Non so di preciso quando ho iniziato a farlo ma ho smesso di essere me stesso anni fa.
Per integrarmi ho costruito un personaggio e ogni volta che esco mi metto a recitare quella parte. Fondamentalmente questo personaggio è una versione di me molto più estroversa, positiva, allegra e strafottente. Dato che la mia rete di conoscenze è divisa in compartimenti con scarso/nullo contatto tra loro personalizzo questo personaggio per adattarlo meglio ad ogni gruppo. Quando voglio coprire qualcosa mento miscelando verità e fantasia e faccio riferimento ad uno degli altri compartimenti. Dato che sono bravo sia a recitare che a mentire sono riuscito a rendere reale questo personaggio. Ogni menzogna infatti ha una parte di verità ed è costruita ad arte in modo da poter essere verificata. Per chi lo ha visto è una situazione simile a quella del film Big Fish di Tim Burton (solo che anziché rendere straordinarie storie normali ho reso verosimili storie mediocri).
Mi chiedo ora se tutto questo abbia un senso.
Da un lato è innegabile che senza questo stratagemma probabilmente ora sarei un eremita depresso e non avrei né fatto quelle esperienze che mi hanno fatto crescere né conosciuto tante persone alle quali tengo.
D'altro canto penso al fatto che tutto ciò che ho è fumo, una finzione, un castello di carte. Le (poche) esperienze che ho fatto le ho rubate con l'inganno. I (deboli) legami che le persone hanno non sono con me ma con quel fabtoccio che ho creato.
Mi chiedo quanto sia possibile reggere una situazione del genere. Già una volta sono scoppiato per il peso di questa situazione ma allo stesso tempo le cose che mi hanno aiutato a riprendermi sono riuscito ad ottenerle solo affinando ulteriormente quel personaggio.