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Vecchio 21-05-2012, 20:26   #1
Principiante
L'avatar di Vinco_Sempre_Io
 

Potrei dire di seguire un'orbita regolare attorno alla Terra e di attraversare con disinvoltura le quattro stagioni.
Inizialmente, circa sedici anni fa, il passaggio dalla Primavera all'Autunno non fu il frutto della mia volontà, improvvisamente, senza un'accettabile ragione, caddero le foglie.
Sono fortemente volitivo, così ho imparato a comandare la rotazione del mio umore e ad invertire l'ordine dei piaceri. Ci sono momenti in cui mi espongo generosamente al sole, ce ne sono altri in cui mi riparo all'ombra. Nel primo caso subisco gli effetti benefici della luce, nella seconda ipotesi brillo di luce propria e rendo abbagliante ciò che si mostra tenebroso.
Come un fulmine a ciel sereno un giorno il respiro si accorciò, la gola si restrinse, la sete aumentò, la parola divenne muta, i sudori gelarono, il tremolio scosse l'irremovibile, il battito esplose oltre il torace e l'angoscia dell'ultimo istante divenne la mia camicia di forza. Non sono spirato, era soltanto il primo di una serie di attacchi di panico! Con fierezza, e con un pizzico di spavalderia, mi concedo l'azzardo di sottolineare che era "soltanto" un attacco di panico. SOLTANTO!
Chi ha vinto? Io, naturalmente! HO VINTO IO!
Non è mia intenzione mostrarmi per ciò che non sono, cioè presuntuoso, ma sono perfettamente d'accordo con quel memorabile Tizio che disse "Volli, sempre volli, fortissimamente volli". Ho voluto!
Le stagioni sono quattro, mi sono limitato a narrare soltanto il primo tempo dell'Autunno. Non c'è fretta!
Vecchio 26-05-2012, 15:54   #2
Esperto
L'avatar di very90
 

Ciao

La tua è senz'altro una presentazione ben scritta, tuttavia permettimi di avere qualche chiarimento. Il problema principale che ti ha portato a iscriverti qui sono gli attacchi di panico che hai menzionato?
Situazione ora risolta o tuttora continui a soffrirne?
A presto.
Vecchio 27-05-2012, 11:43   #3
Principiante
L'avatar di Vinco_Sempre_Io
 

Quote:
Originariamente inviata da very90 Visualizza il messaggio
Ciao

La tua è senz'altro una presentazione ben scritta, tuttavia permettimi di avere qualche chiarimento. Il problema principale che ti ha portato a iscriverti qui sono gli attacchi di panico che hai menzionato?
Situazione ora risolta o tuttora continui a soffrirne?
A presto.

