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Vecchio 13-10-2008, 15:49   #1
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ma io ribadisco di mio un concetto....5 miliardi di anni fa si è formata la terra...si sono formati i virus e le varie patologie...

ora quelle che noi definiamo timidezza, ansia, fobiasociale, normalità,estroversione non sono fattori creati da virus o batteri...sono reazioni del nostro organismo.

Si può perdere giornate intere a dirsi "se mi trema 1 ora al giorno la mano è timidezza, se mi trema per più di 2 ore è fobia sociale"....di fatto non sono i 10 minuti a farti etichettar ein un modo anzichè l'altro.
Timidezza? Fobia sociale? si parla di persone che hanno un certo tipo di rapporto con la propria interiorità e con l'ambiente esterno...l'unica differenza è i lgrado e la tenacia per reagire su se stessi che si mette...
Vecchio 13-10-2008, 17:13   #2
Intermedio
L'avatar di 1897
 

Anche secondo me l'etichetta è fondamentale, ma guai a stigmatizzare in maniera rigida perchè potrebbe determinare la fine della "guarigione"....

A proposito di sintomi a me ha colpito molto questa parte dell'articolo che ora posto...

"L'evitante può presentare un'area fantastica o reale di "rivalsa narcisistica" che potrebbe aver generato la dubbia diagnosi di Gabbard di narcisismo ipervigile. La doppia diagnosi dipendente-evitante potrebbe anche essere legata alla elevata frequenza di pazienti disorganizzati nevrotici che oscillano tra i due tipi di funzionamento."
http://www.scuolamaraselvini.it/web/...=67&Itemid=110

Che ne pensi/ate questa "rivalsa narcisistica"?
Vecchio 13-10-2008, 17:51   #3
Principiante
L'avatar di kheen
 

Ciao Lilly, ti capisco perchè anch'io per molto tempo ho seguito la tua stessa impostazione, il rigore scientifico può rassicurare, dare un nome al proprio disagio è sicuramente importante, ma è lo stesso "male" che ti porta a questo comportamento, che per me è risultato alla fine privo di benefici.

Col tempo ho capito che "l'etichetta" o meglio la diagnosi, te la può dare solo un medico, uno psicologo od un psichiatra, dopo un colloquio ed eventualmente degli esami, anche perchè non ci si può osservare in maniera obbiettiva, specie se si sta male.

Le tue forze servono, e accidenti quanto servono, quando dovrai cambiare i tuoi comportamenti, quando ti metterai in discussione per guarire.

Pensa a quando l'intelligenza che mostri nel tuo post, la sfrutterai nel lavoro, nello studio, o in amore, e non per studiare articoli di psichiatria, tra l'altro noiosi.
Vecchio 13-10-2008, 17:55   #4
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da -Lilly-
Quote:
Originariamente inviata da 1giova88

Si può perdere giornate intere a dirsi "se mi trema 1 ora al giorno la mano è timidezza, se mi trema per più di 2 ore è fobia sociale"....di fatto non sono i 10 minuti a farti etichettar ein un modo anzichè l'altro.
Timidezza? Fobia sociale? si parla di persone che hanno un certo tipo di rapporto con la propria interiorità e con l'ambiente esterno...l'unica differenza è i lgrado e la tenacia per reagire su se stessi che si mette...
Giova x me l etichetta è necesseria se da soli..cn la propria forza d animo.. nn ce la si fa +ad affrontare le situazioni ke giornalmente si ripresentano (e a cui nn si può sfuggire!)..e quindi si sviluppa il bisogno d parlarne cn 1medico.. a quel punto l etichetta (la diagnosi) è necessaria..se si vuole intraprendere 1xcorso terapeutico.

