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Originariamente inviata da addormentato
Caro Marchese non so in che mondo vivi
ma lo vedi il mondo che hai intorno ?
Sono tutti presi dai propri problemi, di lavoro, familiari e quant'altro,
e poco concentrati sui problemi degli altri.
E' esattamente il contrario di quello che dici
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Attenzione: non ho detto che MOLTI uomini sono portati a risolvere i problemi degli altri. Magari..!
Ho detto che spesso, COLORO che si occupano dei problemi altrui, sono spinti in primis dalla volontà di distogliersi dai propri. E non, quindi, per "spirito filantropico".
Detto questo, non metto in dubbio assolutamente l'utilità sociale di una pratica che, indipendendentemente dal motivo per cui viene portata avanti, si rivela utilissima per la nostra società.
Nè, sia ben chiaro, voglio indurre la gente a fregarsene dei problemi altrui e a concentrarsi egoisticamente sulla propria persona.
Quanto all'utilità effettiva di queste e altre attività, forse sono stato un po' precipitoso nell'esprimere il mio giudizio e il risultato di ciò è che l'ho semplificato un po' troppo.
Sicuramente, attività "sociali" come il volontariato si rivelano utilissime e bellissime occasioni per stare con gli altri, per "integrarsi" senza particolari difficoltà, trovando spesso un ambiente molto umano e caloroso.
Tuttavia, io i miei grandi miglioramenti li sto notando solo adesso, che sto affrontando un percorso di biblioterapico ispirato ai principi della RET (una scuola psicoterapica epigone della moderna cognitivo-comportamentale).
Recenti riflessioni mi hanno portato a pensare che tutti i miei velleitari tentativi del passato di "forzarmi", in qualche modo, a entrare in contesti sociali, fossero totalmente erronei anzitutto nelle loro stesse premesse.
Il problema era essenzialmente il mio modo di pensare. Era dentro di me.
I disagi hanno una radice e una chioma, come gli alberi.
Tocca solo decidere se recidere la chioma o estirpare l'intera pianta.
La prima operazione è sicuramente più semplice. Ma la chioma, dopo un po', inevitabilmente ricresce.
La seconda scelta è quella più ardua, più rischiosa. Perchè ci si deve mettere in gioco.
Ma può rivelarsi quella definitiva.
Con questo non voglio assolutamente generalizzare: ricette miracolose non ce ne sono, tantomeno rimedi universali. Tutto ciò è solo il frutto della mia personalissima e quindi parzialissima esperienza.
Per questo, prima, parlavo di "correttezza verso sè stessi". Una correttezza che, a parere mio, si esprime anzitutto nella volontà di acquisire consapevolezza circa il proprio agire: Stiamo semplicemente tagliando la chioma, o stiamo iniziando a guardare più in basso?