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24-05-2015, 20:41
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#221
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Trani
Messaggi: 9,521
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Quote:
Originariamente inviata da dotrue
Nn esistono terapie ideali infatti, bisogna provare e sparare nel mucchio sperando di prendere il bersaglio. A questa storia di "trovare le cause" ci crede solo chi la terapia la propone, il che mi sembra un conflitto di interessi bello grosso. Nonostante i decenni e milioni di psicoterapie praticate nn esiste una evidenza scientifica del fatto che funzioni, a parte la cognitivo-comportamentale, il che è piuttosto indicativo. L'unico modo per far si che abbia una qualche utilità è crederci. Il fatto che sia andata bene a te nn giustifica il fatto che tu debba portarti come esempio, potresti essere migliorata per altri fattori: per esempio lo sai che gli episodi depressivi passano anche da soli?e che in giro ci sono persone che nel giro di pochi anni cambiano completamente carattere a causa (o grazie) degli episodi della loro vita? Mi verrebbe da dire che, più della psicoterapia, una persona con certi disturbi avrebbe più bisogno di una filosofia diversa che l'aiuti a vedere il mondo, come dici te, in un modo più adatto a lui, piuttosto che sperare di cambiare grazie ad uno che ti dice 4 cose campate per aria e ti spilla 60-80 euro alla volta.
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Come farebbe ad avere una filosofia diversa
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24-05-2015, 22:54
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#222
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Principiante
Qui dal: Jun 2014
Messaggi: 76
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Quote:
Originariamente inviata da dotrue
Nn esistono terapie ideali infatti, bisogna provare e sparare nel mucchio sperando di prendere il bersaglio. A questa storia di "trovare le cause" ci crede solo chi la terapia la propone, il che mi sembra un conflitto di interessi bello grosso. Nonostante i decenni e milioni di psicoterapie praticate nn esiste una evidenza scientifica del fatto che funzioni, a parte la cognitivo-comportamentale, il che è piuttosto indicativo. L'unico modo per far si che abbia una qualche utilità è crederci. Il fatto che sia andata bene a te nn giustifica il fatto che tu debba portarti come esempio, potresti essere migliorata per altri fattori: per esempio lo sai che gli episodi depressivi passano anche da soli?e che in giro ci sono persone che nel giro di pochi anni cambiano completamente carattere a causa (o grazie) degli episodi della loro vita? Mi verrebbe da dire che, più della psicoterapia, una persona con certi disturbi avrebbe più bisogno di una filosofia diversa che l'aiuti a vedere il mondo, come dici te, in un modo più adatto a lui, piuttosto che sperare di cambiare grazie ad uno che ti dice 4 cose campate per aria e ti spilla 60-80 euro alla volta.
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Alla fine della terapia, se la terapia è andata nella giusta direzione per forza cambi la tua "filosofia" che altro non è che la tua visione del mondo che è data dalle tue convinzioni, cambi i pensieri, le convinzioni cambi la tua visione. è la stessa cosa.
Quote:
a uno che ti dice 4 cose campate in aria e ti spilla 60-80 euro alla volta.
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Non credo che jung dicesse quattro cose campate in aria...non credi? Non puoi fare di un erba un fascio.
Quote:
Originariamente inviata da Karen_
Ok, volevo infatti domandarti, rispetto agli psicologi, ti trovi meglio nel fare psicoterapia con lo psichiatra? Perché ho avuto la netta impressione che sia così. Io sono stata da una psicologa in passato ma non è stato proprio l'incontro migliore, con la psichiatra invece faccio psicoterapia e devo dire che mi sembra un altro mondo, in bene intendo!
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Si, ma può essere anche un caso. Diciamo che putroppo diventare psicologi è troppo facile, mooolti non sono preparati, adatti, abbastanza profondi, curiosi, ecc.
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24-05-2015, 23:14
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#223
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Esperto
Qui dal: Aug 2012
Messaggi: 1,107
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Quote:
Originariamente inviata da Blimunda
Alla fine della terapia, se la terapia è andata nella giusta direzione per forza cambi la tua "filosofia" che altro non è che la tua visione del mondo che è data dalle tue convinzioni, cambi i pensieri, le convinzioni cambi la tua visione. è la stessa cosa.
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Io ti chiedo invece come hai fatto a imparare quelle abilità sociali (entrare in un gruppo di persone nuove, relazionarsi con l'altro sesso ecc) che molti vedono come un deficit difficilmente recuperabile, e che spesso distruggono la motivazione sociale alle prime frustrazioni ....quand'anche uno abbia recuperato la motivazione a uscire dal guscio protettivo..credo che sia questo uno degli aspetti che rendono chi ti legge scettico..dovresti spieare meglio questa cosa..perchè non è automatico che se uno supera la paura abbia successo..magari accumula nuove esperienze negative..su altri piani (lavorativi ad esempio) magari è più semplice che fare nuove esperienze ti porti di per sè a cambiare le cose
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25-05-2015, 02:45
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#224
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Principiante
Qui dal: Aug 2014
Ubicazione: Emilia
Messaggi: 4
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Quote:
Originariamente inviata da Blimunda
Inizio un post un po’ lungo che avevo sempre sperato di scrivere e che ora posso finalmente cominciare. Per cominciare dico che non ho mai partecipato attivamente al forum, ma che è da quando avevo circa 15 anni che lo frequento, leggendo tanto, in modo anonimo. Perché c’è una realtà di utenti fantasma che non hanno neanche il coraggio di scrivere sul forum, e di questa realtà facevo parte anch’io. Il perché non mi sono iscritta che poco tempo fa, è che (devo essere sincera) ho sempre trovato il forum deprimente e alienante, non mi ha mai dato conforto nei momenti di difficoltà, ma ciononostante per anni ho continuato a leggere. Quello che volevo trovare in questo forum erano soprattutto storie di successo, chiamiamole così, testimonianze che da questo “buco nero” si poteva uscire. Il fatto che queste storie non v’era praticamente traccia mi faceva sentire peggio e “senza speranza”. Sarò critica. Spesso ho trovato più incoraggiante la controparte inglese (http://www.socialanxietysupport.com/forum/) in cui trovavo topic più strutturati, e più incentrati sul processo di “guarigione”. Metto guarigione tra virgolette perché non considero la fobia sociale una vera e propria malattia, (discutere di così sia in effetti non è molto utile comunque).