X questo ho post..e xkè in generale, ritengo sia utile approfondire e migliorare le conoscenze ke si hanno del disturbo d cui si soffre.. o dei sintomi in cui ci si rispecchia..è utile x conoscersi e cercare di gestire i propri limiti al meglio.
ti dirò.... c'è stato un periodo della mia vita in cui non mi soffermavo solo ad esser epoco loquace...avevo subito il colpo...ero passato dall'essere estroversone ad essere sensibilone e chiuso.
Avere una persona a fianco (conoscente o estraneo che fosse) mi ha iniziato a creare disagio, inadeguatezza....provare a comunicare con una persona mi ha iniziato a creare disagio, assenza di argomentazioni, nervosismo, ansia...
fare qualcosa in pubblico ha iniziato ad agitarmi...anche un semplice andare alla lavagna, leggere una mia poesia,fare una domanda durante la lezione, chiamare nuovamente una persona quando non ha sentito (sai tra ragazzi...ci si parla tutti uno sopra all'altro e allora "Ehi andrea anche tu però non scherzavi"....e magari l'altra persona è talmente indaffarata a parlare che nemmeno ti considera)...il cuore accelera, magari ti senti diventare un po' rosso, le braccia ti tremano un pochino e non riesci a reggere il foglio....
da lì ad eclissarsi del tutto il passo è breve...
sto tanto bene quando sto per i fatti miei? perchè mai affrontare tanti disagi e tensioni? ci si isola....non si itneragisce con gli altri....e non si crea ansia.

E un po' l'esempio che avevo fatto della persona obesa che deve dimagrire, ma non trova la forza di volontà per non aprire il frigo o di chi non sa nuotare che vuole imparare a farlo senza prima entrare in acqua.

La differenza sta nel clic che ci metti in testa per me.
Quel clic me lo sono messo allora...
e ad esempio l'ho rimesso la scorsa settimana quando ho forzato me stesso pur di essere espansivo maggiormente nel corso della settimana.

Nell'altro thread ho detto: "di fatto parlo poco e nulla eprchè trovo banale parlare del mio sabato sera, delle labbra della parrucchiera, della lezione del prof xx, di come stanno bene i tuoi capelli ricci ecc...ecc...".
Esatto. Credi che dietro al "banale" non ci sia altro?
ovvio che no...per me 4-5 anni fa non era banale...c'è un qualche blocco dietro...un qualche limite forse...

ottimo se mi autoconvinco del pensiero che certi discorsi sono banali e che interagire con l'altro crea "l'ansia da prestazione" che risultato ottengo? nulla. Me ne rimango tra me e me a frastornarmi sui ma e i se...

Sembra facile...sembra una banalità, ma è così...il timido e/o il fobico si fa sopraffare dai suoi blocchi e i suoi limiti.

E così è inutile....in questo modo non ti sveglierari mai da una mattina all'altra con 30kg in meno (ed io ne so qualcosa con la faticaccia che mi so' fatto a mio tempo :lol: ), nè tanto meno imparerai a nuotare (mi ricordo l'acqua che ho ingoiato tra mille paure....).
E' inutile rimanere tra sè e sè, tra le proprie ansie sperando che un bel giorno 10 coetanei a caso arriveranno da noi per dirci "ciao? ti chiami giova vero? sai che t'avevo visto l'altro giorno in piazza....." e che ci faranno estroversare.
Perchè si crea disagio, silenzi d'imbarazzo, perchè se non "aiuti" la discussione nessuno ti considera e/o si crea imbarazzo? semplice....perchè nessuno (o ben in pochi) sono realmente così estroversi da uscire indenni da ogni situazione.
Ed è un dato di fatto...
nell'altro thread parlavo dell'estroversona, belloccia...quella che mi si è appiccicata un po'...
ecco...esempio banale....solitamente è lei (da quanto mi hanno detto e da quanto vedo) quella che mette in disagio gli altri ragazzi (a tal punto che in pochi fanno il primo passo nei suoi confronto per rivolgerle la parola...anche i più estroversoni)...
ora non so come diavolo ho fatto ('naggia mi dovrei registrare quando sono con lei x capire ciò che dico/faccio :lol: ), ma ti assicuro che quella a disagio era lei quando ci siamo parlati la prima volta...
perchè sono riuscito ad alternare con lei in modo davvero geniale la mia timidezza, la mia poca loquacità, la mia dolcezza con un atteggiamento più sfrontato,sicuro, provocante, spiritoso...
sono stato io il primo a farle intendere dai gesti e le parole "sai non sei niente male e mi piacerebbe conoscerti...io sono dolce e timidone, ma occhio però che sei tu quella che deve stare in riga e non io".

