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Vecchio 17-06-2012, 23:25   #1
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Salve a tutti.
Ho scoperto questo forum per caso, durante i miei tanti peregrinaggi in google; ho spulciato le discussioni, letto i post, tante volte vi ho trovato conforto. Così ho deciso di scrivere anche io qui, per raccontare la mia storia. Per cercare, forse, per l'ennesima volta di sentirmi normale.
Sono una ragazza di diciannove anni, nata e cresciuta in un paesino minuscolo che di famoso ha solo la chiesa. Già da bambina ero ipersensibile; e mia nonna diceva che ero anormale.
Crescendo, "anormale" è diventata una sorta di firma. Ovunque andassi, in qualsiasi modo tentassi di relazionarmi con le persone, il mio autoflagellamento era sempre questo: sei anormale. Sei strana. Sei triste.
Il primo attacco di panico è arrivato a 13 anni, la notte in cui l'Italia ha vinto i mondiali. Mi rigiravo nel letto e non riuscivo a dormire, avevo la sensazione di star morendo. Stoicamente, mi chiusi nel bagno e decisi di aspettare il giorno dopo per non svegliare i miei. Arrivata al mattino dopo una notte insonne, cominciò a scatenarsi una vera e propria epopea di fobie.
Sensazione di morire, di diventare pazza. Non riuscivo a smettere di tremare.

A 16 anni ne ero ancora nel pieno, ma conobbi questo ragazzo - lo chiameremo L.
L. mi piaceva da morire. Ci mettemmo insieme ma quasi subito cominciai ad accusare fastidi, dolori, senso di soffocamento. Lo odiavo, e quel che era peggio è che avevo paura di lui. Dentro la mia testa, lo vedevo continuamente mettermi le mani addosso e farmi del male. ( Bada bene, lui non si è mai nemmeno sognato di fare una cosa del genere. Tuttora, alza difficilmente la voce. )
Lo lasciai, decidendo di cancellarlo dalla mia vita. Per i successivi tre anni, non ci sentimmo per niente.

Più o meno in quel periodo smisi di uscire di casa. Smisi di dormire. Smisi di fare tutto.
Mi alzavo direttamente il pomeriggio, vedevo qualcosa in streaming - era estate, non dovevo nemmeno andare a scuola - giocavo al pc e mi rimettevo nel letto. Il più delle volte, dal materasso non mi muovevo mai. Mio padre e mia madre mi portarono da uno psicologo, e tutt'ora sono in cura.
Non solo, però: in tutto quel periodo, il motivo per cui avevo il terrore di uscire di casa era lui. Avevo paura di trovarmelo sotto casa, che mi infilasse in un bagagliaio e mi facesse sparire. Ma ancora di più avevo paura di amarlo ancora. E più cercavo di cancellare quella possibilità, più quella mi bruciava addosso.

Per qualche tempo le cose sembrarono andare meglio. Mi ripresi, affrontai l'ultimo anno di scuola riuscendo persino a prendere la patente, a litigare con la mia migliore amica, a fare un insieme di cose che prima mi sembravano insormontabili.
Il mio mostro aveva un nome; lo psicologo lo aveva chiamato "pensiero intrusivo". Scegliere il peggiore pensiero nella rosa delle possibilità e martoriarcisi sopra.

Poi lui è tornato. Dopo tre anni, all'improvviso, dicendo di amarmi ancora. E io, che non avevo mai smesso, sono tornata con lui.

Insieme stiamo benissimo. Siamo felici. Mi sento un po' la Virginia Woolf della situazione; perché so di rovinarlo e di star rovinandoci con le mie manie, ma non riesco a fermarmi.

Quando sto con lui, mi sento la persona più forte del mondo. Non c'è niente che possa scalfirmi o farmi male, perché tutto l'universo gli appartiene. E' qualcosa di talmente grande che non so spiegarlo.

Nello stesso momento in cui lui è tornato, è tornata la paura di morire.

Con il risultato che adesso ho un ipocondria quasi schizofrenica; ogni piccolo dolore che sento impazzisco. Tante volte mi rendo conto di essere io stessa la causa dei miei dolori; la cefalea, per esempio, è un must. Se sento il seno gonfio per via del ciclo mestruale, comincio a dare di matto - mi metto allo specchio, cerco linfonodi, cerco segni, tracce, qualsiasi cosa. Se mi si informicoliscono le mani - con il panico mi succede abbastanza frequentemente - penso alla sclerosi multipla.
Faccio fatica a respirare. Mi sento la testa perennemente pesante, mi sento stanca e sfinita; sono così convinta di avere un cancro e di star morendo che mi brucia ogni parte del corpo. L'ultima mania è stata quella di una cisti ovarica esplosa; ed ecco che sono quattro giorni che sento fitte in tutta la pancia, più o meno violente.
Oggi mi è presto il terrore del cancro al cervello. Ed ecco che ogni volta che mi alzo di scatto mi si annerisce la vista - in passato, mi è successo di avere il panico così forte di arrivare al punto di rischiare lo svenimento.

Mi sto chiudendo di nuovo. Non riesco ad affrontare amici con cui ho situazioni in sospeso e a parlare coi miei genitori. Non dormo più, di nuovo. Non ho nemmeno il coraggio di fare delle analisi. Ho paura di far del male a L, di rovinargli la vita.

Ne ho parlato col mio psicologo, e lui dice che ho problemi di gestione della felicità.

Mi sento un fallimento, un disastro, ho paura che tutto debba finire all'improvviso, che io debba finire. Proprio ora che sono felice.

E quello che penso è che non ce la faccio. Sono così stanca di avere paura di tutto. Non so dove trovare ancora la forza per lottare e per affrontare una marea di notti insonni.

Sono sei anni che ci combatto, e ogni tanto penso che non smetterò mai.
Ma voglio farcela. Voglio farcela davvero.
Vecchio 27-06-2012, 18:20   #2
Non registrato
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Penso che, come me, molte persone possano ritrovarsi in ciò che hai scritto. Non ho nessun consiglio ... ti posso solo dire che provo tenerezza per te ed il tuo vissuto e che mi è piaciuto molto il tuo modo di descrivere le cose, gli agettivi che usi, quanto scorre piacevolmente il discorso e ciò mi fa sorridere: mai pensato di metterti a scrivere?
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