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Vecchio 19-10-2011, 20:38   #1
Esperto
L'avatar di Guardianangel
 

so che molti di voi, sono seguiti da uno psico
altri invece sono molto documentati
altri come me sanno poco

e quindi mi chiedo la timidezza quando e da cosa è causata? è una cosa soggettiva o oggettiva? ad esempio con 2 genitori permissivi chiunque sarebbe diventato timido ( è un esempio di oggettività)


grazie a tutti

leggo su wikipd che la timidezza hai massimi livelli diventa fobia sociale
Vecchio 19-10-2011, 21:34   #2
Esperto
L'avatar di nullo
 

pare sia coinvolto un gene del trasportatore della serotonina (5-HTTLPR) e un gene del recettore della dopamina (D4R)

http://en.wikipedia.org/wiki/Shyness#Origins

Ultima modifica di nullo; 19-10-2011 a 21:37.
Vecchio 19-10-2011, 21:37   #3
Esperto
L'avatar di Blackrose
 

Quote:
Originariamente inviata da nullo Visualizza il messaggio
pare sia coinvolto un gene del trasportatore della serotonina.
Ah si e dove l'hai sentito/letto?
Vecchio 19-10-2011, 22:08   #4
Esperto
L'avatar di Moonwatcher
 

Quote:
Originariamente inviata da psmaker Visualizza il messaggio
ad esempio con 2 genitori permissivi chiunque sarebbe diventato timido
Ma semmai forse volevi dire oppressivi.
Vecchio 30-10-2011, 19:11   #6
Esperto
L'avatar di Andrea8888
 

Nessuno lo sa e nessuno lo saprà. MAI.
Vecchio 30-10-2011, 19:26   #7
Banned
 

tutti abbiamo paura... la nostra è solo un'esagerazione di questa sensazione
Vecchio 30-10-2011, 19:46   #8
Banned
 

Concomitanza di fattori genetici(predisposizione) con fattori ambientali
Vecchio 01-11-2011, 19:08   #9
Avanzato
L'avatar di maralgiu
 

Quote:
da lone_wolf
La timidezza credo che sia nata insieme a me
Allo stato attuale della conoscenza non esiste alcuna prova che la timidezza possa essere innata. Al massimo può esserci un temperamento ansioso di origine genetica che non è la stessa cosa dell'essere timidi, ma una maggiore predisposizione all'ansia. Timidi si diventa, e lo si può diventare anche da bambini se l'ambiente in cui si cresce favorisce il formarsi di convincimenti negativi su se stessi.


Quote:
da shady74
Io sono timido da quando sono bambino ed i miei genitori sono sempre stati tutt'altro che permissivi.
Come sopra, ma nel tuo caso è possibile (non do nulla per scontato) che la non permissività abbia fatto sviluppare in te convincimenti tendenti al sentirti in qualche modo inadeguato. Poi va chiarito cosa si intende per non permissivi. Un genitore non permissivo può essere ossessivamente protettivo, oppure molto severo, o tendente a continui rimproveri, tutti comportamenti che favoriscono l'insorgere della timidezza o altre forme di ansia sociale. In genere, si ritiene, che se si è timidi già verso i 6-7-8 anni, può anche esserci una componente da temperamento ansioso ereditario. C'è anche un altro aspetto che andrebbe considerato: se uno dei genitori è ansioso il bambino impara ad essere ansioso, quindi anche timido, in questo caso la timidezza verrebbe appresa prima per imitazione dei comportamenti e poi questi possono tradursi in convincimenti.
Vecchio 01-11-2011, 21:15   #10
Principiante
L'avatar di Dalila1
 

si diventa timidi da bambini. è la reazione ad un senso di inadeguatezza causato dal tipo educazione/ambiente in cui si cresce.
Se per es. i genitori sono troppo apprensivi trasmettono un senso di inadeguatezza/insicurezza ad affrontare le situazioni della vita. Stessa conseguenza per genitori assenti o poco affettivi, trasmettono l'idea di non essere adeguati/meritare l'amore e l'affetto. Altri tipi di atteggiamenti genitoriali che portano allo stesso risultato sono per es. l'essere troppo severi e rigidi .
In genere la timidezza sparisce quando si raggiunge la maturità. La spiegazione della timidezza come senso di inadeguadezza è l'unica che mi convince.
Vecchio 01-11-2011, 21:24   #11
Principiante
L'avatar di don_flamingo
 