La timidezza...una persona non è timida in assoluto...c'è un riscontro nella vita seppur minimo in cui essa si mette da parte: ci sono casi raccontanti nel forum di timidi/fobici che magari un bel giorno dicono di essere esplosi dalla rabbia prendendo tutti a male parole (e la timidezza lì dov'è sparita?).
Capito di cosa si tratta? si tratta di "giocare" bene con se stessi.
Se si è "pigri" e non si è disposti ad essere attivi con se stessi, ma si è passivi alle proprie emozioni è facile farsi prendere sotto.
Provo paura? imbarazzo? vado subito a nascondermi dietro l'angolo? ovvio che se non esco e non affronto la paura resterò lì nell'angolino nascosto.
Poi magari c'è qualcuno a cui viene più spontaneo, più abile, che si fa mettere molto meno alle strette, con una sensibilità differente...
ma in realtà non c'è da nessuna parte una tavola con su scritto:
"occhio: se hai almeno 3 di questi sintomi sei sociofobica, altrimenti solo timida"....
sono semplici convenzioni...
come allo stesso modo se sei a scuola....non c'è solo più di 6 e meno di 6, ma c'è differenza tra un 3 e un 7...ma sia nel primo caso e sia nel secondo qualcosia la sai...3 non è 0.
Tutti con un minimo d'impegno possiamo arrivare al 3...
se ci si fa sempre sopraffare dalle paure e si è passivi, se si inizia a fare il ragionamento "sono sociofobico...addio...non ne uscirò mai perchè sono malato...sono condannato ad essere solo con le mie paure" addio...
se non ci si mette lì con la convinzione e non si è disposti a lottare hai voglia di ripeterti "sono sociofobico, sono timido, sono poco loquace".

Sono poco loquace? può darsi...
con l'estroversona non ero io quello poco loquace.
sta settimana non sono stato così poco loquace...
ma per esserlo non ho dovut oaspettare nessun segno dall'alto...
ho preso e ho detto "provo questo questo e questo che mi crea questo tipo di disagio?"; ottimo "devo tirare fuori questo e questo sentimento epr combatterlo"
Vecchio 13-10-2008, 21:37   #5
Intermedio
L'avatar di ignotus-
 

...
Vecchio 13-10-2008, 21:44   #6
Esperto
L'avatar di valmor
 

Quote:
Originariamente inviata da Lilly
Le Fobie Specifiche (fobie semplici) probabilmente comportano qualche interazione tra paure e timori personali e l'insorgenza di esperienze nega*tive che li rinforzano. Alcuni soggetti con Disturbo Os*sessivo-Compulsivo apprendono che l'evitamento di certe situazioni scate*nanti previene l'inizio di ossessioni (per es., evitare di stringere la mano ri*duce le ossessioni di contaminazione).

Nel Disturbo Post-traumatico da Stress e nel Disturbo Acuto da Stress, il soggetto evita la situazioni che gli ri*cordano in qualche modo il fattore stressante (per es., somiglianze, rumori forti, tremori).
Le connessioni tra DOC e ansia generalizzata le trovo personalmente meritevoli di approfondimento.

Quote:
Originariamente inviata da 1897
A proposito di sintomi a me ha colpito molto questa parte dell'articolo che ora posto...
"L'evitante può presentare un'area fantastica o reale di "rivalsa narcisistica" che potrebbe aver generato la dubbia diagnosi di Gabbard di narcisismo ipervigile. La doppia diagnosi dipendente-evitante potrebbe anche essere legata alla elevata frequenza di pazienti disorganizzati nevrotici che oscillano tra i due tipi di funzionamento."
http://www.scuolamaraselvini.it/web/...=67&Itemid=110
Che ne pensi/ate questa "rivalsa narcisistica"?
Buono spunto, ecco delle parti interessanti di un saggio sul tema (http://www.centropsiche.it/siti/sito...i_empirici.doc):

Quote:
Originariamente inviata da Saggio
Due tipi di disturbi narcisistici di personalità (Gabbard G., 1989)

Il narcisista ipervigile
1) E’ fortemente sensibile alle reazioni
2) E’ inibito, schivo, o persino si eclissa
3) Dirige l’attenzione più verso gli altri
4) Evita di essere al centro dell’attenzione
5) Ascolta gli altri con molta attenzione
6) Si sente ferito con facilità; prova facilmente sentimenti di vergogna o di umiliazione
Vengono riconosciuti due tipi di narcisismo opposti, quello inconsapevole e più comune (arroganza, aggressività, insensibilità, manipolazione, megalomania, esibizionismo...) e quello ipervigile (inibizione, sensazioni di inadeguatezza, ipersensibilità, ipervulnerabilità, estrema attenzione al mondo esterno e alle critiche, fragilità emotiva, ansia con tratti paranoico-fantasiosi, conseguente evitamento).

