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Vecchio 08-03-2008, 17:43   #1
Esperto
 

In realtà è più un post per me stesso, un tentativo di riassumere questi ultimi mesi, ricchi per me di scoperte e movimenti interni, alla luce della psicoterapia che ho iniziato e delle tante discussioni e confronti avuti con talune delle persone che popolano questo forum. Alcune di queste cose che ho capito sono in fondo banali, altre sono difficili da spiegare, di altre ancora non ho la certezza e le sto ancora elaborando, certe le intuisco solamente.

AUTOSTIMA. La base. Il dilemma che non riuscivo a chiarire. Ho sempre dichiarato di non avere una bassa autostima, di avere una buonissima opinione di me e di avere fiducia nelle mie capacità, la storia del pavone ecc. Eppure finisco sempre con lo scontrarmi col limite della paura di esporre queste capacità e questa mia percezione di me stesso e a non tradurre in azione queste convinzioni che ho dentro. Se mi reputo una bellissima persona, piena di qualità e lati che penso possano piacere agli altri, perché non li tiro fuori? Inizialmente pensavo fosse una questione di paura di non venire accettati, ma questo cozza con l'autostima e anche con le esperienze che ho avuto quando ho provato a lasciarmi andare. Ho capito che la mia non è semplicemente paura del rifiuto, ma paura di venire deluso dalle persone verso cui mi lascio andare. Paura di affidare me stesso, senza difese, ad un'altra persona e di venire tradito e fatto a pezzi. Per ovviare a questo ho sempre inconsciamente creato una maschera che mi nascondesse e fungesse da pupazzo dei crash test per gli altri. Una maschera di rabbia generica, indifferenza, sicurezza e autosufficienza alla quale probabilmente in molti non hanno mai creduto. Se fossi stato deluso dall'altro, in realtà quello che si era esposto non ero io, era la maschera. Questo spiega il fatto che leghi più facilmente con le ragazze che coi ragazzi: il fatto che l'altra persona appartenga ad un mondo intrinsecamente diverso dal mio, fa si che la colpa per un'eventuale insuccesso del rapporto possa essere spostata sulla diversità di fondo e sulla differenza di linguaggio e di pensiero fra uomini e donne. Venire delusi da qualcuno che in teoria dovrebbe essere più simile a te, come qualcuno del tuo stesso sesso, ti investe molto di più sul piano personale. La scommessa è maggiore. Quindi in definitiva, cos'è mai questa autostima che possiedo? E' realmente divisa, sdoppiata, schizofrenica in maniera tale da farmi credere di accettarmi quando in realtà non è così? La risposta sta nell'essenza del rapporto con gli altri...

PARTI DI SE'. A lungo ho creduto di conoscere perfettamente me stesso, di poter risolvere tutto con la sola forza della ragione e di poter migliorare me stesso esclusivamente tramite l'autoperfezionamento. Credevo in pratica che gli altri fossero in parte un banco di prova per me stesso e per il resto i rapporti fossero un mutuo scambio di affetto, bene e tutto quello che veniva. Poi ho capito che in realtà gli altri ci fanno conoscere parti di noi che da soli non riusciremmo mai a scoprire e che queste parti sono grandi e per niente marginali. Noi abbiamo bisogno degli altri non solo per ricevere o dare cose, o per colmare dei presunti vuoti affettivi, ma soprattutto per conoscere noi stessi e ciò che siamo veramente. E qui mi si è svelato l'arcano: io amo la parte di me che conosco, che è quella alla quale riesco a giungere solo con la forza della mia mente e con le poche esperienze che ho avuto nella vita. Di tutto il resto non so nulla, potrei arrivare a conoscere parti di me che non mi piacciono, alcuni lati li sto scoprendo ora, pian piano, e devo ancora elaborarli. L'autostima è basata sulla conoscenza di sé stessi e quella che ho io è semplicemente incompleta. Scoprire parti di me difficili da accettare è la sfida successiva...

