Banned
Qui dal: Mar 2012
Ubicazione: Ovunque... e da nessuna parte...
Messaggi: 6,762
|
C'è un raggio di luce che attraversa il cielo cupo e triste, quando sta per piovere e odi la tempesta in arrivo. La preannuncia il vento gelido ed impassibile, l'odore della pioggia percepibile solo per i veri nostalgici. Altre paranoie che si aggiungono, non è salutare.
Ascoltare il momento di silenzio che precede la pioggia. Assaporarlo profondamente prima del suo arrivo. Cogliere il vero attimo fuggente, quello è l'istante che sfugge.
Ora capisco, Orazio. Ora capisco cosa intendi, ineluttabile fragranza dell'esistenza umana immersa nella straziante infinità del tempo. Come quella formica che intende calarsi nella profondità di un buco nel terreno, solo per cercare rifugio. Sciocco colui che crede di poter giovare al tempo con moderazione e ordine predisposto. No, il tempo sfugge e scivola dalle nostre flebili mani curiose e spaventate, tremanti e indecise come quelle di un bambino che per la prima volta esplora delicatamente il viso della propria madre. Come la pioggia che cade sui tetti delle case, sulle nostre teste, sulle punte delle orecchie dei cani randagi, che vagabondano senza meta in preda a sogni irrealizzabili. Non tanto diversi dai padroni che li hanno abbandonati.
Prospero, spezza quella dannata bacchetta! Spezzala e poni fini al mare in tempesta, lascia tornar la quiete. Troppe onde si son infrante su questi scogli stanchi e rassegnati.
No, forse son io la bacchetta? Non c'è alcun Prospero, nulla di shakespeariano è nella mia vita. Sognavo di chiamarmi Romeo, ma questo non è il mio nome.
Dove sei macchia? Non la vedo e me ne cruccio, perchè non posso lavarmi le mani, così sporche ed esauste. Quanti carichi dovranno ancora sopportare, da dividere con le mie spalle?
Dolce pioggia che scende e svanisce. Portami via con te, lascia che svanisca anche io dopo essermi posato così tante volte su blocchi di marmo freddi ed ustionanti. Ora sono stanco, non ho voglia di continuare a subire i deleteri scherzi del destino.
Niente più onde, tolgo le vesti dello scoglio.
Voglio ondeggiare in cielo, non in terra. Una nuvola flessibile, vivere in totale leggerezza. Quale leggerezza più soave può esserci, se non quella che ci priva di ogni esistenza?
E' l'esistenza la fonte di ogni nostro affanno. Finchè viviamo siamo condannati a soffrire.
Rare emozioni, fugaci attimi di gioia, malinconici periodi di perdizione punitiva. Per cosa? Quale lo scopo? A che pro tutto questo?
Cosa me ne rende, alla fine? A chi dovrò rispondere e chi risponderà di tutto quel che ho subito?
Lasciatemi in pace. Ecco, qui vi è una rientranza e qui mi riposerò. Una caverna. Mi siederò qui e attenderò la fine.
Solo silenzio, niente più rumori. Non l'assordante strazio latente delle altre onde, delle altre voci. Sono rumori lontani, reminiscenze lontane che a poco a poco svaniranno.
Nella mia testa c'è spazio solo per nebbia fittissima, che mura la mia vista e mi congela le vene e i polsi.
E' riposo, è otium. Chiamatelo come volte. Come a voi piace.
Chissà quando vedrò di nuovo il sole sorgere, quando i suoi piccanti raggi di luce mi accarezzeranno la pelle e mi faranno vibrare il sangue. Quando il suo calore mi cullerà mentre tremo per il freddo?
Quando potrò metter nuovamente fuori il naso e respirare l'aria fresca del mattino, a pieni polmoni?
Chissà, chissà quando.
"Se la recita vi è piaciuta, allora applaudite". Ottaviano Augusto, tu lo sapevi. L'avevi capito.
La vita è una recita, tutti sono attori. Tutti sono protagonisti, tutti hanno la loro parte. Ognuno di noi è il regista della propria esistenza e a lui spetta il compito di giostrare la trama dello spettacolo, a suo gradimento.
Che sia un dramma o una commedia, non c'è differenza. Tanto il sipario calerà comunque, prima o poi.
|