Ovviamente il 'narcisismo ipervigile' non è da interpretare in modo rigido, nella realtà ci sono diverse sfumature e magari sono presenti solo alcuni tratti:

Quote:
Originariamente inviata da Saggio
Il costrutto di NPD condensa una molteplicità di aspetti patologici comuni ai più svariati disturbi psichici e non si caratterizza pertanto come un’entità nosologica a sé stante. Secondo la tesi avanzata nel presente lavoro, la variegata fenomenologia clinica sottesa alla struttura narcisistica della personalità, fenomenologia scientificamente rilevata dalle più recenti indagini sperimentali, induce a riconsiderare il narcisismo come la chiave di lettura centrale dell’intero orizzonte psicopatologico umano.
Insomma, questa 'dimensione' ipersensibilità/vulnerabilità-inibizione secondo me può fare la differenza tra una f.s ristretta a certe situazioni, e una più generalizzata che si appoggia ed alimenta su una base emotiva di per sè fragile, tendente all'ansia e all'eccessiva e costante attenzione alle reazioni altrui in ogni interazione passiva o attiva col mondo esterno.

Quote:
Originariamente inviata da Saggio
Sul versante opposto, si colloca il narcisista ipervigile, la cui grandiosità rimane celata da un atteggiamento fortemente inibito e da un profondo senso di vergogna, derivante dal desiderio segreto e colpevolizzato di esibirsi con modalità onnipotenti. La coscienza dei propri limiti spinge il narcisista ipervigile a sentirsi sempre inadeguato rispetto a un ideale modo di essere. Sensibile all’approvazione altrui, egli tende a non mettersi in mostra, per evitare eventuali rifiuti o denigrazioni. La sua attenzione è costantemente rivolta alle reazioni degli altri, da cui si sente sempre ingiustamente offeso. In tale tipologia narcisistica, sono presenti forti tratti paranoidi: il mondo esterno è vissuto come persecutore; in esso viene proiettata la disapprovazione del narcisista nei confronti delle proprie grandiose fantasie latenti. Durante l’analisi, il narcisista ipervigile, pervaso da un forte timore di essere deriso dal terapeuta, sviluppa un atteggiamento di umiliante sottomissione.
Vecchio 14-10-2008, 08:07   #7
Intermedio
L'avatar di 1897
 

Quote:
Originariamente inviata da -Lilly-
Certo! condivido pienamente.. la diagnosi, soprattutto quando si riferisce ad adolescenti (è così in generale cmq!), persone che manifestano disturbi di varia entità ma sono in piena evoluzione..con possibilità e predisposizione al cambiamento infinite..non deve assolutamente essere vissuta come “marchio infamante”..piuttosto come “etichetta provvisoria”.
Come hai scritto te..nè il medico deve porsi con rigidità nel formularla (infatti molti professionisti, a quanto ne so, sono assai restii a formulare diagnosi vere e proprie a pazienti giovani), né la persona che la riceve deve pensare che essa sia qualcosa di + di un aiuto x risolvere i propri malesseri (di sicuro l “etichetta” non riassume, non potrà mai combaciare con l universo interiore di ognuno di noi).
Si esatto, la diagnosi deve servire solo come aiuto non certo come un etichetta umiliante e irreversibile...

Quote:
Originariamente inviata da -Lilly-
Riguardo alla tua domanda..hai utilizzato dei termini che non conoscevo..tipo “narcisismo ipervigile”..mi sono documentata 1minimo..però non ti saprei proprio rispondere! Vediamo se c’è chi ne sa + di me
Ciao!
Penso che c'entri molto il narcisismo e il discorso sulla parte fantastica che anche se non ho compreso, credo sia molto plausibile....
Vecchio 14-10-2008, 08:28   #8
Intermedio
L'avatar di 1897
 

