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Vecchio 30-12-2024, 13:59   #1
~~~
Esperto
L'avatar di ~~~
 

Premetto che sono in fase depressiva quindi i pensieri negativi saranno probabilmente amplificati/esagerati.

Mi sento troppo inadeguata rispetto alla norma, ma anche "sbagliata".

Come se non solo non si camminasse in un mondo in cui tutti o quasi tutti camminano, ma come se pure la vulgata fosse "ah che schifo la gente che non cammina, fa proprio cagare, cazzo di parassiti".

Il problema del depresso è spesso l'incapacità o l'estrema difficoltà di agire, poi c'è chi riesce ad agire lo stesso, chi saltuariamente, chi quotidianamente, a seconda del periodo, a seconda della gravità del disturbo etc., ma spesso ho la sensazione che neppure molti depressi capiscano ad esempio i depressi che non riescono a lavorare, e questa cosa mi cruccia.

Genericamente ho la sensazione che non riuscire a lavorare e non cercare attivamente lavoro, non voler lavorare come conseguenza di tutte le proprie problematiche etc. venga vista proprio come la schifezza parassitaria più assoluta, e ovviamente questa cosa mi fa sentire sbagliata e ai margini della società.

Sono abbastanza sicura che la percezione che la società ha dei non lavoratori sia pressappoco questa in base alle mie esperienze irl e online, poi forse sarà più esacerbata dalla depressione quindi magari esagero. Certamente la depressione mi fa sentire peggio a riguardo mentre in periodi di ipomania non mi sentivo così, ma in generale per anni non ho avuto una sensazione così nefasta riguardo a questo argomento, è dal down depressivo iniziato a settembre che mi sento in questa spirale e mi ci avvito inutilmente.

Vorrei che ci fosse meno stigma verso le malattie mentali e le difficoltà che comportano, così come vorrei che ci fosse meno stigma fra chi ha una malattia mentale e magari riesce a fare cose che gli altri non riescono a fare.
Invece anche chi è malato spesso rimbrotta i non lavoratori, come se si esimessero dal partecipare al sacrificio collettivo ma vbb.

Il problema è che questa situazione fa sentire troppo inadeguati e diversi rispetto alla norma, perché non è solo il lavorare o meno di per sé, ma è proprio tutto il percorso di vita, di formazione etc. che è stato guastato in parte irreversibilmente dal disturbo, perché ormai gli anni della formazione sono andati, e sono anche proprio ormai le proprie caratteristiche personali dovute alla malattia (andare incontro a fasi depressive da letto che durano mesi, la mancanza di energie per portare avanti impegni saltuari e quindi figurarsi quelli quotidiani, andare in burnout dopo un periodo con impegni nemmeno troppo gravosi etc.).

Si finisce per sentirsi proprio inadatti alla vita "normale" in società cos'è come è concepita.



edit: Alla fine penso, in questo periodo, di provare vergogna; ma anche però la sensazione di impossibilità di comunicare agli altri la spiegazione dei perché e dei percome, perché incomprensibili per chi dovrebbe riceverli.
Insomma mi sento in una sorta di trappola muta, in cui rattrappire, da cui è impossibile comunicare efficacemente le proprie ragioni. Certo se fossi in un'altra fase del disturbo bipolare probabilmente non mi sentirei così o non la vivrei con tutto questo peso, però al momento sono in questa fase qui. Poi in generale mi sembra una questione che rimane, visto che non sono l'unica al mondo ad avere quel problema, quindi parlare dello stigma che si può subire/sentire di avere addosso può comunque essere utile.

Ultima modifica di ~~~; 30-12-2024 a 14:29.
Ringraziamenti da
Darby Crash (30-12-2024), SugarPhobic (30-12-2024)
Vecchio 30-12-2024, 14:42   #2
Esperto
L'avatar di Darby Crash
 

Quote:
Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
ma spesso ho la sensazione che neppure molti depressi capiscano ad esempio i depressi che non riescono a lavorare, e questa cosa mi cruccia.
io invece non capisco quelli che a lavorare ci riescono

Quote:
Genericamente ho la sensazione che non riuscire a lavorare e non cercare attivamente lavoro
nel concreto cosa ti ostacola nel cercare lavoro e nel lavorare? da quanto ho capito, la tua depressione non è costante ma va a fasi, quindi in teoria potresti cercare lavoro/lavorare nei periodi positivi, che sarebbe comunque meglio di niente

Quote:
Sono abbastanza sicura che la percezione che la società ha dei non lavoratori sia pressappoco questa in base alle mie esperienze irl e online
io nel concreto ho avuto poche prove di questo stigma. Ma giudicando io per primo negativamente me stesso, preferisco non espormi. Purtroppo quando si conosce una persona una delle prime domande è proprio "cosa fai nella vita?", quindi ogni conoscenza parte subito col piede sbagliato.
Vecchio 30-12-2024, 15:02   #3
Hikikofuori
Guest
 

Mi ha molto colpito questo post e vorrei dire due parole.

Premessa: quattro anni fa mi è stato diagnosticato un “disturbo dell’adattamento depressivo” che mi è stato spiegato come una sorta di depressione derivata dalla mia incapacità di affrontare la vita nel particolare periodo.

A me aveva distrutto l’università, il lavoro post-universitario, mentre il lockdown mi aveva dato il fiato che mi serviva per curarmi.

Ho preso per alcuni mesi la paroxetina, la quale mi ha dato una mano a silenziare molti pensieri intrusivi, anche se quello che, a mio parere, è stato cruciale è risultato essere riprendere in mano una mia passione che avevo accantonato.

Oggi non sono un colorato giullare che sprizza allegria da tutti i pori, ma sto meglio e lavoro.

Il lavoro è duro e stressante, non mi appassiona particolarmente, ma mi ha permesso di andare a vivere da solo (e allontanarmi dalla mia famiglia è stato un bene anche per l’umore) e fondamentalmente la mia motivazione è “lavoro per mangiare, avere un tetto e vivere togliendomi qualche sfizio, nonché per potermi relazionare meglio con gli altri.”

Quest’ultima parte: è vero, c’è uno stigma verso chi non lavora, per questioni “biologiche” tipo “se umano non cacciare, tribù non mangiare” che poi sono state a mio parere iperamplificate da una cultura calvinista prima e capitalista poi.
Attenzione: non è che il socialismo sia più misericordioso (basta leggere Marx sul suo libro relativo a Napoleone III, in cui si scaglia contro il sottoproletariato con ferocia, accusandolo di essere il carburante delle politiche del monarca francese), ma vivendo in una società liberale influenzata dalla cultura anglosassone, faccio riferimento a calvinismo e capitalismo.

Chi è depresso (o ha altre problematiche psicologiche) e lavora, paradossalmente, potrebbe essere più astioso verso chi non lavora perché lui fatica il doppio di un non-depresso e quindi “se soffro io, devi soffrire anche tu”.
Non penso che la cosa avvenga a livello razionale, secondo me è una cosa inconscia e di pancia.

Ovviamente non è un atteggiamento che approvo, cerco solo di darmi una spiegazione.

In ogni caso volevo esprimere la mia solidarietà, perché questo post mi ha colpito e so bene quanto è difficile camminare quando il carburante sta a zero e, soprattutto, la motivazione sta a zero.

Io ti auguro, anzitutto, di stare meglio: migliorando l’umore e la salute, il resto è più semplice da conseguire.

Concentrarsi su di sé ed evitare paragoni con altre situazioni e altre persone: è banale, ma a me questo atteggiamento mentale aveva aiutato (più semplice attuarlo durante il lockdown, vero, ma nondimeno sono stato meglio).
