FobiaSociale.com  
     

Home Messaggi odierni Registrazione FAQ
 
Vai indietro   FobiaSociale.com > Psico Forum > Timidezza Forum
Rispondi
 
Vecchio 07-02-2009, 13:17   #1
Y__
Principiante
L'avatar di Y__
 

Entro in biblioteca, e alla reception c'è chi ritira il mio tesserino con un bel sorriso, e io saluto e il mio saluto è ricambiato, e poi ringrazio quando mi si dà il cartoncino col numero di posto, e in cambio ricevo ancora un altro bel sorriso, un sorriso semplice e sereno, forse un po' timido.
Questo accade circa un'ora fa.
Ora sono in biblioteca, primo piano, semi deserta come ogni sabato mattina.
Fuori delle grandi finestre che corrono identiche lungo tutta la parete posso vedere un cielo azzurro macchiato dalle fitte foglie d'un sempreverde.
Tra un'ora la biblioteca chiuderà, come ogni sabato mattina.
E mi chiedo se quando passerò di nuovo alla reception, troverò la stessa persona di prima, a cui consegnerò il cartoncino col numero di posto, e mi verrà ridato il tesserino, e ancora si ripeterà lo scambio di saluti e ringraziamenti convenzionali, e di sorrisi; convenzionali anch'essi?
E uscirò dalla biblioteca e tornerò a casa, nella solitudine, la solitudine di un altro fine settimana.

E ancora starò a chiedermi se la stessa solitudine non la proverà e vivrà anche quella persona che, all'ingresso della biblioteca, m'ha accolto con la gentilezza dovuta al suo ruolo e al suo dovere, starò a chiedermi se quella stessa persona non avrà tentato, anch'essa, disperatamente, di far filtrare in quella cortesia convenzionale qualcosa di più, qualcosa di vivo e sentito, la richiesta di comunicazione, di compagnia, la necessità di qualcosa che possa riempire il vuoto interiore.
Eppure entrambi, alla fin dei conti, bloccati e impediti prima ancora che dalle nostri gabbie interiori, dai dettami collettivi che bollano previamente come scortese e maleducato, o infetto da chissà quali turpi doppi fini, qualunque approccio che esuli dai luoghi convenzionalmente deputati alla conoscenza reciproca, quei luoghi di socialità ai quali mai riuscirò ad appartenere.

Ma forse, anzi, assai probabilmente, è tutto sogno e illusione. E io, per quella persona, non rimarrò che una delle tante comparse, presto dimenticate, in una sua giornata di lavoro opaca come altre. E quel suo sorriso, per me così raro e inusuale, uno dei tanti dispensati alle cose che, ricche, riempiono il suo mondo. E mai il mio.
Vecchio 07-02-2009, 13:21   #2
Esperto
L'avatar di vetro
 

E' quello che mi chiedo anch'io.Spesso.
Basterebbe a volte un po' di coraggio,una parola in piu' per aprirsi.
Vogliamo comunicare con gli altri per vincere un po' la nostra solitudine ma spesso siamo cosi' presi dalle convenzioni e dai ruoli che ne subiamo gli effetti.
Vecchio 07-02-2009, 13:27   #3
Esperto
L'avatar di thx1138
 

Quote:
Originariamente inviata da Y__
Entro in biblioteca, e alla reception c'è chi ritira il mio tesserino con un bel sorriso, e io saluto e il mio saluto è ricambiato, e poi ringrazio quando mi si dà il cartoncino col numero di posto, e in cambio ricevo ancora un altro bel sorriso, un sorriso semplice e sereno, forse un po' timido.
Questo accade circa un'ora fa.
Ora sono in biblioteca, primo piano, semi deserta come ogni sabato mattina.
Fuori delle grandi finestre che corrono identiche lungo tutta la parete posso vedere un cielo azzurro macchiato dalle fitte foglie d'un sempreverde.
Tra un'ora la biblioteca chiuderà, come ogni sabato mattina.
E mi chiedo se quando passerò di nuovo alla reception, troverò la stessa persona di prima, a cui consegnerò il cartoncino col numero di posto, e mi verrà ridato il tesserino, e ancora si ripeterà lo scambio di saluti e ringraziamenti convenzionali, e di sorrisi; convenzionali anch'essi?
E uscirò dalla biblioteca e tornerò a casa, nella solitudine, la solitudine di un altro fine settimana.

