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Vecchio 22-05-2010, 17:36   #1
Esperto
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Jerry e l’agente di cambio

Jerry Ellisor, il ragazzo ritardato della porta accanto, si mise a importunare uno di quei timidi WASP che puoi trovare sulle vignette di qualche giornale di New York, il tipo di persona cui non piace mischiarsi nelle cose, un passante che cerca sempre di trovarsi dall’altro lato della strada… c’è una ragazza con le braccia spezzate, lo implora di fermarsi, e lui sterza bruscamente, così, come nulla fosse accaduto, e prosegue la corsa. (Mi riferisco al caso della quindicenne con le braccia troncate da uno stupratore, che si precipitò sull’autostrada e ben tre macchine sfrecciarono oltre prima che una si fermasse e la portasse all’ospedale.)
Oltre a ciò è pure un rammollito. In vacanza alle Antille, sperava che i cantanti di Calipso si sarebbero dileguati se solo li avesse ignorati.
«Fai finta di nulla, cara.»
Questo giovincello dirigente WASP si trova adesso in un ristorante vegetariano; di fronte a sé un pasto dietetico con insalata di crescione e succo di carota. Un ragazzo si siede al suo tavolo, sebbene siano le tre e il locale sia quasi vuoto. Il WASP non può ignorare il terribile tanfo – come quello delle puzzole, solo più penetrante – che lo fa lacrimare e gli rivolta lo stomaco. Il giovane sorride, mettendo in bella mostra gli incisivi gialli sporgenti.
«Emano sempre questo odore poco prima di… lei mi capisce.» Il ragazzo gli allunga un cartoncino su cui è dattiloscritto a lettere rosse: «Salve. Sono Jerry. Queste sono le mie istruzioni: quando sta per cominciare, non ti agitare. Mettiti a sedere, ovunque ti trovi, e con calma, rivolgendoti alla persona più vicina a te in grado di aiutarti, avvertila che stai per avere un attacco epilettico – (parole mie).
Quando inizia, dovrà avvolgersi un fazzoletto, una salvietta o un tovagliolo intorno al dito e infilarmelo nella bocca per evitarmi lesioni alla lingua. Con l’altra mano dovrà allentarmi il colletto, la cintola e le scarpe e aprirmi la cerniera dei pantaloni per alleviare la pressione sull’inguine. Le erezioni sono frequenti durante questi attacchi. È una cosa naturale. (Se mi caco addosso, mi lavi con sapone e acqua tiepida e provveda al cambio dei vestiti.)
Faccia attenzione durante il mio ritorno alla normalità, perché talvolta comincio a picchiare chi mi sta attorno e potrei saltarle alla gola come un animale feroce. Dio le sarà riconoscente per la sua azione caritatevole.
Il suo umile servo, Jerry Ellisor».
Senza provocare confusione, il WASP gettò i soldi sul tavolo e se la dette a gambe. Ma era troppo tardi. Con un grido soffocato, gutturale, il ragazzo si scagliò in direzione del WASP, facendolo inciampare, poi gli si avvinghiò intorno alle gambe a mo’ di pitone. Ci fu un fetore improvviso di urina e di escrementi che Jerry aveva scaricato dentro i pantaloni. Il WASP inorridito, scorgendo un poliziotto alla porta, urlò in cerca di aiuto.
«Cosa stai facendo a quel ragazzo‚ sporco pervertito!» Uno sfollagente gli andò a urtare contro il cranio. Cinque ore dopo, tremante e vicino al collasso, fu rilasciato dalla prigione grazie all’intervento del suo avvocato che aveva telefonato a Washington ad un cugino intrallazzato con la CIA.
Talvolta, durante i suoi attacchi epilettici, Jerry si metteva a urlare profezie, che solitamente si avveravano. Il Martedì Nero, si precipitò alla borsa valori; con gli occhi fiammeggianti e i capelli ritti sulla testa, si strappò i vestiti e rimase lì impalato, nudo, di fronte a tutti quegli uomini d’affari pietrificati, il corpo rosso mattone che esalava il fetore di centinaia di puzzole. Poi crollò sul pavimento, in un turbinio di guizzi, e mostrando i disgustosi denti gialli gridò:
«Vendete, vendete, vendete!».
È stato il peggior crollo finanziario dal ’29, riferirono in seguito i cambisti e gli speculatori disorientati.
«Era una voce piena di denaro. Dovevate crederle.»



