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Vecchio 17-05-2023, 11:34   #1
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Questa è la storia di Jerbert, uno studente di fantasia, lo so, è un controsenso, la fantasia è un qualcosa di nuovo, che non si impara, è una forza creatrice. Ma Jerbert, nella sua epoca, nell'anno 50000000000000000 a partire dal Big bang, (nota dello scrittore, non ho fatto il conteggio esatto), vive in un paesino di campagna, dove c'è una scuola con indirizzo specialistico in fantasia.

Nella scuola si insegna i primi anni logica, poi filosofia, per poi allenare la mente degli studenti a padroneggiare queste loro facoltà mentali. Uno dei corsi principali consiste nel cercare di prevedere il proprio pensiero e quello altrui basandosi su tutte le conoscenze finora acquisite. Uno strumento importante per prevedere le idee che scaturiscono nella mente delle altre persone è la rappresentazione del sistema mente come un sistema con degli ingressi di informazione (i 5 sensi), e un centro di elaborazione delle informazioni (la mente stessa), è utile conoscere anche le informazioni presenti nella memoria delle persone, questo perché la mente utilizza anche questa informazione come ingresso all'elaboratore.

Il corso di fantasia tende a schematizzare la mente, per poi poterne prendere consapevolezza, e poterla usare come strumento consapevole, e non più come porta logica asettica in balia dei sensi.

Jerbert come passioni nella vita, oltre allo studio, ha la cucina, ogni giorno inventa ricette nuove, la sua specialità sono i dolci, ha ideato la ricetta per un dolce che ha chiamato "uovafrullateconzuccherobiscottietantoamore", lo so, non è un'ottima strategia di marketing dare un nome così ad un dolce, ma Jerbert non lo ha creato per venderlo, come lavoro per guadagnare soldi farà il bibliotecario, i libri sono un'altra sua passione. Il dolce lo ha creato per gustarselo e per farlo assaggiare a parenti e amici.

Jerbert suona anche il pianoforte quando ha un po' di tempo libero, prova a fare da autodidatta, non conosce le note musicali, va a orecchio, e la melodia che gli piace di più la ripete, poi magari si stanca e si mette sul divano per ore e ore a riposare e a canticchiare la canzone.

Jerbert si immagina un futuro bello, dove i vicini di casa hanno dei bei fiori profumati, e dove si può lasciare la porta di casa aperta senza aver paura delle persone, ma sa che attualmente non è così, una volta ha provato a lasciare la porta aperta, e gli è sparita la sua tazzina di caffè preferita, quella con i fiori disegnati.

Da quel giorno Jerbert ha preso un'altra tazzina, tutta bianca, così magari a nessuno interessa tanto da volergliela rubare, ha iniziato ad appiattire la sua vita per non urtare l'invidia degli altri, ha iniziato a restare in silenzio, per non urtare l'udito degli altri, ha iniziato a restare immobile, per non urtare la vista degli altri, ha iniziato a pregare Dio di sparire, per non sprecare ossigeno degli altri



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dystopia (17-05-2023), XL (17-05-2023)
Vecchio 01-09-2023, 17:40   #2
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Jack era un detective privato. Un giorno in ufficio arrivò una signora che voleva ingaggiarlo per indagare su un omicidio. La signora indossava un cappotto nero e un cappello a tesa larga bordò, si era seduta sulla sedia di fronte alla scrivania senza chiedere niente, e iniziò ad esporre la sua richiesta.
"Buongiorno signor Kent, come saprà mio marito è stato assassinato, la notizia è finita su tutti i giornali, lui era un importante imprenditore e potrebbe aver avuto qualche nemico nel suo settore. La polizia è ad un punto fermo e non mi sembrano molto intenzionati a trovare il colpevole. Quindi le chiedo, è disposto ad occuparsi di questo caso?"
"Signora..."