Del forum poi ho sempre trovato irritante la distinzione che spesso veniva evidenziata come un divario insormontabile tra introversi e estroversi (chiamati estroversoni, come se essere estroversi fosse una cosa negativa), quasi a voler trovare sollievo nell’additarli come superficiali, stupidi, insensibili, ecc.
Attualmente mi considero “guarita” o “in via di guarigione”, ma la cosa veramente importante è che ho cambiato la mia “modalità” di pensiero, il circolo vizioso ansia–paura–evitamento–solitudine, e che ho preso decisamente in mano la mia vita, ( o la mia mente forse), ho abbattuto il muro che mi ero costruita attorno, e sto scoprendo le parti di me più vive e vere che in più di dieci anni di fobia sociale e solitudine, si erano perse.
Il mio grado di fobia sociale era molto elevato, provavo ansia e disagio in praticamente qualsiasi attività che aveva a che fare con gli altri, e aveva interferito molto con la mia vita. Più di dieci anni di ansia, paura, terrore, isolamento, dolore, che è culminato l’anno scorso in un episodio depressivo durato all’incirca un anno. Prima di questo episodio a volte dicevo “sono depressa” ma poi quando lo sono diventata sul serio, ho capito la differenza abissale che c’era tra il mio essere triste di prima.
Fobia sociale e depressione, la peggior combinazione possibile.
La depressione però per me, è stata l’inizio di un processo che mi ha portato sulla via della guarigione.
Raccontare dieci anni di vita in un post è una cosa troppo lunga, però se qualcosa volesse indagare su questa “sedicente” sconosciuta che propugna la via della guarigione, mi dilungherò in dettagli. Non ho la chiave per guarire ma so che è possibile farlo.
La cosa importante che voglio sottolineare è che prima mi sentivo in un modo, ora mi sento in un altro. Prima mi comportavo in un modo, ora mi comporto in un altro, prima pensavo in un modo, ora penso in un altro. Se questo cambiamento è avvenuto in me credo che tutti, almeno potenzialmente, possano riuscirci. Non si nasce fobici, per quanto la vita possa sembrare storta e senza speranza, si può sistemare. Non sono ottimista, sono realista. Lamentarsi non serve a niente, ci sta solo per sfogarsi ma poi bisogna lavorare su sé stessi, bisogna andare in profondità in sé stessi, essere onesti con sé stessi, e accettare il dolore che ne consegue. Questo forum dovrebbe essere un aiuto per stare meglio, non un luogo dove crogiolarsi nel proprio dolore.
Ho letto che quei pochi che “guariscono” poi spariscono dal forum, io vorrei nel mio piccolo, aiutare e incoraggiare quelli che hanno questo male di vivere.
Probabilmente questo post è confuso, ma spero di aver reso l'idea.
Rispondete e ditemi che cosa ne pensate, raccontatemi la vostra esperienza, chiedetemi, mandatemi a quel paese.
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Ben fatto Bluminda! =)
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25-05-2015, 02:56
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#225
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Principiante
Qui dal: Jun 2014
Messaggi: 76
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Originariamente inviata da milton erickson
Io ti chiedo invece come hai fatto a imparare quelle abilità sociali (entrare in un gruppo di persone nuove, relazionarsi con l'altro sesso ecc) che molti vedono come un deficit difficilmente recuperabile, e che spesso distruggono la motivazione sociale alle prime frustrazioni ....quand'anche uno abbia recuperato la motivazione a uscire dal guscio protettivo..credo che sia questo uno degli aspetti che rendono chi ti legge scettico..dovresti spieare meglio questa cosa..perchè non è automatico che se uno supera la paura abbia successo..magari accumula nuove esperienze negative..su altri piani (lavorativi ad esempio) magari è più semplice che fare nuove esperienze ti porti di per sè a cambiare le cose
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Nella mia, limitata, esperienza ho trovato che le abilità sociali non mi mancavano del tutto, ma che in un certo senso le avevo dimenticate- nascoste. Come se si inibissero per la paura, e l'ansia. E penso che pure le abilità sociale siano legate ai pensieri negativi che ci stanno dietro.
Ad esempio, mi presentano una persona che non conosco. Dentro di me sono a disagio, sono concentrata su di me, mi sento nuda, esposta, sgradevole, e continuo a pensare oddio che cosa sta pensando di me. Con tutte queste cose in atto, potresti perfino sbagliarti nel dire il tuo nome, o rimanere lì con la bocca aperta (come se non sapessi come si presenta...) Se invece nella tua mente c'è diciamo il vuoto o comunque non tutte queste paure, dai la mano sorridi e ti presenti, che è la cosa che spontaneamente si fa.
Poi man mano ho imparato alcune cose sulle relazioni. Banali, tipo che alle persone piace che tu ti interessi a loro, anche solo salutare una persona invece che con ciao, con ciao + il suo nome, fa un effetto molto diverso su quella persona. Prova a pensare la differenza se uno ti saluta "ciao" magari anche svogliato, e uno invece ti fa un sorriso e ti saluta "ciao mario! come stai?" Le persone queste cose le notano.
