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Ieri, 15:28
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#1
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Principiante
Qui dal: Jun 2025
Messaggi: 83
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Buongiorno a tutti.
Ieri mi trovavo a parlare con un mio amico, il quale mi rappresentava una sua situazione personale, che in realtà ho già notato da un pochino ma su cui non mi sono mai sbilanciato, chiedendomi consiglio. Premesso che non sono nessuno, né tanto meno un terapeuta, quindi non vorrei dare consigli sbagliati o basati su esperienze personali. Perché secondo me dovrebbe affrontare un percorso terapeutico, però come detto "chi sono io? che competenze ho?". Magari non c'è niente di "sbagliato" (passatemi il termine, certamente sono altre le cose sbagliate), ma avendomi chiesto consiglio, eccomi qui: questa persona necessita di terapia oppure è semplicemente questione di confort zone, gusti e comodità?
Ad oggi, intorno ai 30, non ha ancora preso la patente, poiché ha un blocco. Si rende conto che ciò gli crea problemi, perché deve necessariamente lavorare vicino a una stazione (questo gli ha comportato dover rifiutare dei lavori) e soprattutto non trova una casa. Però di fondo "quanta gente non ha la patente?", da una parte dico "deve prendere la patente, siamo nel 2025", dall'altra dico "mica è l'unico/a".
Ha una difficoltà ad ambientarsi veramente ridotta. Anche solo per trovare casa (al di fuori del discorso stazione) ha anche difficoltà a staccarsi dal proprio paese dove vive con i genitori, non riesce a pensare di buttarsi e dire, magari, "purché sia una bella zona va bene". Io cerco sempre di fargli notare che se cerca una casa vicino ad una stazione e vicino a quei due paesi che "accetta" non sarà per niente semplice trovarsi casa, così come trovarsi un lavoro non appena gli scade il contratto (se non rinnovano).
Ma questa difficoltà ad ambientarsi la vive in ogni aspetto della vita, anche sui viaggi. Va da sempre in vacanza in una località balneare del nord Italia, non riesce ad accettare l'idea di provare a cambiare, di buttarsi. Non parlo solo di andare all'estremo estero, perché Thailandia, Filippine e paesi tanto diversi spaventano molti, ma nemmeno adattarsi ad una vacanza diversa, tipo la Sardegna, dove c'è magari da girare in auto, cambiare spiagge e piantarti un ombrellone mentre osservi la meraviglia. Di fondo direi "quanta gente non ama viaggiare?", però qui è un pochino più sottile il discorso, secondo me.
Non riusciamo mai, per esempio, a portarcelo in montagna, perché "non gli piace camminare", così come in altri posti.
Il discorso è: questa persona necessita di terapia (in realtà, chi non ne necessita?), oppure è solo questione di abitudine, tranquillità e confort zone? Posso aiutarlo in qualche modo, magari spronandolo, oppure non sarebbe giusto? (Essendomi stato chiesto un parere)
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Ieri, 15:46
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#2
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Esperto
Qui dal: Feb 2019
Messaggi: 690
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Penso che la terapia possa aiutare per il dialogo interiore, ma per il resto l'unica sarebbe guidare
Io avevo paure irrazionali legate ad ampiezza della carreggiata "non standard", di sbagliare ovviamente il verso stradale prendendo contromano (mai successo in sedici anni ma era una paura irrazionale); dei parcheggi ad S che oggi faccio senza problemi. Fobie comuni
Una persona vicina per la guida, a mio avviso, arriva dove la terapia non può
Guide con a fianco qualcuno, poi da solo con il navigatore, poi senza navigatore
A volte le paure sono legate anche alla sicurezza del veicolo: trappolini mezzi scassati fanno sentire più vulnerabili, una macchina a posto si fa guidare più volentieri
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Ultima modifica di rogues; Ieri a 17:33.
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Ieri, 16:28
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#3
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Esperto
Qui dal: May 2022
Messaggi: 2,100
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Secondo me non è possibile dare una risposta definitiva.