Quote:
Originariamente inviata da valmor
Insomma, questa 'dimensione' ipersensibilità/vulnerabilità-inibizione secondo me può fare la differenza tra una f.s ristretta a certe situazioni, e una più generalizzata che si appoggia ed alimenta su una base emotiva di per sè fragile, tendente all'ansia e all'eccessiva e costante attenzione alle reazioni altrui in ogni interazione passiva o attiva col mondo esterno.
Quote:
Originariamente inviata da Saggio
Sul versante opposto, si colloca il narcisista ipervigile, la cui grandiosità rimane celata da un atteggiamento fortemente inibito e da un profondo senso di vergogna, derivante dal desiderio segreto e colpevolizzato di esibirsi con modalità onnipotenti. La coscienza dei propri limiti spinge il narcisista ipervigile a sentirsi sempre inadeguato rispetto a un ideale modo di essere. Sensibile all’approvazione altrui, egli tende a non mettersi in mostra, per evitare eventuali rifiuti o denigrazioni. La sua attenzione è costantemente rivolta alle reazioni degli altri, da cui si sente sempre ingiustamente offeso. In tale tipologia narcisistica, sono presenti forti tratti paranoidi: il mondo esterno è vissuto come persecutore; in esso viene proiettata la disapprovazione del narcisista nei confronti delle proprie grandiose fantasie latenti. Durante l’analisi, il narcisista ipervigile, pervaso da un forte timore di essere deriso dal terapeuta, sviluppa un atteggiamento di umiliante sottomissione.
Tutto questo va' preso con le pinze perchè esistono mille sfumature tra una persona e l'altra, per fortuna... Ma in ogni caso credo che l'accostamento tra fs/timidezza e narcisismo ipervigile, sia molto azzeccato e meriti di essere quantomeno menzionato. Tant'è che il fobico sociale o evitante si comporta quasi alla stessa maniera del narcisista ipervigile....
Vecchio 14-10-2008, 08:39   #9
Esperto
L'avatar di gattasilvestra
 

Quote:
Originariamente inviata da valmor
Quote:
Originariamente inviata da Saggio
Due tipi di disturbi narcisistici di personalità (Gabbard G., 1989)

Il narcisista ipervigile
1) E’ fortemente sensibile alle reazioni ?
2) E’ inibito, schivo, o persino si eclissa ce l'ho (non sempre)
3) Dirige l’attenzione più verso gli altri ce l'ho
4) Evita di essere al centro dell’attenzione ce l'ho
5) Ascolta gli altri con molta attenzione manca
6) Si sente ferito con facilità; ce l'ho
prova facilmente sentimenti di vergogna o di umiliazione ce l'ho
Quote:
Originariamente inviata da Saggio
Sul versante opposto, si colloca il narcisista ipervigile, la cui grandiosità rimane celata da un atteggiamento fortemente inibito e da un profondo senso di vergogna, derivante dal desiderio segreto e colpevolizzato di esibirsi con modalità onnipotenti. La coscienza dei propri limiti spinge il narcisista ipervigile a sentirsi sempre inadeguato rispetto a un ideale modo di essere. Sensibile all’approvazione altrui, egli tende a non mettersi in mostra, per evitare eventuali rifiuti o denigrazioni. La sua attenzione è costantemente rivolta alle reazioni degli altri, da cui si sente sempre ingiustamente offeso. In tale tipologia narcisistica, sono presenti forti tratti paranoidi: il mondo esterno è vissuto come persecutore; in esso viene proiettata la disapprovazione del narcisista nei confronti delle proprie grandiose fantasie latenti. Durante l’analisi, il narcisista ipervigile, pervaso da un forte timore di essere deriso dal terapeuta, sviluppa un atteggiamento di umiliante sottomissione.
mi ci riconosco ampiamente! (è terribile) Ma a volte mi sento anche una narcisista, come dire, "vecchio stampo"...

grazie a tutti per questi articoli così interessanti
Vecchio 14-10-2008, 09:00   #10
Intermedio
L'avatar di 1897
 

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Originariamente inviata da gattasilvestra
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Originariamente inviata da valmor
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Originariamente inviata da Saggio
Due tipi di disturbi narcisistici di personalità (Gabbard G., 1989)