"Ada, Ada Miller"
"Signora Miller, sono a conoscenza della morte di suo marito, e sì, sono disponibile ad occuparmi del caso di suo marito, Otto Miller era un imprenditore eccellente nel suo campo, e le prometto che utilizzerò tutti gli strumenti a mia disposizione per trovare l'assassino"
<Certo> pensò Jack <suo marito era il re della carta da culo signora>
"La ringrazio signor Kent, ora se non le dispiace devo proprio andare."
"Vada pure signora, so dove abita e se dovessi avere bisogno di lei so come contattarla. Buona giornata."
La signora se ne andò e Jack prese dalla scrivania il pacchetto di Camel e se ne accese una. Fumò cercando di raccogliere nella mente tutto quello che sapeva su Otto Miller. Quando arrivò al filtro spense il mozzicone nel posacenere, si mise al PC e iniziò a cercare tutti gli articoli di giornale sul caso Miller. La stampa locale parlava di un efferato omicidio. Il corpo della vittima era stato trovato dalla donna delle pulizie nella sua stessa azienda. Aveva il cranio sfondato, il corpo era stato trovato nell'ufficio della vittima stessa, seduto alla sedia di fronte al PC. Sotto la sua testa un lago di sangue. Nessun sospetto, gli articoli si limitavano a riportare i fatti così come erano stati osservati.
Jack spense il PC. La polizia aveva già analizzato la scena del delitto, e nonostante questo era ad un punto morto, questo voleva dire che l'assassino era stato molto attento a non lasciare tracce. Decise di interrogare i manager dell'azienda. Otto Miller non aveva una vita molto attiva, oltre al lavoro e al circolo di scacchi gli rimaneva solo la moglie, con la quale non aveva avuto figli. Si mise il cappotto e uscì, salì sulla sua volvo con 400000 chilometri e si diresse verso la SoftPaper, la ditta a cui era a capo il signor Otto prima di morire.
Vecchio 01-09-2023, 18:57   #3
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Una volta arrivato, parcheggiò la Volvo nell'ampio parcheggio dell'azienda, scese e si diresse all'ingresso principale dell'area uffici. Suonò il campanello, una voce femminile stridula chiese informazioni e Jack si presentò per quello che era. La portinaia lo fece entrare e in men che non si dica gli organizzò un colloquio con i due manager dell'azienda.
Il primo, Robert, pareva non sapesse niente, continuava a dire che nessuno per quanto ne sapeva avrebbe potuto odiare a tal punto il signor Otto, oppure avrebbe potuto trarre vantaggio dalla sua morte.
Il secondo, Natan, sembrava nervoso, come se nascondesse qualcosa.
"Signor Natan, sembra che lei mi stia nascondendo qualcosa"
"Beh, in effetti è successo qualcosa di molto strano recentemente"
"Mi dica"
"Ecco, circa un mese fa sono stato contattato per un'offerta di lavoro. Non ci sarebbe niente di strano se non fosse che l'azienda in questione è la CleanArt, la diretta concorrente della SoftPaper, sembrava fossero interessati a me perché sono il referente dei principali clienti di questa azienda"
"La ringrazio Natan per la sua dichiarazione, ora la lascio continuare con il suo lavoro, buona giornata"
Jack non poteva credere all'unica ovvia ipotesi che gli si era formata nella testa. Possibile che un'azienda concorrente pur di accaparrarsi i clienti fosse disposta a commettere un omicidio per mandare in crisi l'azienda rivale? Non poteva crederci, ma non poteva nemmeno ignorare quella sensazione che provava, quindi decise di andare a fondo, anche perché era l'unica pista che aveva.
