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Vecchio 14-11-2008, 20:54   #1
Esperto
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Sono due mesi ormai che ho ripreso a lavorare nel pazzo mondo della scuola. Stavolta sono finita in una scuoletta di provincia, in un paesello anonimo, privo di stimoli di alcun genere, e nella mia mente incominciano di già a frullarmi strani pensieri di fuga……Parigi, Berlino……insomma, un altrove esotico e stimolante, che si opponga alla grigia routine di impegni che avverto troppo grandi per me.

Principalmente la mia è una tensione di fuga davanti alle tante responsabilità che una realtà complessa come quella scolastica mi pone di fronte tutti i giorni: alunni irrequieti e irrispettosi da inquadrare, ragazzi stranieri da integrare, bulli la cui indomita aggressività è da tenere a bada, genitori ansiosi o cafoni da “educare” essi stessi…e poi aggiungeteci pure i rapporti coi colleghi, coi superiori (leggi preside e suo vice), i conflitti tra gli allievi stessi ecc.

Mi sembra quasi che mi venga richiesto, per fare tutto ciò, una forza di carattere che non sempre mi sembra di possedere, essendo stata sin da sempre io una ragazza timida-introversa, sprovvista soprattutto di una giusta dose di sana autostima.
Diciamo che sono sempre stata consapevole di alcuni aspetti della mia personalità, ma negli anni dello studio (cullata troppo a lungo in un mondo fatto di libri, letteratura e rapporti umani selezionati), sono sempre stata spinta poco a rafforzare i lati fragili del mio carattere, così come a smussare certe mie caratteristiche forse poco idonee ad un’impostazione formale e adulta dei rapporti umani, richiesta invece in qualsiasi contesto lavorativo…..

Diciamo poi che la tendenza all’introversione non mi aiuta a gestire certe difficoltà e un lavoro come quello dell’insegnante, fondato appunto tutto sullo scambio e la relazione diretta col discente, nonché sull’accettazione implicita del ruolo di guida di un sostanzioso numero di persone (il gruppo-classe), che sembra quasi mettere alla prova (inconsapevolmente) la tua reale capacità di essere il buon condottiero in grado di mettere in riga le bizzarrie di una ciurma scalcagnata e irriverente!

Ho sempre pensato che un lavoro che mi mettesse a contatto con la complessità della realtà sociale (e la scuola è un ritratto impietoso della nostra società) potesse stimolarmi e coivolgermi, perchè idealmente mi piace il confronto con il mondo vivo, mi piacciono le sfide, amo un lavoro che mi mette a contatto il più possibile con gli altri esseri umani.

Purtroppo c’è la parte introversa e timida di me – quella rimasta bambina e ancorata alle sue paure infantili – che rifugge dalle situazioni in cui ci si deve troppo mettere in gioco, in cui si è i protagonisti di qualcosa che richiede capacità di autodominio, fermezza, spirito d’iniziativa, sicurezza in sé e una buona dose di autostima. Tutte queste qualità vengono indirettamente richieste a chi deve difatti essere punto di riferimento per delle persone che stanno crescendo.

Il fatto di non sentirmi completamente adulta - a causa di queste mie antiche paure che hanno sin da sempre tenuto a freno l’espressione di alcune parti della mia personalità rattrappita nell’ombra a scrutare di soppiatto il mondo senza viverlo sino in fondo - fa sì che ora io viva l’impatto col mondo adulto in maniera alquanto traumatico.

Mi si richiede di essere adulta, di avere in pugno la situazione, di essere in grado di gestire le situazioni di conflitto, di essere un modello e un riferimento per altri (gli adulti di domani), eppure a me sembra che i panni di questa “adultità” ancora non mi calzino a pennello, quasi fossi una bambina che per gioco indossa i vestiti troppo larghi della mamma. Recito con imbarazzo e poca convinzione la parte dell’adulta di fronte ai mie studenti, e spesso temo che loro stessi intuiscano (anche se inconsapevolemente) che il mio essere grande sia tutto un bluff, e che la mia sia solo una cattiva recita di un mediocre commediante! C’è il mio io-bambino che reclama a viva voce ancora il bisogno di essere lui stesso difeso dalle minacce del mondo, di essere rassicurato dalle ombre della notte, di essere protetto e avvolto in un calore casalingo, quasi a ricercare la sicurezza del grembo materno.
C’è questa parte bambina di me che fa fatica ogni giorno a svegliarsi, a vivere una quotidianità fatta di lotte e di fatiche, di confronti e di doveri, di regole e di maturità.

