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Vecchio 11-02-2009, 23:34   #1
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Ciao a tutti, sono una new entry con un passato logorante di fobie, farmaci, visite psichiatriche e vari disturbi psicosomatici. Ora la situazione è migliorata, l'ultimo attacco d'ansia risale al 2005. Da quasi 15 anni non prendo più farmaci (benzodiazepine, aloperidolo, antidepressivi, ansiolitici ed antiemetici) ed ho perso 20 kg. Dalle fobie si può migliorare. Io ne sono un esempio. Ho 39 anni e soffro da sempre di disturbi d'ansia che si sono lentamente dileguati dall'anno 2001. Quanto scritto sotto l'ho scritto per me e per chi sta soffrendo ancora. Lo dedico alle persone fobiche a me vicine. Non è un testo dal valore scientifico perchè non ne sarei capace, è solo una riflessione.

Quando avevo paura mi chiedevo: ma perché? E non riuscivo a darmi una risposta. Ora la paura non l’ho più, le cose per me sono cambiate anche se una evitante come me rimarrà sempre una personalità con tratti caratteristici.
Io sono una persona qualunque che nella propria esistenza si è posta sempre delle domande e non sempre ha trovato la risposta. Non è possibile sapere tutto e rendere la vita un calcolo matematico. Non chiedetemi perché non ho più paura, non lo so e vorrei saperlo. Non ho mai capito come se n’è andata da me. Pur nell’estrema mia razionalità nel leggere gli eventi che mi accadono questo rimane un mistero. Ma cos’è quel mostro che ha condizionato gran parte della mia vita?

La paura è
Paura di essere giudicati, accettati, scoperti:
paura di essere se stessi.
Ecco chi è il vero fobico. Colui che ha paura del mondo e non sa di aver soltanto paura di se stesso.
Il vero fobico reagisce sempre con la fuga e l’evitamento dallo stimolo indotto. Egli proietta le parti malsane di sé verso l’esterno che viene identificato come minaccia. L’io sembra quindi scisso in due e non integrato, formato dal buono e dal cattivo la cui linea di confine tra le parti è lievemente sfumata ma sempre definita, cosa che non avviene per l’individuo non fobico dove ogni oggetto è sia buono che cattivo e l’io è integrato quindi non esiste confine ma soltanto sfumature cromatiche. Nel fobico esiste sempre il dualismo, la dicotomia lungi dal voler diventare dialettica, la scissione rimane sempre fine a se stessa e si svela nel suo continuo altalenarsi.
L’agorafobia ad esempio è costante (cioè gli stimoli indotti assumono un preciso significato inconscio) nel suo manifestarsi. Avere paura degli spazi aperti o chiusi e la paura della folla ha sempre la stessa origine e lo stesso risultato: l’attacco d’ansia e la fuga dallo stimolo. Questo continuo ciclo di attacco e fuga produce nel soggetto una modifica del comportamento che diviene tramite l’istinto di conservazione ed il raggiungimento dell’equilibrio (ricordiamo la seconda legge della termodinamica e dell’entropia) anticipatorio del malessere che verrà, quindi l’evitamento diventerà la caratteristica fondamentale per poter sopravvivere. Ansia, malessere, fuga ed evitamento sono un labirinto senza via di uscita. La verità è che tutto questo avviene esclusivamente nel soggetto e non è dato dal mondo esterno, infatti la paura è una reazione normale se lo stimolo è reale. La minaccia quindi formalmente nei casi di agorafobia non esiste ma risulta presente in determinati soggetti ansiosi. Ma da cosa nasce questa paura immaginaria? Si torna da capo, dall’io immaturo, quindi scisso, che non è in grado di assimilare l’oggetto esterno nella sua globalità ma solo nelle sue parti peggiori accuratamente investite negativamente dal soggetto stesso per salvare la propria pisiche. La proiezione e l’ideazione paranoide sono i meccanismi di difesa fondamentali per scacciare i demoni dal proprio io attribuendoli all’esterno. Il mondo o gli altri appaiono così una minaccia quando invece è l’io ad essere diviso e minacciato dall’interno. Sembra proprio che i disturbi d’ansia controllino il mondo attraverso meccanismi in perenne opposizione. Non esiste il buono ed il cattivo, esiste il buono o il cattivo: per salvami ho bisogno che il cattivo esca fuori da me e quindi diventi una paura esterna perché se il cattivo rimanesse in me la paura non sarebbe più paura ma diventerebbe follia. La legge degli opposti quindi spadroneggia, non a caso l’agorafobia si svela in situazioni simboliche opposte (spazi aperti e spazi chiusi).
Ma perché questo continuo altalenarsi tra poli in opposizione? La letteratura ci indica che i disturbi d’ansia appartenenti al “Cluster C” sostanzialmente nascono dal conflitto tra la paura dell’abbandono e il desiderio di autonomia del bambino. E’ profondamente vero ma troppo riduttivo se non anteponessi come assunto seguendo la logica dell’opposizione alla prima asserzione: “il conflitto tra il voler abbandonare per trovare se stessi e la paura della propria autonomia”. Paura e volere l’abbandono, paura e volere l’autonomia significano poi paura di crescere e di cambiare il proprio status: è la paura di se stessi. Questo mi rendo conto, è un concetto difficile ma molto vero che ho studiato e rilevato in diverse persone che ho incontrato. Non esiste nel fobico la logica e la coerenza emotiva ma solo la contraddizione dei sentimenti, cioè la loro è una logica antitetica proprio perché è contraddizione (l’io scisso e l’emotività si altalenano tra poli opposti). Praticamente la paura (dell’abbandono) è desiderio (dell’autonomia) ed il desiderio (dell’autonomia) diventa paura (dell’abbandono, entrambi sono sentimenti opposti che si alternano nel loro significato e si adattano all’ambiente reale), Ma tutto questo è proiettato al di fuori del sé pertanto nella maggior parte dei casi la logica rimane intatta e la paura viene sì percepita come reale ma proviene da un processo inconscio.

