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09-09-2018, 02:02
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#1
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Non è opera mia.
Cara Esther, i gabbiani non si pòsano piú qua; da un anno a questa parte sembra èvitino la zona, o cosí pare. Forse è l'esaurimento delle riserve di pesce a tenerli alla larga. Magari sono io. Quando era sbarcato qui la prima volta, Donnelly scrisse che le mandrie erano malaticce e i loro pastori il misèrrimo ceto sociale delle intere ísole Ébridi. Trecento anni dopo, persino loro si son dileguati.
Donnelly riporta la leggenda dell'eremita: un santone alla cerca dell'isolamento nella sua forma piú pura. Presumibilmente, egli aveva remato fin qui dalla terraferma su d'una barca senza fondo, quindi, la notte, tutta la fàuna marina poté affiorare a galla per disquisire con lui. Chissà che noia gli dovette procurare quel loro chiacchiericcio! Forse, ora che tutto ciò che infesta il mare non son altro che i rifiuti scaricati dalle navi cisterna, troverebbe maggiór quiete. Si narra ch'egli abbia spalancato le braccia in un'insenatura lungo la scogliera meridionale e la falesia si sia spaccata per fornirgli riparo; dícono che morí di febbri centosessant'anni piú tardi e che i pastori gli lasciàvano delle offerte all'imboccatura della caverna, sebbene Donnelly appunti che nessuno di loro abbia mai giurato d'averlo visto. Mi son recato presso il suo rifugio e ho elargito il mio òbolo, ma, al par di loro, sembra ch'io sia un soggetto indegno della sua solitúdine.
Volévano èrgere un parco eòlico proprio qua, lontano dalla rabbia e dall'intolleranza della plebaglia. Il mare - blateràvano - è troppo impetuoso e le turbine non avrèbbero retto: evidentemente nessuno di costoro doveva aver mai messo piede qui, per constatare di persona la pace sovrana di questo luogo. Io l'avrei appoggiato; quelle pale sarèbbero state un baluardo idoneo per un asceta contemporàneo: la rivoluzione e la permanenza.
Il libro di Donnelly non era piú stato preso in prèstito dal 1974. Decisi che non sarebbe mancato ad alcuno quando l'infilai nel cappotto, distogliendo lo sguardo dal bibliotecario mentre sgattaiolavo fuori. Se già la materia trattata è farraginosa, lo stile letterario dell'autore lo è ancór di piú: non è il resoconto d'un cronista lúcido e fededegno. Forse è giusto che il mio único compagno in questi miei últimi giorni debba èssere un tomo rubato, scritto da un morituro.
Quando qualcuno moriva, era moribondo o cosí gravemente ammalato che omai s'era persa la benché mínima speranza, intagliàvano delle línee parallele lungo le pareti della scogliera, esponendo lo strato di bianco gesso sottostante. Aguzzando la vista si potévano scòrgere dalla terraferma o dai pescherecci e dunque si valutava se fornire aiuti o mettere piuttosto la zona in quarantena... e attèndere una generazione affinché qualsíasi pestilenza avesse infettato le mulattiere fosse stata debellata insieme alle sue víttime. Le mie línee sèrvono solo a questo: tenere alla larga gli aspiranti soccorritori. L'infezione non è semplicemente nella carne.
Cito direttamente: ''Gentaglia che ha ben poco di raccomandàbile. Già ho passato tre giorni in compagnia di costoro, il che è, temo, oltre i límiti della sopportazione per chi non sia nato qua. Malgrado la loro noiosa tendenza a recitàr le Scritture, appàiono come i piú dimenticati da Dio fra tutti gli abitanti delle ísole esterne. Invero, in questo caso, la solenne gravità di cotàl espressione - dimenticato da Dio - sembra raggiúngere il suo màssimo àpice.'' Immàgino pure Donnelly reputasse coloro che vagabóndano su questo tratto di costa èssere alla deriva da ogni redenzione. Mi domando se avesse incluso anche se stesso nell'elenco.