Ogni giorno mi si richiede di gestire situazioni verso le quali spesso non riesco a sentirmi all’altezza, perchè io per prima non so vedermi completamente adulta e padrona di me stessa…. Come posso quindi, essere padrona delle situazioni? Come posso essere in grado di assolvere al compito di chi si pone su un piano superiore all’universo conflittuale degli adolescenti, se io per prima non penso di avere superato pienamente le insicurezze di questa età ingrata?

Per ora la mia vittoria e il mio orgoglio è la capacità di resistere di fronte ad una lotta che si gioca ogni giorno tra i banchi di scuola, dove ogni ora - tra studente e alunno – vengono lanciate tacite sfide in un’estenuante lotta, volta a decretare chi sia il più forte, il vincitore….non conosco ancora il verdetto di questa battaglia, ma so solo che la mia forza, per ora, è quella di chi resiste in prima linea senza gettare le armi. Per me è già tanto perseverare e mettermi alla prova, nonostante i miei limiti. Forse attraverso un atto di forza – per forza di cose- sarò costretta ad allargare i confini di questi miei personali limiti. Forse imparerò a difendermi, a dire addio alla mia parte bambina che reclama ancora spazi vitali, nonostante sia passato ormai il suo tempo; imparerò forse a far sì che la parte introversa e docile lasci spazio ad una me stessa più assertiva e adulta….
Vecchio 14-11-2008, 20:58   #2
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di meg ryan ce ne è una sola :wink:
Vecchio 14-11-2008, 21:01   #3
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L'avatar di clizia
 

Quote:
Originariamente inviata da calisclero
di meg ryan ce ne è una sola :wink:
In che senso scusa??? Sono un po' stanca e quindi lenta di comprendonio.....illuminami!! :?
Vecchio 14-11-2008, 21:08   #4
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L'avatar di calisclero
 

oibò non trovo il nome del film
e a sto punto mi sorge il dubbio se era lei o Michelle Pfeiffer 8O

anche io sono stanco 8)
Vecchio 14-11-2008, 21:23   #5
Esperto
L'avatar di vetro
 

Vecchio 14-11-2008, 21:24   #6
Esperto
L'avatar di clizia
 

Quote:
Originariamente inviata da calisclero
oibò non trovo il nome del film
e a sto punto mi sorge il dubbio se era lei o Michelle Pfeiffer 8O

anche io sono stanco 8)
Ma parli del film dove c'è la Pfifer che va ad insegnare nel Bronx??
A me questi film così retorici, dove vengono dipinte figure di insegnanti perfette e senza macchia non piacciono.
Vediti casomai La classe, il film che ha vinto l'ultimo festival di Cannes.
Lì si che ho sentito vicino la figura del prof, che pur nella buona volontà e nell'intelligenza commette degli errori anche lui. Non è facile gestire la complessità crescente della società odierna, e l'universo della scuola ne è lo specchio fedele.....pur nella buona volontà siamo tutti degli esseri umani, smarriti di fronte agli enormi cambiamenti del mondo attuale, delle nuove generazioni, di fronte all'emergere di nuove problematiche, come quelle legate all'integrazione degli immigrati ecc....
Quel prof della classe è così umano e vero, proprio perchè sbaglia ed è in preda ai dubbi; soprattutto non è nè santo, nè pefetto, nè un trascinatore carismatico di folle, come il prof. dell'attimo fuggente ("oh capitano, mio capitano!!), che tra l'altro ha la vita facilitata, perchè va insegnare in una scuola di figli di papà, buoni buoni, docili docili
Vecchio 14-11-2008, 21:41   #7
Avanzato
L'avatar di calimeno
 

è qui l'errore, si parte dal presupposto di dovers sbagliare per essere umani
meglio il mudello vincente americano 8)

clizia, anabolizzati :lol:
Vecchio 14-11-2008, 21:53   #8
Esperto
L'avatar di clizia
 

