|
|
18-11-2011, 18:45
|
#21
|
Avanzato
Qui dal: Feb 2010
Ubicazione: Castellammare di Stabia
Messaggi: 306
|
Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Trattandosi dei suoi familiari, però, se questi comportamenti sono particolarmente nocivi per lei e lei non li può modificare, dovrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di andare a vivere da sola. Non è che può far finta di niente, se la situazione è particolarmente grave.
|
concordo, se ha la possibilità economica, questa sarebbe una scelta ottimale.
Quote:
Trattandosi dei familiari, una loro insensibilità rispetto ai problemi della figlia non è da considerare alla stregua di quella di chiunque altro. Chiedevi a Dalila "perchè mai gli altri dovrebbero interessarsi alla tua timidezza?": beh, gli altri in generale non saprei, ma se non lo fanno i genitori non mi sembra una cosa così trascurabile.
|
i fatti sono fatti. L'insensibilità testimonia una incapacità o inadeguatezza strutturale, e ciò ha poco a che fare con la consanguineità. Dalila non può stare ad aspettare un "miracolo". Data la realtà delle cose, i suoi genitori non possono che essere considerati da Dalila "altri da sé".
Quote:
penso sia poco utile consigliare a Dalila di modificare i suoi convincimenti negativi, o almeno che possa essere utile ma non sufficiente
|
I convincimenti negativi di base determinano la timidezza e altre forme di ansia sociale e producono gran parte dei comportamenti sociali di chi vive questi disagi. Quindi non è utile, è necessario, così come lo è il lavoro da fare anche sui comportamenti derivanti dalla timidezza. Se poi si vuole restare timidi, allora le cose cambiano, ma in tal caso si fa una scelta volontaria e indipendente. Tieni presente che se in certi casi la timidezza, col passare degli anni, si può affievolire o scomparire, in altri casi si può trasformare in forme patologiche e diventano ca**i amari.
Inoltre per modificare i convincimenti negativi di base ci vuole un percorso strutturato e metodico che non è solo cognitivo ma anche comportamentale, non si fa mica con uno schiocco di dita. A tal riguardo, il giudizio di sufficienza non può essere emesso a priori, le previsioni ipotetiche funzionalità o non funzionalità, in queste situazioni, servono solo a creare alibi per non far niente.
Quote:
Inoltre non si può dire che lei voglia scaricare sugli altri problemi che sono solo suoi: chi te l'ha detto che sono solo suoi? Dipende dall'effettiva situazione che c'è in famiglia e da come i suoi si comportano con lei. Non mi pare una cosa su cui si possa sorvolare, anzi dovrebbe essere la prima questione da affrontare.
|
Riferendoci alle problematiche che stiamo trattando, lo scaricare sugli altri problemi propri non è un comportamento consapevole, è un fenomeno inconscio. È Dalila che ha il problema della timidezza, non gli altri. Dalila ne paga le conseguenze, gli altri potranno anche dispiacersene, ma non sono loro a vivere sulla propria pelle la timidezza: il problema è solo di Dalila.
Il tuo ragionamento, che esprime una non accettazione della condizione familiare, serve solo a sbattere la testa contro il muro con cocciutaggine. il tuo pensiero è condivisibile, ma solo su un piano teorico dove si discute se sia giusto oppure no. Purtroppo il mondo reale non si regge sui pensieri ma sui fatti: i bei principi, in questi casi, sono solo chiacchiere, che ci piaccia o no.
|
|
21-11-2011, 20:20
|
#22
|
Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
|
Quote:
Originariamente inviata da maralgiu
I convincimenti negativi di base determinano la timidezza e altre forme di ansia sociale e producono gran parte dei comportamenti sociali di chi vive questi disagi. Quindi non è utile, è necessario, così come lo è il lavoro da fare anche sui comportamenti derivanti dalla timidezza. Se poi si vuole restare timidi, allora le cose cambiano, ma in tal caso si fa una scelta volontaria e indipendente. Tieni presente che se in certi casi la timidezza, col passare degli anni, si può affievolire o scomparire, in altri casi si può trasformare in forme patologiche e diventano ca**i amari.
Inoltre per modificare i convincimenti negativi di base ci vuole un percorso strutturato e metodico che non è solo cognitivo ma anche comportamentale, non si fa mica con uno schiocco di dita. A tal riguardo, il giudizio di sufficienza non può essere emesso a priori, le previsioni ipotetiche funzionalità o non funzionalità, in queste situazioni, servono solo a creare alibi per non far niente.
|
Se Dalila ha dei problemi con i suoi familiari non so se diventare meno timida possa bastare a risolverli.