Ciao!
Proverò a sintetizzare, reggiti forte!
Avevo circa ventitré anni, il primo attacco, senza avvisaglie, mi sorprese di notte, pensai ad un capriccio cardiaco, i sintomi erano piuttosto tipici: mancanza d’aria, dolore toracico non perfettamente localizzabile, pallore, sudori freddi, angoscia. Mi fiondai in auto, prima corsa al pronto soccorso.
"Guardi, dall'elettrocardiogramma non risulta assolutamente nulla, tutto regolare".
La seconda aggressione non si fece attendere a lungo. Nuova processione verso il pronto soccorso.
Fu in quest’occasione che una dottoressa mi prospettò con assoluta certezza che si trattava di uno stato ansioso, probabilmente un attacco di panico.
Pensai "Ma chi, io ansioso? Ma figurati!".
Dopo il terzo, il quarto e poi un continuo susseguirsi di episodi micidiali, mi convinsi che un maggior approfondimento clinico sarebbe stata la scelta più razionale. Feci tutti gli esami di routine, e non solo, andai anche più a fondo. Sano come un pesce!
Ormai la bestia era diventata abominevole, c’erano tutti gli ingredienti più indigesti. Allora Internet non era il pane quotidiano che è divenuto oggi e sulla materia non offriva granché, quindi m’informai per altri mezzi e cominciai ad avere un’idea di cosa fossero quest’infelici "attacchi di panico", argomento (per me) sino ad allora ignoto.
La forza inibitoria degli assalti era insostenibile, la prerogativa di ritenermi ancora un essere dignitoso era fortemente compromessa. Non me lo potevo permettere, stavo ultimando gli studi universitari e, da circa un anno, avevo cominciato anche a lavorare. Di fermare l’orologio non se ne parlava, dovevo trascinarmi avanti.
Ancora altri episodi, sempre più invalidanti.
Stop, decisi di rivolgermi ad uno specialista, ne scelsi uno bravo, più voci mi confermarono il suo prestigio.
Andai all'appuntamento e dopo aver vuotato il sacco senza remore, mi disse: "Non hai l’aspetto della persona ansiosa, però ci sei cascato con i due piedi. Sì, i tuoi sono attacchi di panico, ne ho sofferto anch’io per lungo tempo. A breve si aggiungeranno altri dispiaceri collaterali".
"Andiamo bene!", pensai.
Professionista eccelso, mi parlò a lungo del mio guaio e mi prescrisse una cura bloccante. Fu molto chiaro e premuroso: "Attieniti alle dosi, per i primi venti giorni starai peggio, gli attacchi di panico lieviteranno a dismisura, avrai un forte senso di nausea, inappetenza, spossatezza, sonnolenza, ma dopo circa tre settimane comincerai a beneficiare delle prime deboli migliorie".
Aggiunse: "Attenzione, ricordati che per i primi giorni la tua situazione emotiva peggiorerà... quindi se ogni quarto d’ora avrai la sensazione che sia giunto il momento della tua estrema unzione, non andare a rompere il cazzo al pronto soccorso, ficcati nella testa che sei in preda ad un attacco di panico". (Mi sono permesso di non censurare l’espressione colorita semplicemente per rendere l’idea di quanto quel Dottore mi abbia spronato... a non rompere il c**** al pronto soccorso!”
Terminata la visita pagai novanta mila lire di onorario, mi recai in farmacia e cominciai la mia cura.
Le sue anticipazioni si manifestarono tutte, oltre agli effetti collaterali dei farmaci accusai anche una tendenza all’ipocondria, all'agorafobia e, inevitabilmente, tramutai in individuo pressoché sociofobico: interruppi la situazione di tipo affettivo-sessuale che avevo in corso e, per l’orgoglio di non voler palesare il mio malessere, azzerai quasi del tutto le relazioni sociali, pur continuando a lavorare e a studiare (i gesti più comuni e ordinari, in quelle condizioni, diventarono vere e proprie fatiche di Ercole).
Avevo sviluppato la "paura della paura", cioè avvertivo il timore che in qualsiasi momento, e in qualsiasi situazione, potesse scatenarsi l’attacco di panico con conseguente "sputtanamento" agli occhi altrui. In fila alle poste o in coda al supermercato, in discoteca o in pizzeria.
Studiavo fuori sede e condividevo l’appartamento con due ragazzi, quando giungeva il fine settimana, per non destare alcun sospetto, fingevo di uscire. Già, FINGEVO DI USCIRE! Prendevo l’auto, percorrevo una cinquantina di chilometri, individuavo un luogo tranquillo dove poter sostare e, in totale solitudine, m’intrattenevo sino alle quattro del mattino. Al rientro i miei coinquilini avevano l’impressione che io fossi rientrato da una delle tante nottate tipiche della movida universitaria. L’unica evidenza a mio sfavore fu il dimagrimento, persi sensibilmente peso, ma giustificai il calo dissimulandolo con lo stress sostenuto per lo studio e il lavoro.
Tutto ciò andò avanti per circa sei mesi, e in desolante solitudine trascorsi anche il Natale, il brindisi del Capodanno e il giorno del mio compleanno (tutto ciò sempre in auto).
Con questo andazzo (ovviamente raccontato per sommi capi e sdrammatizzando) trascorsero i fatidici sei mesi, al termine dei quali la situazione si ribaltò. Stavo BENISSIMO, anche l’attività sessuale, dopo un letargo durato quanto un interminabile notte polare, riprese a sfogarsi.
Tornai a far visita all'esimio Dottore.
"Non t'illudere, non sei affatto guarito, stai soltanto beneficiando dell’effetto dei farmaci. Se ti va bene ne avrai almeno per altri venti anni. Ora comincerai a scalare la dose dei medicinali e poi dovrai uscire fuori le palle, perché tra breve il problema si ripresenterà e forse anche più incattivito. Ti prescrivo delle pasticche, vano sciolte sotto la lingua e servono a bloccare nell'immediatezza l’attacco di panico, ma tu devi importi di non farne uso. Ti farà bene sapere che le hai appresso, te le porterai ovunque andrai, ma all'occorrenza devi resistere e dimenticare di averle".
Chiamò la segretaria e disse: "Signorina, il ragazzo non mi deve nulla, lo accompagni alla porta... e non si faccia vedere mai più".
Che persona esemplare! Non solo mi abbuonò l’onorario, ma mi trasmise anche un senso di onestà e di responsabilità estremi.
Anche le sue ultime previsioni si avverarono, gli attacchi di panico fecero nuovamente capolino con maggior vigore e in alcune occasioni ho ceduto all'uso di quel medicinale. Le palle, però, le ho tirate fuori. Ho sfidato gli attacchi di panico, ho imparato ad amministrarli e a mettermeli sotto i piedi, da qui l’origine del mio nick: Vinco_Sempre_Io. Ne è trascorso di tempo da quei maledettissimi sei mesi infernali, oggi subisco attacchi di panico con la frequenza di tre-quattro episodi nell'arco di un anno, ma non mi scalfiscono una sola unghia dei piedi. Anzi, li vivo come fossero un "privilegio"... il privilegio d’aver conosciuto il peggio e di essere, quindi, nettamente superiore.