Entrare in un gruppo di persone nuove. Credo che la chiave sia relazionarsi con loro come se già li conoscessi, per entrare in confidenza, dai confidenza, nei limiti. Ovvio che al primo incontro con una persona non gli racconterai la storia della tua vita o non parlerai di temi pesanti, però perchè per esempio non puoi parlare delle cose che ti entusiasmano? Ecco anche dimostrarsi entusiasmi è un ottimo modo di mostrarsi amichevoli senza doversi inventare chissà che cosa.Tu non fai confidenza perchè ti immagini che gli altri ti respingano, ti guardino male, a dire "che cosa vuole questo", ma se sei amichevole e non invadente. Ti interessi di quello che dicono, esprimi la tua opinione, che cosa vuoi che succeda?
Relazionarsi con l'altro sesso. Il discorso è sempre lì, se ti senti un cesso, non potrai mai essere a tuo agio, e se non ti senti a tuo agio con te stesso, nessuno si sentirà a suo agio con te. Poi non caricare le aspettative. Io comunque non ho mai avuto una distinzione, provavo disagio sia con i maschi che con le femmine.
Quando mi lambiccavo la mente per imparare queste maledette abilità sociali sulla rete ho trovato un sacco di materiale (anche se perlopiù in inglese). Ci sono anche manuali, libri. Però anche se tu tipo li leggi, il problema rimane "come mettere in atto queste cose che ho imparato?" Ritorno al punto di partenza, ovvero le modalità di pensiero disfunzionali che "impallano" il cervello e non permettono di farlo funzionare in modo logico-spontaneo. Uno ti saluta, tu lo saluti, uno ti chiede come stai, la prossima volta glielo chiederai tu, uno ti fa un favore e tu glielo restituisci. Ti piace una, le domandi di uscire.
Capisco che uno dei problemi centrali sembra essere quello che nonostante uno di sforzi di uscire, e magari di provarci con le ragazze riceva solo due di picche. Ma qui ci sarebbe da valutare un sacco di aspetti, ma ad esempio le ragioni per cui una ragazza ti rifiuta sono sempre quelle...
Poi su tutte le dinamiche sociali, relazionali si potrebbero scrivere post su post...
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25-05-2015, 06:19
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#226
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Banned
Qui dal: Dec 2013
Ubicazione: toscanaccio
Messaggi: 14,398
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faccio i miei auguri a @blimunda si capisce
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25-05-2015, 07:11
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#227
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Esperto
Qui dal: Mar 2011
Ubicazione: Roma
Messaggi: 1,565
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Capisco che uno dei problemi centrali sembra essere quello che nonostante uno di sforzi di uscire, e magari di provarci con le ragazze riceva solo due di picche. Ma qui ci sarebbe da valutare un sacco di aspetti, ma ad esempio le ragioni per cui una ragazza ti rifiuta sono sempre quelle...
Poi su tutte le dinamiche sociali, relazionali si potrebbero scrivere post su post...
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nella maggior parte dei casi nemmeno si ha questa valanga di rifiuti dovuta alle solite ragioni. Capita sovente che uno ha preso 1/2 rifiuti e allora smette di invitare le ragazze ad uscire, come se queste fossero tutte uguali: 1 rifiuta = tutte rifiutano.
Il più delle volte non è nemmeno necessario cambiare il modo di porsi ma è sufficiente comprendere che
1) le donne non sono tutte uguali. Ciò che per una potrebbe essere un difetto per un' altra potrebbe essere un pregio
2)un rifiuto non è la fine del mondo. Non succede niente. Non muore nessuno
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25-05-2015, 08:47
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#228
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
Messaggi: 12,989
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Quote:
Originariamente inviata da luky
[...] un rifiuto non è la fine del mondo. Non succede niente. Non muore nessuno
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Ni... su persone ipersensibili basta e avanza. Io penso di non essere arrivato alla decina di avances relativamente serie e già la mia autostima era distrutta alla quarta. Curiosamente (ma forse non del tutto sorprendente) ho rimosso il ricordo ma mi è restata molto vivida l'impressione che si confermasse ogni volta che ero un fallito già nel DNA.
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25-05-2015, 09:02
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#229
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
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Quote:
Originariamente inviata da Blimunda
Sei sicuro che non lo fai perchè ti rompi, perchè effettivamente non vuoi, o è una forma di resistenza? Anche il fastidio è una forma di resistenza. Te lo dico per esperienza, ma finchè non impari a conoscerti potresti avere delle convinzioni su te stesso errate. Una cosa che mi ha aiutato in terapia è distinguere i tratti caratteriali, dalla quelli "patologici" acquisiti.
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E quale sarebbe il sistema per distinguere i tratti patologici da quelli non patologici?
Come ti ha fatto ad aiutare la terapia a far questo dato che, se solo si ragiona un attimo, questa distinzione qua non si può delineare oggettivamente?
Che qualcosa sia stato acquisito non significa che sia patologico, altrimenti dovrei concludere che anche la lingua che ho imparato a parlare è qualcosa di patologico e va curato, visto che ho acquisito questa abilità dato che altrove parlano altre lingue.
"Impari a conoscerti" è un'altra cosa che non si capisce cosa significa, indottrinano una persona a dire A quando le mostrano B e questa poi ripete che nel far questo "ha imparato a conoscersi".