Quote:
Originariamente inviata da maralgiu
Riferendoci alle problematiche che stiamo trattando, lo scaricare sugli altri problemi propri non è un comportamento consapevole, è un fenomeno inconscio. È Dalila che ha il problema della timidezza, non gli altri. Dalila ne paga le conseguenze, gli altri potranno anche dispiacersene, ma non sono loro a vivere sulla propria pelle la timidezza: il problema è solo di Dalila.
Il tuo ragionamento, che esprime una non accettazione della condizione familiare, serve solo a sbattere la testa contro il muro con cocciutaggine. il tuo pensiero è condivisibile, ma solo su un piano teorico dove si discute se sia giusto oppure no. Purtroppo il mondo reale non si regge sui pensieri ma sui fatti: i bei principi, in questi casi, sono solo chiacchiere, che ci piaccia o no.
|
Ciò non toglie che una condizione familiare in cui i genitori non siano di supporto o addirittura siano parte del problema non dovrebbe essere accettabile, e in qualche modo il problema andrebbe affrontato direttamente.
|
|
21-11-2011, 20:26
|
#23
|
Esperto
Qui dal: Oct 2011
Messaggi: 847
|
Quote:
Originariamente inviata da maralgiu
Per rispondere alla tua domanda ritengo opportuno chiarire alcune cose. nello schema sono sintetizzati i tre livelli di pensiero
L' obiettivo dovrebbe essere quello di far emergere le credenze di base da cui discendono gli altri livelli di pensiero.
Le credenze di base sono caratterizzate da pensieri non complessi, anzi sono semplici, sintetici quasi perentori ed esprimono le tue qualità sotto forma di giudizio: sono del tipo "sono una fallita", "sono un incapace", "sono inutile", "non servo a niente", eccetera. Tieni presente che questi tipi di pensieri a volte puoi anche averle dette a te stessa in modo cosciente, in questi casi, essi sono il frutto dello sconforto ma non costituiscono necessariamente uno stato di consapevolezza della credenza di base. Va fatta una netta distinzione tra quelli che sono pensieri del momento che scaturiscono da una esplosione emotiva post evento, dai pensieri di base che invece intervengono a monte dei comportamenti e cioè nella fase in cui valuti le situazioni per stabilire gli atteggiamenti da prendere. Se dici a te stessa "sono un incapace" quando gli eventi si sono già verificati, sei di fronte ad una reazione di sconforto, anche se tale reazione va a rafforzare ulteriormente la credenza di base, il pensiero profondo invece si verifica prima dell'evento, cioè quando stai per viverlo.
Le credenze intermedie sono pensieri che, partendo dagli assunti delle credenze di base, devono determinare la tua capacità a far fronte agli eventi, in un certo senso rispondono alla domanda: "sono in grado di affrontare questa cosa?" oppure "che capacità dovrei mostrare di avere per affrontare questa cosa?", un esempio pratico può essere: "devo fare le cose in modo perfetto, se voglio riuscire nella vita". Questi tipi di pensieri hanno la caratteristica di essere, per lo più, condizionali.
I pensieri automatici negativi sono quelli che con un po' di concentrazione possono essere portati al livello di consapevolezza, spesso possono manifestarsi sotto forma di immagini mentali (ad esempio ho paura di attraversare la strada e immagino la scena di finire sotto un'auto), sono pensieri che in qualche modo sintetizzano le credenze di base e quelle intermedie.
Io non so quali sono le tue credenze di base o intermedie, solo tu sei in grado di poterle individuare, anche se la cosa può sembrarti paradossale, in te c'è questa capacità. È proprio su questa capacità intrinseca di ogni individuo che il psicoterapeuta cognitivo comportamentale imposta la strategia terapeutica, egli infatti, induce il paziente a scoprire da sé i propri pensieri e comportamenti disfunzionali, ed è anche questa la ragione per la quale la tecnica cognitivo comportamentale risulta essere quella che ha prodotto il maggior tasso di successo: per fare un esempio banale, una cosa è dire al bambino "non mettere le mani vicino alla presa di corrente che ti fai male" è altra cosa è quando il bambino mette le mani sulla presa di corrente e prende una scossa, ciò che si acquisisce con le proprie forze, con l'esperienza diretta, ha una maggior forza formativa e auto regolante.