Quote:
Originariamente inviata da psmaker Visualizza il messaggio
so che molti di voi, sono seguiti da uno psico
altri invece sono molto documentati
altri come me sanno poco

e quindi mi chiedo la timidezza quando e da cosa è causata? è una cosa soggettiva o oggettiva? ad esempio con 2 genitori permissivi chiunque sarebbe diventato timido ( è un esempio di oggettività)


grazie a tutti

leggo su wikipd che la timidezza hai massimi livelli diventa fobia sociale
hai fatto una domanda da milioni di dollari!! se lo sapessi sarei già guarito!!!!
Vecchio 01-11-2011, 21:53   #12
Banned
 

nel mio caso si tratta di paure apprese dall'esperienza, quindi imparate.
Vecchio 02-11-2011, 22:05   #13
Avanzato
L'avatar di maralgiu
 

Quote:
da Dalila 1
La spiegazione della timidezza come senso di inadeguadezza è l'unica che mi convince.
Ti convince solo questa, perché forse è il tuo caso. Ma ci sono molte forme di timidezza, è proprio per questo che non esiste una definizione univoca della timidezza (vedi: http://www.addio-timidezza.com/2010/...timidezza.html ).
Non pensare alla timidezza solo in base alla tua esperienza. La tua è una delle tante configurazioni in cui si può manifestare la timidezza.
Vecchio 03-11-2011, 11:19   #14
Principiante
L'avatar di Dalila1
 

Quote:
Originariamente inviata da maralgiu Visualizza il messaggio
Ti convince solo questa, perché forse è il tuo caso. Ma ci sono molte forme di timidezza, è proprio per questo che non esiste una definizione univoca della timidezza (vedi: http://www.addio-timidezza.com/2010/...timidezza.html ).
Non pensare alla timidezza solo in base alla tua esperienza. La tua è una delle tante configurazioni in cui si può manifestare la timidezza.

Ho letto l'articolo ma non mi sembra che parli di altre forme di timidezza. Quali altre forme ci sono?
Il blog è interessante perché spiega molto bene cose che è utile sapere ma non serve a nulla sapere tutte queste cose finchè la gente a partire dalla propria famiglia si comportano come dei mostri.
Io sto morendo di timidezza e non gliene frega niente a nessuno. Spero di crepare il prima possibile
Vecchio 06-11-2011, 20:52   #15
Avanzato
L'avatar di maralgiu
 

Quote:
Originariamente inviata da Dalila1 Visualizza il messaggio
Ho letto l'articolo ma non mi sembra che parli di altre forme di timidezza. e
Cito l'articolo: "Una definizione unica della timidezza non esiste, ciò è dovuta al fatto che non è un fenomeno circoscrivibile in confini ben delimitati e si manifesta in molte varietà di modi e intensità...........La timidezza si presenta dunque, come un fenomeno inscrivibile in una categoria molto ampia ed eterogenea, questo fa sì che i suoi elementi costitutivi si combinano in una grande varietà di forme, di intensità, e tipologie di disagio che viene arrecato."

Mia cara Dalila1, non sono i tuoi familiari che devi cambiare (non ne hai né il potere né la possibilità), ma te stessa rispetto al modo di "assorbire" i loro comportamenti, il modo di rapportarti al (tuo) presente, il modo di percepire te stessa.

Quote:
Io sto morendo di timidezza e non gliene frega niente a nessuno
Perché mai gli altri dovrebbero interessarsi alla tua timidezza? Perché vuoi scaricare sugli altri, problemi che sono tuoi?
Questo tuo modo di pensare costituisce un classico comportamento di fuga dalla realtà, nel senso che ti permette di evitare un tuo impegno diretto, alla soluzione delle tue problematiche. È quello che possiamo definire un depistaggio attuato dal tuo sistema cognitivo (che è a un livello inconscio) per evitare che tu possa portare al livello di consapevolezza le credenze negative di base (inconsce) che sono all'origine del tuo malessere. Se non porti al livello di consapevolezza tali credenze negative, non hai la possibilità di modificarle e quindi non puoi uscire dalla palude.