Cara Esther, ho incontrato Paul. Ho fatto il mio píccolo pellegrinaggio: la mia Damasco è una villetta bifamiliare nei sobborghi di Wolverhampton. Ci siam bevuti un caffè nel suo cucinino e abbiàm provato a entrare in sintonía l'un l'altro. Quantunque sapesse che non ero giunto in cerca di scuse, giustificazioni o vendetta, venne sbalzato da un attacco di pànico, scaraventato conscio in aria dal suo stesso còfano ammaccato. La responsabilità l'aveva incanutito: come noi, egli aveva già oltrepassato ogni concepíbile frontiera della vita.
Ti lascerei delle offerte votive, fuori del tuo rifugio, in questo interstizio tra la scogliera e la battigia. Ti donerei pani e pesci, ma le scorte di pescato sono esaurite e non ho piú pagnotte. Ti riporterei a remi nel tuo paese natío su d'una barca senza fondo, temo però che ambo impazziremmo a càusa del parlottío delle creature del mare.
Persèvera ad asserire non fosse ubriaco, solo stanco. Non riesco piú a giudicare o distínguere la cosa. Anch'io ero sbronzo e spossato quando attraccai qui. M'incamminai su per il viòttolo ch'era buio pesto e m'accampai in quella cala ove s'era incagliato un peschereccio. Solo l'indomani all'alba notai il casolare e decisi di alloggiarmi temporaneamente colà. Mi aspettavo di trovare soltanto il traliccio e un radiotrasmettitore infilato da qualche parte in una cassetta a tenuta stagna sul monte. All'apparenza aveva una stabilità precaria, come ogni altra costruzione nei dintorni; ma sembrava avesse evitato gli effetti dell'erosione.
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Ultima modifica di Svers0; 12-10-2018 a 19:24.
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12-10-2018, 18:04
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#2
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Cara Esther, ho ripercorso il tratto dell'autostrada M5 tra Exeter e Bristol già ventún volte, quantunque abbia tutti i rapporti e le testimonianze e li abbia ricontrollati minuziosamente al millímetro usando le mie planimetríe dell'Istituto Cartogràfico Statale, proprio non riesco a trovare il punto. A pensarci bene dovrèbbero èsserci dei segni, una sorta di prova. È da qualche parte tra l'uscita per Sandford e la stazione di servizio Welcome Break. Lo individuo sempre nello specchietto retrovisore, eppure a tutt'oggi non sono stato capace di trascinarlo a riva.
Cara Esther, mentre stàvano catalogando i danni, ebbi paura tu ti saresti improvvisamente riseduta, stiracchiata e poi non saresti piú stata in grado di riconóscermi, ti orbitavo attorno come un'arcigna cometa, la nostra storia strascicava dietro me nel vento solare di làmpade fluorescenti. La tua chioma non era stata ancora spazzolata, né i tuoi belletti riapplicati. Eri proprio come una spiaggia per me, supina pronta per l'ispezione, la tua geografía narrava una vicenda, benché facesse allusioni alla geología occulta sotto le incisioni e le ecchímosi.
Ci dev'essere un buco sul fondo di questa barca. Come potrèbbero esser arrivati nuovi anacoreti altrimenti?
La boa mi ha tenuto vígile tutta la nottata. Mi son seduto, quand'ero proprio al límite estremo dello sconforto, mentre credevo che mai avrei risolto il mistero di quest'ísola, mi son seduto sull'orlo a contemplare quello stúpido galleggiante lampeggiare nelle tènebre. È afàsico e ritardato, scevro di pensieri in quella sua zucca metàllica, fuorché ammiccare a ciascún'onda, minuto per minuto sin al sórgere dell'indomani che lo renderà cieco nonché sordomuto. Abbiamo un sacco di cose in comune.
Ricordo che correvo sulle piagge di Cromer, e non v'era alcún naufragio là. Ho passato giornate a rastrellare la spazzatura che si riversa sulla bàttima e ne sto assemblando una collezione nei piú imi recessi. Che museo stravagante ne salterebbe fuori! E che dire riguardo la mummia del suo curatore? Dovrò mica procurarmi una bara di vetro e fíngere noi due esser Biancaneve?
