farti schifo da sola, trascurarti e questa mi sembra un bella ricetta per l'infelicità. Ma sarebbe ugualmente infelice rincorrere le aspettative degli altri per sentirti una persona di valore. Immagina di avere tutti i titoli e un lavoro ben pagato che ti assorbe tutto il tempo e tutte le energie, saresti felice? Non direi.
Allora cosa conviene fare? Partire dall'accettazione di sè stessi, capire cosa si vuole dalla propria vita (scegliere di appagare le aspettative degli altri è sicuramente una scelta possibile, però è difficile trovare felicità in questo). Una volta che hai capito cosa vuoi cerchi di realizzarlo. Gli altri ti vederanno diversamente, ma se tu tieni presente che gli altri hanno i loro valori i loro modi differenti di valutare la situazione non t'importa perchè quello che fai lo stai facendo per te stessa.
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26-12-2022, 19:46
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#30
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Esperto
Qui dal: May 2022
Messaggi: 913
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Quote:
Originariamente inviata da Warlordmaniac
Ma piuttosto io ti chiedo.... "È possibile accorgersi dello scarso feedback e rimanere costanti nell'autostima?"
Io penso che alla base del tuo quesito ci sia una distanza, negli introversi molto diffusa, tra i valori propri e quelli del sentire comune. E ad un certo punto, ci si imbatte nel dubbio se "sono tutti scemi o magari sono io quello sbagliato"?
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Ho fatto un po' di casino nella spiegazione del problema ma alla fine è così, volendolo riassumere in una sola frase mi sto chiedendo ciò che dici tu.
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Io non credo che sia facile rispondere a questa domanda perché la risposta non è chiara e netta del tipo "Sì, segui il flusso, annulla la vecchia te, la maggioranza ha sempre ragione".
[...]
Il punto è fino a quando posso andare avanti così, convivendo con dei complessi di superiorità che si fanno sempre più evidenti e rischiano di portano alla misantropia?
Quindi da una parte abbiamo il muro finale della misantropia e dell'autoisolamento, dall'altra parte la strada finisce nel muro finale della perdita dell'identità.
Credo che entrambe le estremità siano da evitare e che mi pare di ricordare che il dilemma nell'introverso che consiste nel muoversi lungo questa linea, persisterà vita natural durante e consisterà nella nostra vita.
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Vedere due strade è già troppo ottimista. La situazione è quella che dici tu ma io davanti a me non vedo nessuna strada, solo un buco nero di inevitabile umiliazione e infelicità.
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In sintesi, io credo che non possiamo e non dobbiamo mai dimenticare chi siamo e le nostre caratteristiche; dovremmo fare in modo di piacere agli altri, ma senza nasconderci, cosa che può anche sembrare in antitesi. Purtroppo, credo, che dovremmo accontentarci di poche relazioni e di qualità e scordare la possibilità di un ampio consenso popolare.
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Non so... non sono una persona che segue le "vie di mezzo" in generale. Può essere che la tua soluzione sia in effetti quella più sensata, ma per come sono io mi sembra umiliante pure questa, a suo modo. Forse per me una vera e propria risposta a questo dubbio non esiste.
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Originariamente inviata da io_e_gli_altri
Ma quando un accendino alla stragrande maggioranza delle persone viene regalato o prestato o venduto a un prezzo irrisorio, e tu invece per ottenerlo devi spenderci molto di più di quanto spendono gli altri, e anzi a volte nemmeno ci arrivi, come fai ad alzare il livello e pensare di ambire a beni più costosi/difficili da raggiungere?
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Originariamente inviata da unnomeacaso
Ogni tanto mi convinco che la mia vita non sia così malaccio e che anche io sia una persona interessante e gradevole, però succede sempre qualcosa che mi sbatte in faccia la realtà.. non sono simpatico e nessuno ha piacere a stare insieme a me.
Solo avendo poche interazioni sociali può durare questa convinzione ma a quel punto che senso ha, a cosa serve..
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Esattamente quello che volevo dire, tutti e due i commenti. Domande che ovviamente per me restano senza risposta.
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Originariamente inviata da Levin
hai il dubbio di essere poco intelligente?
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Purtroppo la mia vita, il modo in cui è andata e i problemi che ho avuto mi portano a questa conclusione. E anche se avessi un'intelligenza nella media ho comunque sempre avuto difficoltà in quel senso, ho abbandonato gli studi e non sono mai riuscita a fare niente, quindi il risultato sarebbe lo stesso.
