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Vecchio 30-01-2009, 23:43   #1
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In questo forum si legge spesso di breviari su come evitare le interazioni sociali, di scappatoie per fugare le situazioni di socialità, quasi che la vita sociale fosse una gigantesca piovra dai mille tentacoli capaci di penetrare in ogni momento nelle nostre vite strappandoci al comodo rifugio della solitudine.
A sentire certuni, pare che il mondo sia popolato di pr pronti ad accalappiarci nella folle girandola delle relazioni umane attraverso feste, ricevimenti, pranzi e cene.
Personalmente io non vedo tutte queste occasioni sociali e ancor meno vedo persone disposte a conoscere, farsi avanti e intraprendere nuove amicizie. Probabilmente questo è uno stile di vita che appartiene più all'adolescenza, già dopo i vent'anni si assiste ad un progressivo deterioramento delle opportunità relazionali causato dalla sindrome del guerriero stanco. La maggior parte della gente si accontenta di quel poco che ha, preferisce mantenere in vita le poche amicizie conquistate in anni di pratica e si ritira ormai sazia di conoscenze.
Provate ad uscire in un qualsiasi locale una sera qualsiasi e a muovere il primo passo per conoscere qualcuno....fatica sprecata, dovuta forse anche a ingrippature culturali, come faceva notare qualcuno nel topic sull'uscire da soli. Però provate anche ad immergervi nella corrente delle occasioni mondane e il giorno dopo vi ritroverete ugualmente con un nulla di fatto.
Ovviamente si dovrebbe far notare come i rapporti più solidi e duraturi non possano che nascere da lunghe e tenaci frequentazioni, ma come si può portare avanti una frequentazione quando la gente sparisce il giorno dopo con tanti saluti? Della serie: dammi il tuo numero che poi ti chiamo io....
Vecchio 30-01-2009, 23:51   #2
Banned
 

Posso chiederti per curiosità se hai fatto davvero gli esperimenti da te descritti? E se sì in che tipo di locali?
Vecchio 31-01-2009, 00:02   #3
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Non ho mai fatto esperimenti veri e propri (nel senso che non mi sono mai cimentato in maniera deliberata in certi tipi di "esercizi") ma mi è capitato di uscire (da solo o meno) trovandomi in mezzo ad una moltitudine di persone, gruppi e gruppuscoli assai poco propensi all'osmosi con persone nuove, gente impermeabile a nuovi ingressi e intenta a gestire l'esistente senza preoccuparsi di lasciare campo libero alle new entry.
Ecco perchè sostengo che non esiste nessun "pericolo" dato dalla prospettiva di essere risucchiati dal vortice dell'estroversione: la solitudine è la cosa più facile e naturale da mantenere, chi è da solo e vuole restare solo sfonda praticamente una porta aperta, chi è da solo e vuole emanciparsi dalla sua condizione si trova dinnanzi una strada in netta salita. O sono io ad essere pessimista?
Vecchio 31-01-2009, 00:45   #4
Esperto
L'avatar di audaX
 

Maestro non dire così perchè lo sai che ho la lacrima facile :°°° sono invidiosi e ti temono, per quello ti tengono alla larga. A Modena abbiamo anche trovata tanto di scritta denigratoria nei tuoi confronti quindi non ti abbattere... non sei trasparente come credi
Vedrai che ne troverai tanti di amici, devi solo imparare a coltivare l'amicizia con tanta calma e quando hai scoperto come si fa fammelo sapere perchè anche io ho il tuo stesso problema :wink:
Vecchio 31-01-2009, 00:56   #5
Banned
 

Sono dell'idea che ormai l'unica soluzione non sia conoscere, ma farsi conoscere. Bisogna esporsi, mettersi in mostra. Cominciate voi che poi se va bene mi aggiungo pure io 8)
Vecchio 31-01-2009, 01:28   #6
Esperto
L'avatar di audaX
 

Quote:
Originariamente inviata da Lingwuilooke
Quote:
Originariamente inviata da muttley
Sono dell'idea che ormai l'unica soluzione non sia conoscere, ma farsi conoscere. Bisogna esporsi, mettersi in mostra. Cominciate voi che poi se va bene mi aggiungo pure io 8)

Possibile che non hai trovato neanche una "compagna" disponibile a tutti i festival dell'unità a cui avrai partecipato? Ho sentito dire che l'unione fa la forza... sarà per questo che i comunist sono caduti in disgrazia, non c'è più solidarietà manco fra poveri! :lol:
Posso assicurarti che Muttley non è povero, tant'è vero che si fa tutti i raduni di Italia senza badare a spese
Vecchio 31-01-2009, 01:33   #7
Esperto
L'avatar di Who_by_fire
 