Vecchio 30-12-2024, 16:49   #4
Super Moderator
L'avatar di Daytona
 

Si fa quello che si puó. Solo tu sai se stai dando il massimo, nei limiti di ció che ti é possibile. Se non riesci a lavorare in questo momento, non riesci. Non é una situazione immutabile, quando arriveranno momenti migliori sono sicuro che potrai affrontare questa questione del lavoro in modo piú oggettivo e pragmatico
Vecchio 30-12-2024, 16:56   #5
Esperto
L'avatar di Darby Crash
 

Quote:
Originariamente inviata da Hikikofuori Visualizza il messaggio
fondamentalmente la mia motivazione è “lavoro per mangiare, avere un tetto e vivere togliendomi qualche sfizio, nonché per potermi relazionare meglio con gli altri.”
dal mio punto di vista è un po' troppo debole come motivazione. Ci vorrebbe una motivazione del tipo: "lavorare mi fa sentire davvero bene, mi sento così vivo!, ogni volta il lavoro mi porta gioia e buon umore"

(si sentiva la mancanza dei post degli ospiti ahah)
Vecchio 30-12-2024, 17:47   #6
Esperto
L'avatar di Xchénnpossoreg?
 

La gente giudica e giudicherà sempre tutto e tutti. Tizio è disoccupato e non va bene. Caio ha un impiego ma prende uno stipendio misero. Sempronio? Ha fatto carriera, avrà dalla sua delle buone conoscenze. E questa tendenza non si esprime solo con il tema del lavoro, la ritroviamo ovunque. Non hai figli? Ah, dovresti farli. Hai un bimbo? Non sai educarlo, lo stai viziando. Nel tempo libero ti dedichi al modellismo? Uff, hai troppi soldi da spendere. La domenica non fai nulla e stai sul divano? Pigrone.
Vedi, non si salva nessuno.
I giudizi (punzecchiature, ecc ecc) sono una valvola di sfogo e fanno sentire dalla parte "giusta", buona. Inoltre sono semplici perché, spesso, bloccano le considerazioni in superficie. Alla base non ci sono domande. Le cause di una situazione non vengono contemplate. Ragionare, invece, richiede molta più fatica e, tante volte, non c'è tempo o voglia di farlo.
Tutto questo per dirti di prendere ogni cosa con le pinze. Lo so, non è un grande aiuto ma è la verità. Quello che pensano gli altri ha un'importanza relativa, soffermati piuttosto su te stessa. Tu sai perfettamente perché lavorare, in questo momento, non ti riesce. Il tuo non è uno sfizio, un capriccio. Hai bisogno di altro. Hai bisogno di stare meglio. Per il resto ci sarà tempo..
Un'ultima cosa. Il valore e l'adeguatezza di una persona non sono determinate dall'impiego o dal conto in banca. Tutto parte da ciò che ha dentro, dal suo cuore. E tu sei una brava ragazza. Sei simpatica, curiosa, originale. Non hai nulla in meno degli altri. E non lo dico per confortarti, è la pura e semplice verità.
Ringraziamenti da
Boston (30-12-2024), Lory (31-12-2024)
Vecchio 30-12-2024, 18:18   #7
Principiante
 

Quote:
Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
Premetto che sono in fase depressiva quindi i pensieri negativi saranno probabilmente amplificati/esagerati.

Mi sento troppo inadeguata rispetto alla norma, ma anche "sbagliata".

Come se non solo non si camminasse in un mondo in cui tutti o quasi tutti camminano, ma come se pure la vulgata fosse "ah che schifo la gente che non cammina, fa proprio cagare, cazzo di parassiti".

Il problema del depresso è spesso l'incapacità o l'estrema difficoltà di agire, poi c'è chi riesce ad agire lo stesso, chi saltuariamente, chi quotidianamente, a seconda del periodo, a seconda della gravità del disturbo etc., ma spesso ho la sensazione che neppure molti depressi capiscano ad esempio i depressi che non riescono a lavorare, e questa cosa mi cruccia.

