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04-04-2013, 15:45
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#41
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 65,154
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Partiamo da punti di osservazione differenti: tu fai del mio discorso una lettura ontologica con implicazioni etiche, quando l'intento soggiacente all'intera discussione riguarda tutt'altro...
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Eh beh, le implicazioni etiche possono seguire anche da sole. Vedi il seguito.
Quote:
Originariamente inviata da muttley
a me interessa demistificare la tendenza a incasellare le persone a seconda dei rispettivi caratteri e ad insegnare sin dall'infanzia a identificarsi in tratti comportamentali predefiniti.
Faccio un discorso totalmente riferito a me e alla mia esperienza: allo stato attuale delle cose non mi interessa che la gente mi giudichi in un determinato modo, non voglio essere giudicato negativamente ma nemmeno desidero essere riconosciuto come una persona dotata di determinate caratteristiche piuttosto che di altre.
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Già il solo desiderare di non essere giudicato negativamente implica voler rifiutare certe caratteristiche legate alla tua persona, ergo non è vero che si tratta di "nessun sé" (il negativo non è assoluto, ma varia da individuo a individuo, altra personalizzazione). Per non parlare del fatto che a qualcun altro potrebbe interessare essere giudicato in un determinato modo, per cui eticamente dovrai o vorrai interfacciarti con lui/lei considerandolo come persona singola, altro che "nessun sé".
Quote:
Originariamente inviata da muttley
E ritengo anche più utile, nell'affrontare persone e situazioni, un approccio volto ad avvicinarsi il più possibile ad un'ideale di depersonalizzazione...un esempio? Devo fronteggiare un colloquio di lavoro ma anche un semplice tentativo di avvicinamento con scopi amicali/sentimentali ad una persona: se io mi affaccio a dette situazioni con un'idea di carattere (e tutto ciò che essa comporta, dai pregi ai difetti, dalle potenzialità alle debolezze) troppo definita, finirò per far deviare l'intero percorso dell'evento secondo quelli che sono i miei pregiudizi di conferma. Penso di non essere abbastanza preparato per affrontare quel colloquio o per ottenere l'amicizia/affetto di quella persona? Probabilmente finirò per dare vita a situazioni di fallimento da me stesso autogenerate.
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Solo se ci si condanna in partenza, pretendendo che il futuro sia già scritto univocamente. Ma una coscienza "sana" dei propri limiti personali e individuali non è di ostacolo alla realizzazione dei proprio obiettivi, anzi aiuta a calibrarli secondo la propria personalità.
Quote:
Originariamente inviata da muttley
E la ricetta per ovviare a tutto è, secondo me, affrontare quello che dobbiamo affrontare solo ponendoci un obiettivo, senza pensare a come siamo fatti (resta poi da considerare che noi non siamo fatti in un modo, ma ci sentiamo fatti in un modo), all'immagine che siamo soliti affibbiarci e quant'altro.
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Non basta porsi un obiettivo, bisogna anche pensare a come raggiungerlo e a quante possibilità si hanno di raggiungerlo (evitando certezze metafisiche estreme, in un senso o nell'altro).
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04-04-2013, 15:49
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#42
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,197
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Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Ma una coscienza "sana" dei propri limiti personali e individuali non è di ostacolo alla realizzazione dei proprio obiettivi, anzi aiuta a calibrarli secondo la propria personalità.
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I limiti caratteriali sono frutto dell'autoimposizione: se sono alto un metro e mezzo non posso certo ambire a diventare il pivot della nazionale di pallacanestro, ma ciò attiene alla sfera del carattere è aleatorio, non misurabile con parametri universali e pertanto evanescente ed estremamente soggettivo. In sostanza, come direbbe passenger: chi mi impedisce di voler andare a ballare sul cubo? Nessuno, è soltanto una mia autoimposizione
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04-04-2013, 16:04
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#43
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 65,154
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
I limiti caratteriali sono frutto dell'autoimposizione
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Non siamo robot intercambiabili, dai, non è vero che tutti possono fare tutto.
Poi che il "non potere" spesso non derivi da imposizioni esterne ma da fattori interni sono d'accordo. Ma non bsta volere le cose per poterle fare, anche se materialmente non ci sono ostacoli. Chi impedisce a un cittadino USA di diventare Presidente degli Stati Uniti? Non è solo la mancanza di soldi/conoscenze/altri fattori "esterni", è anche la propensione verso la politica, l'interesse a certe tematiche, il saper parlare, ecc.