Il proprietario della CleanArt era un uomo sulla quarantina, single, viaggiava a bordo di una Pontiac, ma viveva in una casa non altrettanto lussuosa. Jack decise di passare da cima a fondo la casa. L'arma del delitto non era ancora stata trovata e se l'avesse trovata avrebbe potuto chiudere il caso. Aspettò che la Pontiac uscisse dal garage per entrare in casa. Per entrare usò il suo kit da scassinatore. Una volta dentro fu travolto da un'immagine. Un camino con a fianco un attizzatoio. Un attizzatoio bello grosso. Si avvicinò, guardò la punta e le vide, erano lì in bella vista, c'erano delle macchie. Prese l'attizzatoio con dei guanti e si voltò per uscire, ma fu travolto da un'altra immagine. Il Pitbull dell'imprenditore era dietro di lui e aveva i denti in bella vista, iniziò a ringhiare non appena si voltò con l'attizzatoio in mano. Jack provò a muoversi lentamente verso l'uscita, arrivato a metà strada il Pitbull gli si scagliò contro con tutta la cattiveria possibile, sembrava un demone uscito dall'inferno. Non c'era altra scelta. Jack colpì il cane con tutta la forza che aveva, ma lui non si arrese, gli azzannò una gamba, allora jack iniziò a sferrare una raffica di colpi, uno dietro l'altro, alla testa del Pitbull, fino a quando sentì la presa mollare e vide il cane accasciarsi a terra.
Uscì zoppicando dalla casa e si diresse verso l'auto. Andò subito a casa di Ada Miller a farsi dare un campione di DNA del marito e poi portò il campione e l'attizzatoio in un laboratorio di analisi.
Il referto confermò i suoi dubbi, inoltre l'attizzatoio era pieno zeppo di impronte digitali che corrispondevano a quelle del proprietario della CleanArt. Quindi tornò da Ada per informarla, poi andò alla polizia per portare le prove che aveva raccolto.
Nel giro di un'ora l'azienda CleanArt era circondata da auto della polizia a sirene spiegate. La Pontiac era parcheggiata lì fuori. Poco dopo l'imprenditore uscì con le mani dietro la schiena accompagnato dalle forze dell'ordine.

Ultima modifica di Eracle; 01-09-2023 a 19:04.
Vecchio 02-09-2023, 10:58   #4
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Nessuno ha letto l'avventura del detective Jack Kent? Vi è piaciuta?
Vecchio 02-09-2023, 11:22   #5
Esperto
L'avatar di Crepuscolo
 

Quote:
Originariamente inviata da Eracle Visualizza il messaggio
Nessuno ha letto l'avventura del detective Jack Kent? Vi è piaciuta?
L'ho letta, interessante. Avrei solo allungato la parte di quando entra in casa del tizio, per creare un po' più di suspense.
Povero cane, aveva solo difeso la sua casa
Ringraziamenti da
Eracle (02-09-2023)
Vecchio 09-09-2023, 09:05   #6
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Questa è la storia di uno di noi, di un ragazzo abbastanza solo, anche quando si trova in mezzo alla gente. Un ragazzo che risponde sempre se gli fanno una domanda, ma se deve prendere l'iniziativa per parlare con qualcuno non sa che pesci pigliare. Eddy, questo il suo nome.
Eddy quel giorno stava tornando da scuola con la sua bici regalata dalla mamma il giorno della comunione. Mentre passava davanti al negozio di alimentari del paese vide un vecchio che gli fece un cenno con la mano. Eddy si fermò, pensando che l'anziano signore avesse bisogno di aiuto.
"La figlia dell'orco ha bisogno di aiuto". Questo disse il vecchio, per poi andarsene senza dare ulteriori spiegazioni. Eddy riprese a correre con la sua bici diretto verso casa, considerando l'episodio come l'incontro con un vecchio in fase senile.
Il giorno dopo, Eddy fece la stessa strada al contrario per andare a scuola e passando di fronte all'alimentari vide la prima pagina di un giornale su un cartello appeso fuori che diceva: "Strangolata nel sonno dal padre".