Quote:
Originariamente inviata da calimeno
è qui l'errore, si parte dal presupposto di dovers sbagliare per essere umani
meglio il mudello vincente americano 8)

clizia, anabolizzati :lol:



Sono più per il modello esistenzialista francese, dell'uomo che si interroga su se stesso, su i suoi limiti e sulla sua fragilità.......
Ecco il (non) mitico prof della classe
Vecchio 14-11-2008, 21:57   #9
Avanzato
L'avatar di calimeno
 



il prof non deve interrogarsi, è una macchina da istruzione, deve interrogare gli altri
Vecchio 14-11-2008, 22:27   #10
Intermedio
L'avatar di ignotus-
 

...
Vecchio 14-11-2008, 23:20   #11
Esperto
L'avatar di vetro
 

Quote:
Secondo me potresti sfruttare il tuo lato adolescenziale per entrate maggiormente in sintonia con i tuoi studenti, farti percepire come una di loro con un pò più di esperienza sulle spalle, con la quale si possa discutere trovando un punto in comune..
Io ho avuto un'insegnante cosi'.Purtroppo l'ultimo anno di liceo la trasferirono.E' riuscita a entrare n sintonia con noi pur mantenendo integro il suo ruolo di educatrice.
Diventare grandi non è impresa facile.Credo che lo si diventi quando si raggiunge una certa indipendenza,quando si è in grado di prendersi cura di se stessi,quando ci si libera di pesi e zavorre e ci si incammina impettiti sul sentiero della vita.
Vecchio 14-11-2008, 23:38   #12
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se vabbè, ma ormai i tempi son cambiati, se entri così in sintonia t'arrestano 8)
Vecchio 15-11-2008, 16:57   #13
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L'avatar di clizia
 

Quote:
Originariamente inviata da ignotus-
Il "personale docente" è spesso costituito da gente frustrata, gretta, non certo in grado di dare giudizi obiettivi su altre persone, dato che non ha saputo trovare un equlibrio neppure per sè.
Non sono un esempio di vita, sono lontani i tempi del maestro austero e irreprensibile, colto e compìto, se mai una tale figura è realmente esistita al di fuori di libri come "Cuore" di De Amicis.
Probabilmente queste cose potrebbero essere dette di qualsiasi categoria di persone, ma gli insegnanti sono delle figure di riferimento, almeno nell'immaginario collettivo, per cui certe incongruenze stonano di più.
Ciao Ignotus,
ti ringrazio per la risposta! Prima di tutto mi sento di scendere in campo per difendere la categoria tanto bistrattata degli insegnanti!

Sarà perchè ora anch’io ne faccio parte, e ciò mi rende cosciente delle tante difficoltà che un docente deve affrontare nel suo lavoro, difficoltà che uno studente nemmeno immagina lontanamente. Sarà anche perchè provengo da una famiglia di insegnanti motivati e idealisti, che hanno cercato di dare il meglio di sé nel loro lavoro e hanno creduto (nei lontani anni ’60) che l’istruzione potesse essere uno strumento di riscatto per le masse e il proletariato, scegliendo volontariamente di andare a lavorare nelle realtà più difficili per entrare a contatto coi figli degli operai, anziché rinchiudersi nell’universo dorato dei licei classici della borghesia romana, lì dove vanno a studiare i figli della futura classe dirigente. Sarà poi che in questo mio primo anno di insegnamento ho conosciuto tanti prof. bravi e motivati che non riesco a fare di tutta l’erba un fascio!

Se sono un po’ isterici i prof., li devi capire: questo mestiere è uno dei più esposti al rischio di burn out, perchè è uno di quei lavori che logora dentro, visto che non si ha a che fare con fogli di carta, bensì con esseri umani, portatori ognuno dei suoi conflitti e dei suoi drammi personali…..e poi si sa, gli adolescenti vivono i loro problemi assolutizzandoli ed esasperandoli, e non a caso la scuola è il luogo dove per eccellenza esplodono certe inquietudini e conflitti, perchè è appunto il luogo della costrizione, dove i ragazzi sperimentano per la prima volta – attraverso la sfida alle regole e all’adulto – la forza della loro personalità, nonché la durezza del mondo esterno…