Gli altri (compreso i tuoi familiari) non sono in grado di comprendere realmente la portata della tua sofferenza, perché non sono te, perché non sono psicologi, perché non conoscono il funzionamento della mente umana, forse non hanno neanche una grande istituzione. Quindi non ha alcun senso avere dei rancori nei confronti di persone che non hanno le conoscenze e le competenze per comportarsi diversamente.
Se vuoi liberati dei tuoi problemi, ti consiglio di non andare alla ricerca di colpevoli. Ciò che deve cambiare, sei tu così come sei nel presente, in termini psicologici, sono le convinzioni negative di base che hai su di te nel presente. Non devi nemmeno inseguire il passato, poiché non lo puoi modificare. La tua vita comincia oggi, e domani comincerà domani.
È chiaro che la sola conoscenza dei meccanismi mentali che alimentano la timidezza, da sola, non può risolvere i tuoi problemi, c'è bisogno di un metodo operativo e di tecniche per modificare le cose.
Non sei tu quella che deve crepare, ma la tua timidezza: per cominciare cerca di voler bene a te stessa.
Vecchio 06-11-2011, 23:22   #16
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da maralgiu Visualizza il messaggio
Perché mai gli altri dovrebbero interessarsi alla tua timidezza? Perché vuoi scaricare sugli altri, problemi che sono tuoi?
Questo tuo modo di pensare costituisce un classico comportamento di fuga dalla realtà, nel senso che ti permette di evitare un tuo impegno diretto, alla soluzione delle tue problematiche. È quello che possiamo definire un depistaggio attuato dal tuo sistema cognitivo (che è a un livello inconscio) per evitare che tu possa portare al livello di consapevolezza le credenze negative di base (inconsce) che sono all'origine del tuo malessere. Se non porti al livello di consapevolezza tali credenze negative, non hai la possibilità di modificarle e quindi non puoi uscire dalla palude.
Una domanda... potresti fare un esempio di credenza appena affiorata a livello di consapevolezza ma che prima era inconscia?
Vecchio 07-11-2011, 13:12   #17
Avanzato
L'avatar di maralgiu
 

Per rispondere alla tua domanda ritengo opportuno chiarire alcune cose. nello schema sono sintetizzati i tre livelli di pensiero



L' obiettivo dovrebbe essere quello di far emergere le credenze di base da cui discendono gli altri livelli di pensiero.

Le credenze di base sono caratterizzate da pensieri non complessi, anzi sono semplici, sintetici quasi perentori ed esprimono le tue qualità sotto forma di giudizio: sono del tipo "sono una fallita", "sono un incapace", "sono inutile", "non servo a niente", eccetera. Tieni presente che questi tipi di pensieri a volte puoi anche averle dette a te stessa in modo cosciente, in questi casi, essi sono il frutto dello sconforto ma non costituiscono necessariamente uno stato di consapevolezza della credenza di base. Va fatta una netta distinzione tra quelli che sono pensieri del momento che scaturiscono da una esplosione emotiva post evento, dai pensieri di base che invece intervengono a monte dei comportamenti e cioè nella fase in cui valuti le situazioni per stabilire gli atteggiamenti da prendere. Se dici a te stessa "sono un incapace" quando gli eventi si sono già verificati, sei di fronte ad una reazione di sconforto, anche se tale reazione va a rafforzare ulteriormente la credenza di base, il pensiero profondo invece si verifica prima dell'evento, cioè quando stai per viverlo.

Le credenze intermedie sono pensieri che, partendo dagli assunti delle credenze di base, devono determinare la tua capacità a far fronte agli eventi, in un certo senso rispondono alla domanda: "sono in grado di affrontare questa cosa?" oppure "che capacità dovrei mostrare di avere per affrontare questa cosa?", un esempio pratico può essere: "devo fare le cose in modo perfetto, se voglio riuscire nella vita". Questi tipi di pensieri hanno la caratteristica di essere, per lo più, condizionali.

I pensieri automatici negativi sono quelli che con un po' di concentrazione possono essere portati al livello di consapevolezza, spesso possono manifestarsi sotto forma di immagini mentali (ad esempio ho paura di attraversare la strada e immagino la scena di finire sotto un'auto), sono pensieri che in qualche modo sintetizzano le credenze di base e quelle intermedie.

Io non so quali sono le tue credenze di base o intermedie, solo tu sei in grado di poterle individuare, anche se la cosa può sembrarti paradossale, in te c'è questa capacità. È proprio su questa capacità intrinseca di ogni individuo che il psicoterapeuta cognitivo comportamentale imposta la strategia terapeutica, egli infatti, induce il paziente a scoprire da sé i propri pensieri e comportamenti disfunzionali, ed è anche questa la ragione per la quale la tecnica cognitivo comportamentale risulta essere quella che ha prodotto il maggior tasso di successo: per fare un esempio banale, una cosa è dire al bambino "non mettere le mani vicino alla presa di corrente che ti fai male" è altra cosa è quando il bambino mette le mani sulla presa di corrente e prende una scossa, ciò che si acquisisce con le proprie forze, con l'esperienza diretta, ha una maggior forza formativa e auto regolante.