Eddy rimase scioccato, e se il vecchio del giorno prima si stesse riferendo proprio a quella ragazza? Il dubbio lo attanagliava, lo tormentava così tanto che decise di non andare a scuola, non sarebbe stato attento alle lezioni con un dubbio del genere. Entrò nell'edicola a fianco del negozio di alimentari per leggere il giornale, non aveva soldi con se, ma senza farsi vedere dall'edicolante riuscì a strappare la pagina che conteneva l'articolo e si dileguò. Prese la bici e andò a sedersi nel posto dove andava di solito per isolarsi e rilassarsi, un argine di un fiumiciattolo con degli alberi piantati a fare ombra. Lesse l'articolo. Riconobbe dalle foto la ragazza, era una sua compagna di scuola, aveva la sua stessa età, non conosceva il padre, ma lei la vedeva tutti i giorni durante la ricreazione con il gruppetto di amici. Nell'articolo di giornale c'era scritto il motivo per cui il padre l'avrebbe ammazzata: il padre abusava di lei e lei aveva minacciato di denunciarlo.
Eddy gettò via l'articolo di giornale, corse a casa, prese dalla camera dei genitori la pistola di suo padre, corse fino alla casa della ragazza dove trovò delle auto della polizia, i poliziotti erano dentro e stavano ancora parlando con il padre. Eddy si affacciò ad una finestra, lo riconobbe subito dallo sguardo. Era l'orco. Mirò.

Sbooom. Lo colpì alla testa. La testa dell'orco si piegò dal colpo, per poi cadere inerme sul tavolo davanti a se. I poliziotti uscirono subito puntandogli contro la pistola, Eddy alzò le mani, poi posò la pistola a terra e si fece ammanettare dai poliziotti. Mentre veniva scortato dalla polizia in auto verso la centrale, dal finestrino Eddy vide il vecchio del giorno prima per strada, il vecchio lo guardò attraverso il finestrino e pronunciò delle parole che Eddy non riuscì a capire.
Vecchio 09-09-2023, 09:06   #7
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All'esterno dell'universo in espansione, fin dalla notte dei tempi, vive un'entità chiamata Morof, che significa "colui che crea" nella lingua primordiale della sua razza. Morof non ha un corpo, non è neanche spirito, nella dimensione a cui siamo abituati non ha nessuna rilevanza, non è rilevabile ad occhio nudo, né con nessuno strumento tecnologico.
Morof è colui che ha creato la materia e le dimensioni a noi conosciute, tranne il tempo, quello esiste da sempre, nella nostra dimensione però lo ha legato alla sua creazione, allo spazio, in modo da porne dei limiti insuperabili dall'interno.
Morof ha creato lo spazio, le tre dimensioni, ha creato la materia tangibile trasformando l'energia della sua dimensione in microscopici mattoncini nella nostra dimensione, li ha creati a miliardi elevato alla miliardi di miliardi, fino a quando raggiunse la quantità necessaria al suo scopo. Morof assegnò delle proprietà ai suoi mattoncini, una di queste era l'attrazione, che noi chiamiamo gravità, i mattoncini dovevano attirarsi a vicenda, all'inizio questo serviva da "molla", tutti i mattoncini avrebbero dovuto raggrupparsi in un'unico nucleo, poi fece il big bang. Fu un evento "applaudito" nella sua dimensione, ci furono picchi di energia entusiasta. Morof decise che avrebbe sorvegliato la sua creazione di giorno, per riposarsi di notte. Morof aveva accesso a tutti i punti dello spazio dell'universo da lui creato, inoltre il tempo nella sua creazione scorreva infinitamente più veloce rispetto alla sua dimensione, in questo modo avrebbe potuto seguirne l'evoluzione senza aspettare troppo. Il primo giorno Morof vide il formarsi di agglomerati fluidi della sua materia, che grazie alla gravità e alla spinta iniziale iniziavano a ruotare attorno a sé stessi e a formare delle sfere ruotanti; vide il solidificarsi delle sfere. Morof era contento della sua creazione e decise di andare a dormire.
Mentre Morof dormiva, accadde qualcosa di inaspettato. Tongue, il fratello minore di Morof, il cui nome significa "colui che rivela", decise di studiare l'universo del fratello, voleva capirne tutti i meccanismi, era incuriosito dalla concretezza di quella creazione, sembrava più "reale" della loro stessa dimensione, aveva una forma, cosa mai concepita prima nella storia della loro esistenza. La vita di Morof e Tongue, fratelli dalla nascita di quest'ultimo, iniziava con l'addensarsi di energia fino al punto critico della nascita dell'intelligenza, la nascita del pensiero, e a seconda delle caratteristiche di questo pensiero, veniva assegnato un nome all'entità. Nella loro dimensione erano tutti "fratelli", tutti entità di energia.
