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Vecchio 14-04-2010, 00:36   #1
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Le vecchie favole propongono donne miti, passive, inespresse, unicamente occupate della propria bellezza, decisamente inette e incapaci, senza scopi e senza ideali, tranne quello di catturarsi un uomo che "le faccia felici per tutta la vita". Quando, nella letteratura infantile, viene presentata una donna non del tutto passiva e inetta, si stravolge il personaggio fino a farne una strega. Di contro, le figure maschili sono attive, forti, coraggiose, leali, intelligenti. Oggi le favole non si raccontano quasi più ai bambini, che le hanno sostituite con la televisione e le storie inventate per loro, ma alcune tra le più note sono sopravvissute e tutti le conoscono.
Cappuccetto Rosso è la storia di una bambina al limite dell'insufficienza mentale che viene mandata in giro da una madre irresponsabile per cupi boschi infestati da lupi per portare alla nonna malata panierini colmi di ciambelle. Con simili presupposti, la sua fine non stupisce affatto. Ma tanta storditezza, che non sarebbe mai stata attribuita a un maschio, riposa sulla fiducia che si trova sempre nel posto giusto al momento giusto un cacciatore coraggioso e pieno di acume pronto a salvare dal lupo nonna e nipote.
Biancaneve è anche lei una stolida ochetta che accetta la prima mela che le viene offerta, per quanto sia stata severamente ammonita di non fidarsi di nessuno. Quando i sette nani accettano di ospitarla, i ruoli si ricompongono: loro andranno a lavorare, ma lei gli terrà la casa in ordine, rammenderà, scoperà, cucinerà e aspetterà il loro ritorno. Anche lei vive con la testa nel sacco, l'unica qualità che le si riconosce è la bellezza ma, visto che essere belli è un dono di natura nel quale la volontà di un individuo c'entra ben poco, anche questo non le fa molto onore. Riesce sempre a mettersi negli impicci, ma per tirarla fuori deve, come sempre, intervenire un uomo, il Principe Azzurro, che regolarmente la sposerà.
Cenerentola è il prototipo delle virtù domestiche, dell'umiltà, della pazienza, del servilismo, del sottosviluppo della coscienza, ma non è molto diversa dai tipi femminili descritti negli odierni libri di testo per le scuole elementari e nella letteratura infantile. Anche lei non muove un dito per uscire da una situazione intollerabile, ingoia umiliazioni e sopraffazioni, è priva di dignità e di coraggio. Anche lei accetta il salvataggio che le viene da un uomo come unica risorsa, ma non è poi certo che costui la tratterà meglio di quanto sia stata trattata fino allora.
Pelle d'Asino gareggia in sottomissione con Cenerentola; Griselda, la pastorella sposata dal principe che ha trovato in lei la donna ideale, accetta di essere angariata sadicamente da lui, perché fa parte delle esaltate virtù femminili subire senza ribellarsi qualsiasi sopraffazione. Questo ideale femminile è sopravvissuto, dato che nei libri di testo per i bambini la mamma viene tuttora descritta come una malinconica e servile creatura che sorride sempre anche se la insultano.
Le figure femminili delle favole appartengono a due categorie fondamentali: le buone e inette e le malvagie. E' stato calcolato che nelle fiabe dei Grimm l'80%dei personaggi negativi siano femmine. Non esiste, per quanta cura si ponga nel cercarla, una figura femminile intelligente, coraggiosa, attiva, leale. Anche le fate benefiche non usano le proprie risorse personali, ma un magico potere che è stato loro conferito e che è positivo senza ragioni logiche, così come nelle streghe è malvagio. La figura femminile provvista di motivazioni umane, altruistiche, che sceglie lucidamente e con coraggio come comportarsi, manca del tutto.
La forza emotiva con cui i bambini si identificano in questi personaggi conferisce loro un grande potere di suggestione, che viene rafforzato dagli innumerevoli e concordi messaggi sociali. Se si trattasse di miti isolati sopravvissuti in una cultura che non li fa più suoi, la loro influenza sarebbe trascurabile, ma al contrario la cultura è permeata degli stessi valori che queste storie contrabbandano, sia pure indeboliti e sfumati.
Per quanto questa sia un'analisi tutt'altro che sistematica della letteratura infantile del nostro paese, che richiederebbe ben altro spazio e una sede particolare, i pochi esempi riportati sono significativi e permettono la verifica dell'esistenza, anche in questo campo, di forti spinte a carico delle bambine perché continuino a identificarsi in modelli deteriori di "femminilità".
La letteratura infantile è responsabile di un discorso discriminatorio, reazionario, misogino e antistorico tanto più grave in quanto simili storture vengono ammannite ai bambini che le fanno proprie senza possibilità di critica. I modelli proposti da questo tipo di letteratura, piuttosto che aiutare il bambino a crescere e a organizzare la sua società futura, rischiano di bloccarlo nell'infanzia.
Simili rappresentazioni dell'infanzia non sono senza conseguenze presso gli stessi adulti, genitori o educatori, che, invece di essere aiutati a immaginare un nuovo tipo di bambino, nuovi rapporti con lui e il nuovo posto che egli potrà occupare nella società, vengono risospinti verso vecchi modelli che dovrebbero essere definitivamente abbandonati. In questo senso la letteratura infantile fallisce completamente la sua funzione.