A porte chiuse, l'inferno sono gli altri

Il vero fobico è quasi un personaggio sartriano del dramma “A porte chiuse” dove ciascuno dei protagonisti ha una propria immagine di sé dove si identifica ma che vede modificarsi nel corso del dialogo con gli altri. Il dramma esistenziale è la tragedia dell’uomo messo in condizioni di non essere se stesso per sopravvivere all’altro cercando di continuo un adattamento alla forma più consona per essere accettato: siamo nel pieno del conflitto tra l’io e l’esterno dove l’entourage comunicativo rimanda un identità già elaborata dalla mente altrui che diventa una trappola del proprio esistere. I personaggi si trovano dentro una stanza a porte chiuse (che simbolicamente è l’inferno) e costretti al confronto obbligato si inventano qualcosa per evadere ma l’inventare se stessi è una maschera trasparente che non regge la parte e svela il proprio essere nella sua nuda verità. Durante il dialogo i protagonisti che inizialmente volevano adattarsi ad una forma socialmente più accettabile si scoprono nella loro nudità e svelano i loro crimini commessi. Questo dramma è estremamente significativo nei casi di fobia sociale dove i soggetti nel loro evitamento mostrano la loro fragilità e vengono ancor di più sentenziati. La paura dell’altro diventa la protagonista dell’esistenza.
Ciascuno di noi nel vivere i rapporti umani è prigioniero della coscienza dell’altro, vittima e carnefice, giudice ed imputato.
L’inferno sono gli altri perché il loro pensare ed agire ti obbliga a mutare continuamente inventandoti un io che non reggerà la parte: la paura è quella di essere scoperti. Nel finale i personaggi di Sartre si accorgono che le porte dell’inferno erano aperte, bastava provare. Ma la fuga dall’inferno per loro non ha più senso, spogliati dalle vesti della loro affermazione, terrorizzati dalla sentenza altrui preferiscono rimanere in un luogo terrificante ma conosciuto piuttosto che vivere alla scoperta. Ma il vivere mutando, fuggendo e nascondendo il proprio essere e volere è solo un illusione: le strade che percorriamo diventano un cerchio che si chiude nello stesso punto, diventano stanze a porte chiuse, sono binari morti che non fanno transitare in nessun luogo.