Genericamente ho la sensazione che non riuscire a lavorare e non cercare attivamente lavoro, non voler lavorare come conseguenza di tutte le proprie problematiche etc. venga vista proprio come la schifezza parassitaria più assoluta, e ovviamente questa cosa mi fa sentire sbagliata e ai margini della società.

Sono abbastanza sicura che la percezione che la società ha dei non lavoratori sia pressappoco questa in base alle mie esperienze irl e online, poi forse sarà più esacerbata dalla depressione quindi magari esagero. Certamente la depressione mi fa sentire peggio a riguardo mentre in periodi di ipomania non mi sentivo così, ma in generale per anni non ho avuto una sensazione così nefasta riguardo a questo argomento, è dal down depressivo iniziato a settembre che mi sento in questa spirale e mi ci avvito inutilmente.

Vorrei che ci fosse meno stigma verso le malattie mentali e le difficoltà che comportano, così come vorrei che ci fosse meno stigma fra chi ha una malattia mentale e magari riesce a fare cose che gli altri non riescono a fare.
Invece anche chi è malato spesso rimbrotta i non lavoratori, come se si esimessero dal partecipare al sacrificio collettivo ma vbb.

Il problema è che questa situazione fa sentire troppo inadeguati e diversi rispetto alla norma, perché non è solo il lavorare o meno di per sé, ma è proprio tutto il percorso di vita, di formazione etc. che è stato guastato in parte irreversibilmente dal disturbo, perché ormai gli anni della formazione sono andati, e sono anche proprio ormai le proprie caratteristiche personali dovute alla malattia (andare incontro a fasi depressive da letto che durano mesi, la mancanza di energie per portare avanti impegni saltuari e quindi figurarsi quelli quotidiani, andare in burnout dopo un periodo con impegni nemmeno troppo gravosi etc.).

Si finisce per sentirsi proprio inadatti alla vita "normale" in società cos'è come è concepita.



edit: Alla fine penso, in questo periodo, di provare vergogna; ma anche però la sensazione di impossibilità di comunicare agli altri la spiegazione dei perché e dei percome, perché incomprensibili per chi dovrebbe riceverli.
Insomma mi sento in una sorta di trappola muta, in cui rattrappire, da cui è impossibile comunicare efficacemente le proprie ragioni. Certo se fossi in un'altra fase del disturbo bipolare probabilmente non mi sentirei così o non la vivrei con tutto questo peso, però al momento sono in questa fase qui. Poi in generale mi sembra una questione che rimane, visto che non sono l'unica al mondo ad avere quel problema, quindi parlare dello stigma che si può subire/sentire di avere addosso può comunque essere utile.

Traspare molta lucidità e consapevolezza da ciò che dici rispetto a come la depressione possa amplificare le sensazioni di inadeguatezza e isolamento, rendendo ancora più difficile il confronto con le aspettative sociali.
Ed è normale sentirsi schiacciati in tal senso. Questi pensieri possono diventare opprimenti, soprattutto ocn il timore di sentirci giudicati/rifiutati


Forse, però, più che combattere queste emozioni (che ci provocano imbarazzo/vergogna/tristezza) può essre utile vederne l'effetto su di noi... e cosa cercano di proteggere


Sicuramente si fa ciò che si può e partire da lì senza colpevolizzarsi sarebbe già tanto. A volte ci feriamo noi stessi più del dovuto comparandoci di continuò con ciò che dovremmo essere in base aspettative e terzi.
Chissene...occorre dirsi "chissene" a volte x star meglio
Vecchio 30-12-2024, 18:30   #8
Esperto
L'avatar di SugarPhobic
 

Sai che finchè non sentirai in te le energie minime atte ad approcciarti a un contesto lavorativo in modo funzionale questo resta alla tua portata.
Hai parlato sia di periodi ipomaniacali che, in altri contesti, dell'assunzione di una nuova terapia, può essere?