L'evento inaspettato fu che Tongue, nell'osservare l'universo, emanò parte della sua energia, la quale contagiò la materia del fratello, che acquisì delle proprietà prima inesistenti. La cosa non fu evidente, Tongue non si accorse di quello che aveva fatto, e dopo aver osservato a sufficienza l'universo, se ne andò a dormire anche lui, ammirato dalla creatività del fratello, e inconsapevole delle conseguenze che la sua energia avrebbe avuto sull'universo spaziale.
Al suo risveglio, Morof si mise subito a controllare il suo universo.
Qualcosa di formidabile stava accadendo, il suo universo pullulava di vita. Agglomerati di materia si muovevano sulle sfere indurite, questi esserini dalle forme più bizzarre nuotavano, volavano, correvano, camminavano.
Morof non si spiegava come potesse essere accaduto, e analizzò lo spettro di energia della materia vivente, dove notò la presenza dell'energia di Tongue.
Suo fratello in qualche modo aveva reso viva e cosciente la materia prima asettica.
Morof rise, nella sua dimensione voleva dire una raffica di picchi energetici allegri, e ammirò il gran caos che aveva creato il fratello.
Ora il suo universo non era semplicemente spaziale, era anche vivo; quegli esserini sembravano avere un livello energetico sufficiente da meritare un nome, erano intelligenti.
Morof rallentò la velocità dell'universo per allineare il tempo della sua dimensione al tempo della Sua dimensione (quella di Morof), così da osservare con calma, questa volta, le vicende degli esseri viventi. Si soffermò su un pianeta dal colore bellissimo, era quasi tutto azzurro e verde, con delle spruzzate bianche sopra.
Guardò più da vicino, e vide che c'erano degli esseri che fornicavano. L'energia di Tongue, pensò, era proprio sconcia. Decise che avrebbe lasciato l'universo andare per un po' e lo avrebbe guardato tutto il giorno; aveva notato che le sue giornate erano molto più lunghe di quelle degli esserini, che andavano a dormire ad ogni giro della sfera. Avrebbe potuto vedere milioni di rotazioni quel giorno, ed era curioso di vedere cosa sarebbe successo. Se si fosse annoiato comunque, avrebbe accelerato il tempo nell'universo
L'osservazione di Morof si soffermò soprattutto su un tipo di esserini, quelli che sembrava fossero i più intelligenti. Quando ormai era sera li vide organizzarsi, scoprire il fuoco, i metalli; stavano utilizzando molte delle proprietà della sua materia, ma Morof era convinto che non sarebbero mai riusciti a scoprirle tutte, la complessità della sua creazione superava ogni immaginazione.
Decise di fare il calcolo di quanto tempo sarebbe servito a quegli esserini di questo passo per scoprire tutte le proprietà della sua materia, così si rivolse a Kovel, il fratello il cui nome significa "colui che conta". Kovel, dopo essersi informato sulla situazione, disse che il tempo previsto affinché quegli esserini scoprissero tutte le proprietà della materia, era infinito.
Tongue, che aveva seguito la vicenda, e che si sentiva il padre di quegli esserini, avendo contribuito alla loro nascita, decise di dargli una mano; infuse l'energia della parola nelle menti e nei cuori di quegli esserini; lo fece di nascosto da Morof, per paura di essere ostacolato, in quanto Morof era orgoglioso del risultato del calcolo fatto da Kovel.
Gli esserini iniziarono a emettere versi sempre più articolati e differenziati, caratteristica che avrebbe potuto essere vettore di informazione. Tongue capì di essere riuscito nel suo intento, e tornò ad occuparsi di altro, lasciando l'universo ai loro vagiti.