E’ difficile se non impossibile capire come uscire dalla paura ma una volta fuori dall’inferno ti chiederai perché hai aperto quella porta. Non troverai nessuna risposta, è inutile, sarebbe come chiedere ad un bambino perchè ha imparato a camminare.
Vecchio 11-02-2009, 23:41   #2
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E’ difficile se non impossibile capire come uscire dalla paura ma una volta fuori dall’inferno ti chiederai perché hai aperto quella porta. Non troverai nessuna risposta, è inutile, sarebbe come chiedere ad un bambino perchè ha imparato a camminare.
Davvero molto giusto quello che scrivi, grazie per la riflessione.....
Ma tu ne sei uscita? Come hai fatto?
Vecchio 11-02-2009, 23:42   #3
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Originariamente inviata da ero_fobica
E’ difficile se non impossibile capire come uscire dalla paura ma una volta fuori dall’inferno ti chiederai perché hai aperto quella porta. Non troverai nessuna risposta, è inutile, sarebbe come chiedere ad un bambino perchè ha imparato a camminare.
... aprirò quando saprò di non essere più un potenziale pericolo per gli altri .. ancora più delle botte che posso prendere, temo quelle che posso dare
Vecchio 11-02-2009, 23:45   #4
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Non lo so, forse la vita ti cambia anche se dovresti cambiarla tu; a volte i problemi esterni ti fanno superare quelli personali. Ne sono uscita durante il tracollo finanziario della mia famiglia nel 2001 quando l'intellettuale very fobic benestante è diventata una saggia ed equilibrata morta di fame.
Vecchio 11-02-2009, 23:59   #5
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Originariamente inviata da ero_fobica
Non lo so, forse la vita ti cambia anche se dovresti cambiarla tu; a volte i problemi esterni ti fanno superare quelli personali. Ne sono uscita durante il tracollo finanziario della mia famiglia nel 2001 quando l'intellettuale very fobic benestante è diventata una saggia ed equilibrata morta di fame.
In parte confermo.
A me la necessità di cambiare città per studiare cose che non potevo nella mia, mi ha letteralmente costretto a uscire da determinate paure, come quella di non riuscire nemmeno a rivolgermi a uno sportello (non che adesso lo faccia con disinvoltura... ma almeno ci riesco).
Sono processi traumatici, anche violentemente traumatici, ma una volta passati ci si guarda alle spalle e ci si accorge di averci guadagnato, a conti fatti.
Anche per questo a volte (non sempre!!) può essere utile buttarsi alla cieca in situazioni che fanno anche molta paura o che sembrano impossibili da affrontare...

Ciò che non ci uccide, ci rende più forti, come si diceva non ricordo più dove.
Vecchio 12-02-2009, 00:02   #6
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Ciò che non ci uccide, ci rende più forti, come si diceva non ricordo più dove
verissimo come altrettanto vero "uccidi il nemico prima che sia lui a farlo" (ha doppia interpretazione)
Vecchio 12-02-2009, 00:07   #7
Y__
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Ciò che non ci uccide, ci rende più forti, come si diceva non ricordo più dove
verissimo come altrettanto vero "uccidi il nemico prima che sia lui a farlo" (ha doppia interpretazione)
Non posso che aggiungere: "Se incontri per strada il Buddha... uccidilo!!!"
Anche questo ha molte interpretazioni.
Vecchio 12-02-2009, 00:28   #8
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maccometipermettiiii 8)
Vecchio 12-02-2009, 00:30   #9
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ops: eh...scusa :lol:
Vecchio 12-02-2009, 02:00   #10
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Originariamente inviata da ero_fobica
Non lo so, forse la vita ti cambia anche se dovresti cambiarla tu; a volte i problemi esterni ti fanno superare quelli personali. Ne sono uscita durante il tracollo finanziario della mia famiglia nel 2001 quando l'intellettuale very fobic benestante è diventata una saggia ed equilibrata morta di fame.
è un passo avanti o uno indietro ?
(lo chiedo senza sarcasmo)
Vecchio 12-02-2009, 04:21   #11
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Non lo so, forse la vita ti cambia anche se dovresti cambiarla tu; a volte i problemi esterni ti fanno superare quelli personali. Ne sono uscita durante il tracollo finanziario della mia famiglia nel 2001 quando l'intellettuale very fobic benestante è diventata una saggia ed equilibrata morta di fame.
In parte confermo.
A me la necessità di cambiare città per studiare cose che non potevo nella mia, mi ha letteralmente costretto a uscire da determinate paure, come quella di non riuscire nemmeno a rivolgermi a uno sportello (non che adesso lo faccia con disinvoltura... ma almeno ci riesco).
Sono processi traumatici, anche violentemente traumatici, ma una volta passati ci si guarda alle spalle e ci si accorge di averci guadagnato, a conti fatti.
Anche per questo a volte (non sempre!!) può essere utile buttarsi alla cieca in situazioni che fanno anche molta paura o che sembrano impossibili da affrontare...