Le questioni da tenere conto sono due. La prima è se il tuo amico si attiverebbe per seguire un percorso di terapia e se pensa di averne bisogno. Non si può forzare nessuno a farlo. Ad esempio gli schizofrenici spesso non ritengono di avere problemi, è che gli sta intorno che patisce l'inferno. In casi come questi si usano solo i farmaci con iniezioni mensili in modo da essere sicuri che vengano assunti. La psicoterapia se la persona non è collaborativa ha poco senso, seppur potrebbe aiutare anche solo ad organizzare la propria vita in relazione al disturbo.
L'altra cosa da tenere conto è quando una persona deve cambiare perché non va bene. Secondo me a meno che una persona non divenga pericolosa per se stessa e per gli altri può gestire la sua vita come vuole se questo non crea sofferenze. Se il tuo amico tutto sommato di organizza bene così non dovrebbero esserci problemi, chiaro poi è che con la macchina le comodità sono di più. Uno degli operatori del percorso riabilitativo che seguo non guida la macchina per scelta personale, chiede passaggi o prende i mezzi. Mi ha detto che ha perso tante opportunità non avendo la patente, ma evidentemente il suo ideale è più saldo della comodità. Non lo definirei una persona disfunzionale. Se il tuo amico non guida l'auto, non vuole viaggiare, sta bene a casa coi genitori e non ne soffre non lo definirei per forza una persona che necessita di terapia.
Poi vabbè c'è una zona grigia di situazioni in cui l'immobilità e la chiusura, e il cambiamento causano entrambi sofferenza. Ad esempio io sono un evitante e quando affronto sto male, se evito sto male. La modalità di comportamento maladattiva (persistere nel stare chiuso in cameretta) fa male tanto quanto la modalità sana di espormi al pericolo.
Se la sua situazione di vita gli è scomoda, difficile da sostenere ed è insoddisfatto della sua vita, la terapia potrebbe aiutare.
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Ieri, 16:39
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#4
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Intermedio
Qui dal: Jul 2024
Ubicazione: Mordor
Messaggi: 191
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Beh a non aver la patente sono relativamente pochi, l 80% di chi è in età di patente ce l ha (inclusi gli anziani a cui magari l han tolta o non possono più guidare)...
Ne ho conosciuti svariati in vita mia, con alcuni lavoravo, due erano i miei migliori amici che l han presa poi a 24 e 30 anni (nonostante il secondo abbia avuto un figlio a 26 e venisse scarrozzato a destra e a manca dalla tipa e\o dai parenti).
Ricordo che il primo l han portato i genitori per 6 anni a lavoro 4 volte al giorno (perchè andavano a prenderlo anche in pausa alle 12 e lo riportavano alle 14... Non so come diavolo facessero in realtà perchè entrambi i genitori lavoravano, ma tant è.. poi per 6 anni addirittura).
Alla fine anche molti "storici" che non l avevano presa (generalmente solo perchè erano stati bocciati la prima volta e si erano poi rifiutati di provare a rifarla subito) si son decisi a prenderla...
In un paese come l italia è una forte limitazione.
Se poi vivi in un paese o una cittadina di provincia addio, diventa quasi indispensabile per una miriade di motivi (alcuni li hai anche elencati).
Però alla fine, se a lui (come a quelli che ho conosciuto) sta bene così, sono affari suoi no?
Personalmente impazzirei a dover dipendere sempre da qualcun altro per qualsiasi cosa
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Ultima modifica di Michael Noir; Ieri a 16:42.
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Ieri, 17:05
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#5
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Esperto
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 28,872
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La mia opinione personale è che: un problema è un problema quando lo è per se stesso o danneggia altri.
La patente non è giusta o sbagliata "perché non è l'unico", ci sono malattie molto diffuse , mentali o fisiche, che non è che siccome non sei l'unico non stai male. Parimenti , ci sono particolarità che possono appartenere anche ad una persona sola sulla terra, ma chi ha detto che non va bene così? Se io cessò, sono l'unica al mondo, che ama il gelato al gusto di bistecca, sono ammalata e devo andare in terapia?