Morale della favola: io, in seguito agli attacchi di panico, ritengo d’aver conquistato maggior completezza e d'aver sviluppato un'interiorità pregiata... proprio come gli astronauti che hanno avuto la fortuna di poter vedere l'altra faccia della Luna, mentre alla gente "comune" è concesso di vedere sempre lo stesso rovescio della medaglia. Inseguo la regola dell'ottimismo, persino controvoglia.
Cosa mi è rimasto di quei dolorosissimi sei mesi? Ancora oggi, a parte la fatidica formula pronunciata dal Dottore (non rompere il c****!), tra una serata trascorsa al pub e l'altra al cinema, piuttosto che in discoteca o sotto le lenzuola, ma anche a casa e in solitudine forzata... ogni tanto, quando ne avverto il bisogno, fingo di uscire. Già, ancora oggi, quanto sento la necessità di andare in "riunione con me stesso" e di analizzarmi negli abissi dell'animo, prendo l'auto, percorro una cinquantina di chilometri, sosto in un posto tranquillo e, al buio, ragiono. Eh lo faccio anche ad alta voce. Devi credermi, è un toccasana.
Mi ritrovo in questo forum perché qualche giorno fa mi è venuta la curiosità di digitare sul motore di ricerca la frase "fingere di uscire" (in realtà la ricerca è stata più elaborata), volevo scoprire se sono una perla nera o se, invece, appartengo ad una coltivazione di ostriche esemplari. Dalla ricerca è saltato fuori una discussione aperta qualche anno fa proprio in questo sito... ed eccomi qui. Non sono, quindi, l'unico!
È mia opinione (lasciami illudere) che le persone afflitte da "capitomboli dell’umore" sviluppino una sensibilità più nobile, spesso accompagnata da un sentimento di onestà più elevata, da maggior diplomazia e da un bagaglio culturale più pesante.
A volte i sociofobici, sparpagliati nella massa, si sentono fuori luogo non per inferiorità individuale, ma per piena consapevolezza delle singolari qualità personali. A volte purtroppo, non sempre! I tartufi, che sono pur sempre dei funghi, si sottraggono al più diffuso esibizionismo dei consimili e s'impreziosiscono sotto terra. Un tartufo vale molto più della classica amanite phalloides.
Occorre dissotterrarsi. Non è per nulla facile, ma se qualcuno prova a portare alla luce colui che si ostina a nutrirsi al buio... non bisogna opporsi. Sotto terra ci finiremo tra cent’anni (e anche più).
Cara Very90, non so se arriverai a leggere il mio post sino al termine, ma se sono riuscito a farti sopravvivere sino all'ultima riga senza averti scatenato un devastante attacco di panico, ti ho appena dato una riprova che... Vinco_Sempre_Io!!!
Vecchio 27-05-2012, 14:24   #4
Esperto
L'avatar di very90
 

Quote:
Originariamente inviata da Vinco_Sempre_Io Visualizza il messaggio
Ciao!
Proverò a sintetizzare, reggiti forte!
'Mmazza che sintesi!