Soffrivo di calcoli renali ed eri venuta a visitarmi in ospedale. Al risveglio dall'operazione, quand'ero ancora mezzo stordito dagl'anestètici, tanto il tuo profilo, quanto i tuoi discorsi erano sfocati. Adesso i miei càlcoli renali sono evasi, si son tramutati in un'isolotto e tu ti sei resa opaca per colpa della màcchina d'un beone.
Ho iniziato la mia ascesa sul versante occidentale riparato dal vento. Il Sole al tramonto era un occhio incandescente che si serrava abbacinato dai lumi dei mèdici. Il mio collo è dolorante a forza di allungarlo per non perder di vista il balenío dell'antenna. Devo tenere lo sguardo basso e seguitare il cammino sotto l'ísola verso un nuovo inizio.
È questo che vide Paul attraverso il parabrezza? Non la moglie di Lot, il mento appoggiato alla spalla, ma uno sfregio sul fianco della collina, che precípita nell'oscurità, in eterno.
Diluvio a Cromer; una gita scolàstica. Ci riparammo in massa sotto una fermata dei mezzi púbblici, stipati come bestiame, gl'insegnanti pastori uggiosi. La sabbia nei miei taschini piú màdida a ogni istante.
La bàita fu edificata originariamente agl'inizî del '700. In quel período, la pastorizia s'era cristallizzata in una carriera. Il primo pastore stanziale fu un tal Jakobson, oriundo d'immigrati scandinavi. I continentali non lo consideràvano un gentiluomo. Si trasferiva qui d'estate per costruirsi casa, sperando che, infine divenuto proprietario terriero, gli avrebbe assicurato una sposa e degli eredi. Donnelly dice che gli andò male: si prese un qualche morbo dalle sue bestie infàuste e si spense due anni dopo averla completata. Nemmeno v'era alcuno a intagliargli càndide línee lungo il poggio.
Le làmpade a olio esaurite, non adoprai una torcia, lessi bensí al chiaro di Luna. Quando ne avrò compreso anche gl'últimi brandelli sensati, getterò il libro di Donnelly dalla scogliera e magari me stesso assieme. Forse tornerà a galla attraverso le grotte ed erutterà dalla sorgiva durante la stagione pluvia, sgorgando verso la spelonca dell'eremita. Oppure me lo ritroverò sul tàvolo al mio risveglio. Credo di averlo già buttato a mare diverse volte.
Aveva donato il suo corpo alla facoltà di medicina e chirurgía e fu debitamente sezionato dinanzi una platea di matrícole ventún giorni dopo il trapasso. Il reperto autòptico è incluso nella mia edizione del suo libro. La sifílide aveva scorrazzato per le sue budella come un autista ebbro, strapazzando i suoi òrgani come uova nel piatto. Tuttavía la definizione fu piú che sufficiente per un esame sommario e, come avevo sospettato, trovàrono tracce evidenti di calcolosi. È palese che abbia patito dolori atroci nei suoi últimi anni di vita: forse è questo il motivo della sua dipendenza da làudano. Nonostante un símile vizio lo renda un testimone inaffidàbile, mi sento attratto nella sua òrbita in misura crescente.
Recuperàrono Jakobson agl'esordi della primavera, il disgelo ancora in fíeri. Seppure deceduto da sette mesi circa, il suo corpo era stato preservato dal ghiaccio sin al midollo e non mostrava segni di decomposizione. Tutto intorno lui dei fiorellini si protendévano verso il tenue Sole, le gioiose caprette s'erano abituate a vívere senza padrone e brucàvano liberamente sparpagliate per la conchetta. Donnelly scrive che mossi da fobíe e ribrezzo lo scagliàrono giú nella voràgine, ma non posso corroborare questa versione.
Questo bagnasciuga non è adatto per porre fine alla propria esistenza. Jakobson l'aveva intuito, Donnelly pure. Jakobson si era strascinato a metà strada su per il dirupo. Donnelly, persa la fede, era rientrato a morire in casa sua. Io ho il beneficio della storia, del progresso. Qualcuno ha eretto un traliccio per guidarmi tra queste cupe onde, un raggio che balúgina attraverso i macigni come muschio fosforescente.