Ebbene, in quei periodi e quando sei in fase ipo ti consiglio in primis di rimetterti in forma fisicamente, di farlo quasi diventare un doc sostanzialmente. Un corpo in equilibrio, con gli ormoni ok, dona alla mente altrettanto equilibrio, e proverei a partire da questo per fare un a paio di colloqui per qualcosa anche meno che part time. Vedere come va, senza troppe aspettative.
Senza darti limiti di tempo, rammenta, e cercando più che puoi di non autogiudicarti perchè, come vedi, io non ho la minima svalutazione verso chi non lavora perchè è addolorato per via di un "disturbo". E non credo di essere qualcosa di raro, credo ce ne siano altri.

Detto questo, prova a starti dietro quanto puoi e coccolarti e trovare per intanto un modo per incamerare energie da qualcosa che ti piace e non ti faccia sentire un ameba.
Concentrati su questo e aggiornaci.
Vecchio 30-12-2024, 21:38   #9
Esperto
L'avatar di Nightlights
 

Attualmente, le fasi che attraverso sono più di apatia piuttosto che di vera e propria depressione.
Ho dei periodi in cui sento che le energie sia fisiche che mentali si abbassano e divento appunto più apatico.
È proprio questa apatia e mancanza di motivazione che mi fa sentire diverso dagli altri quando sto così.
Vecchio 30-12-2024, 22:28   #10
Esperto
L'avatar di Crepuscolo
 

Ormai ci ho fatto l'abitudine ad essere considerato una nullità dagli altri, più che altro so di non avere un futuro e di non essere in grado di cavarmela da solo, quindi andrà a finire malissimo.
Ringraziamenti da
Darby Crash (30-12-2024)
Vecchio 31-12-2024, 17:03   #11
Intermedio
L'avatar di rogues
 

Per quanto mi riguarda è pericoloso mantenere il discorso troppo sul generico o sul fronte esclusivamente psicologico: se si raggiunge un'età avanzata senza risparmi da parte verosimilmente è successo anche qualcosa di pratico in mezzo, nel senso che concretamente non si andava a lavoro o non si risparmiava - non si faceva formazione-, scomponendo la cosa alla giornata singola è un po' improbabile che la depressione sia l'unica causa costante negli anni, in alcuni casi l'esigenza di mantenimento economico di base è venuta meno forse a fronte di una mancata esigenza perchè in alcuni momenti le spese erano coperte da terzi

Forse in alcuni casi la narrazione sulla depressione non torna del tutto, e il problema non è stato il giudizio esterno ma quello avuto in prima persona

Ovviamente ciò non è volto a sminuire ma a farsi un quadro dello storico del percorso
Vecchio 31-12-2024, 19:18   #12
Esperto
L'avatar di Crepuscolo
 

Quote:
Originariamente inviata da rogues Visualizza il messaggio
Per quanto mi riguarda è pericoloso mantenere il discorso troppo sul generico o sul fronte esclusivamente psicologico: se si raggiunge un'età avanzata senza risparmi da parte verosimilmente è successo anche qualcosa di pratico in mezzo, nel senso che concretamente non si andava a lavoro o non si risparmiava - non si faceva formazione-, scomponendo la cosa alla giornata singola è un po' improbabile che la depressione sia l'unica causa costante negli anni, in alcuni casi l'esigenza di mantenimento economico di base è venuta meno forse a fronte di una mancata esigenza perchè in alcuni momenti le spese erano coperte da terzi

Forse in alcuni casi la narrazione sulla depressione non torna del tutto, e il problema non è stato il giudizio esterno ma quello avuto in prima persona

Ovviamente ciò non è volto a sminuire ma a farsi un quadro dello storico del percorso
Ma penso si stia parlando di un lungo periodo senza lavoro o senza aver mai lavorato, non di un "incidente di percorso" che ci ha portati a non lavorare in questo momento. Almeno per me è così, non so per chi ha aperto la discussione.
Vecchio 31-12-2024, 19:25   #13
~~~
Esperto
L'avatar di ~~~
 