Elena Gianini Belotti, "Dalla parte delle bambine", Feltrinelli, 1973
Vecchio 14-04-2010, 00:43   #2
Esperto
 

Parliamo un po' anche delle conseguenze negative sugli uomini che devono rispondere ai requisiti di "principe azzurro"...

E comunque mi pare improponibile e impraticabile eliminare favole così famose (e belle, tra l'altro), magari si possono affiancare loro delle altre...
Vecchio 14-04-2010, 00:52   #3
Esperto
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http://books.google.it/books?id=uBCH...page&q&f=false
http://www.lastampa.it/redazione/cms...4012girata.asp
Vecchio 14-04-2010, 00:54   #4
Esperto
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c'è femminismo in te cristina
Vecchio 14-04-2010, 00:57   #5
Esperto
 

Ma "Dalla parte dei bambini" (maschi e femmine) no, eh?
Vecchio 14-04-2010, 01:04   #6
Esperto
L'avatar di QuantumLeap
 

Elena Gianini Belotti
DALLA PARTE DELLE BAMBINE
L'influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita

La tradizionale differenza di carattere tra maschio e femmina non è dovuta a fattori innati, bensì ai condizionamenti culturali che l'individuo subisce nel corso del suo sviluppo. Questa la tesi appoggiata da Elena Gianini Belotti e confermata dalla sua lunga esperienza educativa con genitori e bambini in età prescolare. Ma perché solo "dalla parte delle bambine"? Perché questa situazione è tutta a sfavore del sesso femminile. La cultura alla quale apparteniamo - come ogni altra cultura - si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere: fra questi anche il mito della "naturale" superiorità maschile contrapposta alla "naturale" inferiorità femminile. In realtà non esistono "qualità maschili" e "qualità femminili", ma solo qualità umane. L'operazione da compiere dunque "non è di formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma di restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene".
Vecchio 14-04-2010, 01:07   #7
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da cristinapinti Visualizza il messaggio
Ma perché solo "dalla parte delle bambine"? Perché questa situazione è tutta a sfavore del sesso femminile.
Un paio di palle.
Non tutti gli uomini sono preparati ad assumersi il ruolo "forte" che gli viene imposto. Anche noi possiamo subire svantaggi dall'imposizione di questi stereotipi.
Vecchio 14-04-2010, 01:27   #8
Esperto
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cmq vi ci vedrei bene assieme voi 2, non abitate manco tanto lontani
su winny, fai tu il primo passo dai, clicca qui
Vecchio 14-04-2010, 01:30   #9
Esperto
L'avatar di QuantumLeap
 

Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Non tutti gli uomini sono preparati ad assumersi il ruolo "forte" che gli viene imposto. Anche noi possiamo subire svantaggi dall'imposizione di questi stereotipi.
Per quanto ci si metta dalla parte delle bambine, è chiaro che non sono soltanto le bambine le vittime di un condizionamento negativo in funzione del loro sesso. Che cosa può trarre di positivo un maschio dall'arrogante presunzione di appartenere a una casta superiore soltanto perché è nato maschio? La sua è una mutilazione altrettanto catastrofica di quella della bambina persuasa della sua inferiorità per il fatto stesso di appartenere al suo sesso. Il suo sviluppo come individuo ne viene deformato e la sua personalità impoverita, a scapito della loro vita in comune.