Quote:
Originariamente inviata da Vinco_Sempre_Io Visualizza il messaggio
Cara Very90, non so se arriverai a leggere il mio post sino al termine, ma se sono riuscito a farti sopravvivere sino all'ultima riga senza averti scatenato un devastante attacco di panico, ti ho appena dato una riprova che... Vinco_Sempre_Io!!!
Ho letto tutto ed è stato un piacere leggerti, nè attacchi di panico nè noia. Ed hai una notevole forza di volontà.
Benvenuto
Vecchio 27-05-2012, 17:42   #5
Esperto
L'avatar di missim
 

Ciao e benvenuto
Vecchio 27-05-2012, 20:24   #6
Esperto
L'avatar di Inosservato
 

benvenuto
Vecchio 28-05-2012, 21:36   #7
Principiante
L'avatar di Vinco_Sempre_Io
 

Grazie infinite per l'accoglienza!

Grazie Very90
Grazie Missim
Grazie Inosservato
Vecchio 29-05-2012, 15:20   #8
Banned
 

ciao e benvenuto
Vecchio 29-05-2012, 15:29   #9
Avanzato
L'avatar di Io, semplice.
 

Bellissima lettura; benvenuto
Vecchio 29-05-2012, 21:34   #10
Principiante
L'avatar di Vinco_Sempre_Io
 

Grazie Eric Junkwood
Grazie Shady74
Grazie Rainy
Grazie Io, semplice
Vecchio 01-06-2012, 10:38   #11
Esperto
L'avatar di amarlena
 

Quote:
Originariamente inviata da Vinco_Sempre_Io Visualizza il messaggio
Ciao!
........... Le palle, però, le ho tirate fuori. Ho sfidato gli attacchi di panico, ho imparato ad amministrarli e a mettermeli sotto i piedi, da qui l’origine del mio nick: Vinco_Sempre_Io......
A parte darti il benevenuto e dirti che la tua storia mi ha proprio rapita pur non soffrendo io di attacchi di panico
( ma essendo preparata sull' argomento perchè una mia cara amica ne soffre da anni ) volevo chiederti la parte che tu hai omesso.
Nella tua metafora delle stagioni ( bella si ) hai parlato immagino dell' inverno della tua vita relativo infatti ai sei mesi bui ma l' autunno?
Se hai vinto è perchè hai imparato qualcosa che non tutti imparano e cioè la gestione del problema.
Quali sono state le tue tappe?
Immagino ti tu sia prefissato un tenace programma di prove partendo dai gradini piu bassi ma che abbia anche dovuto accettare in taluni casi il peso del fallimento.
Vorrei questo racconto se non ti dispiace anche in privato sebbene penso possa interessare a molte persone che sul forum possono avere il medesimo problema .Non so bene tu che ci faccia qui.
Penso che non frequenterai molto il forum....non foss' altro per il fatto che dopo aver scoperto che non sei una mosca bianca vorrai confrontarti con persone che hanno il tuo grado di consapevolezza che hanno addirittura accettato che il problema /la malattia l' ha migliorato...ed a mio avviso non ne troverai molte.
Perdona il pessimismo.
In bocca al lupo
Vecchio 02-06-2012, 10:18   #12
Principiante
L'avatar di Vinco_Sempre_Io
 