E ancora starò a chiedermi se la stessa solitudine non la proverà e vivrà anche quella persona che, all'ingresso della biblioteca, m'ha accolto con la gentilezza dovuta al suo ruolo e al suo dovere, starò a chiedermi se quella stessa persona non avrà tentato, anch'essa, disperatamente, di far filtrare in quella cortesia convenzionale qualcosa di più, qualcosa di vivo e sentito, la richiesta di comunicazione, di compagnia, la necessità di qualcosa che possa riempire il vuoto interiore.
Eppure entrambi, alla fin dei conti, bloccati e impediti prima ancora che dalle nostri gabbie interiori, dai dettami collettivi che bollano previamente come scortese e maleducato, o infetto da chissà quali turpi doppi fini, qualunque approccio che esuli dai luoghi convenzionalmente deputati alla conoscenza reciproca, quei luoghi di socialità ai quali mai riuscirò ad appartenere.

Ma forse, anzi, assai probabilmente, è tutto sogno e illusione. E io, per quella persona, non rimarrò che una delle tante comparse, presto dimenticate, in una sua giornata di lavoro opaca come altre. E quel suo sorriso, per me così raro e inusuale, uno dei tanti dispensati alle cose che, ricche, riempiono il suo mondo. E mai il mio.
Quando esci, al sorriso fai:
-Posso chiederti una cosa?-
Lei risponderà sì.
-Potrei sapere come ti chiami?-
Lei te lo dirà. Vedi con che espressione te lo dice.
Se vedi filtrare qualcosa ringraziala con un altro sorriso. la prossima volta le chiederai se ha voglia di fare un aperitivo con te.
Fidati.

ciao

rob
Vecchio 07-02-2009, 13:31   #4
Y__
Principiante
L'avatar di Y__
 

Quote:
Originariamente inviata da thx1138
Quote:
Originariamente inviata da Y__
Entro in biblioteca, e alla reception c'è chi ritira il mio tesserino con un bel sorriso, e io saluto e il mio saluto è ricambiato, e poi ringrazio quando mi si dà il cartoncino col numero di posto, e in cambio ricevo ancora un altro bel sorriso, un sorriso semplice e sereno, forse un po' timido.
Questo accade circa un'ora fa.
Ora sono in biblioteca, primo piano, semi deserta come ogni sabato mattina.
Fuori delle grandi finestre che corrono identiche lungo tutta la parete posso vedere un cielo azzurro macchiato dalle fitte foglie d'un sempreverde.
Tra un'ora la biblioteca chiuderà, come ogni sabato mattina.
E mi chiedo se quando passerò di nuovo alla reception, troverò la stessa persona di prima, a cui consegnerò il cartoncino col numero di posto, e mi verrà ridato il tesserino, e ancora si ripeterà lo scambio di saluti e ringraziamenti convenzionali, e di sorrisi; convenzionali anch'essi?
E uscirò dalla biblioteca e tornerò a casa, nella solitudine, la solitudine di un altro fine settimana.

E ancora starò a chiedermi se la stessa solitudine non la proverà e vivrà anche quella persona che, all'ingresso della biblioteca, m'ha accolto con la gentilezza dovuta al suo ruolo e al suo dovere, starò a chiedermi se quella stessa persona non avrà tentato, anch'essa, disperatamente, di far filtrare in quella cortesia convenzionale qualcosa di più, qualcosa di vivo e sentito, la richiesta di comunicazione, di compagnia, la necessità di qualcosa che possa riempire il vuoto interiore.
Eppure entrambi, alla fin dei conti, bloccati e impediti prima ancora che dalle nostri gabbie interiori, dai dettami collettivi che bollano previamente come scortese e maleducato, o infetto da chissà quali turpi doppi fini, qualunque approccio che esuli dai luoghi convenzionalmente deputati alla conoscenza reciproca, quei luoghi di socialità ai quali mai riuscirò ad appartenere.