INSICUREZZA. in + sed + cura => non senza preoccupazione (di sé). Ma la cura può essere intesa anche, come avviene in molti dialetti, come una preoccupazione positiva, un'OSSERVAZIONE di sé stessi ("Ti curo" in certe zone d'Italia significa "Ti osservo, ti tengo d'occhio"). In questo senso l'insicurezza è desiderio di conoscersi e paura di scoprire parti di noi anche sgradevoli. Il grande passo è l'accettazione della propria umanità, l'approccio quasi "buddista" di rinuncia, non ai bisogni in generale, ma al bisogno di essere perfetti. Siamo ciò che siamo, parti brutte comprese, rifiutare gli altri significa non voler conoscere queste nostre parti e non accettare il confronto con esse. Non temiamo il giudizio degli altri, il loro pensiero su di noi, abbiamo invece paura che gli altri ci facciano scoprire parti di noi che inficino il giudizio che noi abbiamo di noi stessi. Il focus ritorna sempre sull'accettazione di noi stessi e dei nostri limiti. Questo limitare la conoscenza di me stesso alla parte che la mia ragione è in grado di scandagliare ha fatto si che la valutazione dei miei comportamenti verso gli altri, soprattutto in questo periodo, venisse falsata...

COMUNICAZIONE. In questo periodo mi rendo conto che il modo che utilizzo per trasmettere agli altri ciò che ho dentro, i miei sentimenti, i miei pensieri e le mie emozioni, è inefficace. Come se non conoscessi il linguaggio per esprimerle. Mi è capitato più volte di compiere gesti che pensavo esprimessero appieno il calore che volevo trasmettere e che dall'altra parte venissero recepiti invece come freddi, rigidi e non sinceri. Confondo il voltaggio interno che percepisco nell'esprimere l'affetto, dato dalla novità e mancanza di desensibilizzazione per queste cose, con la portata affettiva del gesto in sé. Le persone verso cui compio quei gesti non vivono queste cose col senso e l'eccitazione della novità, come faccio io, e quindi percepiscono solo il gesto in sé, e non l'emozione che io vivo nel trasmetterlo e nel sentire in me il cambiamento. E' difficile trovare persone che si fidino sulla parola dell'affetto che hai dentro, quando ciò che trasmetti è il contrario, ma purtroppo è l'unica possibilità di imparare, di desensibilizzarsi e di acquisire il linguaggio necessario. Imparare l'alfabeto che permette di esprimere il vero sé, che funge come porta non solo per conoscere l'altro, ma per stabilirci veramente un contatto profondo. E' solo provando che si acquisiscono gli strumenti necessari per riuscire...

ESPERIENZA. Alla luce di tutto questo l'esperienza assume un significato diverso, non più solo spinta a vivere e a crearsi un bagaglio per sentirsi adatti e normali nel confronto con gli altri, ma unico strumento per conoscere sé stessi a un livello più profondo. E' quasi il contrario: l'esperienza non è più uno strumento per aumentare la propria autostima in proporzione al numero di cose fatte, di amici o di ragazze che si hanno, ma uno strumento per minarla, far risaltare la sua parzialità e metterla sotto processo, renderla più completa, obiettiva e in definitiva vera.

Conoscere sé stessi è l'unico modo per vivere davvero.
Vecchio 08-03-2008, 18:08   #2
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L'avatar di lalla
 

hai scoperto l'acqua calda
Vecchio 08-03-2008, 18:13   #3
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Originariamente inviata da lalla
hai scoperto l'acqua calda
Sapere che l'acqua calda esiste non basta, bisogna anche capire da dove viene.
Vecchio 08-03-2008, 19:13   #4
Esperto
 

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Originariamente inviata da Bardamu
AUTOSTIMA. La base. Il dilemma che non riuscivo a chiarire. Ho sempre dichiarato di non avere una bassa autostima, di avere una buonissima opinione di me e di avere fiducia nelle mie capacità, la storia del pavone ecc. Eppure finisco sempre con lo scontrarmi col limite della paura di esporre queste capacità e questa mia percezione di me stesso e a non tradurre in azione queste convinzioni che ho dentro. Se mi reputo una bellissima persona, piena di qualità e lati che penso possano piacere agli altri, perché non li tiro fuori? Inizialmente pensavo fosse una questione di paura di non venire accettati, ma questo cozza con l'autostima e anche con le esperienze che ho avuto quando ho provato a lasciarmi andare. Ho capito che la mia non è semplicemente paura del rifiuto, ma paura di venire deluso dalle persone verso cui mi lascio andare. Paura di affidare me stesso, senza difese, ad un'altra persona e di venire tradito e fatto a pezzi. Per ovviare a questo ho sempre inconsciamente creato una maschera che mi nascondesse e fungesse da pupazzo dei crash test per gli altri. Una maschera di rabbia generica, indifferenza, sicurezza e autosufficienza alla quale probabilmente in molti non hanno mai creduto. Se fossi stato deluso dall'altro, in realtà quello che si era esposto non ero io, era la maschera.
Mi sembra di averle scritte io queste parole, sono totalmente daccordo con te, percepisco anche io le stesse sensazioni