Ciao Amarlena, grazie per il benvenuto!
Premetto che non ho il dono della sintesi, quindi prendi fiato e butta giù d’un sorso.
Se vantassi d’avere in tasca la formula per annientare gli attacchi di panico, non solo sarei pericolosamente illusorio, ma sarei addirittura da imbavagliare.
Non ho mai avuto alcun avvicinamento ti tipo psicologico, pertanto mi astengo dall’esprimere opinioni su chi sceglie questo cammino e su chi offre tale percorso.
Senza tanti fronzoli mi rivolsi direttamente ad un Medico (psichiatra) molto accreditato, l’approccio iniziale fu chiaramente farmacologico. Un professionista quasi al termine della sua carriera, ricchissimo di esperienza e di portafoglio, delle mie novanta mila lire, probabilmente, ne fece un uso sanitario (il termine sanitario, in questo caso, va inteso in senso igienico, non ospedaliero).
Mi parlò dei suoi attacchi di panico e dell’ipocondria maturata durante gli studi universitari, di ogni patologia che studiava ne avvertiva i sintomi. Le sue "crisi" cessarono quando la moglie, dopo aver partorito da alcuni mesi la prima ed unica figlia, morì di leucemia fulminante. I riflettori si spostarono sulla figlia, la "paura della morte improvvisa e apparente" era divenuta il minore tra i mali, i timori evaporarono all’improvviso. Paradossalmente, durante quel colloquio, i ruoli s’invertirono, io diventai il medico e lui il mio paziente. Fondamentali furono le avvertenze sull’uso dei farmaci e la pericolosità degli abusi, fu molto scrupoloso, onesto e riguardoso.
Mi fornì un numero di telefono (erano i primi cellulari) e m’invitò a chiamarlo ogni qual volta ne avessi avvertito l’urgenza. La prima occasione si presentò qualche sera dopo l’inizio della cura, lo chiamai in preda all’attacco. Mi tranquillizzò, poi il discorso prese un’altra piega. Dopo un quarto d’ora mi disse: "Ma non mi hai chiamato per parlarmi degli attacchi di panico? Che fine hanno fatto?". Un'altra sberla, ancora una volta mi mise di fronte all’evidenza che con un minimo di distrazione l’allarme "fobia" rientrava spontaneamente.
Non è stato semplice, i primi sei mesi sono stati piuttosto tormentati e disagevoli. Chi soffre di attacchi di panico subisce delle reazioni a catena che contaminano l’intero equilibrio emotivo, l’effetto domino fa venir giù i tasselli uno ad uno e gli effetti secondari esplodono a grappolo. Puoi fare tutti gli accertamenti del caso, ma una volta ricevuto il conforto dell’esito (NON HAI NULLA), passati due giorni, ricominci a "giocare con la sua mente e i suoi tarli" (giusto per citare una canzone). Ritieni che probabilmente il medico (o lo strumento adottato) non sia stato in grado di rilevare la natura del malessere. Cadi nella convinzione di avere qualcosa di grave e d’irreversibile. Anche quel piccolissimo neo che hai sempre avuto sotto l’ascella prende le forme di un "melanoma mentale", e così ogni piccola scossa intercostale, piuttosto che il naturale gorgoglio della digestione o il regolare dilatarsi della pupilla. Non parliamo del telefono che squilla o della sveglia che trilla... si rivolta tutto a sfavore.
Passati i sei mesi di cura, e firmato un temporaneo armistizio, decisi di reagire. Affrontai gli attacchi di panico, ripresi a viaggiare in aereo... e non ti racconto il dramma d’aver avuto un interrotto attacco di panico per tutta la durata del volo. Andai persino in uno dei parchi divertimenti più rinomati, passai al setaccio tutte le giostre, anche quelle fottutissime montagne russe sulle quali non avrei messo piede neppure in condizioni d’incoscienza adolescenziale. Mi sono divertito? Non alla follia, ma ce l’ho fatta!

