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Originariamente inviata da EdwardC
Se non destate interessi nella tipa di turno è chiaro che questa si annoierà e andrà a cercare dell'altro perché secondo me attrazione è direttamente proporzionale all'interesse!Se vi manca carisma,cultura,simpatia potete avere anche il viso di Brad Pitt e l'auto più bella del mondo ma non c'è verso:dopo il giretto sarete mollati(a meno che non sia una troia ciò che volete...in quel caso basta un centone e avete risolto).Il truzzo riesce bene in questo perché,aspetto esteriore a parte,ha il fascino del "cattivo" ed è inutile negarlo!Suscita interesse perché ogni ragazza si chiederà fin dove arriva la cattiveria,scatterà alla ricerca del lato buono.
Il bravo ragazzo ha qualcosa di simile?Certo che sì!Una ragazza seria oltre all'aspetto e ai soldi cerca anche un compagno con cui confrontarsi e passare le giornate.Non vuole lo sfigato perché questo non le può dare nulla che non abbia già,ma un ragazzo con la testa sulle spalle,che però scherza,la fa divertire e sa tirar fuori questo suo lato all'occorrenza è secondo me ugualmente irresistibile.Fidatevi l'accoppiata bella presenza-nonostante questo-cultura è un mix ancora più efficiace di bella presenza-bastardaggine,sia per uomini che per donne.
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Bello! Questo sì che un approcio sveglio e costruttivo! Aggiungo un’altra considerazione, che forse potrebbe essere utile a qualcuno perché guarda in prospettiva lo stato prima/dopo.
Per anni mi sono sentito dire qualcosa del genere: “Ma come, se così gentile, sensibile, premuroso, attento, hai cultura, dolcezza, profondità, intelligenza ecc. ecc. Non hai praticamente difetti né vizi. Com’è possibile che tu non abbia la ragazza?” Dovrebbero correrti tutte dietro per avere la tua attenzione!”
Chiaro che la prima tentazione era quella di rompere il muso a chi mi diceva cose del genere (fossero anche parenti) ma queste uscite mi lasciavano un lungo strascico di malinconie, con il sospetto paralizzante che ciò fosse vero. Percepivo la cosa con un acutissimo senso di ingiustizia: lì per li avrei voluto ribattere che le donne sono tutte delle odiose superficiali, che se non sei bellissimo o non hai il portafoglio gonfio tutte ti ignorano, che sono essere crudeli pronte a ridicolizzarti, umiliarti, o manipolarti, o che infine - semplicemente - non era scritto nel mio destino. Al di là di questo sentivo che la risposta non era affatto soddisfacente, mentre sentivo in particolare il contrasto fra le potenzialità ed i risultati, specie quando mi dicevano regolarmente che “avevo qualcosa di più degli altri”. Sentivo cioè lo strappo fra ciò fra la vita che vivevo, e ciò che averi potuto - e voluto - essere! Possedere qualcosa che non si riesce ad utilizzare è come non possederla, tanto meglio non averla del tutto, si evitano un sacco di amarezze e frustrazioni. Perché so condannato ad avere una sensibilità così raffinata se mi serve solo per soffrire?
Dopo la fine della terapia, mi sono accorto di una cosa che mi ha colpito profondamente:
solo adesso riesco a trarre felicità proprio da quegli aspetti che ho descritto prima. Paradossalmente, quei lati del carattere li possedevo tanto prima quanto adesso, ma allora mi sembrava che fossero “invisibili” mentre ora mi accorgo con gioia che sono riconosciuti, compresi e apprezzati.
La mia conclusione è stata questa. Un conto è
avere delle buone qualità umane, tutta un’altra faccenda è
renderle vive e operanti, e infine
sapere come utilizzarle per raggiungere la felicità.
Detta a metafore, è come essere un bellissimo mazzo di splendidi fiori rari, ma avvolto nella Gazzetta della sport e sistemato in angolo buio e nascosto del negozio. Certo, poso sperare che qualcuno si addentri nel magazzino, abbia voglia di scostare un involucro così poco attraente e riconosca quel che c‘è sotto, ma è un’ipotesi assai improbabile. La mia esperienza è stata un po’questa. Ho passato un discreta fetta della mia vita in disparte, aspettando con pazienza che una donna dicesse a sé stessa: “Chi è quello li che se ne sta tutto solo per i fatti suoi? Chissà che persona interessante è, vado a conoscerlo!” Queste cose, purtroppo, accadono solo nei film ….
