Salve a tutti voi, fòbici e nonfòbici.
E chi è 'sto qua? ci si potrebbe legittimamente chiedere. Ed è una bella domanda, dato che sono circa diciannove anni e
cinque mesi che aspetto che qualcuno me lo spieghi. Tale è infatti la distanza temporale (approssimata per eccesso) dal
giorno in cui venni al mondo in un ospedale capitolino. Era una notte buia e tempestosa.
(Non è vero, erano le sette e venticinque del mattino.)
Quasi vent'anni ci son voluti per costruire ciò che sono adesso. (E avrei, credo, qualche reclamo da fare al progettista.)
Ciò che sono adesso (scegliete voi): un artista generico, un polistrumentista*, uno pseudo-intellettuale decadente, un bohémien, un romanziere precocemente fallito, un pelapatate, Joe Cool (vedi avatar), un fine umorista, un folle, un introverso (in senso poeticamente positivo).
Sono tutte identità più o meno fittizie (tranne il pelapatate) da me stesso costruite che mi permettono di dissimulare la mia reale natura di
abitante del pianeta Xybùthgz.
(Scusate, c'è la tivvù accesa e io mi distraggo facilmente.)
... che mi permettono, dicevo, di dissimulare (più o meno con successo) la mia reale natura di
Introverso (in senso anche pesantemente negativo).
Se fobico, non lo so; certo è che mi ritrovo in molti dei sintomi "ufficiali", soprattutto quelli legati all'insicurezza in tutti i suoi aspetti, anche se razionalmente preferisco non affibbiarmi patologie senza un reale riscontro (proprio perché irrazionalmente ho la tendenza a farlo
).
Per esempio, ora sto facendo il simpatico che non sono, perché mi piace presentarmi così (e perché la mia filosofia di vita prevede che su tutto si debba ironizzare:
l'ironia è una cosa seria [cit.]); ma senza questo schermo a proteggermi sarebbe difficile che riuscissi ad esprimermi appieno (e anche così, quanta fatica per inviare questo messaggio... e se gli sto sui cosiddetti? E se risulto così e così? E se pensano che io pensi di loro che loro pensino di me che io possa pensare... du' palle, insomma.
).
Vabbè, io per il momento passo la palla (una, stavolta): fate bovis (come dissero).
(Scusate il papiro
)
J. (o F., scegliete un po' voi.)
*Quelli che invece di suonare uno strumento musicale bene ne suonano tanti male.