Sempre dopo i fatidici sei mesi conobbi una ragazza, abitava a circa 45 chilometri dalla mia città. Per raggiungere il suo paese c’erano due possibilità: una strada statale sempre affollata e sicura, oppure una via interna desolata e sconfortante. Percorrendo la prima avrei guadagnato in termini di serenità, ma avrei allungato il percorso di circa sette chilometri. Utilizzando la seconda avrei accorciato il tragitto, ma sapevo che mi sarei cagato sotto.
All’andata imboccavo la via più lunga (evitavo di sollecitare inutili attacchi di panico che potessero compromettere la successiva attività sessuale). Al rientro, pur conoscendo quel che mi aspettava, m’infilavo nel percorso più doloroso: 45 chilometri in solitaria e senza eventualità di uscirne fuori. Sistematicamente, una volta giunto a metà tragitto (quando la possibilità di tornare indietro era la stessa di arrivare sino in fondo), si scatenava l’attacco di panico. Terribile, prova ad immedesimarti nella situazione di chi si ritrova a dover guidare con indosso i sintomi di un moribondo. Tra l’altro la muscolatura si contraeva sino al punto che continuare a mantenere le mani sul volante era un’impresa fallimentare. La situazione può essere equiparata ad un soggetto che non sa nuotare e improvvisamente si ritrova immerso nel bel mezzo dell’Oceano, al buio, lontano da ogni forma di salvezza, con l’acqua che incomincia ad allagare il respiro e con gli squali che gironzolano attorno.
Come da copione, a 5 chilometri dall’arrivo, appena scorgevo le luci della città, l’attacco di panico si smorzava sino a spegnersi del tutto. Quest’andirivieni durò circa otto mesi con una media di due volte a settimana. Della relazione con questa ragazza mi stancai, degli attacchi di panico no (oramai eravamo uniti nella gioia, nel dolore e nella malattia).

Presi confidenza con il mio problema, la stessa familiarità che si può avere con un Leone addomesticato, quando meno te lo aspetti si avventa al collo.

Non ricordo esattamente quando, però ricordo benissimo che mi punse un’ape, era un periodo in cui si sentiva parlare di "shock anafilattico derivante dalla puntura degli insetti". Attacco di panico all’ennesima potenza, la gola s’irrigidì e il respiro diventò agitato. Erano i sintomi dello shock anafilattico? Presi il cellulare, digitai le cifre "118" e posizionai il dito sul tasto d’invio, pronto a far partire l’S.OS. qualora avessi avvertito un ulteriore peggioramento dei sintomi. Passarono dieci, venti e trenta e più minuti, sempre fermo, immobile. Come è andata a finire? Era il solito assalto fobico , nessuna chiamata verso il "118", nessuno shock anafilattico... l’ape, dopo avermi lasciato in eredità il pungiglione, morì. Io, invece, continuo a saltellare da un fiore all’altro.

Ti ho citato due episodi banali e qui inchiodo i freni, altrimenti ci rimettiamo la vista (io a scrivere e tu a leggere). Ti ho raccontato soltanto due atomi di una molecola molto più grande, non mi dilungo perché il principio applicato e lo stesso: io gli attacchi di panico me li sono inculati! (Chiedo venia per l’espressione, ma si è resa necessaria).
Sono stato fortunato? La fortuna è come Babbo Natale, non esiste! Sono stato molto determinato, se non avessi applicato forza e volontà, oggi il mio comodino sarebbe più fornito di una farmacia psichiatrica.
Detto ciò, francamente, non mi sento di offrire nessun consiglio su cosa fare per rimarginare gli attacchi di panico. Mi sono ritagliato un percorso a mia immagine e somiglianza, un modello che a me è calzato alla perfezione, ma se indossato da altri difetterebbe su ogni fianco. Sarei uno sprovveduto se invogliassi un "sofferente di panico" a salire su un aereo, a farsi un giro della morte sulle montagne russe o a percorrere in auto 45 chilometri di angoscia... probabilmente ci rimetterebbe la pelle.
Un parere, tuttavia, mi permetto di esprimerlo, ma fai conto che sia un pensiero non espresso: se il pigiama diventa la seconda pelle, se non si sa più dove finisce il sedere e dove comincia il divano, se si osserva il cielo nella speranza che una stella cadente precipiti nel proprio giardino o che la befana scenda dal camino, se si trascorrono le giornate a meditare sulla frase da far incidere sulla propria lapide dopo il trapasso, se l’unica finestra con affaccio sulla vita si chiama "Internet Explorer", se lo pseudonimo del proprio nome diventa "RagazzoTriste", se i problemi sono tali perché "i miei hanno voluto così", se non lavorerò mai più perché a 25 anni sono già decrepito, se del pezzo di carta non me ne faccio nulla perché la carta igienica costa meno, se l’alluce del tuo piede è più bello del mio, se la gente è così perché io sono cosà, se tu sei sempre l’assassino ed io sono sempre la vittima, se il tuo sorriso è una paresi facciale mentre la mia tristezza è più spontanea… se e poi ancora tanti altri se... campa cavallo, si ferma pure la Terra. Tutto ciò si riassume nella frase "vivere da malati per morire sani".
Un’ultima cosa, poi ti lascio: non sono una mosca bianca. Non sono proprio una mosca, perché esse, bianche o nere che siano, si posano sempre sulla mer** (e ci provano anche gusto). Io invece, con gli attacchi di panico, mi sono imbrattato una volta e mai più. Nessuno ha deciso che io conoscessi gli attacchi di panico e nessuno mi ha detto "alzati e cammina". Ogni tanto potremmo pure degnarci di alzare il cul* di propria iniziativa, non credi? Eppur si muove!