Elena Gianini Belotti, "Dalla parte delle bambine", Feltrinelli, 1973
Vecchio 14-04-2010, 01:34   #10
Esperto
 

Sì, ho capito, l'ha sparata grossa e dopo ha tentato di metterci una pezza
Vecchio 14-04-2010, 01:48   #11
Esperto
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quarda il timidone come fa finta di non aver visto il mio mex, ma vuoi rimanere sul forum a vita?
Vecchio 14-04-2010, 02:05   #12
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da cristinapinti Visualizza il messaggio
Nel caso del maschio ipotonico (cioè tranquillo, passivo, poco esigente) gli interventi educativi sono tesi a stimolare il bambino il più possibile perché diventi passabilmente vivace e aggressivo. Se questa pressione rappresenta una violenza all'indole del bambino per ottenere che si adegui allo stereotipo maschile richiesto, e quindi verranno represse in lui certe qualità mentre altre ne verranno stimolate, tuttavia il danno sarà per lui molto minore di quello che subirà la bambina ipertonica (cioè attiva, curiosa, indipendente, rumorosa, molto precoce dal punto di vista della mobilità) costretta a conformarsi a un modello così irrimediabilmente al di sotto delle proprie possibilità.

Elena Gianini Belotti, "Dalla parte delle bambine", Feltrinelli, 1973
Che il danno sia minore non credo proprio. I complessi d'inferiorità che sorgono per non essere adatti allo stereotipo maschile richiesto dove li mettiamo?
Vecchio 14-04-2010, 15:02   #13
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L'avatar di JohnReds
 

non ho letto il post, ma sono daccordo con chi critica le favole

la favola del principe azzurro e della principessa è il male assoluto

perché crea due modelli estremamente negativi per entrambi i sessi

quello dell'uomo-principe azzurro senza macchia e senza paura, che mette in difficoltà noi uomini
quello della principessa sul pisello (non riesco a non prendere questo esempio) che deve aspettare passiva, che impone un modello di donna come inferiore

fin da bambini ci inculcano questo modello con i metodi più subdoli, le favole appunto
Vecchio 14-04-2010, 15:46   #14
Esperto
L'avatar di QuantumLeap
 

Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Che il danno sia minore non credo proprio. I complessi d'inferiorità che sorgono per non essere adatti allo stereotipo maschile richiesto dove li mettiamo?
Nel caso del maschio ipotonico (cioè tranquillo, passivo, poco esigente), gli interventi educativi sono tesi a stimolare il bambino il più possibile perché diventi passabilmente vivace e aggressivo. Se questa pressione rappresenta una violenza all'indole del bambino per ottenere che si adegui allo stereotipo maschile richiesto, e quindi verranno represse in lui certe qualità mentre altre ne verranno stimolate, tuttavia il danno sarà per lui molto minore di quello che subirà la bambina ipertonica (cioè attiva, curiosa, indipendente, rumorosa, molto precoce dal punto di vista della mobilità) costretta a conformarsi a un modello così irrimediabilmente al di sotto delle proprie potenzialità. Lo svantaggio che si presenta alla bambina rispetto al maschio è che il modello al quale adeguarsi, la madre, è tutta lì, all'interno della casa, disponibile in ogni momento per essere osservata e copiata, espressa, per così dire, nella sua pienezza che è poi una gran povertà.
Chi esce dalla porta di casa e la chiude dietro di sé, lascia una scia di curiosità e l'appassionante quesito di dove sia andato e che cosa sia andato a fare. Vederlo uscire suscita una dolorosa invidia, ma anche eccitazione, speranza, attesa per il ritorno, tesa aspettativa per quello che riporterà dal mondo esterno con il quale ha un legame pieno di fascino per coloro che dal mondo esterno sono esclusi. L'immaginazione si nutre di queste assenze, il desiderio di sapere si placa nell'immaginare chissà quali fantastici avvenimenti che accadono a colui che esce, e solo a lui, appena varcata quella porta. Maschio e femmina invidiano il padre che lavora, ma il primo con l'orgoglio smisurato di chi sa di essere come il padre per cui un giorno spetterà anche a lui la stessa avventura, l'altra come l'esclusa spettatrice di qualcosa che non le apparterrà mai. "Tuo papà che lavoro fa?" "Mio papà lavora," rispose un maschietto con smisurato orgoglio. "E tua mamma?" "Sta a casa."
Al contrario del maschio il mondo della bambina è lì, nella casa, con sua madre e tutto vi è senza misteri e senza fascini: una serie di faccende domestiche miserabili, che si ripetono in continuazione, che vengono vanificate di lì a poco per ricominciare da capo, sempre uguali, in una feroce ristrettezza di immaginazione, opache, fruste, malinconiche, solitarie. E sempre al servizio degli altri. Questi rituali senza mistero si producono lì, sotto i suoi occhi, la sua immaginazione infantile in un primo tempo riesce a colorirli e smaltarli finché la prevalente spinta all'attività sensoriale la induce a riprodurre per imitazione le faccende materne (e questo accade anche per il maschietto), ma ben presto questa stagione sarà passata. Mentre in un primo tempo, quando desidererà di farlo, le verrà impedito di partecipare alle attività materne perché ritenuta incapace, successivamente le verranno richieste come dovere, come tirocinio alla sua futura funzione di donna addetta ai servizi della comunità familiare e sociale.

Elena Gianini Belotti, "Dalla parte delle bambine", Feltrinelli, 1973
Vecchio 14-04-2010, 18:54   #15
Esperto
L'avatar di QuantumLeap
 

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Originariamente inviata da NightVision Visualizza il messaggio
le favole sono un pezzetto di letteratura...

sono un piccolo patrimonio per l'infanzia ed eliminarle sarebbe ingiusto,
Ma infatti vogliono eliminare solo quelle vecchie e crearne delle nuove. http://www.lastampa.it/redazione/cms...4012girata.asp
Quote:
Originariamente inviata da NightVision Visualizza il messaggio
semmai bisogna spiegare a molti adulti(non bimbi)
che i personaggi delle favole non dvono essere presi alla lettera e pensare di cercarli nel mondo reale...
tutto qui
E invece dovrebbero essere prima di tutto i bimbi a capire questa cosa perché «Le favole formano la mente, come ha già dimostrato Bruno Bettelheim in “Psicoanalisi delle fiabe”» e ho notato che più si va avanti con gli anni più diventa difficile liberarsi dai pregiudizi.

La forza emotiva con cui i bambini si identificano in questi personaggi conferisce loro un grande potere di suggestione, che viene rafforzato dagli innumerevoli e concordi messaggi sociali. Se si trattasse di miti isolati sopravvissuti in una cultura che non li fa più suoi, la loro influenza sarebbe trascurabile, ma al contrario la cultura è permeata degli stessi valori che queste storie contrabbandano, sia pure indeboliti e sfumati.
Per quanto questa sia un'analisi tutt'altro che sistematica della letteratura infantile del nostro paese, che richiederebbe ben altro spazio e una sede particolare, i pochi esempi riportati sono significativi e permettono la verifica dell'esistenza, anche in questo campo, di forti spinte a carico delle bambine perché continuino a identificarsi in modelli deteriori di "femminilità".
La letteratura infantile è responsabile di un discorso discriminatorio, reazionario, misogino e antistorico tanto più grave in quanto simili storture vengono ammannite ai bambini che le fanno proprie senza possibilità di critica. I modelli proposti da questo tipo di letteratura, piuttosto che aiutare il bambino a crescere e a organizzare la sua società futura, rischiano di bloccarlo nell'infanzia.
Simili rappresentazioni dell'infanzia non sono senza conseguenze presso gli stessi adulti, genitori o educatori, che, invece di essere aiutati a immaginare un nuovo tipo di bambino, nuovi rapporti con lui e il nuovo posto che egli potrà occupare nella società, vengono risospinti verso vecchi modelli che dovrebbero essere definitivamente abbandonati. In questo senso la letteratura infantile fallisce completamente la sua funzione.

