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24-10-2012, 20:58
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#1
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,121
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Vorrei spezzare un'arancia in favore della depersonalizzazione, ovvero la dissociazione dal senso di sé, erroneamente ritenuta un disturbo psicologico da questa nostra civiltà occidentale, malata e individualista.
Nessun sé, nessun problema, come ebbi modo di scrivere altrove...ebbene: perché dobbiamo avere un carattere, una personalità, identificarci in un'immagine costruita in sinergia da noi e dagli altri? A che serve la coscienza di sé, dell'io, dei propri meriti/demeriti, valori/disvalori, quando sono proprio queste le cose che ci fanno più soffrire?
Quanti di noi hanno avuto paura di cimentarsi nel fare qualcosa perché quest'atto avrebbe potuto ledere la loro già fragile autostima e dar loro conferma di un radicato senso di inferiorità?
E anche tutte quelle persone che, al contrario, possiedono un ego smisurato e imponente...sono forse esse felici nel dover sempre dimostrare (a chi poi?), con annesso sfoggio di vanagloria, di essere i migliori?
Lasciamo perdere il ritratto che ci siamo creati, smettiamola di identificarci con un ipotetico, inutile e pericoloso "io" e identifichiamoci con l'atto (più o meno come mi disse Marco Russo quella sera in cui gli rovesciai il vino sulla camicia), come se riuscissimo ad osservarci dall'esterno.
Che ne pensate?
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26-10-2012, 03:58
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#2
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Banned
Qui dal: Feb 2012
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,362
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Peccato che questo thread non abbia ricevuto l'attenzione che meritava.
Sono sempre più convinto che la via per l'illuminazione risiede proprio nell'accettare l'idea che la scelta è un'illusione, e che noi non siamo attori ma strumenti.
E inoltre, ma qui mi sa che mi spingo in territori davvero inesplorati, che la vita non esiste. E' solo un'astrazione, un fenomeno accessorio e contingente, come la coscienza.
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26-10-2012, 08:18
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#3
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: USS Enterprise • NCC1701E
Messaggi: 16,727
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Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo
la scelta è un'illusione
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Chi sei tu e cosa hai fatto a Marco_Russo?! (cit.)
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26-10-2012, 09:54
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#4
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Esperto
Qui dal: Feb 2011
Ubicazione: meandri della Campania
Messaggi: 2,291
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Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo
Peccato che questo thread non abbia ricevuto l'attenzione che meritava.
Sono sempre più convinto che la via per l'illuminazione risiede proprio nell'accettare l'idea che la scelta è un'illusione, e che noi non siamo attori ma strumenti.
E inoltre, ma qui mi sa che mi spingo in territori davvero inesplorati, che la vita non esiste. E' solo un'astrazione, un fenomeno accessorio e contingente, come la coscienza.
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hai ragione al 101%.Comunque,l'illusione aiuta ad ingannare il breve lasso di tempo che ci separa dalla morte.
I più fortunati muoiono prima.Sia chiaro:NON E' un elogio del suicidio,giusto per evitare qui pro quo.
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26-10-2012, 19:24
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#5
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,121
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La prossima volta mi ricorderò di aggiungere la parola "ragazze" al titolo
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26-10-2012, 19:32
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#6
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Nessun sé, nessun problema, come ebbi modo di scrivere altrove...ebbene: perché dobbiamo avere un carattere, una personalità, identificarci in un'immagine costruita in sinergia da noi e dagli altri? A che serve la coscienza di sé, dell'io, dei propri meriti/demeriti, valori/disvalori, quando sono proprio queste le cose che ci fanno più soffrire?
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E perché essere noi stessi dovrebbe farci soffrire? Perché identificare i nostri problemi in noi stessi? Noi non siamo i nostri problemi (cit.)
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26-10-2012, 19:37
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#7
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,121
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Avere una coscienza individuale troppo marcata, un senso di sé troppo forte può portare alla sofferenza. E' il sé a soffrire...si parla di orgoglio ferito, io ferito...eliminare queste cose per eliminare la sofferenza...
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26-10-2012, 19:40
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#8
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Avere una coscienza individuale troppo marcata, un senso di sé troppo forte può portare alla sofferenza. E' il sé a soffrire...si parla di orgoglio ferito, io ferito...eliminare queste cose per eliminare la sofferenza...
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Eliminare cosa? Sé stessi?
Come se la sofferenza venisse fuori sempre e soltanto dalla coscienza troppo marcata.
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26-10-2012, 19:40
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#9
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Esperto
Qui dal: Oct 2007
Messaggi: 6,117
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Che ne pensate?
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Vaffanculo! (ma non rivolto a te: depersonalizzato )
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26-10-2012, 19:42
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#10
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,121
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Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Eliminare cosa? Sé stessi?
Come se la sofferenza venisse fuori sempre e soltanto dalla coscienza troppo marcata.
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E da cosa verrebbe fuori la sofferenza (spirituale)?