Grazie per le risposte : )


____________



Ma io infatti non voglio giustificarmi colla depressione, colla fobia sociale che ho avuto per anni, pensate pure che io non abbia voglia di lavorare e che non voglia lavorare, va benissimo, perché è vero.
Se poi il mondo vorrà deprecarmi amen.

Il mio disturbo ha completamente formato il mio vissuto, ma pure dire che sono pigra e parassitaria va bene lo stesso, chissenefrega, tanto il risultato è lo stesso, che cambia? Mai vorrei che si facesse un distinguo, chi cazzo è il giudice? Si fottano!

Il problema è che in questo periodo penso molto al lavoro come concetto, proprio perché è comunemente la maniera di mantenersi e garantirsi un minimo di sicurezza economica presente e futura, e la depressione ansiosa spesso porta a preoccuparsi, "cosa accadrebbe se", se rimanessi sola, se morissero i miei genitori, se dovessi provvedere a me stessa, non ho un lavoro, non ho mai lavorato, ho un disturbo mentale per cui non riesco neanche a lavarmi, curare l'igiene di base e uscire di casa come farò se dovrò lavorare e bla bla bla, da qui l'avvitamento in questo periodo sulla faccenda lavorativa.

Per me il mondo del lavoro è una specie di monolito nero che non so come approcciare. Ma non mi interessano i consigli su come approcciarlo. Io porto l'esperienza del mio vissuto. Per me il lavoro è sempre stato un cruccio, un tasto dolente, una roba che mi spaventava e che non volevo fare.

Il mio percorso psicologico e psichiatrico lo so io, certamente, ma va bene anche se non mi si crede e mi si vuole considerare una sfaticata, perché è vero, che poi sia uno sfaticamento che fa parte del disturbo o meno a me non interessa!
Mi spiego meglio: avere un giudizio negativo su chi non lavora per me è la stessa cosa, non cambia se il giudizio viene dato ai sani o ai presunti malati. Perché io concettualmente e razionalmente trovo ripugnante giudicare chi non lavora, anche perché chi giudica, che cazzo ne sa? Certo, ci si basa su quello che dice l'altra persona, ma non basta perché tanta gente non sa un cazzo della fobia sociale o della depressione, quindi che cazzo vuole giudicare? Con quali parametri? Quelli dati dal valore che secondo loro bisogna alzare il culo. Che io poi ci possa stare più o meno male per un giudizio o un sospetto "eeeeehhh ma se volessi alzereeesti il cuuulo, eeeh ma se fossi costretto il culo saaale" è dovuto ad un fatto irrazionale e al forse umano bisogno di approvazione ed accettazione.

È un discorso multisfaccettato per quanto mi riguarda.

Appunto il lavoro per me rappresenta questo monolito nero e liscio, che è insieme una croce e al tempo stesso una sorta di porta di accesso per qualcos'altro, perché non è solo un discorso di soldi ma anche di ruolo sociale, e spesso in società tutto ciò che sei si costruisce (anche) attorno al lavoro, ovvero è il lavoro che ti permette di poter mantenere i tuoi hobby e le tue vere passioni, sempre che il lavoro ti lasci abbastanza: energie, tempo e denaro.

Se ci fosse un lavoro adatto a me potrei volerlo fare, se poi riuscirei anche a reggerlo a livello energetico questo non lo so.

Comunque a me non interessa che si analizzi il mio caso specifico, visto che la depressione Vs. il lavoro dovrebbe essere una questione comune e non limitata a me stronza su un forum, no?

Ultima modifica di ~~~; 31-12-2024 a 19:32.
Vecchio 31-12-2024, 19:33   #14
Esperto
L'avatar di SugarPhobic
 

Quote:
Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
...
Comunque a me non interessa che si analizzi il mio caso specifico, visto che la depressione Vs. il lavoro dovrebbe essere una questione comune e non limitata a me stronza su un forum, no?
E' per certo una questione comune e se arriviamo ad analizzare il tuo caso specifico, è solo per offrirti qualche punto di riflessine personalizzato (nulla a cui non sei arrivata tu stessa, immagino) e starti vicino in qualche modo, suppongo.
Del resto il forum in origine aveva questa utilità. Poi "stronza su forum" sì, quello non lo nego. Ma lo siamo un po' tutti, lavoranti o meno, ~~~.
Vecchio 31-12-2024, 19:43   #15
Intermedio
L'avatar di rogues
 

Quote:

Perché io concettualmente e razionalmente trovo ripugnante giudicare chi non lavora
Giudicare chi non lavora per quanto ne so è una mera isteria da sciuri, a meno che non venga fatto in confidenza o in ottica contributiva seria
Col mio post volevo fare una discussione interna sulla possibilità di riguardare lo storico e rendersi conto che forse non tutti sono inadeguati a una quotidianità lavorativa -che nella vita di una persona può essere anche piacevole e diversificata- ma si crea una dipendenza dalla narrazione "hikikomori" per cui si è destinati a rimanere chiusi in casa. Non è affatto detto che non ci sia capacità di autonomia, è tutto troppo cristallizzato su un piano teorico e purtroppo le conseguenze si sentono su un lungo termine ad età avanzata
E' un problema di sveglia al mattino? Di non avere contabilità delle spese domestiche e quindi non tendere alla necessità di un reddito minimo? Sono aspetti che suonano minori nelle discussioni a sfondo psicologico, però col senno di poi a me pare che si sbarelli anche perdendo di vista le piccole necessità quotidiane

Grazie comunque per lo scambio di risposte
Vecchio 31-12-2024, 19:53   #16
Esperto
L'avatar di Keith
 

Non penso sia una questione di inadeguatezza, ce n'è tanta di gente che non lavora, non penso sia un problema. Potrebbe esserlo qualora uno tipo me un giorno sarà solo al mondo e dovrà provvedere al proprio sostentamento, ma non solo questo, a questo punto della mia vita posso affermare che, finanze a parte, se non avessi un lavoro sarebbe ancora peggio dal punto di vista della depressione e della socialità. Quantomeno sono costretto ad alzarmi, vestirmi e parlare con la gente, in passato ho fatto anche amicizia con i colleghi, che poi sono un po' svanite queste amicizie, ma questo è un'altro discorso.
Certo, è pur vero che l'ho trovato in un periodo in cui stavo bene, e adesso campo di indeterminato. Se dovessi cercarlo adesso un lavoro sarebbe un problema.
Vecchio 31-12-2024, 20:14   #17
~~~
Esperto
L'avatar di ~~~
 

Quote:
Originariamente inviata da rogues Visualizza il messaggio
E' un problema di sveglia al mattino? Di non avere contabilità delle spese domestiche e quindi non tendere alla necessità di un reddito minimo? Sono aspetti che suonano minori nelle discussioni a sfondo psicologico, però col senno di poi a me pare che si sbarelli anche perdendo di vista le piccole necessità quotidiane

Grazie comunque per lo scambio di risposte
Scusami, non ho capito cosa intendi dire


Nel mio caso attualmente sono agitata attorno a questo tema perché la depressione ansiosa porta a pensare agli scenari peggiori (nemmeno poi tanto improbabili, ma il disturbo esacerba e manda in loop), e non essendo stata in grado fin'ora di mantenermi da sola e avendo questa avversione per il lavoro proprio come "mondo", sorge la preoccupazione.
Non so se era ciò che chiedevi tu.

Io penso di essere inadatta al mondo del lavoro, cioè tutto ciò che comporta il cercare, trovare, ottenere e mantenere un lavoro. E non lo voglio giustificare con la depressione o la fobia, ma per me è così, perché mi sono relazionata a tutto tramite il mio disturbo, ci ho messo 8 anni a prendere il diploma a causa del mio disturbo, sono stata chiusa in casa per anni con la fobia sociale anziché andare all'università per il mio disturbo, poi possiamo dire che poteva accadere altro e che magari in futuro accadrà altro e certo ma allora così vale tutto. È chiaro che uno si fa un'idea del suo presente e del suo futuro in base a ciò che si è vissuto fino a quel momento e alle ragioni per cui lo si è vissuto.

Esempio: se il lavoro* fosse come la scuola, io ci andrei. Poi magari farei assenze due volte a settimana. Poi magari fare un'assenza lunga tre settimane. Poi magari etc. etc.
