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24-05-2016, 20:29
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#1
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Nervenleben.
Messaggi: 2,958
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24-05-2016, 22:19
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#2
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Banned
Qui dal: Apr 2013
Ubicazione: Milano
Messaggi: 14,714
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C'era un ragazzo solitario che non parlava con nessuno per paura di un giudizio negativo, si rinchiudeva nella sua camera poiché si illudeva che in questo modo avrebbe evitato tutte le sue paure. Più si chiudeva in sé e nelle sue quattro mura e più si allontanava dal mondo, più diventava alienato e ostile al mondo esterno. Ma all'improvviso si disse che doveva fare qualcosa. Dire "loro non mi capiscono" era una frase troppo spesso utilizzata anche solo per creare barriere protettive tra se e gli altri. All'improvviso assunse dentro di sé la concezione che qualcosa doveva cambiare e iniziò a cambiare atteggiamento, iniziò vedersi in maniera diversa, ad accettarsi. Da quel momento fu per lui una strada in discesa, non sconfisse la timidezza ma imparò che non c'è nulla di male a essere timidi quanto a usare la timidezza come alibi per non vivere, non vivere con se stessi pienamente.
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25-05-2016, 00:38
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#3
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Esperto
Qui dal: Nov 2014
Ubicazione: sotto il letto
Messaggi: 4,296
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Ho un'idea da molto tempo che mi piacerebbe sviluppare come si deve ma non te la dico :p
Se vuoi te la scrivo in pvt.
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25-05-2016, 06:49
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#4
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Esperto
Qui dal: Oct 2010
Messaggi: 576
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Cercherei di mostrare tutto quello che si nasconde dietro la timidezza, ansie e problemi ma anche pensieri, fantasie, emozioni... Che nascono e vengono percepiti forti e vividi dentro la persona, anche se esternati a mala pena. Forse un qualcosa di metaforico per rappresentare questo processo, come un materiale che attutisce dall'interno verso l'esterno ma amplifica nel senso opposto.
Scriverei della timidezza non come una condizione da cambiare necessariamente, se da una parte da molto a se stessi e agli altri, dall'altra toglie molto.
Però sarei troppo timida per pubblicarlo
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25-05-2016, 08:44
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#5
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Banned
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 25,977
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Che tra la timidezza e il terrore sociale passa un abisso.
Che la timidezza è una bella caratteristica proprio perchè non è di moda, che chi l'apprezza può entrare in relazione con persone dal vissuto interiore ricco e multiforme,che va salvaguardata,accettata,accolta la timidezza.
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25-05-2016, 10:18
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#6
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Esperto
Qui dal: May 2014
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 14,165
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una faccina così: .
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25-05-2016, 10:57
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#7
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Esperto
Qui dal: Jan 2014
Ubicazione: Buckingham Palace
Messaggi: 944
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I raggi del sole penetravano dai buchi della tapparella non abbassata del tutto, lasciando entrare tutta l'estate che mi era concessa.
Gli altri ragazzini a quest'ora, complice la pausa estiva, erano sicuramente già all'angolo della strada, zaino in spalla e bicicletta fra le gambe. Pronti per vivere avventure alla "Stand by me" che avrebbero poi raccontato ai nipoti esagerandole e rielaborandole.
Io, invece, di amici non ne ho. Non ho nemmeno la bicicletta se è per questo, a cosa mi servirebbe? In casa non si può usare...
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25-05-2016, 11:31
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#8
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Esperto
Qui dal: Jun 2008
Ubicazione: varese
Messaggi: 954
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scriverei la mia autobiografia, magari romanzandola un po' per rendere più interessante la lettura. il mio sogno sarebbe scrivere un lungo flusso di coscienza autobiografico
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25-05-2016, 11:38
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#9
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Esperto
Qui dal: Apr 2012
Messaggi: 5,256
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Quote:
Originariamente inviata da Oblomov
scriverei la mia autobiografia, magari romanzandola un po' per rendere più interessante la lettura. il mio sogno sarebbe scrivere un lungo flusso di coscienza autobiografico
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Infatti credo che sia la forma più onesta possibile per un timido,ma anche la più ostica:si potrebbero personificare i propri pensieri riscrivendo il flusso in seconda battuta,però
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25-05-2016, 11:47
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#10
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Esperto
Qui dal: Jun 2008
Ubicazione: varese
Messaggi: 954
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berserk, spiegati meglio che può essere interessante
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25-05-2016, 12:24
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#11
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Esperto
Qui dal: Apr 2012
Messaggi: 5,256
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Quote:
Originariamente inviata da Oblomov
berserk, spiegati meglio che può essere interessante
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Voglio dire che un timido o fobico oppure evitante(fai te)ha come risorsa primaria della scrittura i propri pensieri e assai poca azione;ora,ovviamente,è coerente con ciò la forma del "flusso di coscienza" ,tuttavia c'è da dire che è difficile da gestire per il lettore;di qui l'idea(balzana?) di scrivere il romanzo in due tempi:uno per sé(e di sé)con la forma Stream,l'altro per la comunicazione traducendo quei nuclei ideativi in eventi e quindi personaggi:chiamiamola plasticità del pensiero
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