Quote:
Originariamente inviata da ignotus-
Tu, che non ti senti pienamente a tuo agio nel ruolo che rivesti, probabilmente sei più adatta degli altri a svolgerlo.
Secondo me potresti sfruttare il tuo lato adolescenziale per entrate maggiormente in sintonia con i tuoi studenti, farti percepire come una di loro con un pò più di esperienza sulle spalle, con la quale si possa discutere trovando un punto in comune... molto più che con vecchi barbagianni impolverati ed isteriche squilibrate, interessate solo allo stipendio e a sfogare in classe le loro frustrazioni private.
Questa idea che avete tu e Vetro sulla possibilità di creare una complicità con gli allievi a partire dal mio sentirmi appunto adolescente e quindi – per forza di cose – più vicina al loro mondo, può forse valere per i ragazzi grandi di un liceo, dove puoi aspettarti che si possa entrare in sintonia con lo studente attraverso le armi del ragionamento e della dialettica.

Forse crescendo si dimentica un po’ la scuola media e il modo di agire e di (non) pensare dei 12enni. A quell’età i ragazzi sono ancora un po’ “primitivi” e vicini allo stato di natura, di conseguenza predomina in loro un ferino istinto di sopraffazione: se ti vedono pronta al dialogo e allo scambio ne approfitteranno quasi sicuramente, perchè l’istinto di prevaricazione è in loro ancora preponderante, non mitgato affatto dall’uso della ragione o dalla capacità di autodeterminazione e autocontrollo. Sono ancora incapaci di gestire la propria libertà (forse è la cosa che più difficilmente s’impara), non comprendendo che la loro dovrebbe terminare lì dove incomincia quella altrui, e che rispetto e tolleranza gliele si possono offire a patto che non vengano strumentalizzate per un tornaconto gretto e personale…..

Per questo che credo poco nella possiblità di giocare la carta del mio spirito adolescenziale o della mia sensibilità per poter entrare in sintonia con loro: questo discorso può andare bene con dei ragazzi grandi e abbastanza maturi, ma un ragazzino necessita di figure adulte e fortemente autorevoli (io penso anche autoritarie, talvolta!) che siano in grado di rimarcare nettamente quali sono i limiti che essi non devono valicare, piuttosto che una figura portatrice dell’istanza del dialogo e del confronto a partire da quegli elementi che potrebbero accomunare discente e docente…ci ho provato, ma i preadolescenti in realtà non hanno ancora la maturità per cogliere la preziosa opportunità che gli si offre nel momento in cui si intraprende la strada del dialogo, della complicità o dello scambio: per loro queste si trasformano in facili occasioni da sfruttare per trarre un personale vantaggio, perchè l’istinto egoistico di prevaricazione sul prossimo è ancora troppo dominante in menti ancora incapaci di autocontrollo e rispondenti più all’istinto che alla ragione.

È quando incominicia a formarsi una coscienza, il primo pensiero critico che forse è possibile attuare le strategie che suggerisci tu, ma realisticamente ti dico che ( e me ne sto rendendo conto man mano) il rapporto funziona bene solo quando tu – in quanto docente – sai rivestire il ruolo della persona adulta portatrice di regole e limiti.

Ci sono sempre delle eccezioni: ad esempio ho in classe una ragazzina estremamente matura, dalla personalità spiccata, capace di un’autonomia mentale e comportamentale che raramente ritrovi in qualsiasi preadolescente. Mi ha scritto una lunghissima e bellissima lettera, dove afferma di rimanere affascinata da questa mia ricerca del dialogo e del confronto pacifico ecc. ecc……però sin’ora è l’unica che è in grado di scorgere l’opportunità che gli si offre attraverso uno scardinamento di ruoli e modi d’agire precostituiti.

Gli altri – invece – interpreteranno solo utilitaristicamente questa opportunità del confronto diretto, sciupandola per espandere all’infinito un ego smisurato, infantile, che non sa porsi dei limiti autonomamente e che necessita quindi di una figura forte di riferimento (quella adulta) in grado di arginare un io strasbordante e informe, in bilico sul limite sottile che divide la propria umanità da quella primordiale bestialità che ci accompagna sempre.

