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Vecchio 09-12-2015, 13:17   #1
Esperto
L'avatar di Antonius Block
 

Non so di preciso quando ho iniziato a farlo ma ho smesso di essere me stesso anni fa.
Per integrarmi ho costruito un personaggio e ogni volta che esco mi metto a recitare quella parte. Fondamentalmente questo personaggio è una versione di me molto più estroversa, positiva, allegra e strafottente. Dato che la mia rete di conoscenze è divisa in compartimenti con scarso/nullo contatto tra loro personalizzo questo personaggio per adattarlo meglio ad ogni gruppo. Quando voglio coprire qualcosa mento miscelando verità e fantasia e faccio riferimento ad uno degli altri compartimenti. Dato che sono bravo sia a recitare che a mentire sono riuscito a rendere reale questo personaggio. Ogni menzogna infatti ha una parte di verità ed è costruita ad arte in modo da poter essere verificata. Per chi lo ha visto è una situazione simile a quella del film Big Fish di Tim Burton (solo che anziché rendere straordinarie storie normali ho reso verosimili storie mediocri).

Mi chiedo ora se tutto questo abbia un senso.
Da un lato è innegabile che senza questo stratagemma probabilmente ora sarei un eremita depresso e non avrei né fatto quelle esperienze che mi hanno fatto crescere né conosciuto tante persone alle quali tengo.
D'altro canto penso al fatto che tutto ciò che ho è fumo, una finzione, un castello di carte. Le (poche) esperienze che ho fatto le ho rubate con l'inganno. I (deboli) legami che le persone hanno non sono con me ma con quel fabtoccio che ho creato.
Mi chiedo quanto sia possibile reggere una situazione del genere. Già una volta sono scoppiato per il peso di questa situazione ma allo stesso tempo le cose che mi hanno aiutato a riprendermi sono riuscito ad ottenerle solo affinando ulteriormente quel personaggio.
Vecchio 09-12-2015, 13:32   #2
Esperto
L'avatar di feaanor
 

Mi sono trovato parzialmente nella tua stessa situazione.
Nel mio caso i due compartimenti stagni erano il liceo (dove in sostanza ero uno degli sfigati ed emarginati della classe, solo nell'ultimo anno ho cambiato qualcosa) e l'università, dove invece mi sono inserito alla grande, normalmente, QUASI da estroverso.
Entro un paio di anni o poco più spero di inserirmi nel lavoro, e quello sarà il terzo compartimento.

Io però penso di essere riuscito ad "essere me stesso", nel senso che prima al liceo ero condizionato dagli atteggiamenti esterni, dal giudizio degli altri, dalle mie paure, quindi risultavo più chiuso, timido e problematico di quanto non fossi in realtà.
All'università, molto lentamente e con grandi sforzi, sono riuscito a non farmi più condizionare dalle cose di cui sopra e a trovare una spontaneità nel fare le cose, e ho scoperto con mia grandissima sorpresa che, in alcune cose, sono socievole e aperto. Poi è chiaro che la storia passata ha acuito la mia voglia di solitudine e altre cose.

Dovresti pensare a quanto "spontaneamente" hai fatto queste cose, e quanto invece derivano dalla voglia di piacere agli altri per potersi inserire nei vari contesti che descrivi (cosa che capisco, l'ho fatto anch'io in passato ed ho ottenuto risultati).
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