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25-08-2025, 14:39
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#41
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Esperto
Qui dal: Sep 2022
Messaggi: 2,677
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Quote:
Originariamente inviata da Tatsuhiro Satō
In realtà la natura non l'abbiamo mai vissuta, non ce l'hanno permesso. Gli animali selvaggi sono difficili da addomesticare da adulti, è molto più facile addomesticarli da cuccioli allo zoo (scuola) dell'infanzia.
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La natura è un'altra questione. Dovremmo prima definirla. E qui entreremmo in una sorta di diatriba cinico-stoica.
Per i cinici, la natura, come osservata negli animali è un modello di virtù da imitare. Diogene di Sinope infatti viveva in una botte, faceva i suoi escrementi per strada come un cane, non voleva avere proprietà nè altro. Viveva come vive un cane. Ecco, questa è l'unica conclusione a cui si può arrivare se si considera la natura in sè come modello.
Per questo invece trovo più giusta la visione stoica, secondo la quale invece, la natura varia. La natura degli animali sta nel seguire gli istinti. La natura umana, sta nel seguire la ragione perchè l'essere umano è dotato della ragione. La propria umanità, il proprio essere, viene vissuto seguendo la logica e non cedendo a impulsi e istinti.
A questo punto allora, seguendo questa linea di pensiero, la logica ci porta a chiederci il senso della vita, a cercare uno scopo. E la vera sfida sta proprio nel trovarlo, un qualcosa che risponda a questi dilemmi esistenziali.
Questo dilemma ha poi un problema pratico. E cioè, se io so cosa voglio realizzare nella vita (ipoteticamente, sposarsi e avere dei figli, oppure ottenere un dato lavoto), allora ecco che io potrò indirizzare tutte le mie azioni seguendo la logica di guingere a quell'obiettivo. Ma nel momento in cui non mi è possibile definire un obiettivo, ecco che allora le mie azioni saranno disordinate. Se un pittore deve dipingere un quadro, ma non sa cosa vuole dipingere, beh il suo quadro sarà uno scarabocchio. Un pittore può realizzare un quadro quando sa cosa e come lo vuole realizzare. E la logica della vita è anche questa.
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25-08-2025, 14:44
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#42
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 24,526
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Certo che la società è cambiata, ma è per questo che menzionavo certe nicchie sociali (religiose o meno), perché so che quelle nicchie sono costituite da persone meno inclini a prendere in considerazione il divorzio che tanto ti spaventa, se non addirittura ad escluderlo categoricamente dalle loro prospettive.
Per il resto io credo che la depressione sia endogena, e non causata dall'assenza di sbocchi che possano generare soddisfazione autentica. E' la depressione stessa che porta a oscurare i possibili spiragli di soddisfazione.
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25-08-2025, 14:52
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#43
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Esperto
Qui dal: Sep 2022
Messaggi: 2,677
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Certo che la società è cambiata, ma è per questo che menzionavo certe nicchie sociali (religiose o meno), perché so che quelle nicchie sono costituite da persone meno inclini a prendere in considerazione il divorzio che tanto ti spaventa, se non addirittura ad escluderlo categoricamente dalle loro prospettive.
Per il resto io credo che la depressione sia endogena, e non causata dall'assenza di sbocchi che possano generare soddisfazione autentica. E' la depressione stessa che porta a oscurare i possibili spiragli di soddisfazione.
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Sì capisco, ma l'idea di inserirsi in una di queste nicchie rappresenta comunque un compromesso. Una cosa dettata da esigenze pratiche che va a soffocare il mio continuo indagare e pensare. Io non posso smettere di pormi domande. Ho davvero molto poco in comune con queste persone fortemente inclini a fissarsi su determinate idee a prescindere dal tipo di idee.
Forse in questo senso nemmeno io sono solido e fisso. Ma non è che sono mutevole per perchè inseguo piaceri sempre nuovi, lo sono perchè indago sull'esistenza, cerco risposte e nessun sistema mi soddisfa. Ma il risultato del mio essere un libero pensatore è inevitabilmente l'isolamento. Le persone non vedono il mondo come lo vedo io, lo vedono secondo degli schemi, schemi totalmente sbagliati, inseguono cose completamente diverse dalle mie...
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25-08-2025, 15:22
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#44
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Esperto
Qui dal: Mar 2010
Messaggi: 13,110
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Ci sono dei casi in cui c'é gente che resiste di più. Che male c'é ad ammettere che siamo debolucci?
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Se uno è deboluccio, cioè sta male in discomfort, allora è più in discomfort di uno forte.
Essendo il comfort un concetto soggettivo per definizione, non possiamo dire che uno resiste più di un altro.
Io posso dire che resisto più di te al caldo perché il caldo lo sentiamo insieme ed è misurabile con la temperatura.
Il comfort e il discomfort non possono essere misurabili , è come parlare di percezione del caldo.
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25-08-2025, 15:53
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#45
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 24,526
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Per come la vedo io, si può misurare anche il concetto di resistenza al discomfort...è chiaro che non tutti lo percepiremo allo stesso modo, ma vale anche per il discorso della temperatura. Semplicemente se sottoponiamo due persone che fanno una vita simile al mdesimo cambiamento di paradigma, quella che riuscirà ad adattarsi meglio al cambiamento sarà quella con la resistenza maggiore.
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25-08-2025, 15:53
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#46
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Avanzato
Qui dal: May 2024
Messaggi: 438
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Quote:
Originariamente inviata da Sheev Palpatine
La natura è un'altra questione. Dovremmo prima definirla. E qui entreremmo in una sorta di diatriba cinico-stoica.