P.S. Non partecipo spesso alle discussioni del Forum perché per logiche di tempo mi è più facile leggerle che commentarle. Oltretutto, ciò ti sembrerà impossibile, non amo molto scrivere. Confermo quanto detto, chi subisce "collassi dell’umore" è maggiormente spirituale rispetto alla banalità dei "cubetti di ghiaccio" (il tenore degli argomenti ne è la conferma, senza distinzione di sesso ed età).
HAVE A GOOD SATURDAY NIGHT
Vecchio 04-06-2012, 20:05   #13
Esperto
L'avatar di amarlena
 

Quote:
Originariamente inviata da Vinco_Sempre_Io Visualizza il messaggio

...................... se si osserva il cielo nella speranza che una stella cadente precipiti nel proprio giardino o che la befana scenda dal camino, se si trascorrono le giornate a meditare sulla frase da far incidere sulla propria lapide dopo il trapasso, se l’unica finestra con affaccio sulla vita si chiama "Internet Explorer", se lo pseudonimo del proprio nome diventa "RagazzoTriste", se i problemi sono tali perché "i miei hanno voluto così", se non lavorerò mai più perché a 25 anni sono già decrepito, se del pezzo di carta non me ne faccio nulla perché la carta igienica costa meno, se l’alluce del tuo piede è più bello del mio, se la gente è così perché io sono cosà, se tu sei sempre l’assassino ed io sono sempre la vittima, se il tuo sorriso è una paresi facciale mentre la mia tristezza è più spontanea… se e poi ancora tanti altri se... campa cavallo, si ferma pure la Terra. Tutto ciò si riassume nella frase "vivere da malati per morire sani".

..................... Nessuno ha deciso che io conoscessi gli attacchi di panico e nessuno mi ha detto "alzati e cammina". Ogni tanto potremmo pure degnarci di alzare il cul* di propria iniziativa, non credi? Eppur si muove!
( io direi piuttosto vivere da malati e morire cmq da malati...)
Per il resto complimenti per la tua forza d' animo.
Come ti dicevo non soffro nello specifico di dap ma la tua esperienza raccontata mi è piaciuta e sono d' accordo con te su tutto forse potresti scrivere qualcosa un libro sull' argomento....magari potrebbe servire d' aiuto. Pensaci ciao
Vecchio 04-06-2012, 23:57   #14
Principiante
L'avatar di Vinco_Sempre_Io
 

Quote:
Originariamente inviata da amarlena Visualizza il messaggio
forse potresti scrivere qualcosa un libro sull' argomento....magari potrebbe servire d' aiuto. Pensaci ciao
Scrivere un libro?
Per carità, piuttosto m’inchiodo i genitali al soffitto.
Ognuno si adoperi nel suo mestiere (il mio, giusto per non generare equivoci, non è inchiodare genitali al soffitto).
CiaoCiao
Vecchio 05-06-2012, 17:46   #15
Banned
 

Se non c'è azione non c'è cambiamento
Vecchio 05-06-2012, 21:14   #16
Principiante
L'avatar di Vinco_Sempre_Io
 

Quote:
Originariamente inviata da Sampei80 Visualizza il messaggio
Se non c'è azione non c'è cambiamento
Già, azione! È più comodo starsene sul divano con il telecomando fra le mani che sopportare la fatica di alzarsi per tirare la spina. Ci vuole uno strappo, bello forte! Ecco, io non mi limitai a cambiare canale, né attesi che la montagna andasse da Maometto.
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