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Vecchio 24-02-2013, 18:21   #1
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l'esposizione alle situazioni temute anche se mette l'organismo in modalità "combatti o fuggi", alza i livelli di cortisolo e fa stare in ansia prima, durante e dopo, a lungo termine è sempre una cosa positiva o può avere qualche svantaggio rispetto all'evitamento?
Vecchio 24-02-2013, 18:32   #2
Avanzato
L'avatar di Bender
 

stavo per evitare di rispondere a questa domanda, il che basterebbe, ma mi setto in modalità "combatti"

*Bender in modalità combatti

secondo me bisogna fare un passo alla volta, cominciare ad esporsi in situazioni che creano un ansia minore rispetto ad altre, per poi aumentare la dose dell' esposizione.
Non possiamo fuggire sempre dalle nostre paure, dobbiamo cominciare ad affrontarle, è dura ma ci voglio provare.

la solitudine fa schifo.

*Bender in modalità fuggi

ciao

Ultima modifica di Bender; 24-02-2013 a 18:34. Motivo: la modifica è il sale del post
Vecchio 24-02-2013, 18:41   #3
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Beh penso di si, potrebbe avere qualche svantaggio. Evitare di evitare lo si può fare in modo giusto o sbagliato, imo.

Ultima modifica di JohnDoe90; 24-02-2013 a 18:45.
Vecchio 24-02-2013, 18:43   #4
Intermedio
 

Sempre e comunque esporsi.
Vecchio 25-02-2013, 00:23   #5
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E' molto diffusa l'opinione, basata anche su alcuni riscontri statistici, di una maggiore efficacia in campo psicoterapico del modello cognitivo-comportamentale rispetto ad altri tipi di psicoterapie.
Secondo tale modello interpretativo l'ansia sociale trae fondamento da un pattern cognitivo, da una struttura del pensiero, caratterizzata dall'insicurezza e dalla paura di apparire inadeguati nei contesti interpersonali.
Durante l'esposizione a situazioni sociali la persona affetta da Fobia Sociale è talmente concentrata a cogliere tutti i possibili segnali d'inadeguatezza da rendere difficile o impossibile prestare sufficiente attenzione alla prestazione sociale in sé, al contenuto delle conversazioni, al proprio lavoro, ecc.
Le conseguenti manchevolezze, anche se di poco conto, vengono ingigantite e vanno a consolidare il convincimento della propria incapacità, tanto da alzare ulteriormente il livello di ansia nei confronti dei contesti sociali e da attivare un comportamento finalizzato all'evitamento di tali contesti.
Al fine di spezzare questo circolo vizioso la terapia cognitivo-comportamentale si propone di modificare l'assetto cognitivo e i modelli comportamentali secondo uno schema riassumibile nei seguenti punti:

rimozione delle modalità di pensiero che consolidano e accrescono l'ansia sociale
ridimensionamento dei giudizi negativi sul proprio comportamento
ridimensionamento dell'ipervigilanza verso i possibili segnali di inadeguatezza
riduzione del comportamento evitante attraverso un'esposizione graduale

Esempi di tecniche di trattamento basate sul modello cognitivo-comportamentale:

Desensibilizzazione sistematica
Puntando sull'abitudine si propone l'eliminazione delle paure legate alle situazioni sociali attraverso l'esposizione continua alle stesse, sia vivendole effettivamente sia immaginandole.

Social Skills training
Si basa sull'assunto che chi è affetto da Fobia Sociale presenti una carenza nelle capacità e nelle abilità comunicative, verbali ed extraverbali; tali abilità andrebbero insegnate al soggetto in questione e potenziate attraverso l'esposizione alla pratica sociale.

Social effectiveness therapy
E' un programma terapeutico di gruppo volto a ridurre l'ansia sociale e incrementare la partecipazione del soggetto alle attività sociali.

Ristrutturazione cognitiva
Riguarda invece che le abilità pratiche l'acquisizione di abilità “cognitive” da applicare nelle diverse situazioni sociali ansiogene.