Ma forse, anzi, assai probabilmente, è tutto sogno e illusione. E io, per quella persona, non rimarrò che una delle tante comparse, presto dimenticate, in una sua giornata di lavoro opaca come altre. E quel suo sorriso, per me così raro e inusuale, uno dei tanti dispensati alle cose che, ricche, riempiono il suo mondo. E mai il mio.
Quando esci, al sorriso fai:
-Posso chiederti una cosa?-
Lei risponderà sì.
-Potrei sapere come ti chiami?-
Lei te lo dirà. Vedi con che espressione te lo dice.
Se vedi filtrare qualcosa ringraziala con un altro sorriso. la prossima volta le chiederai se ha voglia di fare un aperitivo con te.
Fidati.

ciao

rob
...
...
...

1. Non avrei *MAI* il coraggio di fare una cosa simile, a partire da chiedere il nome. ops:
2. Non avrebbe senso chiedere il nome, perché gli addetti hanno tutti già un cartellino con il nome ben visibile scritto sopra. Al massimo, se fosse un nome un po' particolare, potrei provare a fare qualche commento scherzoso a proposito... a volte lo faccio...
3. C'è un ricambio molto veloce negli addetti alla reception (sono quasi tutti ragazzi e ragazze che fanno semi-volontariato per un tot di ore), quindi è assai probabile che la prossima volta non riveda la stessa persona.
4. Non potrei invitarla in un locale pubblico. I locali pubblici mi mettono un fortissimo disagio, e non ricordo nemmeno più l'ultima volta che ci sono entrato. E poi... non bevo alcolici, al massimo acqua, latte, succhi di frutta.........
Vecchio 07-02-2009, 13:55   #5
Banned
 

Sono cose belle, siamo cosi sensibili e non ci sfuggono nei momenti di serenità queste esternazioni, ma sono tutto o niente, non lo possiamo mai sapere.io mi trovo piu a mio agio in incontri simili, lei luoghi piu impensabili.dove la stessa persona che posso avere di fianco o davanti, nonostante non conosco la sua vita nè altro, mi appare sola e bisognosa di compagnia.ma e al 95%un illusione.a me piace chiacchierare al bar o pub, con qualche barista, senza insistenza, d'altronde deve lavorare.ma mai una volta ho notato una partecipazione, solite frasi fredde e scontate.le occasioni che sogniamo, restano nei nostri sogni , non marciscono mai, restano ...io quando spesso sono a milano, gironzolo mezzo ubriaco e con la sigaretta in bocca, e vedo se con qualcuno attacco bottone alla stazione.mi e capitato alcune volte, ma dopo una conversazione di 5 minuti finiva li.l'alcol e anche le sigarette, sono dannose in tutto, tranne che nei rapporti sociali, la gente si ferma ti chiede una sigaretta mentre aspetta treno o altro(bum...puoi tentare un approccio)e l'alcol sei talmente rincoglionito che non hai stupide inibizioni e sei piu sciolto nel parlare.
Vecchio 07-02-2009, 14:59   #6
Esperto
L'avatar di Miky
 

Quote:
Originariamente inviata da thx1138
Quando esci, al sorriso fai:
-Posso chiederti una cosa?-
Lei risponderà sì.
-Potrei sapere come ti chiami?-
Lei te lo dirà. Vedi con che espressione te lo dice.
Se vedi filtrare qualcosa ringraziala con un altro sorriso. la prossima volta le chiederai se ha voglia di fare un aperitivo con te.
Fidati.