Quote:
Questo spiega il fatto che leghi più facilmente con le ragazze che coi ragazzi: il fatto che l'altra persona appartenga ad un mondo intrinsecamente diverso dal mio, fa si che la colpa per un'eventuale insuccesso del rapporto possa essere spostata sulla diversità di fondo e sulla differenza di linguaggio e di pensiero fra uomini e donne. Venire delusi da qualcuno che in teoria dovrebbe essere più simile a te, come qualcuno del tuo stesso sesso, ti investe molto di più sul piano personale.
mi trovo in contrasto di opinione solo su questo passaggio del tuo pensiero, non credo che uomini e donne vivano in un mondo diverso, e che ci sia diversità di linguaggio e pensiero, mi sembra un luogo comune, una generalizzazione, sono daccordo semmai con l'ultima parte di questo tratto del discorso dove dici:"Venire delusi da qualcuno che in teoria dovrebbe essere più simile a te, ti investe molto di più sul piano personale" ma non ne farei una questione di sesso , più una questione individuale e caratteriale
Quote:
PARTI DI SE'. A lungo ho creduto di conoscere perfettamente me stesso, di poter risolvere tutto con la sola forza della ragione e di poter migliorare me stesso esclusivamente tramite l'autoperfezionamento. Credevo in pratica che gli altri fossero in parte un banco di prova per me stesso e per il resto i rapporti fossero un mutuo scambio di affetto, bene e tutto quello che veniva. Poi ho capito che in realtà gli altri ci fanno conoscere parti di noi che da soli non riusciremmo mai a scoprire e che queste parti sono grandi e per niente marginali. Noi abbiamo bisogno degli altri non solo per ricevere o dare cose, o per colmare dei presunti vuoti affettivi, ma soprattutto per conoscere noi stessi e ciò che siamo veramente. E qui mi si è svelato l'arcano: io amo la parte di me che conosco, che è quella alla quale riesco a giungere solo con la forza della mia mente e con le poche esperienze che ho avuto nella vita. Di tutto il resto non so nulla, potrei arrivare a conoscere parti di me che non mi piacciono, alcuni lati li sto scoprendo ora, pian piano, e devo ancora elaborarli. L'autostima è basata sulla conoscenza di sé stessi e quella che ho io è semplicemente incompleta. Scoprire parti di me difficili da accettare è la sfida successiva...
anche su questo sono daccordo dalla A alla Z, mi sembra di guardarmi allo specchio

Quote:
INSICUREZZA. in + sed + cura => non senza preoccupazione (di sé). Ma la cura può essere intesa anche, come avviene in molti dialetti, come una preoccupazione positiva, un'OSSERVAZIONE di sé stessi ("Ti curo" in certe zone d'Italia significa "Ti osservo, ti tengo d'occhio"). In questo senso l'insicurezza è desiderio di conoscersi e paura di scoprire parti di noi anche sgradevoli. Il grande passo è l'accettazione della propria umanità, l'approccio quasi "buddista" di rinuncia, non ai bisogni in generale, ma al bisogno di essere perfetti. Siamo ciò che siamo, parti brutte comprese, rifiutare gli altri significa non voler conoscere queste nostre parti e non accettare il confronto con esse. Non temiamo il giudizio degli altri, il loro pensiero su di noi, abbiamo invece paura che gli altri ci facciano scoprire parti di noi che inficino il giudizio che noi abbiamo di noi stessi. Il focus ritorna sempre sull'accettazione di noi stessi e dei nostri limiti. Questo limitare la conoscenza di me stesso alla parte che la mia ragione è in grado di scandagliare ha fatto si che la valutazione dei miei comportamenti verso gli altri, soprattutto in questo periodo, venisse falsata...
quoto anche questo....... al 100%

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COMUNICAZIONE. In questo periodo mi rendo conto che il modo che utilizzo per trasmettere agli altri ciò che ho dentro, i miei sentimenti, i miei pensieri e le mie emozioni, è inefficace. Come se non conoscessi il linguaggio per esprimerle. Mi è capitato più volte di compiere gesti che pensavo esprimessero appieno il calore che volevo trasmettere e che dall'altra parte venissero recepiti invece come freddi, rigidi e non sinceri. Confondo il voltaggio interno che percepisco nell'esprimere l'affetto, dato dalla novità e mancanza di desensibilizzazione per queste cose, con la portata affettiva del gesto in sé. Le persone verso cui compio quei gesti non vivono queste cose col senso e l'eccitazione della novità, come faccio io, e quindi percepiscono solo il gesto in sé, e non l'emozione che io vivo nel trasmetterlo e nel sentire in me il cambiamento. E' difficile trovare persone che si fidino sulla parola dell'affetto che hai dentro, quando ciò che trasmetti è il contrario, ma purtroppo è l'unica possibilità di imparare, di desensibilizzarsi e di acquisire il linguaggio necessario. Imparare l'alfabeto che permette di esprimere il vero sé, che funge come porta non solo per conoscere l'altro, ma per stabilirci veramente un contatto profondo. E' solo provando che si acquisiscono gli strumenti necessari per riuscire...

