Buongiorno a tutti, con un po' di ritardo vorrei avvertirti che in edicola, nel nuovo numero di Urania dal titolo "ONRYO", è presente un racconto dal titolo "FOBIA", che parla di fobia sociale.
Questo il link:
http://blog.librimondadori.it/blogs/...di-morte-1578/
Questo l'incipit:
Fobia sociale.
Un disturbo mentale, altamente invalidante, rappresentato dal terrore di trovarsi in situazioni sociali di qualsiasi genere, come incontri, feste, cene, e di essere osservati dalle altre persone; ai livelli più gravi, impedisce anche solo di parlare con uno sconosciuto. La paura provata si manifesta con sintomi peggiorativi: ansia, tachicardia, sudorazione, tremore, nausea, mal di testa, attacchi di panico, collasso totale. Frequenti sono anche sintomi più reconditi, come pensieri aggressivi, masochisti e auto-annientativi.
Sostanzialmente, i fobici sociali sono convinti che le loro azioni o le loro parole pubbliche siano sotto costante osservazione e giudizio da parte delle altre persone, che questo giudizio non possa che essere fortemente negativo, che tutto ciò che si farà e si dirà sarà totalmente inadeguato e inopportuno, e che comporterà effetti disastrosi sulla propria reputazione, sul proprio status sociale, sulla propria autostima.
I soggetti affetti da questo disturbo ansiogeno applicano in modo innato dei meccanismi evitanti della personalità, chiamati in gergo dep (disturbi evitanti di personalità): evitano cioè le situazioni sociali che creano in loro il terrore, l’ansia, la crisi di panico; bloccano sul nascere quindi l’ansia anticipatoria, la paura che li colpisce anche molti giorni prima dell’evento scatenante (una riunione di lavoro, un incontro pubblico, un appuntamento sentimentale).
I fobici sociali sono consapevoli dell’assoluta mancanza di motivazione circa tale patologia, della sua irragionevolezza, ma questo non impedisce loro di esserne annientati.
E’ molto diversa dalla timidezza. La differenza sostanziale è che la timidezza non impedisce alla persona di avere una vita sociale, di frequentare persone, di uscire di casa, di andare a una festa.
La fobia sociale, invece, impedisce tutto questo, e rende l’individuo asociale, solitario, ansioso, depresso. Se non curata con le giuste terapie, il malato può finire in due modi: condurre una vita triste, di reclusione, insoddisfacente, isolata, oppure suicidarsi.
La prima soluzione, in ogni caso, non esclude la seconda.
Nelle società economicamente e tecnologicamente avanzate, si stima che ne soffra il tre per cento della popolazione. In Giappone si arriva a punte del sei. I fobici sociali si contano perciò nell’ordine delle decine, delle centinaia di migliaia.
Questa è la storia di uno di loro.
Hurt cantata dalla voce ipnotica di Johnny Cash suonava piano, nella sala in penombra. Le tapparelle abbassate per tre quarti, la luce vacua dei primi giorni di aprile del duemila e nove che strisciava dentro, infilandosi in qualche angolo e restandosene accucciata lì. Valerio se ne stava sdraiato su uno dei divani color panna, dipinto di grigio dall’ombra, con l’uomo seduto sulla sedia in vimini, di fianco a lui, a parlare sottovoce. Tutto veniva registrato da un piccolo apparecchio posizionato sul tavolino di noce, poco distante.
- Lo ha fatto? - chiese il dottor Calgroni.
- Sì. L’ho fatto. Non è stato semplice.
- Lo immagino. Come è andata?
Valerio sospirò. Tacque per qualche attimo. - E’ stato… intenso. - altro sospiro. - Ma… non so quanto possa servire, davvero. Stavo malissimo. Avevo… ho creduto di morire. - terzo sospiro. - E’ stato terribile.
- Mi racconti.
Spero che questo post non sia considerato spam, nel qual caso me ne scuso fin d'ora. Ho creduto potesse essere una segnalazione di interesse generale.
ciao!