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Secondo me la soluzione non può essere farsi andare bene cose umilianti o essere felici per cose oggettivamente insignificanti ed essere grati agli altri per piccole cose che ci concedono, perché è un atteggiamento potenzialmente distruttivo, dico per davvero.
Per me la cosa migliore è soffrire dei nostri difetti che non si riescono a migliorare anche provandoci ma mantenere una visione sincera della realtà.
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Sono d'accordo con la prima frase, la seconda forse è anche giusta ma mi sembra una sconfitta comunque...
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26-12-2022, 20:00
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#31
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,208
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XL tu menti a te stesso.
Non non siamo dipendenti dal giudizio degli altri manco fossimo reagenti chimici che modificano sempre la loro struttura e composizione a contatto con determinati input.
Noi cambiamo se la base di partenza, quell'autostima che è frutto di un'adeguato supporto affettivo (magari anche in combinazione con elementi genetici e, soprattutto, epigenetici), ce lo permette. Non siamo fogli bianchi su cui gli altri scrivono nel momento in cui entriamo in contatto col mondo.
Come un edificio che crolla dopo un terremoto: alcuni crollano, altri no. I primi sono stati edificati con strutture precarie, i secondi no.
Non è che io ho la depressione perché ho pochi feedback. I tanti feedback possono migliorare una situazione, ma se alla base c'é una struttura pericolante, prima o poi la depressione si prende la sua rivincita. E allora è su altro che si deve lavorare.
Altrimenti non mi spiegherei come un Chris Cornell finisca per suicidarsi, mentre Cazzulati Mario, il mio meccanico di fiducia, nonostante il metro e sessanta, la pelata inarrestabile e la cassintegrazione è contento della sua vita e a sessant'anni spera ancora di rifarsi, tanto che l'estate scorsa è andato in Lituania a caccia di moglie e l'ha pure trovata (una mezza pazza che prima o poi lo ridurrà al lastrico, eppure lui è felice così).
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26-12-2022, 20:26
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#32
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Esperto
Qui dal: May 2022
Messaggi: 913
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Originariamente inviata da Varano
Per quanto mi riguarda, io cerco di ignorare le critiche esterne distruttive. Non mi interessa il parere di sconosciuti, reagisco in maniera distaccata.
Diverso è se mio padre dovesse darmi del fallito, mi sentirei davvero male
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E se fossero tutti? Padre, estranei, chiunque? Per me è così e ad ignorare non riesco.
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Originariamente inviata da sagoma
Nel contesto in cui sono cresciuto ho dovuto far fronte al fatto che il giudizio sulla mia persona era definito in un certo modo che a me non andava bene.
[...]
Entra in gioco la propria insicurezza o bassa autostima (in diversi ambiti, non in tutti). Comunque sono d'accordo che questa dipende anche da propri limiti, oggettivi o ritenuti tali dalla stragrande maggioranza della gente (a partire dalle difficoltà o disfunzionalità comunicative). Tali "difetti" possono essersi sviluppati a causa di problematiche vissute nel periodo della propria formazione come persona.
Se noti che le persone intorno non si mostrano accoglienti come con gli altri, o ti sminuiscono pur trattando in modo accettabile, diventa arduo mantenere una buona autostima. Però quello che mi sono chiesto è se poi sia anche così importante avercela, nel senso che cos'è precisamente questa caratteristica? È essenziale per vivere dignitosamente? Se fossi convinto di essere nel giusto (attenzione, non parlo dell'esser convinto di essere "figo"), di poter difendere a ragione il mio modo di essere, forse potrei rinunciare anche all'autostima, che viene influenzata comunque dal giudizio esterno. Fin quando non rischio l'ostilità vera e propria.