Il narcisista ipervigile
1) E’ fortemente sensibile alle reazioni ?
2) E’ inibito, schivo, o persino si eclissa ce l'ho (non sempre)
3) Dirige l’attenzione più verso gli altri ce l'ho
4) Evita di essere al centro dell’attenzione ce l'ho
5) Ascolta gli altri con molta attenzione manca
6) Si sente ferito con facilità; ce l'ho
prova facilmente sentimenti di vergogna o di umiliazione ce l'ho
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Originariamente inviata da Saggio
Sul versante opposto, si colloca il narcisista ipervigile, la cui grandiosità rimane celata da un atteggiamento fortemente inibito e da un profondo senso di vergogna, derivante dal desiderio segreto e colpevolizzato di esibirsi con modalità onnipotenti. La coscienza dei propri limiti spinge il narcisista ipervigile a sentirsi sempre inadeguato rispetto a un ideale modo di essere. Sensibile all’approvazione altrui, egli tende a non mettersi in mostra, per evitare eventuali rifiuti o denigrazioni. La sua attenzione è costantemente rivolta alle reazioni degli altri, da cui si sente sempre ingiustamente offeso. In tale tipologia narcisistica, sono presenti forti tratti paranoidi: il mondo esterno è vissuto come persecutore; in esso viene proiettata la disapprovazione del narcisista nei confronti delle proprie grandiose fantasie latenti. Durante l’analisi, il narcisista ipervigile, pervaso da un forte timore di essere deriso dal terapeuta, sviluppa un atteggiamento di umiliante sottomissione.
mi ci riconosco ampiamente! (è terribile) Ma a volte mi sento anche una narcisista, come dire, "vecchio stampo"...

grazie a tutti per questi articoli così interessanti
Uhm.... Ma ci stai prendendo in giro perchè abbiamo postato articoli sul narcisismo o davvero li trovi interessanti? :P
Vecchio 14-10-2008, 19:49   #11
Avanzato
L'avatar di DarthFobic
 

cmq Kohut le ha prese da Kernberg, tanto che sul dsm c'è la definizione di quest'ultimo di narcisista:

narcisista inconsapevole > narcisista ipervigile
Vecchio 15-10-2008, 01:50   #12
Esperto
L'avatar di MarcheseDelGrillo
 

Mi intrometto in questo interessante dibattito, menzionando un concetto che lessi tempo fa in uno stralcio di testo preso da internet, dove si parlava appunto del sentimento della timidezza.

Secondo lo psicologo che lo formulava, del quale non ricordo il nome :lol: , dietro al timido si nasconde quasi sempre una personalità eccezionalmente orgogliosa, egocentrica e perfezionista.

Il sentirsi sempre gli occhi di tutti addosso, il "dovere" di far bella figura, di apparire sempre sicuri, abili e capaci... sentimenti che, sotto sotto, accomunano tutti i timidi.

Il timido è fondamentalmente colui che non può permettersi di sbagliare. Inutile dire che quando sbaglia (poichè tutti sbagliamo), è una mazzata fra capo e collo alla sua autostima... :lol:
Vecchio 15-10-2008, 08:17   #13
Intermedio
L'avatar di 1897
 

Quote:
Originariamente inviata da -Lilly-
Secondo me è anche x questo che il timido quando sbaglia si imbufalisce di brutto..hai l impressione di avere tanto faticato e sofferto..ma senza ottenere 1 miglioramente stabile che permanga nel tempo
Siiii! E' proprio la sensazione di farsi un mazzo tanto inutilmente e senza cambiamenti sostanziali che fa passare la voglia di sbattersi.....
Vecchio 10-12-2008, 18:53   #14
Esperto
L'avatar di luca24
 

Oggi in posta stavo in fila da più di due ore con un grande pacco in braccio, davanti una ragazza carina che parlava ogni tanto con quelli davanti a lei di quanto fosse lento l'impiegato, di quanto tempo stavamo in fila etc. All'improvviso si gira e mi dice "ti conviene posarlo, ti cadono le braccia". Io non ho saputo far altro che dire no ridendo (oddio ridendo è una parola grossa, diciamo un sorriso imbarazzato) e ovviamente arrossendo di colpo. Eppure mi erano venute delle cose da dire, ma ho semplicemente guardato da un'altra parte. Inoltre dopo un pò mi sono allontanato dalla fila ed ho aspettato il mio turno in disparte. Mi faccio pena da solo.

Ah ho scritto qua perché non sapevo dove scriverlo.
Vecchio 10-12-2008, 20:36   #15
Esperto
L'avatar di luca24
 

In effetti queste battute a tradimento ti mandano in paranoia. 8O
Dovrebbero avvisare prima di farle, così uno si prepara.
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