Questo amico ha chiesto consiglio, ma in che senso non si capisce...ti ha chiesto come deve fare a superare il blocco con la patente? Lì si, risponderei che ci sono due vie:'accettazione o la psicoterapia.
Per tutte le altre questioni: se non gli creano problemi , perché dovrebbe risolverle? Perché non si adegua a voi? Perché la casa va trovata per forza anche se coi tuoi ci puoi stare?
Non andare via di casa e non andare in Sardegna non sono malattie, sono scelte o comunque pure se sono rigidità, dovute a svariate cause, se ci si convive bene e non si fa danno a nessuno,il problema non sussiste.
Se altri non lo accettano e ti vorrebbero cambiare, il problema è loro, loro la rigidità.
Trovo poco utile rispondere io ho la patente, io no, io non riuscirei a non viaggiare, io non amo viaggiare, io sto coi miei, io sto fuori casa... Ognuno fa le sue scelte e i problemi lo sono quando disturbano. Se si è stufato di essere senza patente e ti ha chiesto, consigliagli pure la terapia, per il resto mi pare non si sia lamentato di sé e pertanto non darei nessuno tipo di giudizio o consiglio nel merito.
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Ieri, 17:59
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#6
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Esperto
Qui dal: Sep 2015
Ubicazione: Tír na nÓg
Messaggi: 14,916
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Dipende se quelli della patente o del viaggiare sono problemi di per sé o sono sintomi di un problema più generico di affrontare situazioni nuove, problema che lui vive come tale, soffrendone, e che lo limita nel costruirsi la vita che vorrebbe o anche solo nel gestire quella che ha.
Facendo il mio esempio, io non ho mai fatto la patente e non riesco a viaggiare, ma questo proprio perché ho un fortissimo blocco nell'affrontare le situazioni nuove in genere, blocco a sua volta sintomo dell'autismo.
È qualcosa che con quasi tutte le persone nascondo, accampando scuse o cambiando discorso, questo perché conosco bene lo stigma e la scarsa informazione che circola sull'autismo, ma anche perché sono cresciuto in un ambiente familiare in cui i problemi mentali venivano negati, quindi mi viene automatico nasconderli...
Non dico che questo sia il caso della persona di cui parli, ma nemmeno va escluso.
Quindi, tornando a quanto ho scritto all'inizio, la mia risposta sulla persona di cui hai parlato è: dipende.
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Ieri, 18:10
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#7
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Principiante
Qui dal: Jun 2025
Messaggi: 83
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Quote:
Originariamente inviata da claire
La mia opinione personale è che: un problema è un problema quando lo è per se stesso o danneggia altri.
La patente non è giusta o sbagliata "perché non è l'unico", ci sono malattie molto diffuse , mentali o fisiche, che non è che siccome non sei l'unico non stai male. Parimenti , ci sono particolarità che possono appartenere anche ad una persona sola sulla terra, ma chi ha detto che non va bene così? Se io cessò, sono l'unica al mondo, che ama il gelato al gusto di bistecca, sono ammalata e devo andare in terapia?
Questo amico ha chiesto consiglio, ma in che senso non si capisce...ti ha chiesto come deve fare a superare il blocco con la patente? Lì si, risponderei che ci sono due vie:'accettazione o la psicoterapia.
Per tutte le altre questioni: se non gli creano problemi , perché dovrebbe risolverle? Perché non si adegua a voi? Perché la casa va trovata per forza anche se coi tuoi ci puoi stare?
Non andare via di casa e non andare in Sardegna non sono malattie, sono scelte o comunque pure se sono rigidità, dovute a svariate cause, se ci si convive bene e non si fa danno a nessuno,il problema non sussiste.
Se altri non lo accettano e ti vorrebbero cambiare, il problema è loro, loro la rigidità.
