Buongiorno a tutti,
credo di soffrire in qualche modo di fobia sociale, non sto seguendo nessuna terapia quindi non posso averne la certezza, da 2 anni vivo solo ed esclusivaente in casa. Vorrei raccontarvi la mia storia:
Ho 27 anni, sono sempre stato un ragazzo solare e dinamico, quando ero più giovane praticavo sport di squadra a livello agonistico, ho sempre lavorato a contatto con le persone, avevo il mio gruppo di amici, una situazione che definirei normale insomma.
Da 7 anni sono fidanzato con una ragazza che mi è piaciuta da quando l'ho conosciuta, quando ci siamo messi insieme avevo 20 anni, dopo poco tempo siamo andati a vivere insieme e abbiamo convissuto fino ad oggi. Adesso la storia sembra essere giunta al capolinea, probabilmente anche a causa dei disturbi di cui ho sofferto negli ultimi 2 anni, ma non è del problema "amoroso" che voglio parlarvi.
Sotto a questa apperente normalità, posso tranquillamente definirmi un "ragazzo problematico", durante l'adolescenza ho sofferto per alcune situazioni famigliari che si sono venute a creare (forti conflitti con il padre, separazione dei genitori, un brutto incidente stradale che ha colpito proprio mio padre...situazioni di questo genere) ho lasciato gli studi presto, ma negli anni mi sono reso conto di aver superato piuttosto bene la cosa.
Credo di essere un ragazzo sveglio e intelligente, spesso mi hanno definito così, purtroppo mi è rimasta la tendenza a rimuginare sulle cose e a "pensare troppo", la classica sensazione del cervello sempre in moto.
Nel 2011, a 25 anni, ho attraversato un altro periodo di forte stress.
Sono stato convocato in tribunale come testimone per una causa penale che ha toccato da vicino la mia famiglia, in realtà io ero testimone per la causa civile parallela (risarcimento danni, ecc...) ma la situazione era appunto strettamente legata. La causa penale riguardava maltrattamenti (con accusa di tentato omicidio) ai danni di un neonato.
E' successo infatti che nel 2009 mia sorella ha partorito un maschietto, il primo nipote in famiglia. All'epoca conviveva con il suo ragazzo, il padre del bimbo. Dopo poco più di un mese dal parto il padre ha ridotto il neonato in fin di vita... è terribile anche da scrivere. Percosse e segni di soffocamento... ancora non riesco a spiegarmelo. Il bimbo è rimasto gravemente segnato, compromettendo per sempre la possibilità di avere una vita normale. Vi risparmio i dettagli.
Quando sono stato convocato in tribunale erano tutti presenti ovviamente. Mia sorella, il suo ex compagno, gli avvocati delle parti, mia madre, parenti e testimoni. Avevo la nausea.
Ho manifestato forti segni di stress, tremori, gambe molli, mal di pancia, voce tremula... ho fatto quello che dovevo fare come testimone e sono tornato a casa, apparentemente senza conseguenze a parte un pomeriggio da dimenticare.
Nei giorni successivi sono stato male, ero giù di morale, continuavo a pensare a quella situazione surreale, ma nel frattempo continuavo la mia vita. Uscivo, facevo la spesa, vivevo con la mia ragazza.
Poco tempo dopo, in un pomeriggio qualsiasi, mentre ero tranquillamene fuori da un negozio a fumare una sigaretta con la mia ragazza, sento lo stomaco chiudersi. Il respiro inizia a cambiare e sento il bisogno di sputare la saliva invece che ingoiarla. La gola si era come irrigidita. Dopo qualche minuto la situazione è tornata alla normalità, ho finto le mie cose e sono tornato a casa. E' stato il primo sintomo di quello che ho oggi.
Successivamente mi è risuccesso, ho iniziato ad uscire sempre meno, a un certo punto sputavo la saliva in un portacenere anche a casa, ho iniziato a mangiare caramelle per calmare la sensazione in gola, mi agitavo se suonava il telefono, il citofono o se dovevo parlare con qualcuno. Mi sono chiuso sempre di più.
All'inizio non capivo, ho cambiato alimentazione, ho smesso di fumare per un periodo, ho smesso di bere caffè, pensavo fosse qualcosa legato allo stomaco, avevo sintomi da colon irritabile che però non mglioravano cambiando abitudini. Non mi sono mai fatto visitare da nessuno proprio per la difficoltà ad affrontare altra gente o tenere conversazioni. Mai preso farmaci, pensavo sarebbe passata.
Oggi, dopo quasi 2 anni, i sintomi sono gli stessi, riesco solo a tenerli più sotto controllo se sono a casa.
Davanti a situazoni stressanti però (discussioni, litigi, provare a uscire di casa) ritornano tutti.
Tensione addominale, forte battito cardiaco, gola rigida con difficoltà a deglutire, difficoltà a parlare.
Questo mi impedisce di godermi una passeggiata (ho provato a uscire 5-6 volte con scarsi risultati), di magiarmi una pizza fuori, di avere un lavoro. E' una non-vita. La mia ragazza non ha retto, e oggi ci stiamo separando. Io qui non ho nessuno che possa aiutarmi, non ho contatti con parenti e amici e quasi nessuno conosce la mia situazione. A parte mia madre che vive però in un altra città. Con la separazione probabilmente andrei a stare vicino a lei, dovrò afrontare un trasloco. L'idea non mi piace da diversi punti di vista, ma questo è un altro discorso.
Questa è a grandi linee la situazione, ma torniamo alla domanda iniziale:
possiamo definirla fobia sociale? Come dovrei comportarmi?
Scusate il papiro!