Nessuno può insegnare a nessuno a conoscersi, nessuno può insegnare a nessuno a sapere cosa preferisce o cosa la infastidisce, capita che delle persone possono influenzare altre persone o non influenzarle, questo capita, ma dietro a questa roba persuasiva non c'è nient'altro. Come facciamo a verificare in linea di principio che una persona si conosce davvero?
A me sembrano tutti concetti che non atterrano in nulla. Ed io perciò questa roba la fondo tutta in me stesso, che lo stesso è un nulla, ma almeno non mi faccio fregare.
Il termine "resistenza" l'hanno iniziato ad usare gli psicoanalisti, ma che differenza c'è tra questa resistenza di un cosiddetto malato di mente e quella di una persona normale che non si fa persuadere da certi argomenti?
Ci sono dei discorsi politici per esempio che fanno breccia in certe persone, mentre per altri questi stessi discorsi non risultano persuasivi e non fanno presa. E così queste persone le si può chiamare resistenti a questi discorsi.
Ma se qualcuno è resistente rispetto a certi discorsi, che risultano persuasivi per altri, per caso bisogna concludere che ha qualcosa di patologico?
Già si attacca ad un termine, "resistenza" qualcosa di negativo... E perché?
Può essere che io in base alle mie motivazioni voglio resistere in certi sensi, non è che resistere in qualche senso deve andare contro la volontà individuale, né si può mostrare definitivamente che abbia un valore negativo, dato che i valori sono soggettivi. Ogni volta che c'è un discorso che non mi convince e non riesce a farmi cambiare idee o preferenze allora sto facendo qualcosa contro la mia volontà?
E di cosa o chi dovrei fidarmi? Di un qualsiasi discorso di qualcun altro che lotta per il mio bene, che lo conosce e sa dirmi anche quale sia? E se di questi discorsi ce ne sono tanti? Il mio bene quale sarebbe? Non devo sentirlo e sceglierlo io? Chi può saperlo meglio di me la psicoterapia X? Qualcun altro che non prova quel che provo io e non è me e inizia a raccontarmi che un mio rifiuto di far qualcosa (perché la giudico negativamente e la trovo molto fastidiosa) è un male o un tratto patologico? E io dovrei convincermene abbandonando le resistenze etichettandole poi come patologiche?
Ne hanno mandate di persone al massacro così, e la storia ce lo insegna, perciò io questa fiducia a monte non la rimetto nelle mani di nessuno, se mi si vuol mostrare che 2 + 2 fa 4 seguendo certe regole lo riconosco, ma se mi si vuol mostrare cos'è il bene o il mio bene non lo riconosco più perché non è l'altro che possiede il sistema o un sistema per comprenderlo e potrebbe essere in linea di principio anche contro questo mio bene.
Io questa fiducia in qualcos'altro di esterno a me non la rimetto mai né vedo perché dovrei averla, o si lavora con quel che io giudico e sento come positivo e si allontana quel che io giudico e sento come negativo (senza cercare di ridefinirlo o rietichettarlo) o non mi si aiuta per nulla. Se una terapia vuole aiutarmi a riconoscere cosa è bene e cosa no in sé (anche con etichette apparentemente oggettive come patologico non-patologico) allora è una cattiva terapia per me e può essere scaricata nel gabinetto insieme a quel che già scarichiamo, ma ci tengo a precisarlo... Per me... Se ad altri sta bene e risulta utile, che la scelgano, ma questi atteggiamenti qua non vanno bene per me.
Perciò dipende dai punti di vista attribuire positività o negatività ad una forma di resistenza persuasiva. Io di sicuro rispetto a te e ad altri sono più resistente nel lasciarmi convincere che certe cose sono buone e positive e giudico diversamente. Se io quel che voglio ottenere è qualcosa che per ora non posso ottenere ovviamente sto male e non lo nego, ma non si può concludere che la causa di questo male sia la mia resistenza a non voler cambiare le mie preferenze e nel non riconoscere come positivo un concetto di maturità che a te sta bene mentre a me non sta bene per nulla.
Per me una terapia o delle forme di aiuto possono darci solo strumenti adatti per soddisfare le nostre preferenze, non possono dirci quali siano quelle vere e quelle false perché non c'è alcun mondo oggettivo dietro a questa roba qua.
Può perciò essere solo strumentale e si può evitare di usare frasi sibilline come "conoscere se stessi". Se una persona volesse ingropparsi una mucca non ci sarebbe modo di dimostrare che questa preferenza non è di quella persona e che c'è chissà quale altra vera volontà a monte, certo la si può cercare di persuadere a non ingropparsela, ma nel far questo non si sa bene gli interessi di chi si stanno curando, della persona? Della mucca? Della società circostante che si sente disturbata se qualcuno cerca di ingropparsi una mucca?
Una terapia potrebbe aiutare la persona a trovare il modo di soddisfare questa preferenza e non dirle se è una preferenza patologica o non patologica, patologica poi rispetto a cosa? Alla maggioranza delle persone?
Questo è il mio modo di intendere le cure psicologiche, dal mio punto di vista nessuna preferenza o senso di fastidio per qualcosa sono patologici in sé, vengono etichettati come tali in relazione ad una serie di valori (valori che potrebbero non essere condivisi affatto tra tipo di psicoterapia e tipo di paziente). Se si vuole usare il concetto di "patologico" in una terapia aspettandosi che venga riconosciuto dal paziente (dalla persona che dovrebbe essere aiutata a vivere meglio in qualche senso) per me si commette un errore.
Per me è così, poi se voi siete d'accordo fate come vi pare, ma io a questo gioco non prenderò parte né lo riconoscerò come una forma di aiuto che mi farà star meglio. Una terapia quanto più riesce a dare alle persone quel che desiderano loro e non quel che desidera l'apparato che l'ha messa su, tanto più risulta efficace.