Trovo poco utile rispondere io ho la patente, io no, io non riuscirei a non viaggiare, io non amo viaggiare, io sto coi miei, io sto fuori casa... Ognuno fa le sue scelte e i problemi lo sono quando disturbano. Se si è stufato di essere senza patente e ti ha chiesto, consigliagli pure la terapia, per il resto mi pare non si sia lamentato di sé e pertanto non darei nessuno tipo di giudizio o consiglio nel merito.
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Andiamo per step.
"La mia opinione personale è che: un problema è un problema quando lo è per se stesso o danneggia altri. La patente non è giusta o sbagliata "perché non è l'unico", ci sono malattie molto diffuse , mentali o fisiche, che non è che siccome non sei l'unico non stai male. Parimenti , ci sono particolarità che possono appartenere anche ad una persona sola sulla terra, ma chi ha detto che non va bene così? Se io cessò, sono l'unica al mondo, che ama il gelato al gusto di bistecca, sono ammalata e devo andare in terapia?". Sicuramente se si sta analizzando, al punto da chiedermi cosa ne penso, sta iniziando a ritenerlo un problema per se stesso. Sul discorso danneggiare gli altri, sulla questione patente, in parte: se tu devi scomodare tuo padre a scarrozzarti a lavoro ogni volta che c'è uno sciopero, non hai voglia di prendere i mezzi o ti sei svegliato tardi, può diventare un problema anche altrui. E' un problema mio? No. Lo ha chiesto a me? Si. Fossi nella sua situazione riuscirei a far svegliare presto o mandare a letto mio padre tardi per i miei comodi? No. Poi se non si fa problemi lui o suo padre, dormo sereno, se si fanno problemi, dormo sereno lo stesso. Ma è oggettivo che, in un certo senso, anche una cosa semplice può essere un piccolo problema per altri. E si parla di opinione personale.
"Per tutte le altre questioni: se non gli creano problemi , perché dovrebbe risolverle? Perché non si adegua a voi? Perché la casa va trovata per forza anche se coi tuoi ci puoi stare?" Non capisco "a voi" chi? Se tu mi chiedi "trovi strano che ho l'ansia di andare in qualsiasi posto che non sia X?" (come mi ha chiesto), io ti rispondo di si. Come qualcuno trova strano che, tanto per citarne una, non provo nulla all'idea di volere figli o non sono mai stato in grado di approcciare con una donna, ma nemmeno mi è mai interessato. Sicuramente ci sono fattori psicologici. Danneggio qualcuno? No. Se lo chiedo a qualcuno mi dice che è strano? Si, sempre successo. Poi a me personalmente, non cambia nulla. Io non ci vado in vacanza con lui (visto che dici "a voi").
"Non andare via di casa e non andare in Sardegna non sono malattie, sono scelte". D'accordo, scelte. Ma se, parlando io e te, tu mi dici "non vado in Sardegna perché Rimini/il parco sotto casa/il lago è il mio paradiso" è una cosa, se tu mi dici "Vado a Rimini perché non riesco ad adattarmi a nulla, ho l'ansia di questo/l'ansia di quello" e mi chiedi il parere personale, ti posso rispondere che è una cosa da rivedere. Se non mi chiedi nulla, sto zitto e mi faccio i fatti miei.
"per il resto mi pare non si sia lamentato di sé". Bhe, si.
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Ieri, 18:15
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#8
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Principiante
Qui dal: Jun 2025
Messaggi: 83
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Quote:
Originariamente inviata da Hor
Dipende se quelli della patente o del viaggiare sono problemi di per sé o sono sintomi di un problema più generico di affrontare situazioni nuove, problema che lui vive come tale, soffrendone, e che lo limita nel costruirsi la vita che vorrebbe o anche solo nel gestire quella che ha.
Facendo il mio esempio, io non ho mai fatto la patente e non riesco a viaggiare, ma questo proprio perché ho un fortissimo blocco nell'affrontare le situazioni nuove in genere, blocco a sua volta sintomo dell'autismo.