ESPERIENZA. Alla luce di tutto questo l'esperienza assume un significato diverso, non più solo spinta a vivere e a crearsi un bagaglio per sentirsi adatti e normali nel confronto con gli altri, ma unico strumento per conoscere sé stessi a un livello più profondo. E' quasi il contrario: l'esperienza non è più uno strumento per aumentare la propria autostima in proporzione al numero di cose fatte, di amici o di ragazze che si hanno, ma uno strumento per minarla, far risaltare la sua parzialità e metterla sotto processo, renderla più completa, obiettiva e in definitiva vera.

Conoscere sé stessi è l'unico modo per vivere davvero.
sei molto saggio!!!! la teoria l'hai studiata alla perfezione e ti do un bel 9!!! e adesso cosa aspetti a mettere tutto in pratica? tanto in fondo si tratta principalmente di quello..... fare autoanalisi serve solo a capire e basta

P.S toglimi una curiosità, non è che per caso tu scrivi anche nel forum di ipsico col nick "ragazzo strano"? perchè scrivi alla stessa maniera con post molto lunghi e dettagliati.... secondo me siete la stessa persona eheheheheh
Vecchio 08-03-2008, 20:03   #5
Esperto
 

Quote:
sei molto saggio!!!! la teoria l'hai studiata alla perfezione e ti do un bel 9!!! e adesso cosa aspetti a mettere tutto in pratica? tanto in fondo si tratta principalmente di quello..... fare autoanalisi serve solo a capire e basta
Questi meccanismi li sto capendo in questo momento, proprio perchè sto cominciando a vivere certe piccole esperienze in maniera diversa, dopo aver "imparato" istintivamente delle cose. Le razionalizzazioni di cui ho scritto sono quasi tutte considerazioni a posteriori.

Quote:
P.S toglimi una curiosità, non è che per caso tu scrivi anche nel forum di ipsico col nick "ragazzo strano"? perchè scrivi alla stessa maniera con post molto lunghi e dettagliati.... secondo me siete la stessa persona eheheheheh
No, non sono io. Magari vado a darci un'occhiata :wink:
Vecchio 08-03-2008, 21:24   #6
Principiante
L'avatar di Fear2
 

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Originariamente inviata da bardamu
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Originariamente inviata da lalla
hai scoperto l'acqua calda
Sapere che l'acqua calda esiste non basta, bisogna anche capire da dove viene.
Cazzo c'è l'ho messso il sale!
Mannagggia alla filosofia.
Ora mi tocca cambia acqua e rimette a bollì tutto. :wink:
Vecchio 08-03-2008, 21:52   #7
Esperto
 

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mi trovo in contrasto di opinione solo su questo passaggio del tuo pensiero, non credo che uomini e donne vivano in un mondo diverso, e che ci sia diversità di linguaggio e pensiero, mi sembra un luogo comune, una generalizzazione, sono daccordo semmai con l'ultima parte di questo tratto del discorso dove dici:"Venire delusi da qualcuno che in teoria dovrebbe essere più simile a te, ti investe molto di più sul piano personale" ma non ne farei una questione di sesso , più una questione individuale e caratteriale
Lo so che uomini e donne non sono poi così differenti, ma sono comunque diversi sotto molteplici punti di vista in qualche modo generalizzabili e soprattutto fra un uomo e una donna possono intervenire altre cose che in qualche modo forniscono presunti alibi al mio inconscio in caso di incomprensioni. Poi vallo a spiegare al mio cervello :lol:
Riuscire ad avere un'amicizia profonda (superficiali ne ho anche avute) con una persona del mio sesso è per me più problematico, per questo lo desidero molto.
Vecchio 08-03-2008, 22:16   #8
Esperto
 

