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Vecchio 17-12-2016, 01:41   #41
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Originariamente inviata da Emil Visualizza il messaggio
Hai una concezione un po' vaga della realizzazione personale. O tutto o niente. Se la fai coincidere con un ambizione frustrata, con una vocazione lavorativa non realizzata e che non ha possibilità in futuro allora si.
Altrimenti non vedo perché un muratore nel suo tempo libero non possa dedicarsi alla poesia, alla famiglia, a suonare la chitarra o a fare grigliate con gli amici. E realizzarsi.

La mia idea di realizzazione personale significa il massimo grado di sviluppo individuale sempre strettamente collegato alle possibilità ambientali che si hanno. Maggiori sono gli ambiti in cui ci si realizza (lavoro, affetti, creatività, realizzazioni artistiche, introspezione, cultura...ecc.ecc.) maggiore è il grado di realizzazione personale.
Ciò che mi realizza è quello che di più autentico riuscirò a fare.
E' evidente che in questo senso sarà molto difficile raggiungere uno stato di benessere assoluto. E che la possibilità di "mancare" la propria esistenza c'è.
Bisogna però accettare che qualcosa possa andare storto, che si faranno scelte sbagliate che ci penalizzeranno, che le nostre possibilità iniziali non sono tutte uguali, che si dovrà ripartire da cocenti fallimenti...
E' anche prendendo in esame tutto questo che a mio parere si cresce e si inizia e ridimensionare la propria esistenza. E il suo senso.

P.s: Vabbeh, se poi si finisce, tanto per cambiare, a dire che sono solo gli istinti che ci dominano a contare perché continuare a discutere? Saluti.
Ancora, non ho detto che tutti i muratori sono insoddisfatti, c'è chi trova la sua realizzazione nella famiglia, ad esempio, e c'è invece chi no.
Un muratore che vedeva la sua realizzazione nel diventare un giornalista, ad esempio, non si sentirà realizzato, e non lo sarà, non avrà fatto ciò che realmente desiderava.
Tu ne fai un discorso assoluto, ma io in nessun modo ho parlato in senso assoluto, e l'ho specificato più volte.

P.S.: Vuoi negare che gli istinti regolino la sopravvivenza e la riproduzione? Bravo, la scienza del resto esiste così, tanto per...
Dove ho detto che siano solo gli istinti a contare? Boh, continui a dirti ciò che vuoi sentirti dire per poter sfornare la risposta pronta che più ti aggrada.
Saluti a te! Anzi, ti ringrazio se non vuoi più discutere, perché non mi interessa discutere con chi corregge il senso dei discorsi altrui a piacimento, così da poter rispondere in modo da darsi ragione.

Ultima modifica di Strange Man; 17-12-2016 a 01:53.
Vecchio 17-12-2016, 01:50   #42
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Originariamente inviata da Svalvolato Visualizza il messaggio
Qual è il senso del lavorare? Quello di mettere il pane in tavola. A meno che uno non sia ricco da sempre la gente ha dovuto alzare il sedere dalla sedia per poter mangiare: una volta andava a cacciare mammuth, oggi lavora in una catena di montaggio o al computer. Comunque penso saranno gli ultimi scampoli di lavoro umano, ci aspetta nei prossimi decenni una rivoluzione che probabilmente cancellerà del tutto o quasi il lavoro umano. Sarà forse l'occasione per poter avere più tempo per se e per coltivare le proprie passioni. Staremo a vedere.
La domanda è: "Qual è il senso di lavorare se si è insoddisfatti", non solo il senso del lavorare, altrimenti la risposta scontata sarebbe, come dici tu, i soldi.
Il discorso è un po' diverso, io mi chiedo che senso abbia sopravvivere fisicamente lavorando, e quindi buttando la gran parte del tempo a disposizione, per fare qualcosa che non ha alcun senso se non può garantire la soddisfazione, o se questa soddisfazione è ormai irraggiungibile per qualche motivo.
Vecchio 17-12-2016, 01:56   #43
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Originariamente inviata da mezzastella Visualizza il messaggio
Per me l'unico senso che ha lavorare è per guadagnare soldi
Secondo me i soldi fanno la felicità!
Il discorso è diverso, la domanda è diversa, è: "Qual è il senso di lavorare se si è insoddisfatti", non capisco perché omettere la seconda parte della domanda.
Vecchio 17-12-2016, 02:34   #44
Esperto
L'avatar di Da'at
 

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Originariamente inviata da Krieg Visualizza il messaggio
Vabè ma non è che devi fare il normie per forza, non te lo dice mica il medico di andare in vacanza ad Ibiza, vattene in Alaska e vedrai che sovraffollata non è.
e grazie al cazzo
comunque, parlavo di archetipi, ovvio che ne risulta un ritratto normie, era voluto. Stavo parlando di come ci si immagina oggi il "lavorare". La tesi di fondo è che lavorare può significare tante altre cose.