Per Tizio morto

Il dottor Fisher lesse l’articolo attentamente, l’espressione del volto era quella di chi si sofferma sui particolari.
«Duplice omicidio… pistola calibro 32… scomparsi la borsa della donna e il portafoglio dell’uomo… rapina… un testimone ha riferito di aver visto una “figura molto alta dileguarsi dalla scena del delitto”.»
Il testimone, Uriah Grunt, costretto a vivere su una sedia a rotelle, spiegò agli inquirenti che suo passatempo preferito era quello di osservare la città con un binocolo. «Riesco a leggere un giornale alla distanza di venti isolati da qui», disse con ostentazione.
«Sono proprio un ficcanaso», aggiunse con compiacimento. «Non ho nient’altro da fare, solo osservare quello che fa la gente. Vi potrei raccontare tante di quelle cose strane!»
Quando gli fu richiesto di dare una descrizione, «Ah, sì», continuò, «il criminale che si è dileguato, o meglio il presunto criminale, o forse li chiamate esecutori? Comunque sia, questo presunto esecutore era di statura alta. Teneva il colletto della giacca rivoltato all’insù. Non sono riuscito a vedere la faccia, ma le mani quelle sì che le ho viste: bianche, esili, agili, giovani. Non indossava alcun cappotto ma solo una giacca a vento. Deve essere un tipo cui piace il freddo».
Uriah Grunt è un vero scippatore di accadimenti, congetturò il dottore. Ma certo,… altri giovani slanciati nei paraggi… anche durante la stagione fredda il suo paziente non indossava mai un cappotto. Hmmm. Avrebbe dovuto avvisare la polizia senza troppo clamore? E il giuramento del terapeuta? E supponiamo che non ci siano prove? Sarebbe rimasto coinvolto.
Aprì un cassetto e tirò fuori la sua H&KP-7 9mm a tamburo, completò l’intera sequenza di azioni e controllò con calma la camera di caricamento. Se l’assicurò al suo fianco destro sotto la giacca.
Per quanto professionalmente scorretto, odiava il suo paziente, il giovane Guy Worth, il tipico sociopatico. Il mondo gli doveva tutto. Un fottuto nato, FN li chiamava il dottore. Lui odiava gli FN, e sapeva di sprecare il tempo con loro. Con gli FN era sempre una rottura di coglioni.
In realtà era deluso dell’intera professione psichiatrica. Aveva quasi deciso di mollare tutto e farsi assumere come medico sulle navi, o magari di aprire un bell’ambulatorio al servizio della colonia americana a Tangeri, Atene, Beirut, Lima… medicina generale, con un po’ di allungamento di mani. Poteva essere una cosa simpatica. Il dottore era giovane, magro, attraente, e gayo come un carnevale orgiastico.
Non gli fregava un cazzo di lavorare con tutti quei clienti dirottati verso di lui da altri, né, altrettanto, di andare a New York a metter su un’attività promozionale a Madison Avenue. Prima o poi l’avrebbe detto: «Lo vuoi sapere, signor Granfield? Non c’è nulla di storto in te, solo un eccesso di autocompiacenza e un ego inflazionato. Pensi che fottere ME sia la cosa più importante dell’universo? Beh, credimi, te lo dice uno che ne sa qualcosa: è noioso più di quello che si possa immaginare. Per di più sei stupido alle fondamenta e malato nelle intenzioni. E poi odio il fetore dei tuoi intestini».
Il dottor Fisher guardò l’orologio e decise che quello sarebbe stato il suo ultimo colloquio psichiatrico – con un assassino, non aveva alcun dubbio al riguardo‚ e un assassino che sarebbe venuto per uccidere lui. Era tutto nei suoi appunti e nel registratore che teneva nascosto. Va bene, rilàssati.
Suonò il campanello. Andò ad aprire. Era quell’individuo spregevole e insopportabile, le mani infilate nelle tasche della giacca a vento, e un sorriso bieco sulla faccia. La pistola non era nella tasca della giacca – probabilmente nella cintola.
«Salve Guy. Entra. Ti stavo aspettando.»
Il giovane si fece avanti. Gettò uno sguardo insolente al dottore, che lo ricambiò con un’espressione inflessibile.
«Da questa parte.»
Aprì la porta dello studio. (La segretaria si era licenziata la settimana precedente: «Beh, dottore, francamente la sua attività professionale è una presa in giro. E le prese in giro non durano».)
Il giovane entrò nella stanza e si girò su sé stesso. Stava biascicando una gomma.
«Siediti, Guy.»
Il ragazzo si mise a sedere e allargò le gambe.
«Come va la salute?»
Il ragazzo trasalì. Mai il dottore gli aveva chiesto una cosa simile. Il dottore si chinò con uno sguardo libidinoso.
«Fatto qualche bel sogno, ultimamente?»
«Beh, sì, a dir la verità, l’ho fatto. L’ho sognata, dottor Fisher.»
«Emozionante. E cosa hai sognato?»
«Questo.» Abbassò le mani sul calcio della pistola.
Dagli tempo di lasciare le sue impronte sull’arma, pensò il dottore. Il ragazzo cacciò fuori la pistola.
Una pioggia di proiettili lo scaraventò all’indietro sulla sedia, il sangue zampillava dalla bocca. Uno sguardo di assoluta incredulità era stampato sul volto, poi si lasciò cadere dalla sedia, morto. Il dottore si diresse al telefono…
I proiettili erano gli stessi. Il dottore divenne persino l’eroe locale, ma non per gli amministratori della clinica. Una sparatoria in stile western, nel suo studio… ucciso un paziente… inconcepibile. Erano più che disposti ad accettare le sue immediate dimissioni.
Il dottor Fisher era felice.
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