Più che di saper vivere, parlerei di saper adattarsi dato che è una proprietà necessaria per far parte di una comunità. Aristotele, ad esempio, fu uno dei primi nei suoi scritti a descrivere l'umano come un'animale naturalmente sociale, ovvero un individuo improntato per vivere in collettività, alludendo al fatto che lo stare insieme non era una scelta, bensì una necessità. Il suo ragionamento non è sbagliato, ma pecca di generalizzazioni, sebbene nessun essere umano sia in grado di vivere in totale solitudine senza soffrire (eccezione fatta per disturbi congeniti o traumi); tant'è che questo stesso forum descrive una comunità e il bisogno che accomuna gli utenti a starvi è proprio il desiderio di appartenenza.
In conclusione: il nostro è uno stato per molti, non per tutti, pertanto per potervi vivere è richiesta capacità di adattamento, meno ne sei capace e più il modello sociale ti peserà addosso. L'ideale sarebbe adottare una politica di sensibilizzazione, anziché imporre modelli comportamentali e attitudinali, ma, anche in questo caso, ci toccherebbe, poi, definire una soglia tra stato retto e utopia!
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