Va da se che, per prendere consapevolezza di queste credenze profonde, bisogna adottare un metodo, una tecnica. Ti sarà ben difficile riuscire a raggiungere questi pensieri inconsci andando a naso, anche perché la tendenza delle persone afflitte da ansia sociale è quella di fissare la propria attenzione su fatti o elementi fuorvianti, ma che appaiono loro del tutto logiche e chiare come il sole; ad esempio Rory in un altro topic, attribuisce i suoi problemi alla mancanza di autostima, ma questa si forma come conseguenza, non costituisce una causa di base, questa confusione si fa perché l'autostima, nel momento in cui si determina, entra a far parte di un circolo vizioso in cui tutti gli elementi auto alimentano il circolo stesso.
|
TI ringrazio di cuore delle informazioni
|
|
22-11-2011, 01:11
|
#24
|
Esperto
Qui dal: Aug 2006
Messaggi: 884
|
Credo sia ormai appurato che si tratti di una commistione di ereditarietà ed esperienze di vita
|
|
22-11-2011, 01:20
|
#25
|
Esperto
Qui dal: Nov 2008
Ubicazione: Jupiter and Beyond the Infinite
Messaggi: 19,199
|
Non saprei rispondere ma sicuramente non dall'uovo come la gallina. U.u
|
|
22-11-2011, 01:33
|
#26
|
Esperto
Qui dal: Oct 2011
Ubicazione: TORINO
Messaggi: 687
|
per me la timidezza nasce da traumi infantili.
almeno per quanto mi riguarda sono convinto di avere avuto un'educazione molto restrittiva e protettiva, mi è stato inculcato fin da quando avevo pochi anni che non ero in grado di fare le cose che facevano tutti gli altri e da qui ho sempre provato vergogna di stare in pubblico.
esempio classico il primo giorno di scuola alle elementari ho pianto a dirotto perché non volevo che i genitori mi lasciassero da solo in mezzo a sconosciuti.
con l'andare del tempo, crescendo, i genitori hanno sempre e comunque inculcato questo concetto di insicurezza e iperprotezione.
insomma credo che in massima parte la colpa sia di genitori troppo protettivi che non ti hanno fatto fare esperienze normalissime per un bambino educato in maniera normale.
|
|
25-11-2011, 22:45
|
#27
|
Avanzato
Qui dal: Feb 2010
Ubicazione: Castellammare di Stabia
Messaggi: 306
|
Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Se Dalila ha dei problemi con i suoi familiari non so se diventare meno timida possa bastare a risolverli.
Ciò non toglie che una condizione familiare in cui i genitori non siano di supporto o addirittura siano parte del problema non dovrebbe essere accettabile, e in qualche modo il problema andrebbe affrontato direttamente.
|
Ho già risposto a queste tue osservazioni. Ho proprio l'impressione che tu voglia polemizzare a oltranza.
|
|
26-11-2011, 01:15
|
#28
|
Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
|
Quote:
Originariamente inviata da maralgiu
Ho già risposto a queste tue osservazioni. Ho proprio l'impressione che tu voglia polemizzare a oltranza.
|
Non è vero, ti stavo spiegando perché secondo me non è sufficiente che Dalila cerchi di risolvere i suoi problemi di timidezza per risolvere i problemi che eventualmente ha con la sua famiglia (casomai quest'ultima cosa può essere invece utile per andare avanti con la prima). Non riesco a capire come per te possa non essere importante conoscere quel tipo di problemi e invitare Dalila a risolvere quelli, prima di darle un qualsiasi consiglio. E rispondevo al fatto che questa non è solo una constatazione di principio, che "serve solo a sbattere la testa contro il muro con cocciutaggine", come dicevi tu: invece può essere secondo me la parte più importante del problema, che a mio avviso tu continui a ignorare e sottovalutare.
|
Ultima modifica di Winston_Smith; 26-11-2011 a 01:19.
|
26-11-2011, 04:37
|
#29
|
Banned
Qui dal: Nov 2011
Ubicazione: Sull'isola che non c'è
Messaggi: 669
|
risposta semplice, mancanza d'esperienza.
|
|
26-11-2011, 04:40
|
#30
|
Banned
Qui dal: Nov 2011
Ubicazione: Sull'isola che non c'è
Messaggi: 669
|
Quote:
Originariamente inviata da maralgiu
Ho già risposto a queste tue osservazioni. Ho proprio l'impressione che tu voglia polemizzare a oltranza.
|
è la sua specialità, lui attacca tutti i nuovi utenti perché pensa, nn so in virtù di cosa, di avere il consenso per farlo.
|
|
26-11-2011, 04:53
|
#31
|
Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
|
Quote:
Originariamente inviata da TrueLover
è la sua specialità, lui attacca tutti i nuovi utenti perché pensa, nn so in virtù di cosa, di avere il consenso per farlo.
|
Sarà che non vado in giro a fare insinuazioni sulle fidanzate altrui?
