non so se posso dire di sentirmi morto, sono come un fantoccio animato, nascondo i sentimenti sotto un cumulo di pensieri e preoccupazioni. Non sono molto cosciente del presente, mi convinco continuamente che posso trovare qualche via d'uscita nel futuro. Nel senso che finora è sempre stata una serie di fughe, un susseguirsi di vie d'uscite; non ho affrontato quasi niente e sono sempre fuggito davanti i problemi. E spero di continuare a fare così, se non riesco a fare diversamente, anche in futuro. Magari sarò tentato di pensare di sfuggire anche alla morte quando si avvicinerà. Quando mi distraggo da questo continuo stare all'erta capita che ci sia spazio per qualche sentimento non prosaico (avrei voluto usare un altro termine, ma non mi è uscito); se provo tristezza la accolgo senza aver fretta di scacciarla; mi ricorda che potrei sentir la mancanza di qualcosa di diverso, che potrei anche rivolgermi verso, invece che solo schermarmi da. E che è effettivamente deprimente e limitante tutto ciò, a cui mi sono assuefatto, inoltre è come se avessi chiuso a chiave delle stanze in cui ci sono dei segnali che chiedono attenzione, mi sono protetto anche dall'interno. Sono un bambino che cerca corridoi per starsene con i suoi giochi