Perché così è come ho vissuto la scuola e come tutt'ora vivo gli impegni (quando ne avevo). Cioè so come funziono. La tragedia è che la gente non capisce che questa cosa non cambia. Loro vogliono che cambi anziché accettare che qualcuno magari funziona a basse energie, che ha meno energie di altri, che ha una soglia più bassa di burn-out. Siccome tutti ce la fanno devono farcela tutti, anche quelli che non ce la fanno. E non parlo di me ma parlo in generale.

Comunque, il problema è che il lavoro non è una scuola. Il lavoro te lo devi trovà, devi dimostrà, poooi forse te lo danno, poooi forse ti tengono, pooooi forse ti fanno un contratto di tre mesi, ciè non so se mi sono spiegata.
Il "lavoro" non è un luogo fisico dove si è chiamati ad andare e che si diserta. Devi fare tutto tu. Tu te lo devi trovare, tu devi dimostrare di valere la pena per l'azienda o chi per essa, tu devi sgobbare, tu devi farti sfruttare, e se non riesci a trovarlo è solo colpa tua, a nessuno frega un cazzo.
E se non vuoi cercarlo perché non stai bene o non ti senti all'altezza dello sforzo richiesto sono cazzi tuoi, a nessuno frega un cazzo (se non nell'ottica che sarai giudicato come uno scansafatiche parassita e fannullone) e vaffanculo.


*dipende dal lavoro ma per questo esempio parliamo in generale
Ringraziamenti da
rogues (31-12-2024)
Vecchio 31-12-2024, 20:37   #18
Intermedio
L'avatar di rogues
 

Mi dispiace che sia stata quotata solo quella parte del post, voleva solo essere un confronto interno su fattori quotidiani che, se tralasciati, possono dare -imho- una prospettiva delle cose ingigantita

Quel che intendo dire è che per molti il lavoro è un'opportunità in chiave non cinica, poichè portata su un piano molto più materiale del quotidiano, e iniziando da giovani c'è margine contrattuale, ci si può costruire un percorso umanamente sopportabile. A volte anche dopo
Ambienti umani ce ne sono, a cercarli, anche se ovviamente il futuro non è mai garantito -ma nel senso che ci arriva un asteroide in testa ancor prima delle gerarchie sociali

Personalmente trovo che le community hikikomori abbiano al loro interno contraddizioni consapevoli -e non in senso simpatico-, per esperienza sono i primi a giudicare astrattamente un senza tetto o "professioni" come da figurina. Se voglio comprensione sul cambiare lavoro o su tensioni legate all'occupazione, faccio prima a chiamare conoscenza di vecchia data che non ha motivo d'esser così giudicante -è successo qualche tempo fa- di quanto venga dichiarato in certi statuti di community chiuse su internet

Col post precedente volevo solo dire che trovo pericolosa la deriva delle etichette autoimposte in cui alcuni finiscono a tendere, parlando di depressione, ma con il massimo rispetto per chi non ce la faccia in un dato momento o periodo anche molto lungo. Oltre al fatto che lavorare o meno è affar proprio, a meno che non si sposti il discorso in ottica contributiva. Però a fronte di spese mensili minime di solito è giustificato con altre fonti di reddito

Ultima modifica di rogues; 01-01-2025 a 13:49.
Vecchio 31-12-2024, 20:54   #19
Esperto
L'avatar di Barracrudo
 

Io nn ho nulla a che fare con i normaloni.. SN depresso nn lo so probabile .. al di là delle definizioni ho visioni del esistenza totalmente opposte alla massa .. SN contrario alla mia vita .. vedo nella fine la pace .. nella morte e nella malattia terminale la felicità .. solo partendo da questo presupposto e ovvio fai fatica a rapportarti con quasi chiunque..
Odio anche la falsa positivita.. e nulla mi interessa xké riconosco che tutto e un teatro .. nn prendo nessuna posizioni.. nn mi importa il tifo o la politica.. nn mi importa chi ha ragione o torto .. sopravvivo giorno dopo giorno l unico obbiettivo .. e ovvio sono inadeguato alla massa nn importa tutte le definizioni che mi appioppiano gli studiosi e i laureati ..
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