Ma guarda, non conosco i tuoi dubbi, le tue incertezze, se vuoi esporli anche privatamente posso dirti cosa ne penso.
Però vedi male, o almeno non è quello che vedo io.
Non c'è molta felicità, è qualcosa di veramente utopistico, non credo che i greci per esempio l'avrebbero neanche potuta immaginare, poichè ti richiede di uscire dal seminato della realtà ed andare nell'utopia di una qualche dicotomia paradiso/inferno, condanna/assoluzione, rivoltare questa roba cristiana in senso politico come per tutte le escatologie di rivalsa comuniste o le fantasie del paradiso in terra del positivismo scientifico e compagnia bella, roba cristiana.
E non lo dico con risentimento: il cristianesimo lo adoro, è la nostra cultura occidentale, ha permesso questo progresso, ma è pur sempre una ideologia e si presta a modificare il pensiero in tal senso.
Quando pensi, pensi in modo cristiano (lineare . causa/effetto).
La realtà è dominata da una natura che puoi solo accettare nelle sue conseguenze ineluttabili, un ciclo infinito di vita e morte, sconfitte e vittorie, nessuno ha colpe.
Ci sono giornate no, e giornate buone dove si sta bene, e forse è giusto così, insomma è la natura stessa che dona la vita, ma è anche crudele, spietata.
La gente sopravvive, stringe i denti.
Non potrà mai essere felice, se quello che è considerata felicità e ciò che ha un altro e che devi invidiare, o possedere l'illimitato.
Te lo fanno credere, ti mettono la carota perchè tu la rincorra.
E la gente mente: mente sui suoi disagi, nasconde la rabbia, l'odio, l'invidia, il risentimento.
Mente perchè non si fida del prossimo, mente perchè glielo insegnano, mente perchè si inganna per non mettersi in discussione, mente perchè non ha valore la verità.
Nonostante Cristo non abbia detto altro che: devi dire si o no.
Se passasse il concetto di essere veri, spontanei, di non nascondersi, qualsiasi cosa si abbia dentro, anche la più truce, balzeremmo in avanti di millenni.
Credi che ci vorebbe la magistratura o un tortuoso percorso storico, panegirici di intelltuali, se un politico ammettesse di essere un ladro, un venduto, un servo dei poteri forti? lo confessasse a se stesso e agli altri per amore della verità?
Non servirebbe altro.
E molto probabile che ci siano persone felici, una minoranza di privilegiati e persone dotate di un equlibrio incredibile frutto di un percorso spirituale.
Non tutti hanno percorso un viaggio corretto per loro e non tutti possono permettersi di fare quello che desiderano, di vivere dignitosamente, si è costretti a competere per il minimo indispensabile, c'è una grande paura di fondo.
La società nasce dal terrore della natura e dell'ignoto e ancora oggi è retta dalla paura: dallo spettro della catastrofe economica, della necessità che esista la disoccupazione, la mobilità forzata affinchè si bilancino i salari e non si generi inflazione (milton friedman), o dalla paura della guerra fredda, del terrorismo.
Paure inventate suppongo, create ad arte per farci stare in questa società e non in una diversa da costruire tutti insieme, divulgate come cataclismi al telegiornale serale, mentre fuori le stelle danzano serene nel cielo e non c'è nessun sigillo aperto per l'apocalisse.
Per questo sono critico, perchè poi alla fine le risorse e l'intelligenza per evitare una infinità di sofferenze (e più che noi basta pensare a cosa abbiamo fatto al terzo mondo) l'abbiamo già conquistata, però si preferisce avere una sorta di selezione vita natural durante del più idoneo a stringere i denti, perenemmente nel panico e nel terrore di morire, di finire nell'indigenza, nell'emarginazione.
E' del tutto normale che in questa maniera si diventi cattivi, si sivluppino delle caratteristiche predatorie pur di avere una fetta di torta, è il sistema, sei obbligato.
La maggior parte delle persone si allinea al sistema dominante, qualunque sia, fascismi e nazismi compresi.
ll motivo per cui lo fa è che come esseri umani noi siamo portati a vivere nella società, abbiamo paura di stare soli, è una paura ancestrale e allinearci risolve questo conflitto, è consolatorio, permette di sapere cosa devi fare, in cosa credere, cosa pensare, come vivere.
Il potere pensa a noi, ci nutre, ci difende.
A sfavore di qualsiasi utopia (che tende a vedere tutti contenti e allineati nella mascherata e nei compiti da automi della rappresentazione utopistica) , c'è il fatto che alcuni individui invece non si allineano, perchè amano andare controcorrente, perchè sono anarchici, perchè qualcosa non ha funzionato nel rapporto con la società, perchè sono curiosi, ribelli, quello che ti pare.
Questa situazione esisterà per sempre: un individuo conserva (anche quando la società è progressista come la nostra attuale), un altro pone in dicussione i valori accettati come reali.
Ad ogni modo, fa comodo a chi ha il potere creare questa situazione di oggi che è immotivatamente competitiva e monotematica, non è diverso dai tempi antichi, ma oggi è necessario un lavoro veramente incessante di condizionamento per reggerlo.