Quando Morof ripose l'attenzione sul suo universo, vide che gli esserini avevano iniziato a parlare. Utilizzavano un linguaggio rozzo e limitato, ma rispetto a quando non sapevano parlare, le loro scoperte avevano accelerato, e venivano tramandate nelle varie generazioni, senza contare che anche il linguaggio sarebbe diventato più vario e articolato con il tempo, e avrebbe ulteriormente accelerato le scoperte.
Morof impallidì, Tongue aveva dato il dono della parola a quegli esseri, e volontariamente, e alle sue spalle.
Morof decise di vendicarsi, e lo fece sulle creature di Tongue, instillando nelle loro menti e nei loro cuori un freno alla loro capacità di scoperta e di inventiva; il freno che depose dentro di loro era la malvagità.
Morof conosceva le leggi intradimensionali, e sapeva che la malvagità insita in un essere era un blocco all'intelligenza. Solo persone buone potevano fare grandi scoperte.
Con la punizione di Morof, l'universo che finora era stato pacifico tra esseri della stessa specie, diventò teatro di assassinii, maledizioni, inganni, odio, per quegli esseri che si erano autobattezzati "umani".
In questo modo Morof aveva fatto giustizia. Il dono della parola e dell'intelligenza sarebbe stato solo nelle mani di una specie degna.
Morof non aveva condannato l'umanità in eterno, l'aveva solo messa alla prova, se fosse riuscita a superare il male che gli era stato instillato dentro, avrebbe potuto scoprire tutti i segreti della materia, ma se non ci fosse riuscita, sarebbe stata condannata a pagare il dono ricevuto da Tongue fino alla fine dei suoi giorni, e la pena sarebbe stata l'esistenza stessa vissuta nella malvagità e nell'eloquenza.
Epilogo.

L'umanità riuscì a estirpare il male dai propri cuori meritandosi così i doni ricevuti da Tongue. Morof si diede all'alcolismo energetico per un periodo, ma poi ritrovò l'autostima e continuò a godersi il suo universo, ridendo alle battute spiritose degli umani e invidiandoli per la possibilità di godersi la pizza con le patatine.
Morof ammirò le qualità più nobili di quelle creature: intelligenza, lealtà, simpatia, buon cuore, generosità, solidarietà, ecc...
"Merda" pensò Tongue, "che due palle".
Vecchio 09-09-2023, 09:07   #8
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Questa è la storia di Almeran, un bambino nato e cresciuto sotto la dittatura di un potente esercito che conquistò lo stato di Dozel nel 2015.
L'esercito era partito come forza armata del governo di Dozel, ma ad un certo punto i vertici militari decisero di fare un golpe, e imprigionarono tutti i governanti, imponendo alla popolazione scelte economiche e politiche a favore dei vertici stessi del dittatorato. Vantaggi puramente personali.
Almeran nacque durante il golpe, la madre Lara lo partorì in casa, sotto i colpi di arma da fuoco, in quel momento però l'unico rumore a cui dava attenzione era il pianto del suo bambino, il pianto che era allo stesso tempo segnale di una nuova vita nascente, e presagio di un futuro aspro per tutti gli abitanti di Dozel.
All'età di 13 anni Almeran aveva avuto a che fare solo con un'ideologia, quella del regime dittatoriale. A scuola studiavano quanto il loro sistema politico era superiore e più degno di tutti gli altri sistemi. Dall'estero non arrivava niente, tutte le notizie venivano filtrate dal regime. Doveva esserci solo un'unica idea, la devozione, il sacrificio per il regime.
Successe per caso.
Almeran stava ripetendo le regole per La corretta vita nel magnifico regime, come ogni sera.
Sentì sua madre parlare con suo padre in cucina, sottovoce. Così si affacciò alla cucina, senza farsi vedere. Suo padre aveva l'aria arrabbiata, sua madre era preoccupata. Li sentì parlare di una fuga all'estero, per la sua vita, la vita di Almeran, che non avrebbe dovuto vivere la sua vita in un paese così rigido e chiuso, che avrebbe dovuto vivere in un paese dove il pensiero doveva essere libero di nutrirsi da qualsiasi fonte e di esprimere le proprie idee liberamente senza essere obbligato a seguire un'idea se non dalla sua stessa ragione.