--
Vecchio 31-01-2009, 01:38   #8
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Lingwuilooke
Quote:
Originariamente inviata da muttley
Sono dell'idea che ormai l'unica soluzione non sia conoscere, ma farsi conoscere. Bisogna esporsi, mettersi in mostra. Cominciate voi che poi se va bene mi aggiungo pure io 8)

Possibile che non hai trovato neanche una "compagna" disponibile a tutti i festival dell'unità a cui avrai partecipato? Ho sentito dire che l'unione fa la forza... sarà per questo che i comunist sono caduti in disgrazia, non c'è più solidarietà manco fra poveri! :lol:
L'antico spirito egualitario e libertario della tradizione sinistrorsa sta venendo meno a causa del martellamento mediatico che impone paura, diffidenza e odio. I danni fatti dalla Moratti nella città meneghina (tanto per fare un esempio), sono incalcolabili
Eppure non può andare avanti così, la rivoluzione ha bisogno di fiducia e spirito di abnegazione 8)
Vecchio 31-01-2009, 01:48   #9
Banned
 

No, in genere vado sul classico, ad esempio chiedo loro se vogliono vedere la mia collezione di farfalle 8)
Vecchio 31-01-2009, 03:52   #10
Esperto
L'avatar di JohnReds
 

Quote:
Originariamente inviata da muttley
In questo forum si legge spesso di breviari su come evitare le interazioni sociali, di scappatoie per fugare le situazioni di socialità, quasi che la vita sociale fosse una gigantesca piovra dai mille tentacoli capaci di penetrare in ogni momento nelle nostre vite strappandoci al comodo rifugio della solitudine.
A sentire certuni, pare che il mondo sia popolato di pr pronti ad accalappiarci nella folle girandola delle relazioni umane attraverso feste, ricevimenti, pranzi e cene.
Personalmente io non vedo tutte queste occasioni sociali e ancor meno vedo persone disposte a conoscere, farsi avanti e intraprendere nuove amicizie. Probabilmente questo è uno stile di vita che appartiene più all'adolescenza, già dopo i vent'anni si assiste ad un progressivo deterioramento delle opportunità relazionali causato dalla sindrome del guerriero stanco. La maggior parte della gente si accontenta di quel poco che ha, preferisce mantenere in vita le poche amicizie conquistate in anni di pratica e si ritira ormai sazia di conoscenze.
Provate ad uscire in un qualsiasi locale una sera qualsiasi e a muovere il primo passo per conoscere qualcuno....fatica sprecata, dovuta forse anche a ingrippature culturali, come faceva notare qualcuno nel topic sull'uscire da soli. Però provate anche ad immergervi nella corrente delle occasioni mondane e il giorno dopo vi ritroverete ugualmente con un nulla di fatto.
Ovviamente si dovrebbe far notare come i rapporti più solidi e duraturi non possano che nascere da lunghe e tenaci frequentazioni, ma come si può portare avanti una frequentazione quando la gente sparisce il giorno dopo con tanti saluti? Della serie: dammi il tuo numero che poi ti chiamo io....
Quote:
Originariamente inviata da Who_by_fire
Sono d'accordo con Muttley.

L'inserimento all'interno di un gruppetto sociale può avvenire tipicamente nel momento in cui tale gruppetto si forma, e questo avviene per lo più quando si ha uno "spostamento di contesto".

Esempio: all'inizio del primo anno di università si ha un sacco di gente che sta cambiando contesto (dal liceo all'uni) e non si conosce vicendevolmente. Ecco che si formano i vari gruppetti, che rimarranno (salvo più rari casi) saldamente uniti per tutto l'iter universitario. Chi ha tempo non aspetti tempo! Inserirsi gli anni seguenti in uno di questi gruppetti potrebbe ridursi a pura utopia.

Il fatto è che per loro si stabilisce una consuetudine (di frequentazione), e ciò è (sempre per loro) rassicurante. Gli "estroversoni" in fondo sono molto più conservatori di quanto non crediamo. 8)
quoto e quoto, specie il ragionamento di who_by_fire.

