Frequento la mia psicoterapeuta da più di un anno. È molto preparata e professionale e nei primi mesi ho avuto dei benefici dalla psicoterapia. Tuttavia ora mi sembra di andarci solo per prassi. Non mi convince più, non la sento vicina e mi secca confrontarmi con lei. Spesso mi sembra che le sto solo facendo un piacere.
Insomma, dal punto di vista pratico apprezzo il suo modo di fare, ma dal lato umano non mi sento in sintonia con lei, per niente.
Inoltre non mi scende giù il fatto che sia alquanto ignorante e non interessata alla materie umanistiche. È possibile tentare di risolvere i dubbi di una persona senza aver avuto almeno la curiosità di leggere i grandi pensatori del passato e del presente?
Lei ai nostri primi appuntamenti mi diceva che non dovevo sentirmi in obbligo di ritornare e che dovevamo diventare una squadra perché la terapia funzionasse. Ecco, appunto, io questo sintonia non la sento.
Io credo che uno psicoterapeuta debba essere attraente e seducente per il suo paziente, debba risvegliare in lui una certa carica erotica (confido nel fatto che non ci troviate niente di porno in queste parole), cioè creare in lui la voglia di ritornarci perché insieme si sta andando verso un obiettivo comune: la guarigione del paziente.
Non solo per me questa attrazione è fondamentale. Anche una ragazza che lavorava nello stesso ambito mi disse che bisognava innamorarsi del proprio psicoterapeuta.
Umberto Galimberti fa un discorso simile per quanto riguarda la scuola e una sua erotizzazione da parte dei professori.
Non voglio dare la colpa alla mia psicologa, la verità non sta mai tutta da una parte o dall'altra. Dunque vi chiedo cosa ne pensate, magari considerando anche le vostre eperienze di psicoterapia, se ne avete avute.