Da un certo momento in poi ho sospettato che nel giusto non potevo del tutto vedermi, perché la mia stranezza l'ho iniziata ad associare a delle "pressioni" in ambito famigliare, cominciate tanti anni fa e di cui non sono del tutto consapevole. Quello che sono non l'ho scelto completamente io (l'essere asociale, restio ad adattarmi e a fare delle cose normali), non è stato solo per "genetica" ma principalmente per via dell'educazione ricevuta. La mia finta autostima e i complessi di superiorità hanno iniziato a vacillare (ma in parte restano ancora in piedi ) quando ho percepito questa cosa: hanno scelto più altri che io per me, sono un debole, manipolabile, inetto, se ho permesso ciò, anzi se ho iniziato a ipotizzarlo solo molto tardi (quindi pure stupido). Però 1) quel processo si era avviato troppo presto quando non ero colpevole di non averci capito molto, 2) quello che sono diventato in buona parte per volere altrui in fondo non è molto diverso da quello che adesso vedo come la mia vera identità. Su quest'ultimo punto potrei anche raccontarmela, ma essere sicuri al 100% è quasi impossibile per molti aspetti mentali. È il fatto in sé di essere potenzialmente ancora indirizzabile dal volere altrui (famiglia, più che società) e di non saper reagire efficamente che mi rende insicuro
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Quindi a quanto ho capito non hai ancora trovato una soluzione definitiva a questo problema. Hai capito perché è successo e no, non credo che tu sia stupido per esserci arrivato in ritardo. Io ancora oggi. non credo che ammetterei mai di essere stata "debole e manipolabile" e che ciò che sono adesso dipende in parte dal volere di altre persone, neppure se fosse vero. Al massimo posso dare la colpa alla natura o al destino. Magari non sarà un atteggiamento furbissimo ma non credo che c'entri l'intelligenza alla fine. Ma mi sembra che per te sia una questione ancora aperta, o mi sbaglio?
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Prima o poi qualche aspettativa probabilmente andrà ridimensionata. O la ridimensioni o ti illudi forzatamente di poter comunque seguirla fin quando questo effetto dura o continui a viverla come un martello che ti picchia in testa. Non è che ci sia altra scelta , e la prima opzione sembra quella meno dolorosa anche se allo stesso tempo la più difficile
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Sono decisamente più un tipo da seconda opzione. Ma alla fine mi pare che ogni strada porti a qualcosa di negativo.
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Originariamente inviata da pokorny
Io conosco almeno un paio di falliti che si sono fatti prendere tutto dal/la coniuge, che hanno più volte dimostrato di non saper vivere, che sono effettivamente trattati come m...e, perdono soldi non loro senza essere capaci di guadagnare un euro ma continuano ad avere un'autostima esagerata. Voglio dire, l'autostima è completamente separata dalla propria condizione oggettiva. Invece diventano profondamente dipendenti l'una dell'altra nel momento in cui si ha la capacità di vedere sé stessi in modo distaccato o almeno non accecato. In questo secondo caso certo, qulla specie di senso del "decoro" interiore che riconosce che la mente sarebbe ingannevole fa due conti e si fa una domanda: non è che ho una percezione di me inadeguata ai risultati che ho ottenuto o sto ottenendo?
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Credo che il secondo caso che hai descritto sia quello che più si avvicina alla mia situazione. Nel primo sicuramente starei meglio, per il solito discorso che gli ignoranti sono beati e vivono meglio di tanti altri. Poi chissà, magari anche questi che conosci si pongono questo dubbio. Credo che arrivati a un certo punto non si possa più fare finta di niente.
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Originariamente inviata da Keith
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Come ho detto anche a un altro utente, non sono una persona che segue le vie di mezzo di solito. Questa questione poi mi sembra difficile da affrontare così, almeno per quanto mi riguarda. Secondo me se la tua vita è proprio pessima, e con essa anche l'opinione altrui su di te, o accetti fino in fondo questa cosa e te ne fai una ragione o la rifiuti completamente. Qualsiasi altra scelta per me risulterebbe inconcludente e mi sentirei comunque umiliata e sconfitta dalla vita e dalle persone.
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Originariamente inviata da BrainStormer
Se uno vuole migliorare come vogliono gli altri otterrà sorrisi ed incoraggiamenti, se invece uno vuole migliorare a modo proprio dovrà molto spesso scontentare e deludere.
Comunque secondo me per avere consigli migliori faresti bene a scrivere quali sono i tuoi desideri perchè altrimenti è un discorso troppo generico.
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Anche il mio discorso era generico. Mi riferivo all'idea che hanno in molti che, se non accetti di doverti impegnare più degli altri per raggiungere di meno e se ti senti umiliato, deluso, sconfitto e demotivato perché nonostante tutto resterai sempre "più indietro" degli altri, hai problemi oppure sei infantile.
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26-12-2022, 20:45
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#33
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Esperto
Qui dal: Oct 2013
Messaggi: 13,523
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È un bel dilemma, camomille. Io dico che non me ne frega niente perché cerco di non pensarci, ma non posso escludere che inconsciamente mi abbiano logorato questi giudizi negativi esterni.