Ciò che attiene alla sfera del carattere è soggettivo, è vero. Ed è per questo che non siamo tutti uguali.
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04-04-2013, 17:50
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#44
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Banned
Qui dal: Feb 2012
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,362
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Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Non siamo robot intercambiabili, dai, non è vero che tutti possono fare tutto.
Poi che il "non potere" spesso non derivi da imposizioni esterne ma da fattori interni sono d'accordo. Ma non bsta volere le cose per poterle fare, anche se materialmente non ci sono ostacoli. Chi impedisce a un cittadino USA di diventare Presidente degli Stati Uniti? Non è solo la mancanza di soldi/conoscenze/altri fattori "esterni", è anche la propensione verso la politica, l'interesse a certe tematiche, il saper parlare, ecc.
Ciò che attiene alla sfera del carattere è soggettivo, è vero. Ed è per questo che non siamo tutti uguali.
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homo sum, humani nihil me alienum puto.
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04-04-2013, 18:50
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#45
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Intermedio
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Roma
Messaggi: 192
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la depersonalizzazione intesa in senso forte sicuramente può essere piacevole (hanno fatto test sui monaci tibetani mentre meditano e pare che siano piu felici perchè la corteccia frontale- responsabile del senso di se- funziona meno come nei bambini in cui non è ancora matura per questo è cosi bella l'infanzia :P ) ma per la responsabilità, per essere adulto, serve un senso di se anzi sentirlo vacillare può essere traumatico. A me la depersonalizzazione in senso forte pare disumanizzante e sicuramente non un progresso. (ps: gli stoici non mi sembra che possano essere inclusi in questo discorso il lavoro del saggio stoico parte dal se per recitare al meglio il ruolo che ci spetta nella vita dobbiamo avere chiaro in mente chi siamo) La vera sfida soprattutto per chi come molta gente qua ha problemi di egocentrismo va combattuta insieme al nostro se non contro di esso, certamente è utile ridurne la potenza ma annichililirlo è gettare la spugna. Se vogliamo però prenderla in senso soft sono daccordo sul non costruire la nostra immagine di noi stessi sul nostro "carattere" socialmente stabilito etc..
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04-04-2013, 19:03
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#46
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Banned
Qui dal: Sep 2012
Ubicazione: Nothingness
Messaggi: 1,300
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Io sinceramente non ho capito cosa significa depersonalizzarsi. Cioè cosa dovrei fare esattamente?
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04-04-2013, 23:46
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#47
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Banned
Qui dal: Feb 2012
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,362
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bentornato joseph!
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09-04-2013, 09:11
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#48
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 65,154
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Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo
homo sum, humani nihil me alienum puto.
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Non sentirsi completamente estranei a come vivono e cosa pensano e provano gli altri non equivale a essere tutti uguali.
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10-04-2013, 08:29
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#49
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Intermedio
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Cagliari
Messaggi: 196
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Sarò pedante, ma si spezza una lancia e non un'arancia
Quote:
Originariamente inviata da muttley
Vorrei spezzare un'arancia in favore della depersonalizzazione, ovvero la dissociazione dal senso di sé, erroneamente ritenuta un disturbo psicologico da questa nostra civiltà occidentale, malata e individualista.
Nessun sé, nessun problema, come ebbi modo di scrivere altrove...ebbene: perché dobbiamo avere un carattere, una personalità, identificarci in un'immagine costruita in sinergia da noi e dagli altri? A che serve la coscienza di sé, dell'io, dei propri meriti/demeriti, valori/disvalori, quando sono proprio queste le cose che ci fanno più soffrire?
Quanti di noi hanno avuto paura di cimentarsi nel fare qualcosa perché quest'atto avrebbe potuto ledere la loro già fragile autostima e dar loro conferma di un radicato senso di inferiorità?
E anche tutte quelle persone che, al contrario, possiedono un ego smisurato e imponente...sono forse esse felici nel dover sempre dimostrare (a chi poi?), con annesso sfoggio di vanagloria, di essere i migliori?
Lasciamo perdere il ritratto che ci siamo creati, smettiamola di identificarci con un ipotetico, inutile e pericoloso "io" e identifichiamoci con l'atto (più o meno come mi disse Marco Russo quella sera in cui gli rovesciai il vino sulla camicia), come se riuscissimo ad osservarci dall'esterno.
Che ne pensate?
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