La società orwelliana, ci finiremo come alice nella tana del bianconiglio.
Se tu hai ambizione di integrarti, non hai altra strada che farti un pelle cattiva, abbastanza menefreghista, mettere il pensiero da parte e più ti fai questa scorza e meglio ti ci trovi, ma non è necessaria sicuramente per le capacità tecniche e mentali dell'uomo moderno.
Non è necessario neanche il denaro oggi: noi potremmo semplicemente dare alla società, quindi a tutti, parte del nostro tempo e delle nostra capacità perchè si sviluppi armonia e benessere, senza che qualcuno si arricchisca e ne consegua un potere non solo di possedere la vita delle persone, ma anche di decretare la direzione che la società deve intraprendere a nome di tutti.
Per quale motivo un medico che vuole fare del bene e curare un paziente, non dovrebbe volerlo fare, averne soddisfazione anche senza denaro?
Per quale motivo uno scienziato non dovrebbe voler scopire i funzionamenti della natura?
Perchè un insegnante non dovrebbe voler trasmettere conoscenza?
Perchè un contadino non dovrebbe voler coltivare la terra e mangiarne i frutti con la sua famiglia?
Lo sai cosa noteremmo? che chi ha il potere oggi, chi ha il denaro, in realtà non sa fare nulla, non serve a nulla, questo noteremmo.
Voglio approfondire un ragionameto, partendo da un tuo ottimo spunto.
Tu dici che se uno pensa una cosa è perchè ha una sua visione di questa cosa, e gli fa comodo credere in questa percezione.
E' un ragionamento corretto scientificamente, ma anche influenzato dalla natura relativistica del nostro pensiero, che sminuisce la realtà, confonde oltremodo il soggetto e l'oggetto e non si crogiola nella filosofia quanto potrebbe.
Se io, per fare un esempio concreto e banale, non amo andare in un posto affollato perchè ne ho disagio, ne conseguo che qualunque meditazione a riguardo, elaborazione ne faccia, è una invenzione della mia mente.
Questo è, dal punto di vista del pensiero relativistico, vero.
Tanto che io, cronologicamente, prima ho il disagio, poi elaboro questo disagio in un a fantasia, e poi mi ci aggrappo per giustificare il disagio stesso o l'evitazione.
Però potrei giungere allo stesso ragionamento su qualsiasi cosa, ed è questo il problema del relativismo (è utile?).
Non uccido perchè immagino uno schema, non rubo perchè immagino uno schema, non penso una cosa o l'esatto opposto perchè immagino uno schema.
Il fatto è che l'essere umano ha proprio negli schemi la sua forza di natura sociale, di suo, al naturale, ha alcune pulsioni che non sono minimamente paragonabili agli istinti degli animali.
Di suo, l'essere umano non vale nulla.
Ciò che ha valore nell'uomo è esattamente ciò che immagina.
Egli è completamente succube degli insegnamenti sociali, di quanto interiorizza o meno a livello di coscienza o super io, e poi delle elaborazioni che egli fa nella vita, sia in termini di critica, di autocritica, di percorsi intellettuali.
Questo premesso, io potrei da un lato, nel mio esempio, vederla come una scelta di vita, comprendendo che nessuno mi può dire giusta o sbagliata se non il mio gusto e la mia sensibilità ed accettarla semplicemente, come potrei ribaltare la riflessione e chiedermi perchè sia così interessante destrutturare la mia scelta fino ad arrivare a conglierne i confini labili dei miei riferimenti personali in termini relativisti, o non piuttosto interrogarmi sul perchè non sia relativo anche semplicemente chiederselo.
Mi avvilupperei in una spirale autoreferenziale, poichè se l'orgine dello schema è uno schema a sua volta, io non potrei mai arrivare ad altra conseguenza che nell'inconscio una qualsiasi elaborazione è vera e falsa contemporaneamente.
Freud: “In fondo, nessuno crede alla propria morte, o, il che è lo stesso, ciascuno è inconsciamente convinto della propria immortalità”
Perchè io non dorevi vedere in me talenti, doni, caratteristiche?
Forse che gli altri compiono questo balzo di comisserazione per ogni cosa che pensano o rifuggono?
Forse che si interrogano minimante di quello che fanno?
Tu hai mai riflettuto di cosa voglia dire essere sensibili?
quale talento sia, quale pregio?
quanto ti può essere utile per parlare con gli altri, per capirli, per essere tollerante, indulgente con chi soffre invece di averne schifo, ribrezzo, paura?
E un dono, che devi sapere usare, coltivare con lo studio, con la filosofia, con l'arte, difendendo la tua umanità.
Certamente che è più difficle che si noti, nessuno lo vedrà di primo acchito, ti devono conoscere, si vede nel momento del bisogno, nei momenti di intimità, ma se lo vuoi mostrare, se la si smette di condannarsi per non essere diversi da quello che siamo, le persone lo notano e ti apprezzano per come sei.