Il tutto funziona anche all’inverso, come ad esempio in un colloquio di lavoro: è senz’altro utile saper dare una buona impressione, scrivere un buon curriculum, stendere una lettera di motivazione incisiva, ma dopo serve ben altro: occorre dimostrare effettivamente le proprie capacità, essere puntuali, saper lavorare in gruppo, raggiungere un risultato ecc. ecc.
Dalla mia personale esperienza di "ex", la vita di relazione funziona allo stesso modo. Ci sono qualità utili per
avviare una relazione e qualità necessarie per
farla durare. L’errore che ho perpetuato per decenni è che possedevo un numero enorme di qualità utilissime per
far sviluppare un rapporto, ma ero del tutto ignorante su cosa fare per
iniziarlo. Detta in altro modo, è come comprare i mobili prima ancora di avere la casa. In sé, dei beni di valore e potenzialmente assai utili, ma di fatto senza utilizzo. Praticamente, tutta la mia vita si avvitava perennemente su se stessa.
Attenzione però a non buttare via il bambino con l’acqua sporca e a non cadere nell’eccesso opposto. Si può infatti oscillare fra due poli:
- Mi concentro tutto sull’esteriorità e sull‘apparenza, affinando ad esempio modi per catturare l’attenzione, per suscitare il desiderio e per farmi notare, ma rischio che non riesco a mandar avanti la cosa perché il mio partner si accorge ben presto che dietro una superficie attraente c’è una vuotezza impressionante.
- All’estremo opposto, posso enfatizzare fin dalle prime battute le qualità più nobili, profonde, disinteressate e rare, ma rischio di finire nella palude senza uscita del “bravo ragazzo” o nelle tremende sabbie mobili dell’ “amico delle donne” e questo proprio perché manca quella scintilla di passione, di mistero, di sentimento. Non si mettono cioè in gioco quegli aspetti di seduttività, di scoperta e di desiderio che sono alla base di una relazione uomo-donna in senso canonico. Tutto rimane amicale e neutro.
L’obiezione che mi sento fare di solito è che si tratta di strategie, di tattiche, di un approccio ragionato e freddamente mentale che contrasta con la spontaneità e la naturalezza che dovrebbe guidare i sentimenti, ed in particolare l'amore. “Se davvero valgo come persona“, mi hanno detto, “devo essere amato ed apprezzato senza se e senza ma, esattamente per quello che sono. Perché devo sempre adattarmi?”
Non sono d’accordo: anche senza parlare di adattamento e di cambiamento, c’è un’enorme differenza fra
aspettare passivamente le cose dal cielo o semplicemente
mettersi nella condizione affinché le cose che desideriamo possano accadere. Vediamola così: posso
avere gli ingradienti più buoni di questo mondo, ma se non so
come combinarli produrrò della brodaglia buona per il gatto, non dell’alta cucina. Posso dedicarmi alla pittura informale e non figurativa - rifiutando cioè a priori qualsiasi idea di progetto e di tecnica - , ma devo almeno sapere leggere le etichette dei tubetti, sapere dopo quanto tempo posso maneggiare la tela senza rischio che si imbratti tutto e così via.
In altre parole non ho rinunciato a nulla della mia personalità, anzi certi aspetti come la giocosità, la tenerezza, l’ironia e l’allegria, sono ancora più forti. Ho però trovato il modo di renderli più efficaci: ad esempio
utilizzandoli dopo, altrimenti svanisce l’idea di mistero, di seduzione di desiderio, oppure
utilizzandoli assieme ad altri, ad esempio le qualità comunicative, relazionali e sociali. Ovvio che tutto non è arrivato subito: certe cose mi sono state letteralmente insegnate durante la terapia (“provi a fare così e non cosà, poi la prossima settimana vediamo cos’è accaduto”) altre le ho imparate da solo a furia di prove ed errori, rimediando figuracce e solenni cantonate, provando e sperimentando.
Per quello che sto vivendo in questi mesi, trovare il giusto mix fra le due cose è uno strumento potentissimo e da un carisma altrimenti irraggiungibile: se una donna si sente compresa, apprezzata e desiderata, ma allo stesso tempo ha modo di stimare qualità umane speciali ci pensa due volte prima di lasciar perdere, anche se si possiede un aspetto del tutto ordinario.
Cos’ho capito, in definitiva? Che l’interiorità, la ricchezza d’animo, la sensibilità ed i buoni sentimenti sono proprio come la marmellate: buonissime e golose ma vanno spalmate su qualcosa di solido come il pane per essere gustate, altrimenti rimane tutto là. Paradossalmente, ho cominciato a sentirmi dire “come sei profondo”, “come sei sensibile e dolce“, “come sei delicato” proprio nel momento in cui ho cominciato a fare un po’il misterioso, a farmi desiderare e a non dire sempre di sì a tutto e subito!