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Ultima modifica di XL; 25-05-2015 a 10:04.
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25-05-2015, 10:31
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#230
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Esperto
Qui dal: Oct 2011
Ubicazione: Mantova
Messaggi: 3,395
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Quote:
Originariamente inviata da Blimunda
Ho letto che quei pochi che “guariscono” poi spariscono dal forum, io vorrei nel mio piccolo, aiutare e incoraggiare quelli che hanno questo male di vivere.
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Io sono uno di quelli.
Non so se sono guarito definitivamente, anzi c'è ancora qualcosa da fare, però rispetto a uno o due anni fa sto decisamente molto meglio.
E anche io come te, all'inizio volevo restare sul forum per condividere la mia esperienza e per dire a tutti la strada che mi ha aiutato ad uscirne, cioè la psicoterapia (almeno per quel che mi riguarda). Sono riuscito ad aiutare diversi utenti, o perlomeno spero di avere aiutato tutti quelli che mi hanno contattato chiedendomi informazioni.
Ora però scrivo di meno, anzi quasi mai perchè questo forum è fortemente invivibile, causa i contestatori della prima ora e quelli seriali che godono solo quando li consideri ma quando li ignori completamente ci restan male, quelli che gareggiano a chi è più fobico/depresso/sfortunato, i gli estroversi esaltati che fingono di essere introversi e poi i narcisisti che spammano in continuazione con i loro post ego-fallocentrici. Peccato perchè offuscano tutte le altre persone meravigliose che lo frequentano.
Sono felice per te e la comunità ti ringrazia per la tua testimonianza.
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25-05-2015, 10:35
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#231
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Banned
Qui dal: Dec 2013
Ubicazione: toscanaccio
Messaggi: 14,398
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Quote:
Originariamente inviata da luky
nella maggior parte dei casi nemmeno si ha questa valanga di rifiuti dovuta alle solite ragioni. Capita sovente che uno ha preso 1/2 rifiuti e allora smette di invitare le ragazze ad uscire, come se queste fossero tutte uguali: 1 rifiuta = tutte rifiutano.
Il più delle volte non è nemmeno necessario cambiare il modo di porsi ma è sufficiente comprendere che
1) le donne non sono tutte uguali. Ciò che per una potrebbe essere un difetto per un' altra potrebbe essere un pregio
2)un rifiuto non è la fine del mondo. Non succede niente. Non muore nessuno
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c'è chi non ci prova mai a prescindere non necessariamente perché teme un rifiuto , anche se magari come retropensiero c'è questo discorso
io sono uno di quelli , in genere non ci provavo perché non mi 'sentivo pronto' , ero troppo timido o non avevo fiducia in me stesso
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25-05-2015, 10:48
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#232
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 11,690
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Quote:
Originariamente inviata da luky
nella maggior parte dei casi nemmeno si ha questa valanga di rifiuti dovuta alle solite ragioni. Capita sovente che uno ha preso 1/2 rifiuti e allora smette di invitare le ragazze ad uscire, come se queste fossero tutte uguali: 1 rifiuta = tutte rifiutano.
Il più delle volte non è nemmeno necessario cambiare il modo di porsi ma è sufficiente comprendere che
1) le donne non sono tutte uguali. Ciò che per una potrebbe essere un difetto per un' altra potrebbe essere un pregio
2)un rifiuto non è la fine del mondo. Non succede niente. Non muore nessuno
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E' il mio caso, io non ho ricevuto tanti rifiuti, perché ci ho provato esplicitamente solo una volta a 16 anni (in modo molto frettoloso e goffo tra l'altro) e ho preso un normale e "fisiologico" due di picche, di quelli che gli estroversoni prendono una volta al mese.
Poi non c'ho mai più provato. Una volta ero quasi per farlo, ma dopo aver lanciato alcuni segnali veramente inequivocabili che lei sembrava anche apprezzare non sono riuscito ad andare oltre chiedendole di uscire. Quello forse è stato il fallimento più grande, anche perché mi ero un pò esposto e chissà lei cosa avrà pensato.
Però appunto, parliamo di due persone nell'arco di 11 anni. E solo una mi ha detto esplicitamente di no.
Poi da quel momento ho totalmente annullato ogni velleità sentimentale.
Quote:
Originariamente inviata da tersite
c'è chi non ci prova mai a prescindere non necessariamente perché teme un rifiuto , anche se magari come retropensiero c'è questo discorso
io sono uno di quelli , in genere non ci provavo perché non mi 'sentivo pronto' , ero troppo timido o non avevo fiducia in me stesso
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Sì esattamente.
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25-05-2015, 10:55
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#233
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 11,690
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Quote:
Originariamente inviata da Blimunda
Poi man mano ho imparato alcune cose sulle relazioni. Banali, tipo che alle persone piace che tu ti interessi a loro, anche solo salutare una persona invece che con ciao, con ciao + il suo nome, fa un effetto molto diverso su quella persona. Prova a pensare la differenza se uno ti saluta "ciao" magari anche svogliato, e uno invece ti fa un sorriso e ti saluta "ciao mario! come stai?" Le persone queste cose le notano.
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Premesso che ti ringrazio per tutti i tuoi post, mi piace leggerti e mi trovo in grande sintonia con le cose che dici... pensa che io ho la fobia di sbagliare il nome delle persone
Cioè io so benissimo che se saluto qualcuno dicendo il suo nome questo dà una marcia in più alla conversazione, ma non lo faccio perché ho paura di chiamare la persona con un nome sbagliato.... Questo è un esempio da manuale di come rimaniamo impacciati in noi stessi. Dentro la nostra mente quando parliamo con qualcuno ci sono mille pensieri e retropensieri, e finiamo per non essere mai spontanei.