Per i cinici, la natura, come osservata negli animali è un modello di virtù da imitare. Diogene di Sinope infatti viveva in una botte, faceva i suoi escrementi per strada come un cane, non voleva avere proprietà nè altro. Viveva come vive un cane. Ecco, questa è l'unica conclusione a cui si può arrivare se si considera la natura in sè come modello.
Per questo invece trovo più giusta la visione stoica, secondo la quale invece, la natura varia. La natura degli animali sta nel seguire gli istinti. La natura umana, sta nel seguire la ragione perchè l'essere umano è dotato della ragione. La propria umanità, il proprio essere, viene vissuto seguendo la logica e non cedendo a impulsi e istinti.
A questo punto allora, seguendo questa linea di pensiero, la logica ci porta a chiederci il senso della vita, a cercare uno scopo. E la vera sfida sta proprio nel trovarlo, un qualcosa che risponda a questi dilemmi esistenziali.
Questo dilemma ha poi un problema pratico. E cioè, se io so cosa voglio realizzare nella vita (ipoteticamente, sposarsi e avere dei figli, oppure ottenere un dato lavoto), allora ecco che io potrò indirizzare tutte le mie azioni seguendo la logica di guingere a quell'obiettivo. Ma nel momento in cui non mi è possibile definire un obiettivo, ecco che allora le mie azioni saranno disordinate. Se un pittore deve dipingere un quadro, ma non sa cosa vuole dipingere, beh il suo quadro sarà uno scarabocchio. Un pittore può realizzare un quadro quando sa cosa e come lo vuole realizzare. E la logica della vita è anche questa.
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Infatti è una idealizzazione della natura che mi ricorda il "mito del buon selvaggio". Io credo piu' alla versione di Hobbes, la vita in natura è misera e brutale per cui l'intervento di un organizzazione sociale è necessaria.
L'essere umano è sostanzialmente un edonista... è guidato da principi naturali ma a livello conscio utilizza la ragione per evitare il piu' possibile il dolore e massimizzare il piacere. Per esempio in questo senso il filosofo trae godimento dalla contemplazione. Il problema è che questo principio di piacere si scontra con la realtà e la collettività. Questo genera problemi e frustrazioni ma rimane comunque preferibile allo stato di natura o di totale libertà.
Un pittore privo di ispirazione può cominciare a scarabocchiare a caso e poi, facendosi suggerire da quelle linee casuali, trovare l'ispirazione per qualcosa di piu' compiuto. Se si aspetta la grande idea o la grande motivazione per agire si rimarrà sempre nell'immobilismo. Nella vita spesso gli obiettivi si creano vivendo in modo disordinato e facendo tentativi. Però mi rendo benissimo conto che non è semplice, essendo io il primo a non essere molto incline all'azione.
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25-08-2025, 18:09
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#47
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Esperto
Qui dal: Mar 2010
Messaggi: 13,110
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Per come la vedo io, si può misurare anche il concetto di resistenza al discomfort...è chiaro che non tutti lo percepiremo allo stesso modo, ma vale anche per il discorso della temperatura. Semplicemente se sottoponiamo due persone che fanno una vita simile al mdesimo cambiamento di paradigma, quella che riuscirà ad adattarsi meglio al cambiamento sarà quella con la resistenza maggiore.
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Non è quello con la resistenza maggiore, è quello che il discomfort minore. Parliamo di scomodità, non più di comfort o discomfort. Quando è che sei scomodo? Quando magari sei seduto su una sedia e il tuo corpo ti manda segnali di sofferenza, allora avverti scomodità. Sulla stessa sedia magari uno è comodo e allora resterà seduto più volentieri su quella sedia. Non è resistenza alla scomodità, bensì è assenza di scomodità.
Chi si adatta meglio al cambiamento non è chi soffre e resiste di più, ma chi va meno in crisi per quel cambiamento. E quindi avviene già al primo livello, quello della comodità, non al secondo livello, quella del resistere.
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25-08-2025, 18:51
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#48
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 24,526
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Quote:
Originariamente inviata da Warlordmaniac
Non è quello con la resistenza maggiore, è quello che il discomfort minore. Parliamo di scomodità, non più di comfort o discomfort. Quando è che sei scomodo? Quando magari sei seduto su una sedia e il tuo corpo ti manda segnali di sofferenza, allora avverti scomodità. Sulla stessa sedia magari uno è comodo e allora resterà seduto più volentieri su quella sedia. Non è resistenza alla scomodità, bensì è assenza di scomodità.
Chi si adatta meglio al cambiamento non è chi soffre e resiste di più, ma chi va meno in crisi per quel cambiamento. E quindi avviene già al primo livello, quello della comodità, non al secondo livello, quella del resistere.
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Se imposti il discorso in questi termini, lo puoi adattare a qualsiasi altra forma di disagio, dal caldo al freddo e via discorrendo.
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25-08-2025, 18:56
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#49
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Esperto
Qui dal: Mar 2010
Messaggi: 13,110
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Se imposti il discorso in questi termini, lo puoi adattare a qualsiasi altra forma di disagio, dal caldo al freddo e via discorrendo.
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Non ho capito che vuoi dire.
Se uno sente sempre freddo, come si risolve la questione?
1) si copre di più
2) capisce il problema se è di derivazione nervosa o circolatoria o metabolica e prova a curarsi
3) quella che piace a te, cerca di adattarsi
Però resta il fatto che se ha un problema nel punto 2, non è che si risolve adattando il corpo al freddo. Quella è una toppa.
Magari l'adattamento elimina il sintomo senza eliminare il problema e siamo comunque tutti contenti.
Ma nella vita sociale non sempre succede così.
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