Io il fenomeno in base al quale più si va avanti più è difficile farsi amici lo capii con precisione quando ero alle superiori, e talvolta mi prendeva l'angoscia di non riuscire a farmi amici oppure di finire sempre in un eterna rincorsa, io che divento sempre più estroverso ma il mondo allo stesso tempo è sempre più refrattario. E il mio grande terrore erano gli "spostamenti di contesto", intuii sin dalle medie che erano quelli i momenti in cui avevo occasione di rifarmi una vita, ma tutte le volte che mi ci trovavo (medie/superiori, superiori/università) prendevo delle sonore sconfitte poichè non ero capace di legare...ora ho, fortunatamente, una (sufficiente) rete di contatti, dovuta iù al caso e alla fortuna che al mio merito...senza alcune fortuite coincidenze penso sarei solo come un cane. Mi sento rosicare tanto, però, per il sapere delle enormi possibilità che ho sprecato, e che avrei potuto cogliere con facilità se fossi stato un pochino diverso. Ma tant'è.

Quoto anche muttley quando la sposta sull'ideologico...la vecchia mentalità sinistroide, paesana e di compagnia, era certamente molto favorevole alla conscenza e all'apertura, mentre l'imborghesimento, anzi, il mondo fatto a misura di pottino (come si dice dalle mie parti) è rigido, chiuso e triste. la mia città ne è un esempio lampante, ormai la vecchia mentalità "di sinistra" si è inaridita per cedere il posto a una società fatta di compartimenti stagni.
Vecchio 31-01-2009, 03:59   #11
Esperto
L'avatar di Pride
 

La soluzione è Internet (e lo sapete benissimo).
Vecchio 31-01-2009, 04:05   #12
Intermedio
L'avatar di Ramirez1
 

Personalmente ho avuto occasione di conoscere nuove persone, ma ho
fallitto lo scopo ugualmente.
Mi spiego: a 20 anni spari cazzate su cazzate e magari qualcuna ne imbrocchi.
A 30 e oltre cominci a voler fare discorsi più seri.
Risultalto la tipa sta con te un pò sopporta, si spalla e poi ti saluta e
non la rivedi più.

Bisogna essere più sciolti, ironici e allegri (me lo sto dicendo anche a me stesso) altrimenti le girls emigrano.
Vecchio 31-01-2009, 04:06   #13
Intermedio
L'avatar di addormentato
 

ma io penso che 20/30 anni fa c'erano meno liberta' e piu' bigottismo di ora, la mentalita' sinistroide non era la sola aperta, c'era anche quella cattolica e solidale. Adesso c'è l'individualismo, vali solo se hai,
io sono ottimista
Vecchio 31-01-2009, 04:06   #14
Esperto
L'avatar di JohnReds
 

Ho appena letto il post di viridian, e mi è venuta una riflessione: la maggior parte della gente si scatena dai 10 ai 25-30 anni e poi si rilassa e si ammoscia...io invece penso che la mia vita vera, se tutto va come dovrebbe, dovrebbe iniziare intorno ai 23-24 anni.

Al momento ho una voglia di fare e una quantità di progetti rimasti finora irrelizzati impressionante. Forse, forse, essere stato inibito nella mia adolescenza mi ha tolto uno dei periodi più belli della vita di una persona, ma allo stesso tempo potrebbe darmi la carica e la voglia di vivere tutta la vita successiva con un entusiasmo e una voglia di fare inconcepibili per i miei coetanei...l'unico mio timore è di vedermela frustrata però, considerando che quando io sarà un arzillo trentenne non troverò più nessuno per divertirmi... :?
Vecchio 31-01-2009, 12:16   #15
Esperto
L'avatar di dottorzivago
 

Come nn darti ragione Muttley. La gente è incredibilmente chiua nei loro gruppi, il gruppo l fa sentire giovani, anche se si ha 30 annio piu stare in gruppo permette di vivere la vita in modo adolescenziale.Stanno insieme per questo, ho visto gruppi di 8-9 persone che on comune avevano ben poco.....un mio amico fa parte di una comitiva e quando ci parlo a quattrocchi mi chiedo come possa confidarsi o parlare piu seriamente di argomenti come l'alore, il lavoro, progetti x il futuro....con gente del genere che dimostrano tra i 4 e i 5 anni.

La cosa è molto limitante...nel mio diario ho scritto ke in fondo sono un normalone... ma questo mio lato nn verrà mai fuori perchè mi mancano i contatti di una rete sociale efficace.

Questo fa si che le poche occasioni che capitano vanno in fumo.Ieri è successo questo...


Oggi in palestra incontro un amico di un mio amico che vedevo due anni fa abitualmente in palestra....ora il mio amico nn viee piu e ci vado da solo. Lo vedo e mi saluta abbastanza calorosamente, io contraccambio chiedo come va, quanto è stato fermo e le solite cose di circostanza. Lui poi mi fa ma Caio è un pezzo che nn lo vedo sara un paio di mesi, anche te era un bel pezo che nn ti vedevo ma in giro nn ti si vede mai?!
E io "eh beh si effettivamente ci sto poco in paese" poi imbarazzo totale, nn sapevo cosa dire...la conversazione stava prendendo la direzione di feste, quale sara il nostro travestimento x carnevale, cprogramma della serata ecc.....ovviamente il mio era IL NULLA x questo ero imbarazzato e ho tagliato corto.