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Originariamente inviata da bardamu
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mi trovo in contrasto di opinione solo su questo passaggio del tuo pensiero, non credo che uomini e donne vivano in un mondo diverso, e che ci sia diversità di linguaggio e pensiero, mi sembra un luogo comune, una generalizzazione, sono daccordo semmai con l'ultima parte di questo tratto del discorso dove dici:"Venire delusi da qualcuno che in teoria dovrebbe essere più simile a te, ti investe molto di più sul piano personale" ma non ne farei una questione di sesso , più una questione individuale e caratteriale
Lo so che uomini e donne non sono poi così differenti, ma sono comunque diversi sotto molteplici punti di vista in qualche modo generalizzabili e soprattutto fra un uomo e una donna possono intervenire altre cose che in qualche modo forniscono presunti alibi al mio inconscio in caso di incomprensioni. Poi vallo a spiegare al mio cervello :lol:
Riuscire ad avere un'amicizia profonda (superficiali ne ho anche avute) con una persona del mio sesso è per me più problematico, per questo lo desidero molto.
anche io desidero molto avere amici, (ma per me è problematico sia con maschi che femmine), con cui essere me stesso e smetterla di fingere e provare ansia ogni volta che sto con gli altri... ma cazzo!!!!!!!!!! non potremmo abitare tutti nella stessa città??? io propongo una cosa: andiamo ad abitare in una casa in affitto tutti assieme e suddividiamo le spese di affitto ecc... tipo la casa del grande fratello, ma nel nostro caso sarebbe il manicomio del grande fratello eh eh eh uso queste emoticon sorridenti per sdrammatizzare ma in realtà dovrei usare questa :cry: :cry: :cry: :cry:
Vecchio 09-03-2008, 01:00   #9
Intermedio
L'avatar di Innergal
 

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Originariamente inviata da bardamu
AUTOSTIMA. Se mi reputo una bellissima persona, piena di qualità e lati che penso possano piacere agli altri, perché non li tiro fuori?
Ho capito che la mia non è semplicemente paura del rifiuto, ma paura di venire deluso dalle persone verso cui mi lascio andare. Paura di affidare me stesso, senza difese, ad un'altra persona e di venire tradito e fatto a pezzi. Per ovviare a questo ho sempre inconsciamente creato una maschera che mi nascondesse e fungesse da pupazzo dei crash test per gli altri. Se fossi stato deluso dall'altro, in realtà quello che si era esposto non ero io, era la maschera.
Complimenti per l’analisi!
Hai trascritto, nero su bianco, ciò che andavo intuendo da un po’ di tempo. Il timore di espormi mi frena dal rilassarmi in compagnia e mettere in risalto i miei pregi; è così che la mia mente, per non rimanere in balia di questo timore, produce una sorta di “facciata”, uno strato esterno di amabilità e battutine che serve a rendere le persone più o meno ben disposte nei miei confronti.
In questo non-luogo virtuale, ne sto tuttora testando l’efficacia;
però, nei contesti di vicinanza fisica io adotto più consapevolmente questa facciata – il pupazzo dei crash test, come tu lo hai definito – ottenendo paradossalmente risultati ben dissimili da quelli che speravo, proprio in quanto il timore che qualcuno possa approfittare della mia fiducia, di “venire fatto a pezzi”, prevale sulla spontaneità.
Potrei dire che la paura del rifiuto coesiste o è compresa nella paura di subire, più che una delusione, un vero e proprio tradimento.
Non c’è da stupirsi se all’esterno possa apparire come altezzosa o, all’opposto, un’imbranata irrecuperabile. Sarebbe utile per me sapere se questa elaborazione a posteriori coincida o no con l’impressione di terzi.

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Originariamente inviata da bardamu
Venire delusi da qualcuno che in teoria dovrebbe essere più simile a te, come qualcuno del tuo stesso sesso, ti investe molto di più sul piano personale.
Come te, anche io lego più facilmente con i ragazzi, mentre con quelle del mio sesso comunico a stento – se comunico; ritengo che questo sia derivato dalle molteplici delusioni avute in un passato, meno lontano di quanto io voglia ricordare.

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Originariamente inviata da bardamu
PARTI DI SE'. A lungo ho creduto di conoscere perfettamente me stesso, di poter risolvere tutto con la sola forza della ragione e di poter migliorare me stesso esclusivamente tramite l'autoperfezionamento.
Non saprei da quanto tempo mi fossi adagiata in questo condizionamento; è soltanto un’illusione omeostatica che l’ego escogita per ricondursi ad uno stato di equilibrio tale che, se da un lato protegge la mente dalle tensioni del mondo esterno, dall’altro giustifica la volontà di non sottoporsi ad alcun rischio. Non agire quindi significa non rischiare, il che si traduce in (da discrete ad irrisorie) probabilità di farsi male.