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Originariamente inviata da Krieg Visualizza il messaggio
E poi una volta vivevi in un impero, verosimilmente nel non plus ultra della civiltà, non potevi ambire a cosa migliore, era nel tuo interesse lavorare per quel posto e contribuire affinchè potesse diventare ancora più grande, adesso invece per cosa dovresti affannarti? Per l'Italia? Che è ridotta ad una macchietta da avanspettacolo?
E perché no? Non sei italiano? O ti sentirai parte della tua regione? O provincia..? Città?
Quartiere?

Vedi, è proprio questa l'alienazione di cui parlo: fatichiamo a sentirci parte di un tutto. La transizione dal modello familiare allargato a quello mononucleare, ristretto, dei genitori e nonni (spesso manco quelli), ci ha privato di un senso di integrazione tale da sentirci responsabili del nostro prossimo.
E questo ci fa sentire inutili, ci ostacola nel lavoro (non siamo connessi col territorio, quindi con i servizi di cui esso necessita), ci rende più distanti e soli.

Quote:
Originariamente inviata da Krieg Visualizza il messaggio
O peggio ancora per l'Europa? Ovunque ti giri ci sono degenerati e bastardi di ogni sorta e genere, gente che si finge uomo, gente che si finge donna e viene idolatrata dai mass media, gente che si identifica sessualmente in un gatto.
Abbiamo perso qualsiasi stile, non sappiamo più vivere e di conseguenza non sappiamo neanche più dare un valore alla morte, è diventato tutto una casualità.
Questo discorso mi sembra un po' alla o tempora o mores. Smettila di giudicare il mondo, che tanto va dalla sua parte comunque spingi, e guardalo con occhi nuovi, vergini. Senza preconcetti.
Cerca di capire perché tutto ciò avviene, ma non in termini di colpa.
Poi fai chiarezza sui tuoi valori, trova chi è affine e impegnati per essi.
Vecchio 17-12-2016, 02:51   #45
Avanzato
L'avatar di Tragicomico
 

Il tuo discorso da quello che ho capito correggimi se sbaglio è, fare un lavoro mentre si desidera farne un altro che però molto probabilmente non lo si farà mai e quindi c'è questo grande sconforto che porta ad essere insoddisfatti della vita in generale diciamo.
Come ho già detto in un'altra discussione, per me il lavoro che si fa se lo si odia fa parte di una buona dose di malessere, che inevitabilmente va ad influire su tutto il resto, io in primis, mi sono sempre depresso pensando al lavoro che facevo ma che non avrei voluto fare, e ancora oggi ho in mente un tipo di lavoro adatto a me ma che molto probabilmente non realizzerò mai, e ciò mi fa stare male, perchè avrò passato una vita a fare ciò che non volevo.

P.S. Se posso essere realista/cinico, alla fine, che differenza fa sentirsi realizzati/soddisfatti in punto di morte? sapere di aver fatto ciò che si desiderava? a parte sentirsi bene con se stessi? nulla! non ha alcun senso in fine dei conti, è una cosa che nasce e muore dentro di noi.
Vecchio 17-12-2016, 04:31   #46
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Originariamente inviata da Strange Man Visualizza il messaggio
Il discorso è diverso, la domanda è diversa, è: "Qual è il senso di lavorare se si è insoddisfatti", non capisco perché omettere la seconda parte della domanda.
La risposta è sempre quella: per i soldi
Avevo già letto bene la domanda
Vecchio 17-12-2016, 10:06   #47
Esperto
L'avatar di Emil
 

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Originariamente inviata da Strange Man Visualizza il messaggio
Tu ne fai un discorso assoluto, ma io in nessun modo ho parlato in senso assoluto, e l'ho specificato più volte.

P.S.: Vuoi negare che gli istinti regolino la sopravvivenza e la riproduzione? Bravo, la scienza del resto esiste così, tanto per...
Mi sa che non hai compreso molto. Io non stavo negando il tuo punto di vista. Però cercherò di risponderti ugualmente stavolta sulla questione degli istinti: La caratteristica principale dell'uomo è proprio quella di avere avuto in fase evolutiva un drastico allentamento degli istinti sopperito dalla produzione della cultura che gli ha permesso di avanzare. La cultura, tramandata, permette di non dover ricominciare tutto da capo e sostituisce l'istinto che ha come caratteristica principale quella di esaurirsi nel dato presente. L'uomo invece non vive nel sonno presente, nel solo istinto, ma vive sopratutto nel passato e nel futuro.

