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Vecchio 14-04-2018, 22:14   #1
Principiante
 

Ed eccoci qua. Tempo addietro non avrei mai pensato di scrivere qualcosa che riguardasse me, ne tanto meno dei miei problemi psicologici che praticamente mi tartassano da quando ne ho memoria.

Ho 25 anni, sono attualmente uno studente universitario, ma ho già ottenuto una laurea triennale. Sono fidanzato e posso dire di avere qualche amico che però, causa distanza geografica, non posso vedere con continuità.

E quindi quale è il problema? ho già qualcosa che molti altri non hanno...

Mi manca essere capito...

Fin da quando ho memoria, sono sempre stato classificato come quel bambino/ragazzo troppo timido ed insicuro, che però aveva la "testa sulle spalle" e quindi si dimostrava più grande della reale età anagrafica. La verità dei fatti però è che la mia capacità di non saper argomentare le mie sensazioni, penso per paura del giudizio esterno, mi distrugge dal interno, donandomi solo sensazioni negative. Ho difficoltà a socializzare con le altre persone, e buona parte delle volte solo per colpa mia. Faccio un esempio.

Sono in una nuova città, nuovo corso di studi, nuova esperienza. Conosco nuove persone, e alcune di esse si dimostrano anche disponibili. Ed è qui che parte il mio primo errore: non riesco ad osservare negli occhi il mio interlocutore. So di per certo che questo atteggiamento un po sfuggente,viene sempre frainteso e visto come se " me la tirassi", quando in realtà è solo una buona dose di insicurezza. Inoltre, quelle poche passioni che mi ritrovo, sono poco conosciute e delle volte anche schifate. Ed qui che si arriva al secondo step.
Giustamente le persone prendono le distanze, o meglio non riuscendo ad interagire con me, dicono solo qualche frase di circostanza o rilevante allo studio universitario. E vedo invece che tra di loro c'è parecchio feeling. Osservo, mi faccio un'idea, e come un cretino, soffro. Soffro perchè non riesco ad ottenere con la stessa facilità quel rapporto di amicizia che davvero mi manca. Soffro, e piango a dirotto, perchè non mi sento all'altezza della situazione. Certe volte mi auto-analizzo, e cerco di capire cosa sbaglio, cosa c'è che in me non va, se sono troppo empatico oppure non lo sono affatto, se sono una persona fin troppo buona oppure un vero stronzo.

Anche quando sono con i miei amici, mi sento semplicemente un numero, un numero che serve soltanto a fare gruppo. E nient'altro. Come se anche ci fossi assieme a loro o no, non cambierebbe molto. Il classico ragazzo silenzioso e cupo del gruppo.

Aggiungo inoltre che fumo spesso marijuana( solo una e solo la sera) e bevo birra( una, e anche qui solo la sera), che non ho un rapporto idilliaco con i miei genitori, anche se io li rispetto, e che forse l'unica persona che riesce a capirmi è proprio la mia ragazza, ma ovviamente non posso essere il suo "paziente". Sicuramente ho sofferto di depressione senza rendermene conto.

Vorrei evitare di farmi ulteriori paranoie, e capire come cercare di ritrovarmi psicologicamente e di essere più "sociale", magari a piccoli passi. Vorrei conoscere altre persone con le mie stesse sensazioni e non, quindi sono qui per capire anche le vostre storie e i vostri consigli. Grazie
Vecchio 17-04-2018, 16:17   #2
Principiante
 

Quote:
Originariamente inviata da Ehi tu, coso... Visualizza il messaggio
Uhm... non ha risposto nessuno...
Vabbè, è la solita storia. Cambiano i dettagli perché siamo tutti individui diversi nati da madri diverse ma la base comune è sempre quella.
Io personalmente sono arrivata ad un punto in cui non posso più raccontarmela più di tanto, quello che sono non lo cambio, quindi mi invento degli espedienti per tirare a campare come capita. Baso tutto sulla capacità di adattamento e di improvvisazione. Vita normale nel senso che viene inteso nella nostra società non l'avrò mai, diciamo che provo a sopravvivere.

Il massimo a cui posso aspirare è di non morire giovane e di non finire sulla strada, finché riesco ad avere il pane quotidiano in qualche modo me la cavo. Quando verrà la mia ora vorrà dire che sarà arrivata la mia ora, tocca a tutti. Il mio nemico è l'autocommiserazione, è da questa che derivano i malesseri. Non penso di essere più sfortunato di altri, so che c'è chi sta peggio di me, semplicemente ho visto abbastanza presto la precarietà di ogni cosa. Il senso della vita sembrerebbe essere semplicemente tirarla per le lunghe, se poi si riesce a tirarla per le lunghe nel "benessere" allora tanto meglio.
Mi chiedo allora quale sia il senso della vita...perché dovrei dilungarmi ulteriormente, se quel che ho non mi basta? Perché il.mio pretendere di essere felice, o almeno sereno, deve avere un retrogusto di amarezza?..quante domande... Se non me ne ponessi, potrei essere tutto quello che ambisco; un playboy super sociale e popolare, colui che tutti vorrebbero come amico,fidanzato o amante. Ma senza di esse, non potrei avere una visione cosi nitida del reale, di quel che sono e di come la vita si mostra a me. Forse il mio problema è semplicemente quello di sognare ciò che non posso essere, e dovrei semplicemente smetterla, eliminare l'etichetta che mi sono affibbiato da solo e non pensare al pensiero altrui.

Ma se fosse tutto cosi semplice, non sarei qui a parlarne, con persone come me.

La mente é sovversiva, proprio per questo é meravigliosa
Vecchio 17-04-2018, 16:29   #3
Esperto
L'avatar di varykino
 

la roba che gira imparanoia a palla , lasciala , fatti 2 birre , 4 boh 8 vedi te , l erba nn è quella degli anni 60 , c è gente che è finita in comunità di recupero , nn sono il tipo che va contro le droghe ma sta cosa la so ed è vera.

per il resto boh nessuno puo capirti , solo te , sei te con l universo .
Vecchio 17-04-2018, 18:22   #4
Esperto
L'avatar di Jacksparrow
 

Si nasce così, con dei limiti non sempre superabili.
Non dico a livello di un disabile ma evitando molte situazioni piacevoli di vita sociale.
È normale poi chiedersi che senso ha vivere così, la vita è come un frutto sull'albero e non tutti riescono a coglierlo e sentirne il sapore perché non ci arrivano con le mani.
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