E con questa son tre segnalazioni, hai fatto bingo.
|
|
26-11-2011, 04:56
|
#32
|
Banned
Qui dal: Nov 2011
Ubicazione: Sull'isola che non c'è
Messaggi: 669
|
Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Sarà che non vado in giro a fare insinuazioni sulle fidanzate altrui?
E con questa son tre segnalazioni, hai fatto bingo.
|
si ora ti segnalo anche io per tutte le cose belle che hai detto su mia sorella e su di me, ma tu guarda questo.
|
|
26-11-2011, 11:09
|
#33
|
Esperto
Qui dal: Jul 2011
Messaggi: 3,267
|
Secondo me la timidezza ha una predisposizione genetica e poi ad attivare o meno tale predisposizione sono fattori ambientali.
Nel mio caso facendo ricerche ho scoperto che in famiglia da parte materna c'erano avi palesemente sociofobici, lo stesso carattere introverso deriva dalla stessa parte così come il fattore ambientale che ha scatenato il tutto è stata mia madre.
Di sicuro se non fossi stato così sensibile che basta un nulla per ferirmi (anche se non lo lascio mai trasparire), non avrei sviluppato le mie problematiche.
|
|
28-11-2011, 12:31
|
#34
|
Avanzato
Qui dal: Feb 2010
Ubicazione: Castellammare di Stabia
Messaggi: 306
|
Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
....non è sufficiente che Dalila cerchi di risolvere i suoi problemi di timidezza per risolvere i problemi che eventualmente ha con la sua famiglia......... Non riesco a capire come per te possa non essere importante conoscere quel tipo di problemi e invitare Dalila a risolvere quelli, prima di darle un qualsiasi consiglio.
|
Dalila non deve risolvere i suoi problemi di timidezza in funzione della famiglia, ma solo ed esclusivamente per se stessa.
Lei da sola non può risolvere i problemi che ha con la famiglia, ci vuole il concorso di tutti gli attori. Per come lei ha descritto la situazione, una soluzione positiva dei rapporti familiari, la trovo pressoché impossibile. I suoi familiari, per poter modificare i propri comportamenti, dovrebbero essere dotati di grande elasticità mentale, e questo sembra proprio una caratteristica assente.
Ora, se Dalila non può risolvere i problemi familiari per la mancanza di partecipazione costruttiva da parte dei suoi, è sola, e può farci ben poco.
Può, però, riuscire a risolvere o ad attenuare o imparare a gestire il mondo relazionale esterno alla famiglia. Questo è un pensiero funzionale, orientarsi cioè, verso ciò che è possibile. Quando una soluzione ideale, nella pratica, non è raggiungibile, l'obiettivo va scomposto in tanti obiettivi meno complessi.
Lo ripeto, Dalila da sola non può risolvere i problemi derivanti dai suoi rapporti familiari, perché questi sono risolvibili solo con il concorso degli altri.
Quello che Dalila può fare da sola è imparare, quanto meno, a gestire la propria timidezza.
Quando si affrontano i problemi, ci vuole praticità e risolvibilità oggettiva. Il mondo delle idee, Winston, non è il mondo reale, gli ideali o ciò che è ideale, non hanno mai coinciso, nella storia umana, con la realtà, e di questo bisogna prenderne atto. Incaponirsi su un'idea giusta, ma non raggiungibile, significa solo continuare a farsi del male: concretezza, Winston, concretezza.
|
Ultima modifica di maralgiu; 28-11-2011 a 12:33.
|
28-11-2011, 13:35
|
#35
|
Principiante
Qui dal: Oct 2009
Messaggi: 71
|
possono esserci varie cause: genetiche,ereditarie ,o esterne(ambientali)
non sono un'esperta,quindi parlo perchè ho letto da qualche parte,ma ci sono dei geni implicati nella timidezza e anche cause biologiche come la serotonina...ma la maggior parte del 'danno' lo fa il modo in cui si viene cresciuti,l'ambiente familiare,le esperienze,etc.