Ps: esistono prof insensibili e meschini, ma anche tra gli studenti ci sono tantissime carogne, perché la stronzaggine è trasversale a tutte le categorie ed è soprattutto molto diffusa! Pochi gli animi sensibili…..
Vecchio 15-11-2008, 18:20   #14
Intermedio
L'avatar di ignotus-
 

...
Vecchio 15-11-2008, 19:10   #15
Esperto
L'avatar di clizia
 

Quote:
Originariamente inviata da ignotus-
Sei riuscita a darmi torto su tutto quello che scritto, pur facendolo in un modo così piacevole che sembra quasi il contrario... e mi hai anche ringraziato!
Nonostante tu mi abbia contraddetto mi sento come se tu mi avessi dato ragione...
Hai utilizzato il "metodo Gattasilvestra"?
Vabbè, posso ringraziare il mio interlocutore per avermi prestato attenzione ed essersi interessato alla problematica da me sollevata, ma questo non vuol dire sposare al 100% il suo punto di vista!!
Non voglio darti torto, non è una gara tra di noi su chi abbia ragione o meno.
Esprimo magari pareri diversi dai tuoi senza per questo considerare errati i tuoi giudizi. Volevo solo farti per un attimo vedere le cose da un punto di vista diverso, e cioè da quello di chi sta dall'altra parte della barricata, tanto per usare una tua espessione! Ovviamente tu esponi un parere a partire dal tuo personale bagaglio di esperienze, io dal mio...tutto qui!


Quote:
Originariamente inviata da ignotus-
Non voglio quindi fare di tutta l'erba un fascio, ma posso riferire solo quelle che sono le mie esperienze.
Dalla accorata difesa che hai fatto della tua categoria, devo però dedurre che dopotutto non ti senti così estranea alla professione...
Magari avevo interpretato male, ma mi era sembrato che tu ti fossi descritta come un pesce fuor d'acqua e, invece, hai ora dimostrato, oltre che una passione per l'insegnamento, un inaspettato (per me) attaccamento anche all'ambiente lavorativo.
Mi sento coinvolta e in dovere di rispondere perchè mi pare che ci siano troppi pregiudizi sulla categoria degli insegnanti, spesso disprezzata a torto, il cui operato molte volte non viene riconosciuto, visto che parte del lavoro svolto è sommerso, perchè non si esaurisce nelle 5 ore frontali a scuola....anche se poi fossero solo 5 ore, il tempo passato in classe è così intenso e pieno che non si può minimamente paragonare ad un lavoro di ufficio.

Lo difendo anche perchè ho vissuto l'esperienza dei miei genitori come insegnanti e conosco tutti i retroscena segreti di questo faticoso mestiere sin da quando sono piccola! All'età di 5 anni mia madre mi fece una volta pure entrare in una classe di scuola superiore portandomi con lei....lo ricordo benissimo quel giorno!! Sono cresciuta in questo ambiente e un po' (ma solo un po') posso dire di conoscerlo.
Ci sono tanti prof. schizzati o frustrati, come dici tu, ma esistono anche tante persone in gamba, che credono nel loro lavoro e lo svolgono onestamente. Magari, col passare degli anni, molte illusioni possono crollare di fronte alla dura realtà, e quindi spesso alcuni prof posson apparire un po' stanchi e disillusi agli occhi degli studenti....

Il fatto di difendere questo mestiere e la categoria degli insegnanti non sta a significare che mi sento tutt'uno col mio lavoro e mi ci identifichi....anzi, tutt'altro, mi sembra di non riuscire mai a coincidere con il mio ruolo sociale...mi sento sempre un po' altrove e non riesco a far sì che il mio io-interiore coincida pienamente con il mio io-pubblico. Non riesco ad identificarmi totalmente in questo ruolo, perchè di fondo tendo a sentirmi inadeguata e poco rappresentata nel mio "essere" da un semplice ruolo formale....è come se ci fosse sempre una scissione tra il mio mondo interore ed il mondo esterno...non so spiegarti. Invece si, mi sento ancora come la bambina che indossa per gioco gli abiti della mamma

Quote:
Originariamente inviata da ignotus-
Per quanto riguarda i tuoi alunni... ovviamente non sapevo con quale fascia di età tu avessi a che fare, se sono così piccoli effettivamente il discorso sulla sintonia è fuori luogo, in compenso però forse sei ancora in tempo per raddrizzarli 8)
Ma infatti mica la mia risposta era un rimprovero.....ho solo specificato il perchè mi sia impossibile seguire i tuoi pur utili consigli.... :P
Vecchio 15-11-2008, 19:39   #16
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L'avatar di ignotus-
 