Era la sittuazione ideale x conversare.....ma nn se ne è fatto niente x evidenti difficolta dovute alla mia vitqa asociale
Vecchio 31-01-2009, 12:43   #16
Esperto
L'avatar di Miky
 

Quote:
Originariamente inviata da muttley
quasi che la vita sociale fosse una gigantesca piovra dai mille tentacoli capaci di penetrare in ogni momento nelle nostre vite
ma no...la vita sociale è piena di gnoccole, che aspettano solo di essere penetrate dai nostri lunghi tentacoli
uahahahahahahaahahahahhaahaha
Vecchio 31-01-2009, 15:01   #17
Banned
 

in parte sono daccordo con questo...però in parte devo ammettere anche che invece ci sono diverse persone che amano divertirsi e conoscere gente al sabato sera....peccat oche poi sei solo uno dei tanti..

Detto questo vi dò ragione:

"i miei coetanei sembrano quasi pian pian rinchiudersi a riccio di anno in anno...e o accade un caso fortuito che vuole che 2 persone interagiscano o nulla...."

Di fatto io mi lamento sempre che non HO NULLA DA DIRE....semplicemente perchè gli altri fanno altrettanto...parlano parlano..sì...ma con chi conoscono bene....con gli altri anzi abbassano quasi gli occhi (con me nel periodo di massimo silenzio mio abbassavano lo sguardo perchè si imbarazzavano)...e così ci riesco anch'io...pure io se ho confidenza con una persona parlo di qualsiasi cavolata....altrimenti fatico...

E ho capito che il primo passo non lo fanno mai...o quasi...

ecco....una volta ero sempre io a fare il primo passo e quindi avevo tante gente intorno...

negli ultimi tempi ho capito che semplicemente m idevo buttare io x rompere il ghiaccio....altrimenti solo tanto disagio/indifferenza da ambo le parti....

e infatti le volte in cui si è riso di più in mia presenza è stato sempre quando io ho preso l'iniziativa e ridendo e scherzando ho provando ad interagire con gli altri....altrimenti....
Vecchio 31-01-2009, 15:25   #18
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da microcosmo_2
Le relazioni nate dall'apparenza, dal farsi vedere, dal farsi vedere belli, simpatici, brillanti... sono quasi tutte relazioni apparenti.
Certo è che se uno è pieno di alcool o di gloria di sé, non se ne accorge nemmeno.

Quasi tutta la società ha disturbi relazionali: chi semina indifferenza raccoglie solitudine.
Gli "altri" che esistono davvero sono solo quelli di cui tu ti prendi cura, ascolti, accudisci...
tutto il resto sono solo "prodotti" di consumo, comparse...
sbagliato....sono apparenti se uno vuole lasciarle tali quelle relazioni...
ma l'APPARIRE x farsi conoscere (come qualcuno ha già detto) invece è la cosa migliore.

Se rimani dentro al tuo guscio ti isoli solamente...

viceversa se almeno inizialmente ti mostri spiritoso, burlone, provocatore...insomma qualcosa che possa suscitare interessante e non noioso/scontato....qualcosa che ti renda particolare....qualcosa per cui alla fine della giornata l'altra persona arriva a casa e pensa tra sè e se "si ma giova oggi quanto è stato scemo?"....

ecco....

poi da lì ci si inizia a conoscere davvero...una volta che hai interessato la eprsona puoi iniziare a parlare delle tue intimità, dei tuoi limiti e di cose seriose.

Non a caso il primo argomento di cui si parla i nascensore con il vicino è "il tempo" 9 volte su 10....perchè? perchè appunto è un qualcosa che è lì...palese...che ci accomuna e su cui si può essere sia cinici, sia spiritosi ecc...ecc...
Vecchio 31-01-2009, 15:26   #19
Avanzato
L'avatar di mark010
 

A me ha sempre limitato molto la timidezza. Poi bisogna anche aggiungere le esperienze che uno fà. Quando ti capita di aprirti con una persona e poi questa si comporta male nei tuoi confronti, beh le volte successive che conosci qualcun'altro penso ti venga automatico dare poca confidenza e chiuderti in te stesso
Vecchio 31-01-2009, 18:21   #20
Esperto
L'avatar di clizia
 

In questo caso spezzo una lancia a favore di noi "anime bohemienne", tagliate fuori dalla normale ritualità dei rapporti sociali.