Elena Gianini Belotti, "Dalla parte delle bambine", Feltrinelli, 1973
Vecchio 14-04-2010, 20:03   #16
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Originariamente inviata da NightVision Visualizza il messaggio
se ci sono donne che pretendono di assumere i comportamenti da bella addormentata nel bosco in attesa di non so chi anche nella vita reale sono sciocche loro
non è colpa delle favole..

dare la colpa a roba scritta anni e anni fa mi sembra una giustificazione che non ha senso

eeeh non credere sai...i condizionamenti subiti nell'infanzia sono i più potenti in assoluto..e da adulti è difficile vedere le falle del sistema quando ci sei dentro, sei assuefatto..
Tu riesci a vedere i difetti del sistema perché sei timido, sei fuori dal sistema e ne percepisci le contraddizioni sulla tua pelle

poi ovviamente non dico che dobbiamo per forza eliminare le favole anche perché i rimedi radicali e decisi a tavolino spesso hanno effetti opposti di quelli voluti

Ultima modifica di JohnReds; 14-04-2010 a 20:06.
Vecchio 14-04-2010, 21:56   #17
Esperto
 

Cristina, a me 'sto fatto che i bambini non abbiano nessun problema e le bambine li abbiano tutti non va proprio giù.
L'esempio del padre che lavora e della mamma che sta a casa poteva reggere 30-40 anni fa, non ora. Ora alle bambine non credo sia più imposto o presentato come ideale il modello della casalinga. Casomai il problema diventerà quello di conciliare impegno lavorativo e doveri familiari, dato che di solito questi ultimi ricadono maggiormente sulle donne. Ma certamente non vedo una costrizione, una spinta che forzi le bambine e le ragazze a scegliere un ruolo di casalinga.
E ripeto, i ragazzi poco asssertivi e timidi sono penalizzati almeno quanto le ragazze.
Vecchio 15-04-2010, 15:22   #18
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Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Cristina, a me 'sto fatto che i bambini non abbiano nessun problema e le bambine li abbiano tutti non va proprio giù.
E ripeto, i ragazzi poco asssertivi e timidi sono penalizzati almeno quanto le ragazze.
Nessuno mette in dubbio questo, ma qui si parla dei condizionamenti subiti dalle donne, non dei problemi delle persone timide.
Vecchio 15-04-2010, 23:24   #19
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Originariamente inviata da cristinapinti Visualizza il messaggio
Nessuno mette in dubbio questo, ma qui si parla dei condizionamenti subiti dalle donne, non dei problemi delle persone timide.
E dei condizionamenti subiti dagli uomini no?
L'autrice del libro che tu citi fa una pericolosa discriminazione dicendo che un certo tipo di favole provoca danni SOLO alla crescita delle bambine. L'imposizione di modelli estranei alla personalità del singolo individuo è un male, sia che questo individuo sia maschio, sia che sia femmina. Una ragazza costretta in casa e alla passività contro la sua volontà (fenomeno che ultimamente è un po' meno diffuso, ad onor del vero, infatti il libro è degli anni '70, mi pare) per me soffre tanto quanto un ragazzo costretto a recitare la parte dell'uomo supereroe, padrone del mondo e senza insicurezze, pena la messa in ridicolo delle proprie debolezze.
Vecchio 16-04-2010, 21:07   #20
Esperto
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Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
E dei condizionamenti subiti dagli uomini no?
L'autrice del libro che tu citi fa una pericolosa discriminazione dicendo che un certo tipo di favole provoca danni SOLO alla crescita delle bambine.
Leggi meglio il post e ti accorgerai che non è così.
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