...
Vecchio 16-11-2008, 00:02   #17
Intermedio
L'avatar di Poison2
 

Vecchio 16-11-2008, 12:49   #18
Esperto
L'avatar di clizia
 

Sei un emulo di Harvest?? Vabbè….
Ma al di là della mia esperienza legata più specificamente all’insegnamento, nessuno di voi timidi-fobici vive il dramma dell’attraversamento della fatidica linea d’ombra? Da fobici riuscite tranquillamente ad accettare il passaggio dalla prima giovinezza all’età adulta con tutte le responsabilità che essa comporta? Riuscite a sentirvi degli adulti sicuri di voi, capaci di tenere in pugno voi stessi e le vostre emozioni soprattutto su un piano di responsabilità nei confronti del prossimo?
Per me questo passaggio è stato a dir poco drammatico, e forse ciò è anche dovuto al fatto che il lavoro che svolgo è di estrema responsabilità e mi fa sentire il cambiamento in maniera ancora più netta; da un'età in cui si è responsabili solo verso se stessi si passa ad una in cui lo si è anche verso gli altri e la società…
Vecchio 16-11-2008, 14:09   #19
Esperto
L'avatar di clizia
 

Quote:
Originariamente inviata da isolafelice
I
Poi, pensa a quando eri ragazzina.... Io alle medie ero una ragazzina allontanata da tutti perchè non ero simile a nessuno. Non so tu come hai vissuto quel periodo ma penso che il ricordo di alcune ingiustizie subite e dei tuoi stati d'animo potrebbe incuterti quella "rabbia" e "aggressività" che ti servirebbero a "combattere" contro comportamenti e modi di pensare che non sono accettabili.

Io sono sempre stata trattata come una "diversa", perchè come tale mi percepivano gli altri.......e lo ero per il mio modo d'essere, di vestire, di pensare, per i gusti, per la timidezza ecc.
Si, il ricordo delle ingiustizie - nonchè assistere a certe dinamiche spietate tra pari - mi rende aggressiva e rabbiosa, forse anche troppo, e non è nemmeno un bene farsi prendere troppo da questa cieca rabbia! Il segreto sarebbe un dominio freddo e distaccato delle situazioni: dominarle senza farcisi coinvolgere emotivamente. Essendo io una emotiva, facilmente mi faccio coinvolgere da eventi e stati d'animo, che non riesco sempre a gestire con equilibrio e fermezza. Farti vedere troppo "arrabbiata" e "isterica" dai ragazzi non è segno di forza, anzi tutt'altro....dovrei osservare certe dinamiche o gestire quelle tra me e i ragazzi con più distacco e superiorità, senza sentirmi messa in discussione io stessa, senza farmi travolgere da un'ondata anomala di emozioni....E' il segreto per stare bene e vivere serenamente la gestione dei conflitti, ma spesso mi ci lascio trascinare io stessa, perchè certe cose mi urtano assai, come ad esempio essere oggetto dell'aggressività altrui (i ragazzi di quell'età ne hanno in corpo tanta)
Vecchio 17-11-2008, 00:36   #20
Esperto
L'avatar di muttley
 

Ciao Clizia, credo di avertene già parlato una volta: l'idea di entrare a far parte dello spinoso mondo dell'insegnamento mi inquieta. Il deficit di esperienze farebbe di me una persona adatta a plasmare le giovani menti? E' per questa ragione che ho prontamente rigettato l'idea di dedicarmi ad una supplenza di francese quando mi si presentò l'opportunità l'anno scorso. L'avere a che fare con uno stuolo di ragazzini da "disciplinare" contribuirebbe ancora di più a far emergere il mio senso di inadeguatezza all'universo degli adulti....sono un adulto? Posso dichiararmi tale con il mio bagaglio esistenziale così striminzito? Insomma, ho lasciato che fosse un altro "adulto" ad occuparsi delle giovani menti io, in quanto ragazzino, ho tutt'ora bisogno di essere disciplinato 8)
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