Per quel che posso dire ,i miei erano iperprotettivi e quando ero piccola non mi facevano giocare con gli altri bambini,o quando giocavamo mi lasciavano almassimo mezzora!!!poi siccome ero sempre malata mi hanno fatta smettere di andare all'asilo(quindi nel periodo 3-6 anni ho avuto poche possibilità di confrontarmi con altri bambini)XD credo che il mio essere incapace di gestire i rapporti sociali da adulta abbia una causa profonda nel modo in cui sono stata educata da piccola!! ma ogni persona è diversa
|
|
28-11-2011, 15:44
|
#36
|
Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
|
Quote:
Originariamente inviata da maralgiu
Quando si affrontano i problemi, ci vuole praticità e risolvibilità oggettiva. Il mondo delle idee, Winston, non è il mondo reale, gli ideali o ciò che è ideale, non hanno mai coinciso, nella storia umana, con la realtà, e di questo bisogna prenderne atto. Incaponirsi su un'idea giusta, ma non raggiungibile, significa solo continuare a farsi del male: concretezza, Winston, concretezza.
|
Questo è vero, ma è anche vero per risolvere un problema non sempre si può aggirarlo o mettersi a risolverne un altro (che pure può essere importante, ma non necessariamente collegato in tutto e per tutto col precedente).
Quanto all'impossibilità di risolvere il problema familiare, personalmente non ritengo di avere abbastanza elementi per essere sicuro che sia così. E comunque, tanto per dire, non credo che uno psicologo si limiterebbe ad alzare le mani di fronte a problemi di questa portata: alla peggio, consiglierebbe a Dalila di uscire di casa quanto prima.
|
|
29-11-2011, 20:18
|
#37
|
Avanzato
Qui dal: Feb 2010
Ubicazione: Castellammare di Stabia
Messaggi: 306
|
Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Questo è vero, ma è anche vero per risolvere un problema non sempre si può aggirarlo o mettersi a risolverne un altro (che pure può essere importante, ma non necessariamente collegato in tutto e per tutto col precedente).
Quanto all'impossibilità di risolvere il problema familiare, personalmente non ritengo di avere abbastanza elementi per essere sicuro che sia così. E comunque, tanto per dire, non credo che uno psicologo si limiterebbe ad alzare le mani di fronte a problemi di questa portata: alla peggio, consiglierebbe a Dalila di uscire di casa quanto prima.
|
L'unica idea che condivido con te, è il fatto che Dalila farebbe bene ad andar via di casa, anzi questa, per me, costituisce l'unica soluzione concreta possibile.
I problemi familiari che insorgono nei confronti delle persone ansiose, scaturiscono dall'incapacità, del familiare, a comprendere la portata dell'ansia sociale. In genere, sono proprio i genitori coloro che favoriscono l'insorgere dell'ansia, e questo accade perché le persone ragionano e agiscono secondo le proprie categorie e ignorano il fatto che ciascuno ne ha di proprie. Un cambiamento di comportamento dei familiari è possibile solo se questi sono persone intellettualmente elastiche.
Un psicologo può fare qualcosa solo se fa terapia familiare o se può coinvolgere la famiglia, ma questo implica la volontà concreta di questi ultimi, diversamente non ha strumenti. Un psicologo non è un mago Merlino, tant'è che i fallimenti terapeutici sono tanti e succede anche che un psicoterapeuta dica al proprio assistito che non ha più senso continuare data l'inefficacia della sua azione terapeutica (alzata di mani).
Qualsiasi psicologo sa bene che si deve intervenire solo su ciò che è possibile risolvere, se tentasse l'impossibile, non solo andrebbe incontro al proprio fallimento come terapeuta, ma procurerebbe al paziente un tale danno, da peggiorare ulteriormente il quadro della sofferenza.
Dalila soffre per la sua timidezza, lei ha iniziato il topic partendo da questo, non dalla sua condizione familiare. Questo significa che per lei è prioritario risolvere il problema della sua timidezza. Con chi si manifesta la timidezza? non con i familiari, ma con le persone esterne alla famiglia, nel mondo delle relazioni sociali o, se preferisci, delle relazioni interpersonali. quindi non credo affatto che, cercando di risolvere la sua timidezza, si metta a risolvere altro. Ti dirò di più. Se Dalila riesce a ricondurre la sua timidezza a un livello per lei accettabile, se riesce a imparare a gestirla o se riesce a eliminarla, avrà anche molte più carte da giocare nei confronti dei suoi familiari e potrebbe persino costringerli a modificare i loro comportamenti, oppure potrebbe anche accadere che i problemi familiari attuali si risolvano da soli perché potrebbe venir meno la causa che genera le difficoltà casalinghe.
L'ansia sociale, Winston, permea l'intera vita di chi ne soffre ed è coinvolgente, tutti i tipi di relazione (compresi quelli familiari) ne vengono influenzati, ma tu sembra, te ne sia dimenticato.
A questo punto mi piacerebbe sentire l'opinione di Dalila, perché sennò qua finiamo solo col cadere in uno sterile chiacchiericcio.
|
|
|
|
|