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Vecchio 29-03-2008, 22:53   #1
Principiante
L'avatar di depressa
 

Parla di un intellettuale abbastanza secchione, che si pone domande esistenziali sulla vita, sul tempo,va all'università di Pisa per laurearsi in fisica. Poi viene coinvolto da un collettivo studentesco, che si mobilita per il g8 di Genova, e nel corso del film si trasforma da secchione che stava sempre chiuso nella sua stanza, in un leader, una persona a cui tutti si affidano, e tutti lo apprezzavano per le sue qualità.

Quello che mi ha colpito è che questo ragazzo era molto diverso dagli altri, era come se stava su un altro mondo, attento ad osservare, con i suoi ragionamenti profondi e intellettuali,ed è stato incluso da un gruppo, che lo riteneva strano, ma accettandolo perchè proprio per questo offriva molti insegnamenti,e questo mi ha portato a pensare che forse noi non dobbiamo cambiare, dobbiamo essere noi stessi e farci accettare per quello che siamo. Dobbiamo fare in modo che la nostra diversità diventi un valore, non un problema. E forse dovremmo concentrarci nello sviluppare le nostre diversità, con la cultura, al posto di perdere tempo cercando di essere diversi (non si può), dovremmo acculturarci, almeno in questo modo potremmo essere apprezzati per le nostre doti intellettuali e questo colmerebbe lo squilibrio sul piano relazionale.

Perchè già noi siamo svantaggiati, poi se noi ci adeguiamo al livello di ignoranza generale, rimarremo ancora più emarginati. Faccio questo discorso (che ovviamente non ho capito solo ora, anzi che sostengo e applico da molto molto tempo) per convincere chi si impegna in cause perse, ad impegnarsi nel rafforzo intellettuale, che di conseguenza (se si espongono i propri ragionamenti agli atri) porterebbe ad un miglioramento dei rapporti con gli altri, perchè almeno verremmo apprezzati per qualcosa.

Perchè per rafforzare il rapporto interpersonale con gli altri, non abbiamo bisogno di farmaci, ma solo di sviluppare e di acculturare la nostra mente, in modo tale da avere qualcosa da offrire, se non è l'estroversione offriremo ragionamenti intellettuali, se non è spigliatezza offriremo un altro modo di vedere la vita, da riservati.

Insomma, secondo me la cultura è l'ancora di salvataggio dall'emarginazione sociale, anche se non sembra.
Vecchio 29-03-2008, 23:12   #2
Avanzato
L'avatar di Pride5
 

Quotissimissimo!
Io amo molto la cultura,che arricchisce il mio mondo interiore un po' povero di contatti sociali...ho sempre amato leggere e sapere,ma nell'adolescenza ho un po' perduto questa passione,e mi sono concentrato sulla mia compagnia e sull'uscire con gli altri.
Poi a 21 anni,per caso,ho riscoperto questa mia dimensione,che da allora ho sempre privilegiato su tutto,perché questo è il mio mondo e la mia gioia.Purtroppo molte persone mi hanno accusato di chiudermi in me stesso,ma io so qual'è la mia strada e non la lascerò più!
Vecchio 29-03-2008, 23:39   #3
Principiante
L'avatar di depressa
 

Sono daccordo, la cultura è la nostra unica arma di difesa. E forse, per alcuni, la nostra unica amica leale.
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