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17-02-2013, 05:05
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#41
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Banned
Qui dal: Feb 2012
Ubicazione: Papuasia
Messaggi: 671
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Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo
Ho preso il diploma a 23 anni, alle serali.
Avevo lasciato il diurno dopo l'ultimo e il più pesante dei miei AP.
Raccomanderei il serale a tutti, è un posto molto più proficuo per lo studio, meno distraente dal pdv sociale, e gli insegnanti sono molto più pazienti.
In linea puramente teorica poi, sono d'accordo coi discorsi di chi sostiene che un diploma non sia ostativo a certe attività lavorative, tuttavia c'è da capire, nell'ottica di un selezionatore di personale, che per com'è organizzato il sistema scolastico italiano, a non prendere il diploma si passa per caratteriali. E non si può dar torto a loro: perdere un anno ci può stare a chiunque, così come ci può stare lasciare una scuola complessa come il liceo in direzione di una scuola che avvii direttamente al mondo del lavoro; ma ho visto persone con evidenti deficit cognitivi (leggasi: al limite del ritardo mentale) diplomarsi laddove io ho dovuto invece capitolare.
Onestamente, nello stato in cui ero a 18 anni, non mi sarei mai assunto, nell'ottica di un selezionatore di personale.
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Diploma a 23 anni?wtf
di questo passo rischi di laurearti per la pensione
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17-02-2013, 10:01
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#42
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Avanzato
Qui dal: Dec 2007
Messaggi: 388
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Quote:
Originariamente inviata da aPerfectCircle
Qaunti di voi (depressi e sociofobici o entrambi) non hanno il diploma? Perchè avete lasciato la scuola, com'è successo?
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A me è successo con l'università.
Il diplomino ce l'ho (che oggi ti permette di fare l'operaio).
A scuola ero uno dei primi, anche se non ero il classico secchione che sta sempre zitto e ricopia gli appunti alla perfezione.
I prof li facevo incazzare spesso e aiutavo gli altri coi compiti e se potevo li facevo copiare.
A 16 anni mio padre è morto e mia madre ha fatto dei sacrifici grossi per farmi prendere il diploma, poi mi ha spedito a lavorare con un calcio in culo e "arrangiati".
Il mio sogno era di fare ingegneria e di andare a lavorare in germania o negli stati uniti. Invece sono dall'artigiano del paese e in questi 20 anni mi vedo regolarmente passare davanti quelli che hanno fatto l'università. E oggi sei anche fortunato se hai il lavoro.
Quando dico che la mia famiglia non poteva farmi studiare non mi credono neanche, perchè tutti pensano che non ne avevo voglia o non ne ero capace.
Mi ricordo quando ho fatto il colloquio col datore di lavoro, uno che ha ereditato l'azienda da padre mi ha chiesto: "Ma non ha fatto neanche un esame ?". No, stronzo, io non ho ereditato una azienda, non ne ho fatto neanche uno perchè ho bisogno dello stipendio per vestirmi e scaldare la casa.
L'anno scorso mi sono iscritto e nel tempo libero ho fatto 4 esami ad ingegneria, di cui 2 passati con 30 e lode. Ma, sai, se a 20 anni non l'hai fatto era perchè non ne avevi voglia.
Adesso è da tre mesi che non riesco a fare più nulla, non ce la facci più a tornare a casa alle 18.30, alle 19 studiare fino alle 22- 23, o fino a che non mi si chiudono gli occhi. E poi che riesco a farlo perchè non ho figli e non ho una moglie che mi rompe il cazzo. E senza contare la vita di merda che faccio, cioè ritrovarsi alla domenica senza avere neanche due amici o una ragazza per fare un giro in centro. Ma vadano a fare ...., scusa.
In ufficio da me ci sono quasi tutti ingegneri e un paio di loro ce l'hanno a morte con me perchè non sopportano che un diplomato (io) fa il loro stesso lavoro. Io rimango li finchè posso, così ogni giorno glielo facci otornare in mente, a sti dementi di ingegneri.
Che poi dove sono o lavorano gli ingegneri del cazzo, quelli bravi davvero mica perdono tempo con l'artigianotto del paese.
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Ultima modifica di Quinzio; 17-02-2013 a 10:06.
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17-02-2013, 18:15
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#43
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Avanzato
Qui dal: May 2007
Ubicazione: Milano
Messaggi: 311
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Quote:
Originariamente inviata da Quinzio
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Mi ricordo quando ho fatto il colloquio col datore di lavoro, uno che ha ereditato l'azienda da padre mi ha chiesto: "Ma non ha fatto neanche un esame ?". No, stronzo, io non ho ereditato una azienda, non ne ho fatto neanche uno perchè ho bisogno dello stipendio per vestirmi e scaldare la casa
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eh ne conosco a pacchi così ,la cosa tragica è che credono di essersi fatti da soli e passano la maggioranza del tempo a vantarsi di una loro presunta superiorità antropologica rispetto al carpentiere o al cameriere (oltre al fatto che votano quasi tutti Berlusconi :asd: )
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17-02-2013, 18:43
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#44
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Banned
Qui dal: Feb 2012
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,362
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Quote:
Originariamente inviata da matthew
Diploma a 23 anni?wtf
di questo passo rischi di laurearti per la pensione
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io sulla laurea ci defeco su!