forse solo l'esposizione non può fare molto, addiritura parla di social skills che mancherebbero ai fobici
Vecchio 25-02-2013, 00:45   #6
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Quote:
Originariamente inviata da Sverso Visualizza il messaggio
l'esposizione alle situazioni temute anche se mette l'organismo in modalità "combatti o fuggi", alza i livelli di cortisolo e fa stare in ansia prima, durante e dopo, a lungo termine è sempre una cosa positiva o può avere qualche svantaggio rispetto all'evitamento?
E' un po' come fare pesi: in primis bisogna andare oltre al proprio limite ma con moderazione, se ti butti subito a fare 120kg in panca rischi di farti molto male.
In secundis anche se il tuo limite lo superi sempre di poco ma hai problemi latenti, potresti peggiorarli, tipo chennesò, hai le articolazioni infiammate, non è una buona idea fare attività fisica.
Fuor di metafora, l'esposizione alle situazioni temute può essere un buon metodo se si riesce a calibrare la gradualità, e non si suppone di avere problematiche psichiche latenti, traumi irrisolti o cose del genere. Se tuttavia col tempo non si riscontrano miglioramenti o peggio, le cose sembrano pure peggiori, l'idea più saggia è quella di rivolgersi ad uno specialista psicoterapico, e vedere se con lui le cose van meglio. E se con lui non vanno meglio cambiare specialista, e via andando finché non si trova la persona che aiuta concretamente.
I primi risultati si vedono in tempi relativamente rapidi, 6-8 mesi al massimo, quindi ovviamente senza nulla togliere alla necessaria fiducia che uno deve dare al proprio terapista, se le cose non danno risultati dopo un po' è inutile perderci tempo.
Vecchio 25-02-2013, 00:47   #7
Intermedio
L'avatar di Train Wreck
 

Quote:
Originariamente inviata da Sverso Visualizza il messaggio
forse solo l'esposizione non può fare molto, addiritura parla di social skills che mancherebbero ai fobici
mica è tutto il pacchetto o niente...
da caso a caso si decide col paziente quali sono gli esercizi da effettuare, a seconda di quali sono le mancanze del suddetto.
io per esempio non ho particolari problemi di social skills, quindi non ho mai fatto esercizi da quel punto di vista.
infatti sono abbastanza apprezzato dalle gente quando mi conosce, il problema è che evito
la ristrutturazione cognitiva invece secondo me è fondamentale prima di intraprendere la strada dell'esposizione (come anche durante, ovviamente), per evitare di peggiorare l'ansia usando i soliti pattern cognitivi che portano al rischio di entrare nel solito circolo di profezie auto-avveranti.
Vecchio 25-02-2013, 01:19   #8
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quindi se l'esposizione fatta male può addirittura peggiorare la situazione l'evitamento non è il male assoluto?
Vecchio 25-02-2013, 01:39   #9
Intermedio
L'avatar di Fallen Angel
 

Quote:
Originariamente inviata da Sverso Visualizza il messaggio
quindi se l'esposizione fatta male può addirittura peggiorare la situazione l'evitamento non è il male assoluto?
Un "esposizione fatta male" ti può distrugge in un colpo solo, l'evitamento ti logora poco a poco ed è una droga dalla quale è difficile disintossicarsi.
Vecchio 25-02-2013, 02:40   #10
Intermedio
L'avatar di Train Wreck
 

Quote:
Originariamente inviata da Fallen Angel Visualizza il messaggio
l'evitamento ti logora poco a poco ed è una droga dalla quale è difficile disintossicarsi.
infatti. fare qualcosa (con senno) è una azione attiva (che può avere successo o meno) per provare a guarire, la passività e la staticità sono il male assoluto
Vecchio 25-02-2013, 02:55   #11
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Quote:
Originariamente inviata da Sverso Visualizza il messaggio
quindi se l'esposizione fatta male può addirittura peggiorare la situazione l'evitamento non è il male assoluto?
L'evitamento come "ritirata strategica" può anche essere una strategia funzionale sul breve termine, l'importante è elaborare motivazioni ed emozioni dell'evitamento, per porre in atto azioni correttive volte ad "evitare di evitare" nel futuro.
Vecchio 25-02-2013, 11:25   #12
Esperto
L'avatar di barclay
 

Quote:
Originariamente inviata da Sverso Visualizza il messaggio
a lungo termine è sempre una cosa positiva o può avere qualche svantaggio rispetto all'evitamento?
Dipende a chi lo chiedi: un comportamentista ti risponderà che conviene sempre, un'analista ti dirà che è soltanto uno strumento per portare a galla i conflitti interiori, che vanno comunque analizzati, altrimenti non risolverai il problema
Vecchio 25-02-2013, 15:34   #13
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capito, ora che ci sto pensando non credo che esista uno che si espone sempre e non fa progressi perchè si sfiducierebbe prima e ricomincierebbe ad evitare quindi finchè ci si espone dovrebbe essere un buon segno


io ero più che altro interessato ai rischi dell'esposizione che viene sempre considerata come l'antidoto infallibile nella tcc, forse si va in "overtraining" per tornare alla metafora della palestra
Vecchio 25-02-2013, 17:56   #14
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Quote:
Originariamente inviata da barclay Visualizza il messaggio
Dipende a chi lo chiedi: un comportamentista ti risponderà che conviene sempre, un'analista ti dirà che è soltanto uno strumento per portare a galla i conflitti interiori, che vanno comunque analizzati, altrimenti non risolverai il problema
Mah, la virtù sta nel mezzo: non si migliora senza muoversi, e non ci si muove senza migliorarsi.
Un bravo comportamentalista dovrebbe tenere conto del feedback negativo del suo paziente e attuare processi analitici volti a comprendere il risultato del feedback e rielaborarlo in chiave costruttiva, un bravo analista dovrebbe valutare il progresso del paziente e incoraggiarlo, al momento opportuno, nell'espletamento di attività importanti per il benessere emotivo, fisico o economico del paziente ma che risultano impattate dalle sue problematiche.