Inviato dal mio moto g32 utilizzando Tapatalk
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26-12-2022, 21:20
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#34
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 2,693
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Dalle risposte di quasi tutti voi risulta che o non siete cattolici o non conoscete la vostra religione.
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26-12-2022, 21:23
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#35
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Esperto
Qui dal: Jan 2020
Messaggi: 14,084
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Dopo tutto quello che ho passato non credo più nell’uomo e tanto meno in chi l’ha creato, mi dispiace [mention]Schlemiel [/mention]
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26-12-2022, 21:32
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#36
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Principiante
Qui dal: Feb 2017
Messaggi: 14
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Quote:
Originariamente inviata da Schlemiel
Dalle risposte di quasi tutti voi risulta che o non siete cattolici o non conoscete la vostra religione.
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No, non lo sono
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26-12-2022, 21:38
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#37
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 2,693
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Quote:
Originariamente inviata da gaucho
Dopo tutto quello che ho passato non credo più nell’uomo e tanto meno in chi l’ha creato, mi dispiace [mention]Schlemiel [/mention]
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Non sto a fare l'elenco di chi ne passa più di te e di cosa possa andare veramente male, so che ogni persona ha il suo micro cosmo di riferimento.
Io visti i miei comportamenti mi stupirei se le cose mi andassero bene, va già troppo bene a essere sano con un lavoro.
Continuate a confrontare la vostra vita con quella degli altri, a desiderare quello che hanno gli altri, a incolpare dio della vostra situazione, in tutto questo voi dove siete?
Cosa avete fatto?
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26-12-2022, 21:41
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#38
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Esperto
Qui dal: Sep 2022
Messaggi: 2,084
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Quote:
Originariamente inviata da Schlemiel
Dalle risposte di quasi tutti voi risulta che o non siete cattolici o non conoscete la vostra religione.
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Ho smesso di credere nella religione perché tra chi crede e chi non crede non ho riscontrato grosse differenze. Posso condividere alcuni valori come la famiglia ma per il resto non sono credente e non vado in chiesa ormai da anni. Certamente, se avessi trovato una ragazza tradizionalista in chiesa con cui avere una relazione sarei molto credente. Ma non è successo
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26-12-2022, 21:47
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#39
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 2,693
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Quote:
Originariamente inviata da Hitomi
Non c'è nessun dio da incolpare, nella mia visione.
Sono io e solo io responsabile di me stessa. Io sono al centro, ecco dove sono.
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Non era riferito a te, il tuo messaggio in parte lo condivido.
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26-12-2022, 21:54
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#40
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Esperto
Qui dal: Mar 2022
Messaggi: 1,713
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Secondo bisogna riuscire a capire quale sia il compromesso migliore per ognuno di noi.
Credo che assumere il tipico atteggiamento di autocommiserazione serva solamente a peggiorare la situazione e accrescere il senso di inadeguatezza che molti dicono di provare. Ma sono ancor più convinta, che " l'arroganza ", intesa come sopravalutazione della propria persone risulti ancora più deleteria.
Sinceramente non saprei darti una risposta chiara ora come ora. Però, basandomi un po' su quello che ho potuto vedere da famigliare e amici, una persona dovrebbe rendersi conto delle proprie capacità e se possono essere sfruttabili in qualche maniera.
Ma banalmente, anche senza dover fare esempi di conoscenze dirette, ci sono un sacco di esperienze nelle storia moderna e contemporanea di personalità inizialmente considerate come incapaci sotto molti aspetti. Ora. Non tutti siamo destinati o abbiamo l'ambizione di arrivare ad essere persone tali da ricevere addirittura un riconoscimento (pubblico ) per le nostre capacità e abilità. Ma anche grazie a siddhartha dico io. Non sarebbe assolutamente necessario.
Io credo invece che sia utile, per il tuo bene, capire quali sono le peculiarità che potresti sfruttare per migliorare la tua situazione.
Certo i feedback positivi sono utili per capire se si sta percorrendo la strada giusta, ma non sempre. Bisognerebbe fidarsi più del proprio istinto e per farlo bene, bisogna cercare di essere obbiettivamente sinceri sulla propria situazione senza abbattersi eccessivamente. Lavorando appunto per crearSI una buona opinione di sé. Le opinioni altrui ascoltale, ma fino ad un certo punto, fidati.
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