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Originariamente inviata da Winston_Smith
Ma la validità di un test trovato su internet?
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La validità di un test, di per sé, la decreta
in primis il calcolo psicometrico al quale è stato sottoposto (
Cronbach's Alpha) successivamente alla sua creazione, quindi revisionato dal/dai creativo/i con il supporto di psicologi per una "taratura" iniziale. Una ulteriore rifinitura, di solito, la si ottiene sottoponendo il test preliminarmente in forma supervisionata (supervisore fisico), condividendolo solo successivamente (anche) su internet, con modalità send-mail (preferibilmente a risposta aperta), toccando tutte le aree dell'apparato cognitivo umano (con item di varia natura quindi) ma incentratolo un po' più sulla parte
visuo-spaziale, in quanto rappresentante principale dell'intelligenza fluida (
Gf), ovvero quella parte cognitiva cosciente slegata (nella sfera del possibile) dal fattore dell'apprendimento (
Gc). Anche dopo ciò possono subentrare delle modifiche psicometriche, allo scopo di perfezionare ulteriormente il
coefficiente alfa con possibili modifiche al punteggio in relazione al numero di risposte corrette.
Preso atto di ciò, comunque è doveroso affermare che un solo test, anche se psicometricamente attendibile, non sia sufficiente a decretare neanche un punteggio approssimativo, ma avere una stima indicativa proporzionale alla qualità del test sul range d'appartenenza alla gaussiana - considerata accettabile da 0.7 di
coefficiente Cronbach in su - con occhio di riguardo, anno dopo anno, all'
effetto Flynn (cioè la curva di variazione del quoziente intellettivo medio, stimato, della popolazione).
Ponendoci ora sul piano opposto, e temporalmente successivo, da quello appena trattato (cioè spostando ora l'attenzione partendo dal soggetto (candidato)
verso l'oggetto (test)), la validità vien altresì determinata dal grado di possibilità che suddetto test possa esser affrontato imbrogliando. In questo caso il tema "validità" vien cristallizzato dall'onestà morale e intellettuale del fruitore anziché del test in quanto tale, combattuta ultimamente con la dinamicità delle batterie degli item proposti e con la possibilità di ripetere il test solo due o (in casi particolari) tre volte, anche a distanza di tempo.
Se però da una parte un test supervisionato riduce verosimilmente a zero ogni possibilità di cheating, dall'altra rischia (e non di rado capita) di minare in partenza una performance avuta in un ambiente percepito come "ansiogeno" dall'individuo; questo è un paradosso apparente che contraddice, sulla pratica, la finalità stessa della supervisione, andando a compiere un errore valutativo colmabile dall'interazione comunicativa prolungata tra soggetto e psicologo... e non è nemmeno detto, per ovvie ragioni.
In nuce:
1) È affidabile questo test?
Potrebbe esserlo settorialmente (normal, high, very high, gifted...),
con maggior certezza quanto più si è vicini alla fascia "di mezzo" (dal 115/120 in su potrebbe incorrere in errori sia in positivo che in negativo).
2) Da solo è sufficiente a decretare il proprio punteggio o il proprio range d'appartenenza?
Assolutamente no e probabilmente no.
3) Potrebbe essere un valido strumento indicativo come primo approccio "pratico" all'argomento?
Sì, poiché di natura preliminare.
È fondamentalmente un test avente obbiettivo, grossomodo, rappresentativo di uno ufficiale istituito dal Mensa: più alto è il punteggio ottenuto nella "simulazione", più probabilità hai di superare quello effettivo.
4) Ottenuto un dato punteggio, è verosimile pensare di avere un punteggio in relazione alla deviazione standard di riferimento (sd 15/16/24)?
Nì, che diventa "probabilmente no" se ci si limita solo a esso.
5) Conoscere il proprio Q.I è utile?
Il concetto di quoziente intellettivo, da solo, non è sufficiente per esser sublimato a sinonimo d'intelligenza, solo a una sua astratta (quindi relativamente parziale)
rappresentazione o potenziale.