Almeran non aveva mai sentito suo padre parlare così, se avesse parlato in questo modo pubblicamente, pensò Almeran, sarebbe stato giustiziato, il regime non tollerava i sovversivi e i disturbatori della nazione.
Almeran tornò in camera sua, non terminò le regole per la corretta vita nel magnifico regime, si mise a pensare alle parole di suo padre. Possibile che ci fosse qualcosa di sbagliato in quello che aveva sempre imparato a scuola e nelle lezioni etiche del regime? Non ci aveva mai pensato, aveva sempre considerato giusto tutto quello che gli era stato insegnato. Forse suo padre stava passando un periodo brutto, forse era semplicemente stressato e non capiva la bellezza della nazione dove vivevano.
Almeran si mise a dormire, ma quella notte non fu un sonno sereno come al solito, fu un sonno disturbato, agitato.
Dentro di lui si stava combattendo una guerra. Una guerra più importante del golpe di 13 anni prima. Una guerra tra la statica e abitudinaria mentalità e la nuova arrivata, l'idea della libertà di pensiero e di espressione. Questo antagonista stava demolendo tutto, non trovava nessuno che lo fermasse. La mente di Almeran dopo un'ora era un campo di battaglia distrutto.
La mattina seguente Almeran si risvegliò con un grosso mal di testa. Era come se la guerra, iniziata prima di addormentarsi, fosse proseguita durante il sonno e al suo risveglio, oltre ad aver fatto disastri ovunque, non fosse ancora finita.
Almeran però continuò la sua vita pubblica come sempre, andando a scuola, mostrandosi sereno e tranquillo.
Dentro di lui in realtà stava crescendo la pianta del seme della libertà e della conoscenza, non voleva rimanere chiuso nel mondo di finta perfezione in cui si trovava, voleva conoscere la realtà, voleva capire cosa succedeva negli altri paesi, se c'era un modo migliore di vivere la vita, se c'erano idee più nobili e belle di quelle imparate nel regime, se c'era un modo per prendere la libertà e farne strumento per costruire la propria vita.
Così decise che doveva informarsi, aveva sentito parlare nei corridoi a scuola, che configurando una VPN correttamente sul proprio PC era possibile uscire dalla rete chiusa del regime. Se non poteva uscire fisicamente dal proprio paese, pensò, ne sarebbe uscito virtualmente. Avrebbe osservato il mondo attraverso lo sguardo di tutte le persone che condividevano contenuti sulla rete. Avrebbe conosciuto cose nuove, avrebbe imparato, visto, ascoltato, letto. Avrebbe cercato i libri, le canzoni, i film. Sapeva che avrebbe dovuto imparare l'inglese. Le lingue straniere non venivano insegnate a scuola, ma al tempo in cui i suoi genitori andavano a scuola, ancora si insegnavano. Così avrebbe chiesto a loro di insegnargli l'inglese, che sarebbe stata la chiave per poter aprire la porta virtuale della conoscenza.
Così Almeran, con l'aiuto dei suoi genitori, imparò abbastanza bene l'inglese. Imparò a leggerlo, a scriverlo, ad ascoltarlo e a parlarlo. Nel frattempo, parlando con qualche compagno di scuola, riuscì a rimediare una copia pirata di un software VPN. Il software era in inglese, quindi l'aiuto della lingua si fece indispensabile ancora prima di iniziare a navigare nella rete. Il software comunque era di facile utilizzo. Si poteva selezionare il paese da dove si voleva essere geolocalizzati, e in un batter d'occhio si aveva accesso a tutti i siti internet raggiungibili da quel paese.
Almeran scelse il regno unito, iniziò a guardare video su YouTube di servizi giornalistici della guerra a Dozel, del golpe di stato avvenuto il giorno della sua nascita. I giornalisti narravano la vicenda con quella vicinanza emotiva che però alla fine non serviva a niente. Le emozioni servivano a umidificare gli occhi agli spettatori, ma contro l'esercito di Dozel non erano state sufficienti, per non dire che erano state inutili. Secondo Almeran gli Stati esteri avrebbero dovuto fermare il golpe militare, ma questo non avvenne. E così lo stato di Dozel viveva da anni sotto il comando dei vertici militari.