Calandomi nelle grotte, scivolai, caddi e mi feríi una gamba. Credo di èssermi rotto il fèmore. È indubbiamente infetto: la cute è diventata d'un malsano rosa pàllido e le fitte arrívano a ondate, come maree invernali contro la mia costa, affogando il tormento delle mie pietre. Sono strisciato indietro sin al rifugio per riposare, ma è lampante ormai che ci sarà una solo epílogo possíbile. La cassetta del pronto soccorso che ho saccheggiato dal peschereccio è d'improvviso tornata útile: mi terrà desto per l'ascesa definitiva.
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Ultima modifica di Svers0; 12-10-2018 a 19:34.
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12-10-2018, 18:05
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#3
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Donnelly non attraversò le caverne. Da qui in poi, la sua guida, per quanto incerta, non ci sarà piú. Ora comprendo che è una questione tra noi due e qualsivoglia corrispondenza possa èssere abbozzata su úmide pareti.
Non ci sono direzioni alternative, niente uscite da questa carreggiata. Sfrecciando oltre questo svíncolo, ti vidi in attesa sul ciglio della strada, un último bicchiere nelle tue mani tremebonde.
Sto viaggiando attraverso il mio medésimo corpo, seguendo le línea setticèmica dal fèmore spezzato verso il cuore. Ingoio manciate di antidolorífici per rimanere cosciente. Nei miei delirî vedo le luci gemelle della Luna e del ripetitore, che mi púntano malgrado la montagna.
Questa non può èssere la voràgine in cui gettàvano le carogne. Né la discàrica ove finívano gl'avanzi incombusti della tua vita. Non può èssere il camino che ti ha assurta in Paradiso. Né il luogo in cui, rinata pioggia, saresti tornata a nutrire i tratturi e far gemmare bocciuoli tra le scarpate.
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Ultima modifica di Svers0; 12-10-2018 a 19:39.
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12-10-2018, 18:07
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#4
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Vorrei avér potuto conoscere Donnelly in questo luogo - avremmo avuto parecchie faccende di cui discutere! Le ha dipinte lui quelle pietre, o io? Chi ha lasciato il pentolame nel casotto di fronte al molo? Chi è che ha creato il museo sottomarino? Chi s'è suicidato lanciandosi silenziosamente nelle acque gèlide? Chi è stato a tirare su quella maledetta antenna, tanto per cominciare? Quest'intera ísola è sbucata dal mio stòmaco, obbligando i gabbiani a volare via?
Inizieremo ad assemblare la nostra íntima versione della costa settentrionale. Scribacchieremo in lingue obsolete e diagrammi elettrònici e li occulteremo da futuri teologastri affinché ci rimúginino e farfúglino sopra. Confezioneremo una lèttera a Esther Donnelly ed esigeremo una risposta. Misceleremo la vernice colle ceneri, l'asfalto e il lucore delle nostre setticemíe. Disegneremo una luna sopra lo snodo per Sandford e lucette azzurrógnole a mo' di stelle cadenti lungo la corsía d'emergenza.
Da qua riesco a visionare la mia flottiglia. Avevo raggruppato tutte le missive che avrei voluto spedirti, qualora fossi ritornato in continente; le pigiai invece sul fondo del mio zàino, e le sparpagliai lungo questa romita piaggia. Indi le colsi una per una e le foggiai a guisa di barchette. Dopo che t'ebbi carezzata seguendo le piegature, al crepúscolo le feci salpare. Suddivisa in ventún unità, ti ho consegnata all'Atlantico e mi son appostato qui finché cadauna non fosse affondata.
C'èrano tracce chímiche sull'asfalto: la pèrdita dell'aria condizionata, líquido dei freni e benzina. Non la smetteva d'annusarsi le dita, seduto sul ciglio della strada, confuso come se non riuscisse proprio a discèrnere o identificare il loro odore. Disse che stava tornando da una conferenza véndite a Exeter; s'era trattenuto per una fugace bevuta di commiato, ma fu attento coi consumi. Si potévano udire le sirene sovrastare il tràffico intasato.
