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Originariamente inviata da Tengu
Immaginate che i vostri genitori lavorino in proprio.
Immaginate di non voler proseguire l'attività (e di averlo messo in chiaro con loro) perchè non vi piace e, secondariamente, per mancanza di palle.
Immaginate di lavorarci da anni per comodità, senza però essere diventato volontariamente indispensabile.
Immaginate che tra le soluzioni contemplate per evadere da quel contesto ci sia anche quella di rimettersi sui libri.
Ecco. Al di là della giustificabile antipatia per i figli di papà viziati e tutto il resto, cosa fareste?
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Mi sembra di vedere me stesso per molti aspetti.
Io dopo la triennale decisi di abbandonare gli studi per dedicarmi all'attività di famiglia (e non solo), tempo qualche mese e i miei mi obbligarono a fare dietro front. Quindi ho continuato con la specialistica, maledicendo ogni giorno questa scelta. Ovviamente i miei vorrebbero che continuassi l'attività, se una volta finiti gli studi non dovessi (cosa probabilissima) trovare lavoro. Io non voglio però comunque portarla avanti, perché ho capito di odiarla profondamente. Tra l'altro nel nostro caso l'attività è piccolissima rispetto a tutto il resto del patrimonio, e la mole di lavoro è enorme e sproporzionata rispetto al lavoro da fare.
Se non hai le palle e hai capito che non ti piace, allora molla tutto. Non è sempre detto che convenga.
A suo tempo mia madre fu costretta dai miei nonni a continuare l'attività (era però un momento d'oro), e lo fa ancora oggi, al solo scopo di compiacerli. E' una grandissima lavoratrice, sicuramente indispensabile. Difetta però della mentalità imprenditoriale necessaria. Ci ha oggettivamente inflitto una vita di merda.