È qualcosa che con quasi tutte le persone nascondo, accampando scuse o cambiando discorso, questo perché conosco bene lo stigma e la scarsa informazione che circola sull'autismo, ma anche perché sono cresciuto in un ambiente familiare in cui i problemi mentali venivano negati, quindi mi viene automatico nasconderli...
Non dico che questo sia il caso della persona di cui parli, ma nemmeno va escluso.
Quindi, tornando a quanto ho scritto all'inizio, la mia risposta sulla persona di cui hai parlato è: dipende.
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Ecco, se qualcuno mi chiede: "sai parlare in pubblico?", ti rispondo che spesso mi incarto, mi blocco. Per me questo rappresenta un problema, grave, gli do un peso particolare. Così come tante altre cose. A soggetto X magari non interessa bloccarsi in pubblico, a me si. E' una cosa che io ritengo che DEVO (voglio) approfondire.
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Ieri, 18:19
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#9
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Principiante
Qui dal: Jun 2025
Messaggi: 83
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Quote:
Originariamente inviata da juan
Secondo me non è possibile dare una risposta definitiva.
Le questioni da tenere conto sono due. La prima è se il tuo amico si attiverebbe per seguire un percorso di terapia e se pensa di averne bisogno. Non si può forzare nessuno a farlo. Ad esempio gli schizofrenici spesso non ritengono di avere problemi, è che gli sta intorno che patisce l'inferno. In casi come questi si usano solo i farmaci con iniezioni mensili in modo da essere sicuri che vengano assunti. La psicoterapia se la persona non è collaborativa ha poco senso, seppur potrebbe aiutare anche solo ad organizzare la propria vita in relazione al disturbo.
L'altra cosa da tenere conto è quando una persona deve cambiare perché non va bene. Secondo me a meno che una persona non divenga pericolosa per se stessa e per gli altri può gestire la sua vita come vuole se questo non crea sofferenze. Se il tuo amico tutto sommato di organizza bene così non dovrebbero esserci problemi, chiaro poi è che con la macchina le comodità sono di più. Uno degli operatori del percorso riabilitativo che seguo non guida la macchina per scelta personale, chiede passaggi o prende i mezzi. Mi ha detto che ha perso tante opportunità non avendo la patente, ma evidentemente il suo ideale è più saldo della comodità. Non lo definirei una persona disfunzionale. Se il tuo amico non guida l'auto, non vuole viaggiare, sta bene a casa coi genitori e non ne soffre non lo definirei per forza una persona che necessita di terapia.
Poi vabbè c'è una zona grigia di situazioni in cui l'immobilità e la chiusura, e il cambiamento causano entrambi sofferenza. Ad esempio io sono un evitante e quando affronto sto male, se evito sto male. La modalità di comportamento maladattiva (persistere nel stare chiuso in cameretta) fa male tanto quanto la modalità sana di espormi al pericolo.
Se la sua situazione di vita gli è scomoda, difficile da sostenere ed è insoddisfatto della sua vita, la terapia potrebbe aiutare.
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Il discorso è un altro, cioè se non mi chiedi cosa ne penso, non fornisco giudizi non richiesti, se me lo chiedi, sono onesto e sincero. Per me aver paura di questo, aver paura di quello, aver paura di quell'altro è una cosa che devi affrontare, sempre dell'ambito di un parere richiesto. Ma ero qui a chiedere questo proprio, è giusto l'invito ad andare in terapia? Io lo reputo necessario, perché non riuscirei a vivere in modo non autonomo, o a dipendere da svariati fattori anche solo per comprarmi una casa/andare a viverci. Ma baso il mio consiglio sulla base delle mie esigenze personali.
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Ieri, 18:22
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#10
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Principiante
Qui dal: Jun 2025
Messaggi: 83
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Quote:
Originariamente inviata da Michael Noir
Beh a non aver la patente sono relativamente pochi, l 80% di chi è in età di patente ce l ha (inclusi gli anziani a cui magari l han tolta o non possono più guidare)...