Ciò che non ci uccide, ci rende più forti, come si diceva non ricordo più dove.
A me sta cambiando la vita fondamentalmente perchè ho intrapreso attività e ho fatto scelte che vanno contro tutte le mie tendenze naturali e i miei problemi...mi sono messo alla prova in maniera incredibile...sto pagando care certe scelte in termini di tempo e soldi persi, ma forse è un investimento...
Ho fatto balzi in avanti ogniqualvolta mi sono trovato di fronte a una situazione di crisi, ogni volta ho imparato qualcosa, e ho imparato più dai fallimenti che dai successi.
Vecchio 12-02-2009, 04:30   #12
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ops: eh...scusa :lol:
ma sticaz ops: ... la prox volta scherzo io sull'agorina :lol:
Vecchio 12-02-2009, 11:06   #13
Esperto
L'avatar di Fear
 

Io ho superato in gran parte le mie paure quando ho cominciato ad affrontare la vita con ironia e umorismo e superare il timore del giudizio altrui.......
Tutto diventa più divertente..

byeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee eeeeeeeeee
Vecchio 12-02-2009, 14:54   #14
Esperto
L'avatar di piocca
 

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Originariamente inviata da ero_fobica
Non lo so, forse la vita ti cambia anche se dovresti cambiarla tu; a volte i problemi esterni ti fanno superare quelli personali. Ne sono uscita durante il tracollo finanziario della mia famiglia nel 2001 quando l'intellettuale very fobic benestante è diventata una saggia ed equilibrata morta di fame.
Capisco!!...

Ci vorrebbe una bella botta per farci guarire tutti....la fobia deriva dall'inerzia, se si fosse sempre impegnati con 1000 pensieri in testa, finalmente tutte le paure sarebbero superate....

Un bel soggiorno su un'isola di indigeni cannibali sarebbe veramente un toccasana
Vecchio 12-02-2009, 15:22   #15
Esperto
L'avatar di Ramirez
 

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Originariamente inviata da piocca
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Originariamente inviata da ero_fobica
Non lo so, forse la vita ti cambia anche se dovresti cambiarla tu; a volte i problemi esterni ti fanno superare quelli personali. Ne sono uscita durante il tracollo finanziario della mia famiglia nel 2001 quando l'intellettuale very fobic benestante è diventata una saggia ed equilibrata morta di fame.
Capisco!!...

Ci vorrebbe una bella botta per farci guarire tutti....la fobia deriva dall'inerzia, se si fosse sempre impegnati con 1000 pensieri in testa, finalmente tutte le paure sarebbero superate....

Un bel soggiorno su un'isola di indigeni cannibali sarebbe veramente un toccasana
Non vedo l'ora di incontrarti.
Hannibal Lecter.

byeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
Vecchio 12-02-2009, 16:00   #16
Intermedio
L'avatar di napapijri
 

Ciascuno di noi nel vivere i rapporti umani è prigioniero della coscienza dell’altro, vittima e carnefice, giudice ed imputato.

Buona la riflessione, è profonda e veritiera!
Anch'io ho sempre pensato che sia utile una combinazione di eventi esterni che ci inducano forzosamente ad un cambio di rotta, ma ancora meglio sarebbe trovare da soli la forza di attuare questo sofferto cambiamento di scelte di vita. Io resto ancora sospesa in un limbo, cercando di attuare piccole scelte quotidiane contro la mia indole evitante, finchè immergendomi nel flusso incessante delle cose non riuscirò un giorno a a scorrere in armonia con esso; anch'io finalmente elemento fluido , particella nella corrente che ne asseconda il corso, smettendo di remare contro e scongiurando così il rischio, ancora attuale, di rimanere depositata come un detrito sull'argine del fiume.
Vecchio 12-02-2009, 22:03   #17
Principiante
L'avatar di ero_fobica
 

Bisogna voler cambiare prima di tutto, le cose posso migliorare anche se chi come me sta meglio dirà sempre che non è guarito. In parte la volontà, in parte il corso della vita però ci vuole tanta volontà.
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