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20-02-2013, 01:07
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#45
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Esperto
Qui dal: Feb 2013
Messaggi: 652
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Eccomi.
Io ho lasciato il liceo all'inizio della quinta. Mi mancava solo l'ultimo anno. Io, insospettabile, voti buoni, relazioni con la classe/insegnanti buoni. E non ho intenzione di riprovare, non ce la faccio. I pochi amici che ho stanno quasi finendo l'università e potete immaginare lo sconforto. Mi sento sconfitto. Non ho nulla, nemmeno la patente. Ma vabbe', amen.
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20-02-2013, 14:48
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#46
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Banned
Qui dal: Jun 2012
Ubicazione: Milano
Messaggi: 9,206
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Quote:
Originariamente inviata da matthew
Diploma a 23 anni?wtf
di questo passo rischi di laurearti per la pensione
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Io mi sono laureato a 33 anni...
Quote:
Originariamente inviata da dicred
Sarà una frase scontata ma... si vale a prescindere dal diploma o dalla laurea.
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Questo è ovvio. Chi non lo capisce è stupido, a prescindere dal titolo di studio che ha.
Quote:
Mi spiego meglio, conosco gente con la terza media, partita da zero, senza aiuti, che hanno messo su aziendine carine. Meglio che fare lo schiavo sotto al padrone.
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Attenzione però a fare 'sti paragoni. Non ho mai digerito molto l'ammirazione per persone che sono diventati grandi imprenditori, magari all'insegna del turbocapitalismo e del liberismo più bieco.
La cultura e valore di una persona, in termini intellettivi, non si misura dal titolo ma nemmeno dal successo lavorativo.
Quote:
Oggi dipendere dal padrone privato è davvero troppo rischioso.
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E' più rischioso il lavoro autonomo, se non altro per il semplice fatto che hai il rischio d'impresa.
Da autonomo io non avevo la certezza di essere pagato, di essere pagato celermente, d'imporre un numero massimo di ore lavorate, di vedermi pagato se mi ammalavo, di lavorare ad attività, ecc.
Inoltre da autonomo se sbagli anche per colpa rischi di dover pagare penali.
Da dipendente invece, il 10 del mese sono pagato, so al più di non andare oltre le 40 ore settimanali (in realtà riesco anche a farne 35-38), ho malattia/ferie/permessi pagati, lavoro ad attività e non a risultato, ecc.
Quote:
Meglio guadagnare 1000 euro al mese però sei padrone della tua vita che guadagnare 1200 e chissà domani che sorpresa trovi...
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Lavorare da autonomo per 1000 Euro al mese vuol dire accollarsi rischi e responsabilità sproporzionati ai ricavi.
Poi, dipende anche dal settore e dalle competenze.
Pur non avendo spregio per il denaro, nel mio settore, per le competenze che ho e a meno di totale assenza di offerte di lavoro per il mio profilo, ho sufficiente amor proprio per non accettare le offerte con quel trattamento economico.
Ho acquisito un titolo con impegno e sò, ho acquisito esperienza, ho acquisito competenze e quindi pretendo che mi vengano riconosciute anche a livello economico.
Accetterei quelle cifre solo se non ci fossero alternative.
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20-02-2013, 14:59
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#47
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Banned
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Abruzzo
Messaggi: 2,291
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Io ho la qualifica professionale.Mi ci posso pulire...
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20-02-2013, 16:11
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#48
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Banned
Qui dal: Jun 2012
Ubicazione: Milano
Messaggi: 9,206
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Quote:
Originariamente inviata da dicred
Non diamo per scontato che tutti capiscano. Nelle piccole realtà giudicano ancora in base al titolo di studio. Lo fanno anche persone con la laurea purtroppo, non solo i contadini.
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Quote:
Arricchirsi evadendo le imposte e le tasse, sottopagando i dipendenti, fallendo un anno si ed uno no, è molto facile
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Oggi, se vuoi lavorare onestamente, solo per le botte di tasse che ti danno... difficilmente accumuli immense ricchezze.
Quote:
Hai elencato una serie di fattori legati all'autonomo che onestamente vedi solo dal lato negativo. Basta sapersi organizzare, pianificare, stabilire regole ben precise con i propri clienti. Offrire e cercare buoni prodotti.
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Onestamente non ho molta voglia d'intraprendere una discussione su queste tematiche.