ciao

rob
quando esci al sorriso fai:
-posso chiederti una cosa
lei risponderà sì
- Potrei sapere se sei vaginale o clitoridea?
Lei ti dirà: perchè non controlli tu stesso?
uahahahahahahah
Vecchio 07-02-2009, 16:52   #7
Esperto
L'avatar di giordano
 

in effetti ..grande capacità di scrittura ..quindi potenzialmente anche grande capacità comunicativa... non aver paura
..che è facile a dirsi

mi ritrovo sempre in queste situazioni ..in cui mi limito a pensare quanto sarebbe bello riuscire a comunicare con la stessa facilità con cui non riesco a farlo

..il fatto è che penso continuamente solo al fallimento di ogni ipotetica comunicazione e l'unica conseguenza è che niente cambia
Vecchio 07-02-2009, 18:39   #8
Y__
Principiante
L'avatar di Y__
 

Quote:
Originariamente inviata da Amlug
Bellissimo post, complimenti per lo stile di scrittura, quasi professionale! Si denota una gran passione per i libri e conseguente giusto allenamento espressivo, più da come elabori lo scritto che dalla frequentazione di biblioteche! Chiunque tu sia e qualunque sia il tuo aspetto, di certo non passi inosservato quando scrivi
Mmmh... è una cosa che ho scritto rapidamente in una ventina di minuti, senza troppa elaborazione.

La mia parte razionale mi dice che effettivamente gli strumenti espressivi non mi mancherebbero, e riuscirei a produrre materiale pregevole e apprezzabile dal pubblico.
La mia parte emotiva mi dice che riesco a far solo schifezze(TM) che non interesserebbero a nessuno, che tanto non riuscirei mai a completare nulla di sufficientemente articolato e organico, che quel che penso e provo è così assolutamente insignificante da non meritare che gli si dia una qualche forma, che l'odio che provo per il Mondo e la gente mi farebbe partorire solo piccoli mostriciattoli informi e patetici e non degni lavori d'arte.

...devo forse dire quale, di queste due parti, ottiene la vittoria nella disputa?
Sia quel che sia, la sconfitta è sempre e comunque la mia......
Vecchio 07-02-2009, 23:49   #9
Y_
Principiante
L'avatar di Y_
 

Quote:
Originariamente inviata da Angulooke
Pensieri di autosvalutazione tipici di chi è depresso cronico, solitario, insicuro, fobico e quant'altro, non ti conosco ma leggendo non ho trovato nessuna corrispondenza nel reale delle tue percezioni sulle capacità comunicative tue medesime.
Potrei risponderti che non puoi dire una cosa del genere, perché tu non puoi sapere ciò che io volevo comunicare...
È anche vero che l'obiettivo d'una buona scrittura dovrebbe esser quello di procurare piacere alla lettura, e non tanto di comunicare alcunché... ma qui si aprirebbe un discorso lunghissimo.

Comunque di norma la soddisfazione che provo per ciò che scrivo è assai bassa, anche perché sono estremamente esigente nei miei stessi confronti.
La mediocrità non mi basta, ma intanto non posso fare a meno di constatarla constantemente.

Quote:
Originariamente inviata da Angulooke
Per me ti sottovaluti pesantemente... mi piacerebbe fare un gioco di ruolo letterario con te. Se t'interessa ti spiego in cosa consiste. :wink:
Mmmh... tieni conto che tra i miei tanti disturbi c'è l'incapacità di portare avanti a lungo, con costanza e con affidabilità qualcosa. Specie in ambito creativo. Detto in breve: magari parto in quarta, ma poi mi stufo subito. E smollo tutto.
Oppure smollo una cosa per mesi e poi la riprendo all'improvviso, e dopo la mollo di nuovo.
Quindi... non ti potrei garantire molto.

Però ammetto che la cosa mi incuriosisce.

Intanto spiegami di cosa si tratta.
Spiegami soprattutto s'è qualcosa che prende tanto tempo e impegno... spero di no, ovviamente...
Rispondi




Tutti gli orari sono GMT +2. Attualmente sono le 03:38.
Powered by vBulletin versione 3.8.8
Copyright ©: 2000 - 2024, Jelsoft Enterprises Ltd.
Powered by vBadvanced CMPS v3.2.2