Dopo essersi informato sugli avvenimenti del colpo di stato, Almeran decise di dare un'occhiata allo stile di vita, alla cultura, alle abitudini, alle idee, ai discorsi della gente. Per fare questo decise di creare un profilo falso su Facebook, con il quale avrebbe seguito le pagine di utenti pubblici.
Dopo aver passato 1 ora su facebook Almeran disinstallò la VPN, andò in camera sua e si mise a ripetere a memoria le regole per la corretta vita nel magnifico regime.

The end

Tongue vide Almeran nel suo torpore, nella sua confusione, e decise di chiedere al fratello Hooper di infondere speranza e fiducia nel cuore del ragazzo. Hoope valutò la situazione, vide Almeran combattuto tra la scelta di seguire uno stile di vita quadrato, definito a priori, con molte limitazioni, e la scelta di essere libero di poter seguire uno stile di vita osservando il mondo intorno a sé. Hooper disse a Tongue che la speranza e la fiducia sono già insite nella vita, e che non serviva aggiungerne oltre. Tongue rifletté su quello che disse il fratello e ci credette, si convinse anche che nella vita sono insite non solo la speranza, ma anche la ricerca del bello, dell'intelligenza, dell'etica. Tongue allora iniziò a riflettere sulla propria vita e su quella dei suoi fratelli. Chi glie l'aveva donata? Esisteva un altro tipo di entità superiore alla loro "specie" che li aveva creati? Non aveva risposta a questa domanda, decise di limitarsi a essere grato della propria vita, della possibilità di esistere, e decise che anche almeran avrebbe dovuto fare lo stesso, avrebbe dovuto capire da solo cosa fosse giusto fare nella propria vita, della propria vita.
Questi pensieri di Tongue, sotto forma di energia, anche senza volerlo, influenzarono ciò che lo circondava. Morof, Hooper e gli altri cambiarono impeccertibilmente il loro modo di vivere.
Gli esserini sulla creazione di Morof tacquero tutti, gli animali non facevano versi, gli umani non parlavano, il vento stesso si fermò. Questo evento durò 5 minuti. Le persone non capivano perché non riuscivano a parlare, era come se non avessero niente da dire. Nessuno si accorse che il silenzio era così esteso.
Passati i 5 minuti il primo suono che si sentì fu un colpo di pistola. In un angolo remoto di Dozel, uno dei soldati dell'esercito uccise il padre di Almeran.
Almeran era in camera sua, successe tutto in breve tempo. In quei 5 minuti di silenzio non si fermò tutto, la gente faceva le proprie cose, e il soldato camminava verso la casa di Almeran, con il compito di uccidere il padre.
Almeran in quei 5 minuti stava dormendo, ma fu svegliato dal frastuono del colpo di pistola. Sentì che era in casa sua e corse, in preda al panico, a vedere cosa stava succedendo. La scena che vide fu la madre, inginocchiata e piangente con la fronte appoggiata al petto del padre, il quale giaceva al suolo, con gli occhi a fissare il soffitto, ma senza vedere niente.
Almeran si avvicinò alla madre e si inginocchiò anche lui di fianco al corpo esanime del padre.
In quel momento Almeran pensò, ma non ci è dato sapere cosa.
Vecchio 09-09-2023, 13:33   #9
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Quelli che mi sono piaciuti di più sono quello di Jerbert e quello di Morof (il primo)
Ringraziamenti da
Eracle (09-09-2023)
Vecchio 09-09-2023, 14:32   #10
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Quote:
Originariamente inviata da anahí Visualizza il messaggio
Quelli che mi sono piaciuti di più sono quello di Jerbert e quello di Morof (il primo)
Quella di Morof la considero l'Opera Maxima , la nuova genesi
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