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25-05-2015, 10:55
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#234
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Esperto
Qui dal: May 2014
Ubicazione: TV
Messaggi: 2,444
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Quote:
Originariamente inviata da Karen_
Pessimismo cosmico! Più che farsi tutte queste domande bisognerebbe andare e provare, se uno vuole. Anche perché se uno ha le proprie filosofie di vita con le quali sta male, come spera di cambiare? Se niente cambia, niente cambia. Un compromesso da qualche parte bisogna pur trovarlo. Spillare 60-80 Euro, a volte anche di più, purtroppo è così, del resto se uno va a fare un'ecografia, paga la prestazione, stessa cosa nella psicoterapia.
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Macchè pessimismo cosmico, questa è realtà e può piacere o no, ma così è. In ogni caso ho detto che va provato, a qualcuno può funzionare, ma se lo fa nn è merito della terapia psicologia in sè altrimenti si avrebbero tassi di successo almeno dal 70% in su per tutte le patologie per cui è applicabile (allo stato dell'arte così nn è, ma sono prontissimo a cambiare idea). Comunque quello che contesto è il fatto di andare a dire in giro che solo con la psicoterapia si risolve i problemi "alla radice" (ma de che??), e portare il proprio esempio come fosse indicativo. Infatti io ho provato e sto provando ancora, che ne sai che ho rinunciato? dopo migliaia di soldi spesi e anni di chiacchierate sono quasi al punto di partenza però...ma quello che dico nn si basa sul mio caso che è ininfluente, ma su quello che vedo, sento e leggo in giro di persone professioniste e utenti. Lasciamo perdere il discorso ecografia che nn c'entra niente: quella la fai una volta e hai il risultato assicurato: nn è che ti dicono "tu intanto paga e poi vediamo se il macchinario funziona..."
Quote:
Originariamente inviata da tersite
puoi avere ragione , io dico sempre che la terapia è inutile se non si cambia la propria vita e ciò può capitare cambiando città , nazione lavoro amicizie etc...
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Può essere una buona idea se i problemi derivano dall'ambiente in cui viviamo. Ma più di un psicologo mi ha avvertito che nn è detto: si può rischiare di portarsi dietro tutti i problemi da qualsiasi parte si vada, qualsiasi altra cosa si faccia ecc...
Quote:
Originariamente inviata da Equilibrium
Come farebbe ad avere una filosofia diversa
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Difficilissimo infatti...in ogni caso non penso che parlare del rapporto del padre a 3 anni o l'interpretare i sogni (che ognuno può decifrare come meglio crede) sia la soluzione
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25-05-2015, 11:12
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#235
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Esperto
Qui dal: May 2014
Ubicazione: TV
Messaggi: 2,444
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Quote:
Originariamente inviata da Blimunda
Non credo che jung dicesse quattro cose campate in aria...non credi? Non puoi fare di un erba un fascio.
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Si dà il caso che la psicoterapia dovrebbe rientrare nell'ambito medico visto che tratta la salute dell'individuo, e come tale dovrebbe essere soggetta a prove di efficacia che ne validano la teoria che ci sta alla base. Ad oggi ti risulta che la terapia junghiana rientri in questa casistica? No...per cui si può dire che le teorie di jung (che nn conosco e nemmeno mi interessa) possono equivalere a qualsiasi altra teoria psicologica, perfino contrapposta. Il fatto che sia stato un grande pensatore, professore, megadirettoregalattico nn fa si che quello che dice sia la verità.
Poi oh...se uno ci vuole credere alla cieca è liberissimo di farlo, anzi lo invidio pure. C'è chi guarisce andando a Lourdes, ma nn si può certo dire che l'abbia guarito la Madonna in persona fino a prova contraria...Altri stanno meglio con i farmaci placebo (durante le sperimentazioni), qualcun altro si ammazza felice perchè pensa di andare in Paradiso con 70 vergini...potrei andare avanti ancora un pò
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25-05-2015, 11:23
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#236
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
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Originariamente inviata da dotrue
Si dà il caso che la psicoterapia dovrebbe rientrare nell'ambito medico visto che tratta la salute dell'individuo, e come tale dovrebbe essere soggetta a prove di efficacia che ne validano la teoria che ci sta alla base. Ad oggi ti risulta che la terapia junghiana rientri in questa casistica? No...per cui si può dire che le teorie di jung (che nn conosco e nemmeno mi interessa) possono equivalere a qualsiasi altra teoria psicologica, perfino contrapposta. Il fatto che sia stato un grande pensatore, professore, megadirettoregalattico nn fa si che quello che dice sia la verità.
Poi oh...se uno ci vuole credere alla cieca è liberissimo di farlo, anzi lo invidio pure. C'è chi guarisce andando a Lourdes, ma nn si può certo dire che l'abbia guarito la Madonna in persona fino a prova contraria...Altri stanno meglio con i farmaci placebo (durante le sperimentazioni), qualcun altro si ammazza felice perchè pensa di andare in Paradiso con 70 vergini...potrei andare avanti ancora un pò
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E' comunque discutibile il fatto che curino qualcosa. In ambito medico si può essere abbastanza d'accordo che l'attacco di certi microorganismi o cose del genere debbano rappresentare qualcosa di cui il soggetto desidera liberarsi, ma come si fa a giudicare, come ho già detto prima, se un tratto di personalità, una preferenza sessuale o altro siano patologici?
Non basta osservare che la persona portatrice di certi tratti sta in qualche senso male o è disadattata.