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Originariamente inviata da bardamu
INSICUREZZA.Non temiamo il giudizio degli altri, il loro pensiero su di noi, abbiamo invece paura che gli altri ci facciano scoprire parti di noi che inficino il giudizio che noi abbiamo di noi stessi.
Come giustamente hai rilevato, conoscersi in completezza è possibile attraverso i rapporti interpersonali ed implica il disvelamento di parti della nostra personalità che l’ego vorrebbe preservarci dal conoscere; parti di noi spiacevoli da accettare, che anzi, si vorrebbe rimuovere dalla coscienza.

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Originariamente inviata da bardamu
COMUNICAZIONE. In questo periodo mi rendo conto che il modo che utilizzo per trasmettere agli altri ciò che ho dentro, i miei sentimenti, i miei pensieri e le mie emozioni, è inefficace. Come se non conoscessi il linguaggio per esprimerle. Mi è capitato più volte di compiere gesti che pensavo esprimessero appieno il calore che volevo trasmettere e che dall'altra parte venissero recepiti invece come freddi, rigidi e non sinceri.
E’ come se tu avessi descritto me. O, almeno, mi rispecchio nella tua imperizia a comunicare le emozioni provate. Non tutte le emozioni, beninteso, ma in generale, non lascio capire agli altri se ho sofferenze di portata emotiva; cioè, non ricordo di essermi mai lamentata per qualcosa, in chat o sul forum, o di essermi mostrata, chessò, triste, dispiaciuta, ferita, disillusa…. Tutti noi ci arrabbiamo, a volte; a me capita per lo più dal vivo, ma quand’anche avvenisse su internet, tendo più al sarcasmo e all’autodifesa; gridare, insultare, rinfacciare vecchi torti, cedere a parole e gesti impulsivi sono quanto di più lontano riesca a concepire dalle mie reazioni. Non sono tipo da sfuriate, dunque. Prescindendo dal concorso di colpa in uno scontro (piaga che io, quando posso, evito volentieri), ci rimugino su, chiedendomi cosa diavolo è andato storto.

Sono vagamente convinta che l’abitudine ad evitare l’esposizione di nitidi stati d’animo (e di vulnerabilità) sia legata alla scarsa conoscenza (in quanto novità) del linguaggio emotivo appropriato. E’ il linguaggio essenziale per trasmettere, nella loro intensità, gesti di stima, incoraggiamento, affetto, al di là delle semplici parole.
E’ anche quello necessario a far si che vengano recepiti dagli altri in modo isomorfico a quello preventivato nelle nostre buone intenzioni.
Alla luce delle tue riflessioni, ho fatto questo ragionamento, ma non so se valga anche per te.

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Originariamente inviata da bardamu
ESPERIENZA. Alla luce di tutto questo l'esperienza assume un significato diverso, non più solo spinta a vivere e a crearsi un bagaglio per sentirsi adatti e normali nel confronto con gli altri, ma unico strumento per conoscere sé stessi a un livello più profondo. E' quasi il contrario: l'esperienza non è più uno strumento per aumentare la propria autostima in proporzione al numero di cose fatte, di amici o di ragazze che si hanno, ma uno strumento per minarla, far risaltare la sua parzialità e metterla sotto processo, renderla più completa, obiettiva e in definitiva vera.

Conoscere sé stessi è l'unico modo per vivere davvero.
Quoto pienamente; piantiamola di sottoporci al consueto, incessante confronto con i cosiddetti “normali”, in meri termini quantitativi di esperienze vissute. A patto di non indulgere in paranoie e paure infondate, interagire attivamente con più tipi di persone (non solo coetanei, e/o affini del proprio sesso) porta per forza di cose alla scoperta di noi stessi, quindi ad apprezzarci in toto (non soltanto la facciata) e, in definitiva, a ricavare da questi co-fattori, una percezione – questa sì, veritiera – di felicità.
Vecchio 09-03-2008, 13:21   #10
Esperto
L'avatar di Who_by_fire
 

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Vecchio 09-03-2008, 14:53   #11
Esperto
 