A fronte di questo ragionamento sono più propenso, pur non avendo mai provato una terapia cognitivo-comportamentale di persona (la psic di 10 anni fa era una comportamentalista ma non ha fatto nulla di quello che ho letto in giro!), a preferire quest'ultimo approccio, in quanto ritengo che le attività caratteristiche dell'orientamento cognitivista siano più strutturabili ed empiricamente valutabili (mi azzarderei a dire "più scientifiche" se non fosse che la scientificità di una disciplina è una caratteristica riservata solo a discipline che rispettino il criterio di falsificabilità, su cui la psicologia è in gran parte impossibilitata), mentre l'attività più strettamente connessa all'orientamento analitico mi sa più di "arte", di un'abilità strettamente dipendente dall'attitudine del terapeuta e dalla sua esperienza.
Poi ovviamente un ottimo analista varrà meglio di un pessimo cognitivista e viceversa, la differenza la fanno sempre le persone.
Vecchio 25-02-2013, 18:04   #15
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Originariamente inviata da Sverso Visualizza il messaggio
capito, ora che ci sto pensando non credo che esista uno che si espone sempre e non fa progressi perchè si sfiducierebbe prima e ricomincierebbe ad evitare quindi finchè ci si espone dovrebbe essere un buon segno


io ero più che altro interessato ai rischi dell'esposizione che viene sempre considerata come l'antidoto infallibile nella tcc, forse si va in "overtraining" per tornare alla metafora della palestra
Nell'ambito psichico è condizione popolarmente conosciuta con la locuzione verbale "esaurimento nervoso", che infatti non capita solo a chi ha problematiche già riscontrate o diagnosticate (anzi di solito queste persone sono più sensibili verso i loro malesseri interiori e si fermano prima del punto di non ritorno), ma soprattutto capita a persone normalissime poste in condizioni di stress insostenibile per troppo tempo, senza che se ne rendano conto. Lo stress può essere insostenibile di suo o può diventare tale a causa di eventi esterni o interni (fattori biologici come squilibri ormonali, eventi traumatici, ecc.).
Vecchio 25-02-2013, 18:10   #16
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Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo Visualizza il messaggio
Nell'ambito psichico è condizione popolarmente conosciuta con la locuzione verbale "esaurimento nervoso", che infatti non capita solo a chi ha problematiche già riscontrate o diagnosticate (anzi di solito queste persone sono più sensibili verso i loro malesseri interiori e si fermano prima del punto di non ritorno), ma soprattutto capita a persone normalissime poste in condizioni di stress insostenibile per troppo tempo, senza che se ne rendano conto. Lo stress può essere insostenibile di suo o può diventare tale a causa di eventi esterni o interni (fattori biologici come squilibri ormonali, eventi traumatici, ecc.).
infatti si avranno poi le stesse condizioni di persone non fobiche esposte comunque a situazioni temute mi viene per esempio da pensare ai soldati al fronte
Vecchio 25-02-2013, 18:14   #17
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Bisogna esporsi nella misura in cui si ha piacere di farlo.
Vecchio 25-02-2013, 19:52   #18
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Quote:
Originariamente inviata da Halastor Visualizza il messaggio
Bisogna esporsi nella misura in cui si ha piacere di farlo.
Vecchio 25-02-2013, 20:02   #19
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allora mettiamola una via di mezzo... mettiamo che bisogna "smuoversi" raggiungere lo "strappo" di cui parlavi.. però sempre cercando di stare bene, divertirsi per quanto possibile e non prendere le cose troppo seriamente come un compito da eseguire.
Vecchio 25-02-2013, 21:36   #20
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Quote:
Originariamente inviata da Halastor Visualizza il messaggio
allora mettiamola una via di mezzo... mettiamo che bisogna "smuoversi" raggiungere lo "strappo" di cui parlavi.. però sempre cercando di stare bene, divertirsi per quanto possibile e non prendere le cose troppo seriamente come un compito da eseguire.
Già meglio!
Lo sai, alcune medicine sono amare. Ma bisogna agire in prospettiva. Soffrire oggi per star meglio domani, dopodomani, il giorno dopo ancora, ecc. ecc.
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