Anche credere in una divinità è un tratto psicologico, ora però se si mostrasse che tutti i credenti stanno meglio in certi sensi e sono più adattati al contesto sociale attuale bisognerebbe concludere che chi non è credente è malato di qualcosa?
Che il suo cervello è impallato da un sistema operativo malfunzionante?
Secondo me queste cose sono sempre discutibili.
Anche nel momento in cui qualcuno inventasse un sistema che modifica un cervello (o al limite ogni cervello) in maniera tale che inizi a credere nell'esistenza di una divinità, io posso riconoscere che un sistema del genere funzioni e manipoli in qualche modo i cervelli e le menti ma non è detto che da questo segue che dovrei riconoscere in automatico che questo sistema cura anche una patologia.
Quel che si può riconoscere è che produce quell'effetto, solo questo, che poi l'effetto sia auspicabile o desiderabile per ogni tipo di individuo è una questione che sfocia nell'etica individuale.
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Ultima modifica di XL; 25-05-2015 a 11:26.
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25-05-2015, 11:54
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#237
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Esperto
Qui dal: May 2014
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Originariamente inviata da XL
E' comunque discutibile il fatto che curino qualcosa. In ambito medico si può essere abbastanza d'accordo che l'attacco di certi microorganismi o cose del genere debbano rappresentare qualcosa di cui il soggetto desidera liberarsi, ma come si fa a giudicare, come ho già detto prima, se un tratto di personalità, una preferenza sessuale o altro siano patologici?
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Basandosi per esempio sulla sensazione di benessere delle persone? Bisogna pur sempre darsi dei parametri di "normalità" in base al contesto socio-culturale in cui vive il soggetto, altrimenti anche Hitler dovrebbe essere considerato una persona di cui non si può giudicare la sua malvagità
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Originariamente inviata da XL
Non basta osservare che la persona portatrice di certi tratti sta in qualche senso male o è disadattata.
Anche credere in una divinità è un tratto psicologico, ora però se si mostrasse che tutti i credenti stanno meglio in certi sensi e sono più adattati al contesto sociale attuale bisognerebbe concludere che chi non è credente è malato di qualcosa?
Anche nel momento in cui qualcuno inventasse un sistema che modifica un cervello (o al limite ogni cervello) in maniera tale che inizi a credere nell'esistenza di una divinità, io posso riconoscere che un sistema del genere funzioni e manipoli in qualche modo i cervelli e le menti ma non è detto che da questo segue che dovrei riconoscere in automatico che questo sistema cura anche una patologia.
Quel che si può riconoscere è che produce quell'effetto, solo questo, che poi l'effetto sia auspicabile o desiderabile per ogni tipo di individuo è una questione che sfocia nell'etica individuale.
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Sarò anche cretino ma nn ho capito tutto questo discorso ipotetico e cervellotico. Sono sicuro che chi crede vive meglio, ma cosa c'entra con la patologia? Nn sono uno scienziato, ma da quello che mi ricordo dall'università (ho fatto una delle professioni sanitarie) la patologia nn è identificata tanto dai segni o sintomi ma da quanto questa patologia influisce sull'adattamento socio-lavorativo del soggetto (quanta disabilità dà) e sul benessere individuale. I segni/sintomi servono per identificarla la patologia e fornire una cura e possibile prognosi di questa in modo da ridurre la disabilità che potrà comportare e migliorare la salute del soggetto. Ma non sono la patologia stessa.
Della manipolazione dei cervelli mi è venuto in mente un dialogo tratto da "il seme della follia" preso pari pari: "È reale quello che noi crediamo che sia reale. Sani e pazzi potrebbero scambiarsi i ruoli: se un giorno i pazzi fossero la maggioranza, lei si ritroverebbe rinchiuso in una cella imbottita e si chiederebbe che cosa sta succedendo fuori". Solo che questo è un film di fantascienza, se vogliamo mettere in discussione anche chi è psicotico e chi no allora siamo messi bene...anarchia pura
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25-05-2015, 12:34
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#238
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Banned
Qui dal: Dec 2013
Ubicazione: toscanaccio
Messaggi: 14,398
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evidentemente parlate di psicoterapia senza averla sperimentata come paziente o averla esercitata come psicoterapeuta, è un cammino all'interno di noi stessi non una cura in senso classico , dato che si può intraprendere un'analisi psicologica anche senza essere 'malati' o disturbati , forse una cosa che pochi sanno è che gli stessi analisti si sottopongono a psicoanalisi perchè non si può portare una persona più lontano di quanto si è arrivati se stessi...
Effettivamente la psiconalisi non è riproducibile in laboratorio , per Popper nonera scienza non era attendibile , ma certi schemi psicologici si ritrovano in tutti "sani" o "malati" che siano per avere esperienza dell'analisi bisogna affrontarla sennò si parla di cose che non si conoscono
buona giornata
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25-05-2015, 13:29
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#239
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Messaggi: 1,074
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Originariamente inviata da Blimunda
Sono pensieri che ho fatto anch'io. Ma è diverso essere inconsapevoli del male e lasciarsi trasportare, che esser CONSAPEVOLI DEL MALE, accettarlo e SCEGLIERE di vivere nonostante tutto. Il mondo è quello che è brutto, bello, male, bene, ma è la tua percezione di esso che diventa l'esperienza che farai di questo mondo, chiamalo libero artitrio...