Ne ho conosciuti svariati in vita mia, con alcuni lavoravo, due erano i miei migliori amici che l han presa poi a 24 e 30 anni (nonostante il secondo abbia avuto un figlio a 26 e venisse scarrozzato a destra e a manca dalla tipa e\o dai parenti).
Ricordo che il primo l han portato i genitori per 6 anni a lavoro 4 volte al giorno (perchè andavano a prenderlo anche in pausa alle 12 e lo riportavano alle 14... Non so come diavolo facessero in realtà perchè entrambi i genitori lavoravano, ma tant è.. poi per 6 anni addirittura).
Alla fine anche molti "storici" che non l avevano presa (generalmente solo perchè erano stati bocciati la prima volta e si erano poi rifiutati di provare a rifarla subito) si son decisi a prenderla...
In un paese come l italia è una forte limitazione.
Se poi vivi in un paese o una cittadina di provincia addio, diventa quasi indispensabile per una miriade di motivi (alcuni li hai anche elencati).
Però alla fine, se a lui (come a quelli che ho conosciuto) sta bene così, sono affari suoi no?
Personalmente impazzirei a dover dipendere sempre da qualcun altro per qualsiasi cosa
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Hai centrato una parte del punto. Se tu mi chiedi un parere, io ti rispondo "la patente la devi prendere, o almeno devi provarci". Perché, come ho scritto sopra, non riuscirei a farmi scarrozzare ovunque da mio padre che ha la sua età, che magari si sente in dovere di farlo altrimenti non lavoro. Io la vedo così, ma ripeto, rimane una mia umile idea.
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Ieri, 18:30
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#11
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Principiante
Qui dal: Jun 2025
Messaggi: 83
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Il discorso, qualora non sia chiaro, è questo che segue. Non è questione di voler giudicare "gratis" una persona, soprattutto non lo faccio io che sono iscritto ad un forum che si chiama "fobia sociale". Ma è questione che se mi chiedi un parere, ti posso rispondere solo sinceramente, ma pur sempre secondo la mia esperienza personale. Per me si: se hai paura di molte cose, hai qualcosa da rivedere. Perché se hai una rigidità mentale che ti porta a non adattarti a nulla, o una paura che ti porta a dover dipendere da altri, direi che, qualora sei propenso, si: hai qualcosa da affrontare. Ma banalmente come se io vengo qui a chiedere: è normale che ho delle paranoie e degli over-thinking che mi portano a rimuginare tutto il giorno su eventi futuri mai capitati? Devo affrontarlo? Il discorso è lo stesso. Danneggio qualcuno? No. Ma se chiedo un parere credo che gran parte mi direbbero che dovrei rivederlo.
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Ieri, 18:34
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#12
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Esperto
Qui dal: Feb 2019
Messaggi: 690
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Servirebbe un buon compromesso tra dialogo e fare le cose
Iniziare a 30 anni a guidare può sembrare insormontabile, il fattore età influenza molti. Non significa non farlo, ma si può riflettere su perchè sia successo prima (non in questo caso, quando si riesce) per capire
Il giudizio è inutile-imho
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Ieri, 18:49
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#13
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Esperto
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 28,872
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Eh non erano chiarissimi i termini della questione, si si ok, siamo d'accordo, il problema se lo sta ponendo in tutti questi settori che hai citato e ti ha chiesto.
Personalmente, io preferisco non dire che trovo "strano", avrei detto di no e che niente è strano, ma lì sono io che sono così, ci sta che uno risponda come crede.
Quindi riformulo e ti dico che al posto tuo, gli direi che per me non cambia niente , ma se ci sono cose che lo fanno sentire a disagio, magari potrebbe parlarne con qualcuno. Ma anche con te come primo passo, a volte qualcuno ha bisogno di essere ascoltato e di trovare un interlocutore anche solo per dire le cose a se stesso le cose che non si è mai detto. Il cosiddetto sfogo. E lì non serve essere terapeuti, basta non giudicare e non fare sentire l'altro sbagliato. Poi, puoi suggerigli la terapia, e starà a lui. Ci sono persone che si sbloccano anche solo col primo step( tirando fuori) e altri che con 30 anni di terapia non combinano una mazza.