Il dolore alla gamba mi ha accecato per un paio di minuti mentre barcollavo sú per il sentiero: ho ingerito un'altra manciata di analgèsici e ora mi sento quasi sano. L'ísola attorno me si è ristretta entro una foschia distante e la Luna pare mi sia discesa in palmo di mano a fúngermi da guida. Posso vedere una spessa línea scura e infetta che mira al mio cuore dalla cintura dei pantaloni. Durante la fuga tutto quanto è proprio come il cammino che mi sono ritagliato dal litorale fino al ripetitore.
Ho cominciato la mia odissea su d'una navicella di carta senza fondo. Sbarcherò fin sulla Luna a bordo d'essa. Son stato spiegazzato lungo un crespa temporale, una debolezza sul foglio della vita. Ti sei testé stabilita sul lembo opposto della mia pàgina; riesco a seguire le tue tracce nell'inchiostro che pènetra attraverso le fibre, la polpa di cellulosa. Allorché saremo impregnati d'acqua e la gabbia si sarà dissolta, ci fonderemo insieme. Appena quest'aeroplanino cartàceo sarà decollato dal màrgine della scogliera e avrà fenduto impercettíbili scie parallele nell'oscurità, ci riconcilieremo entrambi.
Se solo Donnelly l'avesse esperito, al par di me avrebbe realizzato sé èssere nel suo medesmo lungomare. Proprio come io sto diventando quest'ísola, cosí lui divenne la sua sifílide, evadendo nelle sinapsi combuste, nelle pietre, nell'infezione.
I sassi nel mio addome mi sovraccàricano e assicureranno che la mia immersione sia veritiera e perpendicolare. Mi aprirò una breccia nella nebbia di queste pillole dimenticate da Dio e raggiungerò l'illuminazione. Tutte le mie funzioni sono otturate, tutte le mie vene strozzate. Se la mia gamba non incancrenisce prima che io tocchi la vetta, sarà un miràcolo. Ci sono ventún connessioni nello schema elèttrico dei freni antibloccaggio, vívono ventún qualità di gabbiani sull'ísola e ventún miglia sepàrano il raccordo di Sandford e il bivio verso casa. Tutto ciò non è, e non potrà, èssere una coincidenza!
Cieco dalla paura, sordo per il ruggito del tràffico in cattività, in arresto cardíaco sulla via di Damasco, Paul, seduto sul ciglio della strada, adunco come un gabbiano, un dannato gabbiano. Inútile e scalognato come un cartògrafo sifilítico, un capraio morente, una gamba infetta, un càlcolo renale che blocca le auto dirette a Sandford ed Exeter. Non era ubriaco, Esther, non era affatto ubriaco; tutte le sue strade e le sue galleríe e i suoi itinerarî conducévano inesorabilmente a questo momento d'impatto. Questa non è una condizione naturale nota: egli non sarebbe dovuto esser seduto là coi suoi composti chímici e i suoi schemi elèttrici, non sarebbe dovuto esser seduto là per nulla!
Io sono l'antenna. Al mio trapasso, comunicherò con ogni síngola stella.
Cara Esther, ho bruciato i miei averi, i miei libri, questo certificato mortuario. Il mio resterà compilato per tutta l'ísola. Chi era Jakobson, chi se lo ricorda? Donnelly lo aveva descritto, ma chi era Donnelly, chi se lo ricorda? Ho dipinto, scolpito, rifilato, cesellato questo spazio a più non posso. Ci sarà qualcún altro a ricordarmi in queste rive. Emergerò dall'ocèano come un'ísola senza fondo, mi amalgamerò con la roccia, diverrò un'antenna ripetitrice, un radiofaro per far sí che non ti diméntichino. Da súbito siamo stati attratti qui: un giorno i gabbiani torneranno e s'annideranno nelle nostre ossa e nella nostra storia. Mi sporgerò a sinistra e vedrò Esther Donnelly volarmi accanto. Mi sporgerò a destra e vedrò Paul Jakobson volarmi accanto. Lasceranno delle bianche línee incise nell'aria per raggiungere la terraferma, donde manderanno soccorsi.
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Ultima modifica di Svers0; 12-10-2018 a 19:41.
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