Poi preferisci vivere bene o vivere male. Io credo che tutti preferiscano vivere bene, e allora per vivere bene ci sono certi atteggiamenti, modalità, pensieri che sono funzionali, altri disfunzionali (=nichilismo)
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Non sono totalmente d'accordo, al di là della tua percezione e la tua buona disposizione nei confronti delle cose, lo schifo c'è eccome e non è da accettare con buoni atteggiamenti e pensieri funzionali. Per me sono entrambe posizioni di rassegnazione queste. Entrambe le parti in sostanza dicono “è così che vanno le cose”, sia chi le accetta, sia chi si rifiuta di farlo e si isola (e spesso si ammala). Il sofferente non fa altro che dire “a me non piace, io non lo accetto” ma subisce comunque le conseguenze psicologiche del suo isolamento, del suo allontanamento dal mondo, che così, continua ad agire su di lui, anche se indirettamente (Voleva scappare dal dolore del mondo ma ha trovato il dolore del non-mondo). Questa per me non è una forma di resistenza come si diceva, perchè appunto il mondo non se ne accorge minimamente della tua mancanza, del tuo disappunto, il conflitto si svolge solo nella tua testa. Sono due facce della stessa medaglia; l'una è quella che accetta il malfunzionamento, si contenta di quanto funziona, spesso in modo ceco e deplorevole tollerando l'intollerabile, mantenendo o un giudizio di rassegnazione positiva, o nel migliore dei casi di pieno entusiasmo e fiducia nella vita, malgrado il male (che è mi sembra la tua posizione) e si lascia trasportare da ciò; l'altra parte, invece, nel suo rifiuto, non accetta il malfunzionamento, non tollera l'intollerabile ma non tollera neanche il tollerabile e giudica in toto il mondo come “nefasto”, reagisce ugualmente in modo passivo allo stesso stato delle cose che continua perciò a dettare le regole del mondo, si rassegna negativamente senza mai affrontarle nei fatti, tutto si svolge nella propria testa, purtroppo degenerando spesso nella patologia; si lascia trasportare dalla stessa corrente, ma attribuendogli un significato opposto. E' conformismo in entrambi i casi, io sto cercando una terza via.
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25-05-2015, 13:32
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#240
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
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Messaggi: 8,246
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Originariamente inviata da dotrue
Solo che questo è un film di fantascienza, se vogliamo mettere in discussione anche chi è psicotico e chi no allora siamo messi bene...anarchia pura
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Io non ho niente contro l'anarchia pura in cui svariate forze vengono sedate dal caos, sarei più d'accordo con un Feyerabend che con altri, perciò non giudico la cosa negativamente. Come vedi è una questione poi etica e di preferenze, a te non piace qualcosa a me sì.
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Originariamente inviata da dotrue
Basandosi per esempio sulla sensazione di benessere delle persone? Bisogna pur sempre darsi dei parametri di "normalità" in base al contesto socio-culturale in cui vive il soggetto, altrimenti anche Hitler dovrebbe essere considerato una persona di cui non si può giudicare la sua malvagità
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E se a me non lo chiedono proprio cosa mi fa sentire bene e dicono che lavorare in certi modi fa sentire bene e basta? Dovrei accettarlo perché il contesto sociale sostiene che questo per me è bene? E se io non lo sento questo bene? Devo essere curato?
Poi malvagità è un termine etico, cosa c'entra col vero e il falso? Si può giudicare e come qualcuno malvagio, non ho detto che non si possa farlo, ma da un punto di vista di valore ed etico che non si appoggia proprio su nulla se non su di un soggetto che giudica. Secondo un soggetto un individuo è malvagio, secondo qualcun altro potrebbe non esserlo.
Come ho detto altre volte si può osservare che la terra è pressappoco sferica oggettivamente ma non si può osservare oggettivamente che Hitler è malvagio (e quindi nemmeno che è un caso patologico).
Hitler e la sua ideologia conta ancora numerosi seguaci anche adesso... Come bisogna considerarli? Malati di mente?
Io personalmente mi pongo contro di loro perché certi miei interessi vanno contro quelli di queste persone qua e insieme sembra che andiamo proprio in conflitto, il mondo che vogliono realizzare loro non è quello in cui vorrei vivere io, però mica dico che li curo nel far questo e nell'oppormi a loro, gli faccio apertamente del male (se riesco) visto che il mio bene e i miei interessi vanno contro il loro bene e i loro interessi.
A me è l'ipocrisia della cura che mi infastidisce, se colpisco qualcuno io lo dico apertamente che lo colpisco, non è che poi dico che "lo faccio per il suo bene" visto che nel farlo non ho affatto a cuore i suoi interessi e quel che vuol realizzare ma i miei e quelli di altri.
Per me questo succede, non ci sono i buoni e i cattivi, e non ci sono nemmeno i sani e i malati di mente.
Ci sono i miei interessi e quelli di svariate altre persone (che potrebbero andare contro questi interessi). Ora o questi interessi coincidono abbastanza o non è così. Con le ideologie professate da certe psicoterapie in voga ultimamente io credo di andarci apertamente contro.
Tu sei dalla mia parte davvero? E allora devi poi dimostrarlo concretamente, se curi invece i tuoi interessi e vuoi che io mi vada a ficcare in certe situazioni adattandomi con sofferenza sei tenero verso di te, non certo verso di me. Fallo pure questo, cerca di "educarmi" ma poi non pensare che io te ne sarò grato. Chi mi volesse "aiutare" così per me diventerebbe un altro nemico che si oppone a quel che voglio e desidero, è inutile che cerchi di prendermi per i fondelli. Che si riesca a convertire un seguace di Hitler, che so, in qualcos'altro, lo si potrebbe osservare, ma la domanda etica resta... Abbiamo fatto il suo bene nel far questo o il nostro?
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Ultima modifica di XL; 25-05-2015 a 13:50.
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