Ho scritto per anni in altri contesti al riguardo.
Io lavoro per vivere e non vivo per lavorare.
Inoltre voglio avere l'opportunità di deresponsabilizzarmi e dopo 1/3 del mio quotidiano dedicarmi ad altro.
Da autonomo semplicemente non puoi, da dipendente puoi permetterti di far cader la penna.
Il lavoro autonomo richiedono un impegno ed una abnegazione non da poco.
Quote:
Il mio ragionamento deriva dal fatto che oggi un contratto anche a tempo indeterminato non può più garantire una base solida e continua.
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Pensare che un TI debba garantire che fino al pensionamento una persona non si smuova dall'azienda è una stortura italiana.
Quote:
Non so te ma io non vedo più queste grosse aziende che garantiscono all'operaio/impiegato/dirigente una vita lavorativa continuativa.
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La vita lavorativa continuativa uno se la deve costruire acquisendo competenza ed esperienza.
Io non ho mai avuto particolari difficoltà a trovare clienti (quando lavoravo da autonomo) o datori (da quando lavoro da dipendente) perché mi sono rimboccato le maniche e mi sono costruito un background.
Quote:
Un tempo chi entrava bene o male si faceva tutta la vita là. Oggi io non vedo più tutta questa costanza.
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Ma questa, ripeto, è la dinamica malata italica. La stessa che vede il pubblico come eldorado perché lo si vive come non fare nulla ed essere inamovibili.
Quello che ci dovrebbe essere è una politica del lavoro che pesti giù pesante su lavoratore e datore che lavorano in nero/grigio, che garantisca misure di sostegno al reddito ed all'occupazione nei periodi di disoccupazione, che protegga a livello territoriale dando la precedenza a figure che risiedono in quel luogo senza costringere a fenomeni migratori, che stabilisca minimi salariali per avere una vita dignitosa (intervenendo anche sui canoni di locazione o i costi degli immobili), ecc.
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20-02-2013, 17:50
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#49
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Banned
Qui dal: Aug 2012
Ubicazione: Roma
Messaggi: 11,602
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Io ancora non ho il diploma , l'anno scorso sono stato bocciato in quinto superiore , ero triste anche un bel pò depresso , ad inizio anno mi ero reso conto dei miei problemi sociali e mi ero arreso su tutto , ora sono tornato a scuola e sono meno triste , per ora va bene , anche se confronte agli anni precedenti ho perso la voglia.
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20-02-2013, 18:05
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#50
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Banned
Qui dal: Jun 2012
Ubicazione: Milano
Messaggi: 9,206
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Quote:
Originariamente inviata da dicred
Il tuo ragionamento è basato su una flessibilità lavorativa ed organizzativa che non è tipica dell'Italia.
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Che l'Italia abbia un mercato e mentalità lavorativa malata è lampante.
Una malattia però non la si lascia cronicizzare ma la si cura.
Quote:
Prendiamo gli Usa, li il lavoro lo si poteva cambiare di continuo...
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Gli USA non sono proprio il mio modello di riferimento per via della forte componente turbocapitalista e di aspetti quali il licenziamento "at will".
Preferisco il modello tedesco o degli stati del nord Europa.
Quote:
Lì la flessibilità è avanti anni luce rispetto a noi eppure...
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Attenzione però, io non sono per una flessibilità estrema. Sono solo per l'accettare il licenziamento quando questo è causato da fallimento e congiunture economiche.
Poi, sul piano contrattuale, io sono per l'abolizione del parasubordinato e di qualsiasi flessibilità: o lavoro autonomo o lavoro dipendente.
Nel caso del lavoro dipendente, tempo indeterminato.
Quote:
Il problema è divenire talmente flessibili che un ingegnere sia costretto a fare il cuoco non per sua volontà, ad esempio.
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No, sono contro ciò ed anzi sono per creare un impianto legislativo che tuteli da ciò.
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08-05-2013, 15:43
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#51
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Intermedio
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 134
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Ho fatto tre anni di superiori benissimo, ero tra le migliori, ma poi, l'anno dopo l'attestato come grafica, ho avuto diversi problemi familiari e sociali, avevo perso la voglia di studiare e fare qualsiasi cosa, perciò sono stata bocciata e ho deciso poi di non ripetere l'anno ma di prendermi un anno per lavorare, poi sarei tornata a ripetere l'anno e finire gli altri 3 che mi mancavano... alla fine niente da fare, è arrivata la crisi..
Ora certo che vorrei tornarci per finire la scuola e prendermi il diploma ma non posso per problemi di soldi, era una scuola privata.. se facessi una scuola statale dovrei fare 4 anni, non 3, e comunque non posso perchè toglierei tempo ad un "possibile lavoro", se mai dovesse accadere che ne trovi uno, ma non si trova... perciò non posso fare nulla.