Va da se che, per prendere consapevolezza di queste credenze profonde, bisogna adottare un metodo, una tecnica. Ti sarà ben difficile riuscire a raggiungere questi pensieri inconsci andando a naso, anche perché la tendenza delle persone afflitte da ansia sociale è quella di fissare la propria attenzione su fatti o elementi fuorvianti, ma che appaiono loro del tutto logiche e chiare come il sole; ad esempio Rory in un altro topic, attribuisce i suoi problemi alla mancanza di autostima, ma questa si forma come conseguenza, non costituisce una causa di base, questa confusione si fa perché l'autostima, nel momento in cui si determina, entra a far parte di un circolo vizioso in cui tutti gli elementi auto alimentano il circolo stesso.

Ultima modifica di maralgiu; 07-11-2011 a 13:31.
Vecchio 07-11-2011, 13:18   #18
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da Dalila1 Visualizza il messaggio
Ho letto l'articolo ma non mi sembra che parli di altre forme di timidezza. Quali altre forme ci sono?
Il blog è interessante perché spiega molto bene cose che è utile sapere ma non serve a nulla sapere tutte queste cose finchè la gente a partire dalla propria famiglia si comportano come dei mostri.
Io sto morendo di timidezza e non gliene frega niente a nessuno. Spero di crepare il prima possibile
Quote:
Originariamente inviata da maralgiu Visualizza il messaggio
Mia cara Dalila1, non sono i tuoi familiari che devi cambiare (non ne hai né il potere né la possibilità), ma te stessa rispetto al modo di "assorbire" i loro comportamenti, il modo di rapportarti al (tuo) presente, il modo di percepire te stessa.

Perché mai gli altri dovrebbero interessarsi alla tua timidezza? Perché vuoi scaricare sugli altri, problemi che sono tuoi?
Maralgiu, hai dato per scontato che Dalila stesse esagerando quando ha paragonato i suoi familiari a dei mostri (la solita storia del timido-paranoico, degli altri che non sono tenuti a far nulla verso di noi, mentre noi sì verso di loro, ecc. ecc.). Non puoi sapere, però, se sia effettivamente così. Io le avrei chiesto quali comportamenti mettono in atto verso di lei per chiamarli in quel modo.
Vecchio 08-11-2011, 22:06   #19
Avanzato
L'avatar di maralgiu
 

Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Maralgiu, hai dato per scontato che Dalila stesse esagerando quando ha paragonato i suoi familiari a dei mostri (la solita storia del timido-paranoico, degli altri che non sono tenuti a far nulla verso di noi, mentre noi sì verso di loro, ecc. ecc.). Non puoi sapere, però, se sia effettivamente così. Io le avrei chiesto quali comportamenti mettono in atto verso di lei per chiamarli in quel modo.
Penso tu abbia frainteso il senso di quanto volevo dire, forse mi sono espresso in maniera inefficace. Non penso affatto che un ansioso sociale debba adeguarsi o sottomettersi ai comportamenti altrui (soprattutto quelli familiari). Cercherò di esprimere il concetto in altro modo.
1) Nessun individuo è in grado di modificare gli altri. Quindi Dalila1 non può sperare di poter cambiare i suoi familiari.
2) È piuttosto difficile (direi quasi impossibile) che persone che non manifestano capacità di comprensione verso determinati tipi di sofferenze, siano in grado di modificare i propri comportamenti in tal senso. Quindi Dalila1 farebbe bene a non aspettarsi dai suoi familiari mutamenti nei loro comportamenti.
3) Dalila1 non deve modificare se stessa in funzione dei suoi familiari, né in funzione di altri; ma dovrebbe lavorare per modificare quei convincimenti negativi profondi che ha verso se stessa e che la condannano alla timidezza.
4) L'unico dovere morale o etico che una persona ha, nei confronti degli altri, è il rispetto, e quindi anche il non danneggiamento volontario. Ma non si può pretendere che gli altri debbano necessariamente avere comportamenti specifici verso gli altri. La comprensione delle difficoltà o dei disagi altrui non può configurarsi come forma di rispetto, semmai come segno distintivo di sensibilità: ma nessuno è obbligato ad essere sensibile, né lo si può pretendere.
5) Non ho pensato a Dalila1 come una timida paranoica, a dire il vero non mi sono proprio posto il problema. Sul tipo di rapporto tra Dalila1 e i suoi familiari, lei non ha fatto descrizioni e io non voglio farmi alcun tipo di congettura. Quel che sappiamo, perché lo ha detto Dalila1, è che i suoi non si dimostrano sensibili ai suoi problemi.
6) Il perché dell'uso del termine "mostro" sarebbe più utile per il suo psicoterapeuta (se ce l'ha), a noi può raccontarcelo se ne ha voglia o se le fa piacere confidare certi dettagli della sua vita privata, ma è una scelta che spetta a lei. Dato che certi argomenti possono creare imbarazzo, preferisco astenermi dal fare questa domanda che tu suggerisci.
Vecchio 14-11-2011, 12:46   #20
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da maralgiu Visualizza il messaggio
Penso tu abbia frainteso il senso di quanto volevo dire, forse mi sono espresso in maniera inefficace. Non penso affatto che un ansioso sociale debba adeguarsi o sottomettersi ai comportamenti altrui (soprattutto quelli familiari). Cercherò di esprimere il concetto in altro modo.
1) Nessun individuo è in grado di modificare gli altri. Quindi Dalila1 non può sperare di poter cambiare i suoi familiari.
2) È piuttosto difficile (direi quasi impossibile) che persone che non manifestano capacità di comprensione verso determinati tipi di sofferenze, siano in grado di modificare i propri comportamenti in tal senso. Quindi Dalila1 farebbe bene a non aspettarsi dai suoi familiari mutamenti nei loro comportamenti.
Trattandosi dei suoi familiari, però, se questi comportamenti sono particolarmente nocivi per lei e lei non li può modificare, dovrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di andare a vivere da sola. Non è che può far finta di niente, se la situazione è particolarmente grave.

Quote:
Originariamente inviata da maralgiu Visualizza il messaggio
4) L'unico dovere morale o etico che una persona ha, nei confronti degli altri, è il rispetto, e quindi anche il non danneggiamento volontario. Ma non si può pretendere che gli altri debbano necessariamente avere comportamenti specifici verso gli altri. La comprensione delle difficoltà o dei disagi altrui non può configurarsi come forma di rispetto, semmai come segno distintivo di sensibilità: ma nessuno è obbligato ad essere sensibile, né lo si può pretendere.
Trattandosi dei familiari, una loro insensibilità rispetto ai problemi della figlia non è da considerare alla stregua di quella di chiunque altro. Chiedevi a Dalila "perchè mai gli altri dovrebbero interessarsi alla tua timidezza?": beh, gli altri in generale non saprei, ma se non lo fanno i genitori non mi sembra una cosa così trascurabile.

Quote:
Originariamente inviata da maralgiu Visualizza il messaggio
5) Non ho pensato a Dalila1 come una timida paranoica, a dire il vero non mi sono proprio posto il problema. Sul tipo di rapporto tra Dalila1 e i suoi familiari, lei non ha fatto descrizioni e io non voglio farmi alcun tipo di congettura. Quel che sappiamo, perché lo ha detto Dalila1, è che i suoi non si dimostrano sensibili ai suoi problemi.
6) Il perché dell'uso del termine "mostro" sarebbe più utile per il suo psicoterapeuta (se ce l'ha), a noi può raccontarcelo se ne ha voglia o se le fa piacere confidare certi dettagli della sua vita privata, ma è una scelta che spetta a lei. Dato che certi argomenti possono creare imbarazzo, preferisco astenermi dal fare questa domanda che tu suggerisci.
Potresti farlo anche in privato, e comunque prima di sapere qualcosa di più su questo penso sia poco utile consigliare a Dalila di modificare i suoi convincimenti negativi, o almeno che possa essere utile ma non sufficiente. Inoltre non si può dire che lei voglia scaricare sugli altri problemi che sono solo suoi: chi te l'ha detto che sono solo suoi? Dipende dall'effettiva situazione che c'è in famiglia e da come i suoi si comportano con lei. Non mi pare una cosa su cui si possa sorvolare, anzi dovrebbe essere la prima questione da affrontare.

Ultima modifica di Winston_Smith; 14-11-2011 a 17:32.
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