Quote:
Originariamente inviata da Who_by_fire
Vaffanculo! (ma non rivolto a te: depersonalizzato )
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Sei troppo occidentale
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26-10-2012, 19:44
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#11
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
E da cosa verrebbe fuori la sofferenza (spirituale)?
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Dal male (morale) che riceviamo o vediamo nel mondo, dalla mancata soddisfazione delle nostre aspirazioni (spirituali) ... hai voglia.
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26-10-2012, 19:49
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#12
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,121
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E' proprio una coscienza troppo marcata che ci rende così permeabili al male (morale o meno) e alle aspirazioni fallite...se tu ci provi con una ragazza partendo da un disegno di te che ti sei confezionato su misura (quello di non piacere alla maggioranza delle donne), un eventuale rifiuto ti peserà come un macigno. Ma se invece di costruirti un senso dell'io così forte, ti limitassi a cercare ciò che ti piace per il puro piacere che può regalarti, senza pensare al fatto che un eventuale successo o insuccesso possa confermare o smentire l'immagine di te che ti sei dato, il rifiuto potrà essere meno devastante.
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26-10-2012, 19:54
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#13
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
E' proprio una coscienza troppo marcata che ci rende così permeabili al male (morale o meno) e alle aspirazioni fallite...
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Essere insensibili al male, di contro, porta all'indifferentismo morale e al nichislimo. O al nazismo.
E il male esiste, non è che se lo inventa la nostra coscienza per farci stare male.
Quote:
Originariamente inviata da muttley
tu ci provi con una ragazza partendo da un disegno di te che ti sei confezionato su misura (quello di non piacere alla maggioranza delle donne), un eventuale rifiuto ti peserà come un macigno. Ma se invece di costruirti un senso dell'io così forte, ti limitassi a cercare ciò che ti piace per il puro piacere che può regalarti, senza pensare al fatto che un eventuale successo o insuccesso possa confermare o smentire l'immagine di te che ti sei dato, il rifiuto potrà essere meno devastante.
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In questo caso io parlerei di scelta del giusto target e del giusto obiettivo, piuttosto che di conferma o smentita dell'immagine di sé.
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26-10-2012, 19:57
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#14
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Esperto
Qui dal: Oct 2007
Messaggi: 6,117
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Sei troppo occidentale
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Vergognarsi di essere occidentali è un luogo comune postmoderno.
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26-10-2012, 19:59
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#15
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da Who_by_fire
Vergognarsi di essere occidentali è un luogo comune postmoderno.
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Sì, in effetti non capisco perché uno dovrebbe vergognarsi di essere occidentale più di quanto un altro dovrebbe vergognarsi di essere orientale. Non si era detto che non esistevano le culture superiori?
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26-10-2012, 20:13
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#16
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,121
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Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Essere insensibili al male, di contro, porta all'indifferentismo morale e al nichislimo. O al nazismo.
E il male esiste, non è che se lo inventa la nostra coscienza per farci stare male.
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Ho parlato di impermeabilità, del non lasciarsi ferire, non di insensibilità.
Quote:
Originariamente inviata da Who_by_fire
Vergognarsi di essere occidentali è un luogo comune postmoderno.
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L'occidentalità ha i suoi aspetti deteriori (eccessivo individualismo selon moi) come del resto li avrà anche l'orientalità
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26-10-2012, 20:15
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#17
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,121
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Quote:
Originariamente inviata da Dedalus
Io minimo = incapacità di responsabilizzazione e capacità normativa = anarchia dei desideri = che possono essere soddisfatti dando ad ognuno di essi quel che vuole quando lo vuole* = integrazione perfetta al sistema capitalista**.
Che poi è quel che molti vogliono, dunque a me va bene così.[/SIZE]
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Un'equazione alquanto fantasiosa, non c'è che dire
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26-10-2012, 20:17
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#18
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Ho parlato di impermeabilità, del non lasciarsi ferire, non di insensibilità.
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Hai parlato di eccesso di coscienza verso determinate cose, io ho ricordato che l'assenza di coscienza genera mostri. Ergo, eliminare l'(auto)coscienza è poco raccomandabile.
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26-10-2012, 20:19
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#19
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,121
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Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Hai parlato di eccesso di coscienza verso determinate cose, io ho ricordato che l'assenza di coscienza genera mostri. Ergo, eliminare l'(auto)coscienza è poco raccomandabile.
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Un conto è la coscienza dello stato delle cose, un conto è la coscienza di sé. L'autocoscienza consiste nel comprendersi e nel conoscersi ma non per costruire un'immagine tetragona e indistruttibile del sé, bensì per capire dove si sbaglia e come riparare ai propri errori.
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26-10-2012, 20:22
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#20
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Un conto è la coscienza dello stato delle cose, un conto è la coscienza di sé.
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La seconda si costruisce anche grazie alla prima, e viceversa.
Quote:
Originariamente inviata da muttley
L'autocoscienza consiste nel comprendersi e nel conoscersi ma non per costruire un'immagine tetragona e indistruttibile del sé, bensì per capire dove si sbaglia e come riparare ai propri errori.
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Quindi non è del tutto negativa.
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