Non ho soldi per decidere di tornare a scuola, fossero i miei soldi potrei pure farlo ma non ne ho e i miei non me li danno per questo.. lavorare non ce n'è e se anche lavorassi a contratto determinato un'estate o due non arriverei alla somma annuale, perciò nada.
O mi faccio gli anni nella statale, e arriverei al diploma a quasi 30 anni... oppure ci metterei ancora di più in quella di partenza.
Risultato? Non posso fare niente, neppure lavorare nel mio settore, visto che a malapena vengono assunti periti grafici, che hanno finito la scuola, figurarsi una semplice operatrice...
Me ne pento di aver lasciato la scuola, ma purtroppo è finita oramai e non posso tornare indietro o tornarci..
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08-05-2013, 15:48
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#52
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Tra le nuvole
Messaggi: 1,734
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Quote:
Originariamente inviata da Herzeleid
Con la cultura non si mangia.
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E poi se vai in giro senza mica tio arrestano!(cit.Mafalda)
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23-06-2018, 16:02
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#53
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Avanzato
Qui dal: Nov 2016
Messaggi: 491
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Quote:
Originariamente inviata da liuk76
Non faccio testo perché non sono sociofobico e sono laureato.
Ciò nonostante, io sono favorevole al titolo di studio come UNO dei vincoli d'accesso a determinate professioni/lavori (o a determinate mansioni) e come una condizione per un trattamento economico maggiore.
Ho scritto uno perché per me sarebbe equivalente un'esperienza lavorativa (certificata e dimostrabile) che abbia fatto maturare competenze analoghe a quelle dell'iter formativo del titolo di studio.
Insomma: uno con la licenza media ed x anni di lavoro alle spalle che sa fare ed un diplomato in quel settore devono avere uguali opportunità e trattamento, fermo restando che sono le competenze ed il merito, in corso di lavoro, che stabiliscono chi deve avere di più e chi di meno.
Infine io sono per una scuola ed università che formi REALMENTE gli studenti e li valuti con obiettività, senza dare calci nel sedere o regalare 18 agli esami.
Senza questa garanzia diventa difficile pretendere quanto scritto sopra.
Sicuramente un titolo di studio non rende né più intelligenti, né più acculturati di chi non lo ha.
Al tempo stesso, per me non conta l'età a cui ci si diploma o laurea: io mi sono diplomato a 19 anni e laureato a 33 e non penso di essere inferiore (anzi) agli altri miei colleghi di sessione di laurea che avevano 10 anni in meno di me.
Se uno se la sente di concludere gli studi io lo invito a farlo: sono più i benefici che gli svantaggi.
Approccio sbagliato.
Prendere "il pezzo di carta" per essere omologati è sciocco.
Se uno ha una passione, voglia di costruirsi una realtà lavorativa, non è il pezzo di carta a rendere emancipati o migliori.
La scuola la si dovrebbe frequentare per apprendere ed il diploma dovrebbe essere la certificazione materiale che si è formati, quantomeno teoricamente, per affrontare un'attività lavorativa o anche solo per cultura personale.
Io, all'università, ho frequentato tanti di quei complementari (senza sostenere l'esame finale) per la sete e curiosità di sapere.
Non ho mai sentito la necessità di farmi chiamare dottore o sbandierare la mia laurea (che credo sia ancora arrotolata nel tubo) ma sono contento degli anni passati ad apprendere ed essere vivo (anche se sono stato discontinuo e mi sono perso).
Se avessi un'entrata economica, correrei subito a conseguire la laurea magistrale ed entrerei in un ciclo di dottorato per finire a fare il ricercatore, altro che...
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Condivido tutto.
Peccato che la realtà, da me incontrata di recente,
sia lontana anni-luce.
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23-06-2018, 16:09
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#54
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Avanzato
Qui dal: Nov 2016
Messaggi: 491
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Non è un caso che abbia aperto questo vecchio post.
Io, tra pochi giorni, dovrò presentare un mio libro.
Cosa non facile per un fobico; la passione con cui l'ho scritto mi
aiuta, così come un articolo promozionale pubblicato su una rivista
scientifica.
Tuttavia, temo le domande del pubblico.
Non quelle sul libro, ma le eventuali domande sulla mia persona.
Se qualcuno chiede notizie sul mio passato scoalastico (completamente fallito)
io in realtà so cosa dire. Tuttavia, la fobia su questo punto per me rimane forte, anche se meno che in passato.
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23-06-2018, 21:23
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#55
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Esperto
Qui dal: Mar 2018
Messaggi: 920
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Io sono diplomato ipsia, ma vuoi la mia apatia, vuoi la mancanza di inclinazioni ,non ho mai capito che fare nella vita e il diploma che ho mi serve solo per cultura personale e per avere una minima possibiltà di inserimento al lavoro (che ho).
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