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Mi è capitato più volte di compiere gesti che pensavo esprimessero appieno il calore che volevo trasmettere e che dall'altra parte venissero recepiti invece come freddi, rigidi e non sinceri.
Questo è interessante. Credo che capiti anche a me. Potresti farmi un esempio di gesti che hai compiuto per esprimere determinate emozioni, e che secondo te non sono stati 'recepiti'? Qual era il contesto? Qual è stata la reazione della/e persona/e interessata/e?
Prendi in considerazione anche quest'idea:
che la sensazione che l'altro percepisca i tuoi gesti come ''freddi, rigidi e non sinceri'' sia solo una tua sensazione, che il tuo io insicuro si crea perché è convinto a priori che ogni tuo atto cominicativo sia destinato a fallire, autorafforzando la convinzione di non poter comunicare con successo, e così via...entrando in un circolo vizioso.
Parlo di abbracci recepiti come non affettuosi, di frasi di conforto dette ad altre persone e interpretate come non sentite...come se quello che ho dentro non riuscisse a trasparire perchè mi manca il linguaggio e l'esperienza per esprimerlo. Non è una mia sensazione, perchè il risultato mi è stato comunicato direttamente dalle persone interessate. Io sono convinto che i miei gesti arrivino a buon fine, poi di fronte alle reazioni negative degli altri vengo preso in contropiede. Ma sicuramente è solo una questione di tempo e pratica, non credo che ci sia nulla di "rotto" in me.
Vecchio 09-03-2008, 17:10   #12
Esperto
L'avatar di Who_by_fire
 

Già: tanta pratica! :wink:

Sai, anch'io trovo molta difficoltà a ''confortare'' qualcuno (e, in generale, ad 'avvicinarmi' al suo mondo emotivo), nonostante i miei sentimenti siano sinceri.
Però io me ne rendo conto in anticipo che la frase che dirò, col tono di voce che mi verrà fuori, con l'espressione facciale che avrò, con la mimica non verbale che avrò, non verrà percepita come sincera o sicura, e quindi in genere taccio (ma le volte in cui invece mi riesce mi sento bene).
Credo sia anche per questo che non sono mai stato considerato un ''confidente'' dalle persone: in genere (tranne poche misteriose eccezioni) le persone non aprono mai il loro animo a me, non sono considerato ''affidabile'' da questo punto di vista. Nessuno verrà mai a dirmi ''sai in questo periodo mi sento proprio giù perché (...), tu cosa ne pensi?'' o ''mi piace quella tipa, non faccio altro che pensare a lei, ma lei...'', ''sono stato lasciato dalla fidanzata...'' ecc.
Giusto per fare un esempio leggero, sono sempre l' ultimo a sapere di broccolamenti e fidanzamenti e mollamenti vari.
Penso che questa mia scarsa capacità di generare empatia non sia solo dovuta a ''mancanza di esperienza'', ma anche al fatto che io stesso ho paura a esternare le mie emozioni, anche quando consciamente lo desidererei fare, e questa ''contraddizione'' mi può far apparire non sincero.
Vecchio 09-03-2008, 19:34   #13
Intermedio
L'avatar di schizzo
 

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Originariamente inviata da bardamu
Quote:
Originariamente inviata da lalla
hai scoperto l'acqua calda
Sapere che l'acqua calda esiste non basta, bisogna anche capire da dove viene.
scaldabagno.
Vecchio 09-03-2008, 20:59   #14
Intermedio
L'avatar di schizzo
 

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Originariamente inviata da gemini
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Originariamente inviata da schizzo
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Originariamente inviata da bardamu
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Originariamente inviata da lalla
hai scoperto l'acqua calda
Sapere che l'acqua calda esiste non basta, bisogna anche capire da dove viene.
scaldabagno.
questa è pura filosofia 8)
:wink:
Vecchio 09-03-2008, 21:24   #15
Esperto
 

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Originariamente inviata da schizzo
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Originariamente inviata da bardamu
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Originariamente inviata da lalla
hai scoperto l'acqua calda
Sapere che l'acqua calda esiste non basta, bisogna anche capire da dove viene.
scaldabagno.
No, ci ho riflettuto a lungo e non quadra...non spiegherebbe la situazione di quelli che hanno una caldaia unica anche per i termosifoni o addirittura chi ha il riscaldamento centralizzato perchè vive in un condominio. Potrebbe essere anche solo una questione di tubature e di guarnizioni che perdono. La guarnizione potrebbe essersi consumata quando eravamo bambini per via della torrida estate dell'85. E risaputo poi che gran parte dell'acqua va persa nel percorso fra l'acquedotto e casa nostra, ma questo forse non c'entra. Il fatto è che viviamo una vita in cui l'acqua calda esce dai rubinetti e noi non ce ne chiediamo nemmeno più il perchè...finchè non saremo di nuovo padroni del nostro termostato la vita sarà fredda e i nostri peli costantemente rizzati. Il paille non serve a nulla.
Vecchio 09-03-2008, 21:30   #16
Intermedio
L'avatar di schizzo
 