Parto dalla bella analisi che De Benedetti (critico letterario) fa delle figure di inetti che affollano le pagine dei romanzi europei del‘900, da Svevo a Tozzi, Pirandello ecc.
Infatti l’inetto – in quanto essere incompiuto e privo di una sua collocazione sociale certa – è per eccellenza l’individuo che - rispetto a tutti gli altri - è più disponibile al cambiamento, perché sperimentando sulla sua pelle una perenne crisi di certezze è colui che paradolssalmente – seppur abulico – è più aperto ai mutamenti, pronto a mettersi in gioco e ad abbandonare quelle certezze che cristallizzano i cosiddetti “normali”. Egli, in quanto essere “riuscito a metà” è in un certo senso più recettivo nei confronti degli imprevisti esistenziali; è meno affezionato al ruolo sociale che ogni uomo ad un certo punto si ritaglia addosso. Privo di punti di riferimento stabili – sociali, affettivi – l’inetto è quello più disposto a farsi plasmare dagli eventi, all’incontro con l’altro, ed è meno restio a farsi mettere in discussione, perché non vive chiuso nelle sue certezze, che a lui anzi mancano. L’inetto è il cosidetto “personaggio in disponibilità”.

Posso infatti confermare che - essendo io sempre stata priva di legami stabili sin dall’infanzia e dall’adolescenza - di avere sviluppato negli anni una tendenza maggiore all’apertura verso possibili nuove amicizie, qualora ovviamente mi si fosse presentata una persona che fosse stata in grado di stimolare la mia fantasia ed intelligenza (se non trovo persone però stimolanti mi accontento di vivere nel mio carattere riservato).

E così, proprio sentendomi “sentimentalmente vagabonda”, ho avuto spesso l’occasione di legare con persone che mi incuriosivano, nei contesti più vari: da nottate passate in foresteria nella casa dello studente, ai campi di volontariato all’estero ecc.

Il problema è però – come dice giustamente Muttley – trovare qualcuno che sia altrattanto recettivo nei confronti del mondo ignoto, e che sia spinto a mettersi in gioco, superando il limite dell’impigrimento sulle proprie certezze e sicurezze affettive. Generalmente le persone con cui ho legato erano anch’esse individui da me definiti “in disponibilità” e cioè pronti ad aprirsi all’altro perché anch’essi privi di quei punti di riferimento sociali forti che li hanno quindi portati ad essere più recettivi verso le persone nuove.

Nonostante io non sia ora sprovvista di amicizie di vecchia data, non mi sono nemmeno ora mai adagiata su questi affetti consolidati. La curiosità mi ha spinto a cercare sempre oltre, mi ha portato a voler sperimentare la conoscenza di individui nuovi che ai miei occhi risulavano stimolanti e che avvertivo potenzialmente desiderose di scambio reciproco e di confronto.

Noto con dispiacere che in determinati ambienti – come quello lavorativo – la gente è meno propensa a ricercare un contatto umano con l’altro, mentre risultano più favorevoli a ciò i contesti ludici (un corso di teatro, di musica, di pittura ecc), che in quanto tali sono già di per sé visti come luoghi in cui uno dei fini principali è appunto l’aggregazione, in cui si può abbandonare la maschera che si indossa solitamente sul posto di lavoro, nell’intento di avvicinarsi all’altro con maggiore spontaneità.

Purtroppo ultimamente la mia vita è quasi solo risucchiata dal lavoro, e sento che mi mancano dei luoghi in cui da entrambe le parti si abbia l’esigenza di un contatto più spontaneo e profondo con l’altro, meno filtrato dai doveri e dalla formalità.

Nella ricerca di tutto ciò gioca a sfavore anche l’entrata nel mondo degli adulti, quando si viene a contatto con persone già sposate, che mettono avanti a tutto la famiglia e che, avendo solo occhi per il maritino o il pargoletto, non si approcciano all’altro con l’intento di stringere un legame, presi come sono dal vortice dei doveri lavorativi e domestici, che soffoca in loro qualsiasi fantasia di avvicinarsi verso “esseri a loro sconosciuti”.
Noto che crescendo le persone si irrigidiscono maggiormente al di dentro di ruoli sociali ormai collaudati, che non aiutano per nulla a mantenere viva la fiammella della curiosità verso ciò che è nuovo e imprevisto.

Crescendo, più vado avanti e più sento pungente la problematica sollevata da Muttely. Ognuno se ne sta protetto nel suo guscio di certezze – famigliari, lavorative – e non sente più il bisogno di sperimentare l’ebrezza di nuovi contatti, di nuove esperienze umane….
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