Ma non son consigli dannosi, per cui non sentirti dubbioso a riguardo. L'esito non dipende da te.
Molti anni fa un'amica mi disse "beh ma non guidare è svantaggioso per x motivi... però a me che cambia? Sei mia amica lo stesso , non sei meno mia amica".
Poi non è che la vita sia sempre così e non te la faccia pesare, però fa bene ogni tanto non sentirsi trattati da sbagliati.
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Ieri, 19:32
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#14
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Esperto
Qui dal: May 2022
Messaggi: 2,100
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Quote:
Originariamente inviata da 39198
Il discorso è un altro, cioè se non mi chiedi cosa ne penso, non fornisco giudizi non richiesti, se me lo chiedi, sono onesto e sincero. Per me aver paura di questo, aver paura di quello, aver paura di quell'altro è una cosa che devi affrontare, sempre dell'ambito di un parere richiesto. Ma ero qui a chiedere questo proprio, è giusto l'invito ad andare in terapia? Io lo reputo necessario, perché non riuscirei a vivere in modo non autonomo, o a dipendere da svariati fattori anche solo per comprarmi una casa/andare a viverci. Ma baso il mio consiglio sulla base delle mie esigenze personali.
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Se dirglielo ti fa mettere il cuore in pace, diglielo. Mal che vada ti dice di no. Anche mia madre ha consigliato a mio fratello la terapia, lui ha detto che non ha soldi e che preferisce andare in palestra ed è finita lì. Mi sembra tu ti stia dando troppa pena per una persona di trent’anni, è un adulto, sarà pur consapevole di cosa lo fa soffrire, di ciò che vuole cambiare e di ciò che va bene così. Se la tua domanda è: secondo voi una persona che ha questo tipo di vita dovrebbe andare dallo psicologo la risposta è boh se vuole ci va.
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Ieri, 20:08
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#15
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 8,916
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Personalmente non farei ricorso alla terapia per queste cose.
Però è un parere mio.
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Oggi, 08:29
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#16
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Principiante
Qui dal: Jun 2025
Messaggi: 83
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Quote:
Originariamente inviata da claire
Eh non erano chiarissimi i termini della questione, si si ok, siamo d'accordo, il problema se lo sta ponendo in tutti questi settori che hai citato e ti ha chiesto.
Personalmente, io preferisco non dire che trovo "strano", avrei detto di no e che niente è strano, ma lì sono io che sono così, ci sta che uno risponda come crede.
Quindi riformulo e ti dico che al posto tuo, gli direi che per me non cambia niente , ma se ci sono cose che lo fanno sentire a disagio, magari potrebbe parlarne con qualcuno. Ma anche con te come primo passo, a volte qualcuno ha bisogno di essere ascoltato e di trovare un interlocutore anche solo per dire le cose a se stesso le cose che non si è mai detto. Il cosiddetto sfogo. E lì non serve essere terapeuti, basta non giudicare e non fare sentire l'altro sbagliato. Poi, puoi suggerigli la terapia, e starà a lui. Ci sono persone che si sbloccano anche solo col primo step( tirando fuori) e altri che con 30 anni di terapia non combinano una mazza.
Ma non son consigli dannosi, per cui non sentirti dubbioso a riguardo. L'esito non dipende da te.
Molti anni fa un'amica mi disse "beh ma non guidare è svantaggioso per x motivi... però a me che cambia? Sei mia amica lo stesso , non sei meno mia amica".
Poi non è che la vita sia sempre così e non te la faccia pesare, però fa bene ogni tanto non sentirsi trattati da sbagliati.
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Certo, non gli ho detto "sei strano", credo che una frase del genere manderebbe in crisi chiunque, e di fondo non sono nessuno per dirlo
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