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Originariamente inviata da bardamu
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Originariamente inviata da schizzo
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Originariamente inviata da bardamu
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Originariamente inviata da lalla
hai scoperto l'acqua calda
Sapere che l'acqua calda esiste non basta, bisogna anche capire da dove viene.
scaldabagno.
No, ci ho riflettuto a lungo e non quadra...non spiegherebbe la situazione di quelli che hanno una caldaia unica anche per i termosifoni o addirittura chi ha il riscaldamento centralizzato perchè vive in un condominio. Potrebbe essere anche solo una questione di tubature e di guarnizioni che perdono. La guarnizione potrebbe essersi consumata quando eravamo bambini per via della torrida estate dell'85. E risaputo poi che gran parte dell'acqua va persa nel percorso fra l'acquedotto e casa nostra, ma questo forse non c'entra. Il fatto è che viviamo una vita in cui l'acqua calda esce dai rubinetti e noi non ce ne chiediamo nemmeno più il perchè...finchè non saremo di nuovo padroni del nostro termostato la vita sarà fredda e i nostri peli costantemente rizzati. Il paille non serve a nulla.
:lol: :lol:
Vecchio 09-03-2008, 21:40   #17
Esperto
 

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Originariamente inviata da Who_by_fire
Già: tanta pratica! :wink:

Sai, anch'io trovo molta difficoltà a ''confortare'' qualcuno (e, in generale, ad 'avvicinarmi' al suo mondo emotivo), nonostante i miei sentimenti siano sinceri.
Però io me ne rendo conto in anticipo che la frase che dirò, col tono di voce che mi verrà fuori, con l'espressione facciale che avrò, con la mimica non verbale che avrò, non verrà percepita come sincera o sicura, e quindi in genere taccio (ma le volte in cui invece mi riesce mi sento bene).
Credo sia anche per questo che non sono mai stato considerato un ''confidente'' dalle persone: in genere (tranne poche misteriose eccezioni) le persone non aprono mai il loro animo a me, non sono considerato ''affidabile'' da questo punto di vista. Nessuno verrà mai a dirmi ''sai in questo periodo mi sento proprio giù perché (...), tu cosa ne pensi?'' o ''mi piace quella tipa, non faccio altro che pensare a lei, ma lei...'', ''sono stato lasciato dalla fidanzata...'' ecc.
Giusto per fare un esempio leggero, sono sempre l' ultimo a sapere di broccolamenti e fidanzamenti e mollamenti vari.
Si, ti capisco, spesso ho avuto anch'io quella sensazione di essere sempre l'ultimo a sapere le cose...nonostante abbia avuto persone che si confidavano con me, ma ora che mi ci fai pensare ho sempre dovuto fare io il primo passo perchè gli altri si aprissero con me.

Quote:
Penso che questa mia scarsa capacità di generare empatia non sia solo dovuta a ''mancanza di esperienza'', ma anche al fatto che io stesso ho paura a esternare le mie emozioni, anche quando consciamente lo desidererei fare, e questa ''contraddizione'' mi può far apparire non sincero.
Sicuramente è quello, ma io stavo parlando di gesti affettuosi, che teoricamente hanno proprio lo scopo di far sentire agli altri che gli sei vicino e che possono aprirsi con te...
Vecchio 09-03-2008, 22:19   #18
Esperto
L'avatar di HurryUp
 

Bardamu, ho intenzione, quando avrò tempo, di analizzare puntualmente l'intera tua argomentazione e darti le mie risposte.
Da una prima lettura (e le mie prime letture non sono superficiali) non sono stato persuaso da tutte le tue conclusioni, adesso procederò con la lettura analitica.
Vecchio 09-03-2008, 22:25   #19
Esperto
L'avatar di Jessica2
 

.....h65u7yjy8uyjhg67tyh7yuhy6y676t66ytyrt656hiohg dwawe46780997u786988kjytytgbuyt....
Vecchio 09-03-2008, 22:41   #20
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da HurryUp
Bardamu, ho intenzione, quando avrò tempo, di analizzare puntualmente l'intera tua argomentazione e darti le mie risposte.
Da una prima lettura (e le mie prime letture non sono superficiali) non sono stato persuaso da tutte le tue conclusioni, adesso procederò con la lettura analitica.
Ho appena prenotato un volo per il triangolo delle bermuda, magari lo disdico
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