Se ignori questo puoi tirare pure imballo tutta la scienza di cui disponi ma mi sa che degli uomini tieni una visione approssimativa e arcaica.
Diciamo che non hai ancora superato la fase di Freud e "della vita fa schifo" adolescenziale.
Per fortuna, almeno in questo, il resto della psicologia ha fatto passi avanti.

Ti lascio al tuo prodigo nichilismo sul non senso della vita, sul come comportarsi quando si manca la propria esistenza e alle istruzioni per l'infelicità.
Un vero toccasana per il forum.

Ultima modifica di Emil; 17-12-2016 a 10:15.
Vecchio 17-12-2016, 13:15   #48
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Originariamente inviata da Emil Visualizza il messaggio
Mi sa che non hai compreso molto. Io non stavo negando il tuo punto di vista. Però cercherò di risponderti ugualmente stavolta sulla questione degli istinti: La caratteristica principale dell'uomo è proprio quella di avere avuto in fase evolutiva un drastico allentamento degli istinti sopperito dalla produzione della cultura che gli ha permesso di avanzare. La cultura, tramandata, permette di non dover ricominciare tutto da capo e sostituisce l'istinto che ha come caratteristica principale quella di esaurirsi nel dato presente. L'uomo invece non vive nel sonno presente, nel solo istinto, ma vive sopratutto nel passato e nel futuro.

Se ignori questo puoi tirare pure imballo tutta la scienza di cui disponi ma mi sa che degli uomini tieni una visione approssimativa e arcaica.
Allora mi sa che non hai compreso molto tu.
Io ti ripeto la domanda: dov'è che avrei esposto una tale visione dell'uomo e degli istinti?
Ho detto che gli istinti regolino la sopravvivenza e la riproduzione, due meccanismi che nessuna cultura/intelligenza acquisita può sopprimere (almeno, per ora).
Se la maggior parte degli aspiranti suicidi non riesce nel suo intento, è per l'istinto di sopravvivenza, se provi eccitazione sessuale nel vedere un seno nudo, è per l'istinto alla riproduzione.
Poi grazie, so bene che l'uomo è tale, e si differenzia dagli animali, perché molto più distante dagli istinti rispetto ad essi, e quindi dotato di una certa auto-consapevolezza; io stesso so di essere molto distante dai miei istinti, forse più della norma.
La scienza invece preferirei tirarla in ballo, l'imballo è quello dei pacchi
Quote:
Originariamente inviata da Emil Visualizza il messaggio
Diciamo che non hai ancora superato la fase di Freud e "della vita fa schifo" adolescenziale.
Per fortuna, almeno in questo, il resto della psicologia ha fatto passi avanti.

Ti lascio al tuo prodigo nichilismo sul non senso della vita, *sul come comportarsi quando si manca la propria esistenza* e alle istruzioni per l'infelicità.
Un vero toccasana per il forum.
Ecco, dicendo così dimostri che del discorso che faccio non hai capito praticamente nulla.
Magari se lo rileggi, cercando di non interpretare i discorsi a modo tuo, attribuendomi frasi mai dette e concetti mai esposti, forse capirai che non dico affatto che la vita in sé faccia schifo anzi, la reputo un'occasione unica per realizzare ciò che si vuole di essa. Proprio per questo motivo, arrivare a fine vita senza aver realizzato ciò che si desiderava, equivale al non averla vissuta affatto, equivale ad aver buttato nel cesso l'unica occasione a disposizione per realizzarla, poiché dopo la morte di occasioni non ce ne saranno più.
La fase adolescenziale l'ho superata da un pezzo, a livello mentale.

*questa proprio non sono riuscito ad interpretarla, non è che me la spieghi?

Ultima modifica di Strange Man; 17-12-2016 a 13:52.
Vecchio 17-12-2016, 13:37   #49
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Originariamente inviata da Tragicomico Visualizza il messaggio
Il tuo discorso da quello che ho capito correggimi se sbaglio è, fare un lavoro mentre si desidera farne un altro che però molto probabilmente non lo si farà mai e quindi c'è questo grande sconforto che porta ad essere insoddisfatti della vita in generale diciamo.
Come ho già detto in un'altra discussione, per me il lavoro che si fa se lo si odia fa parte di una buona dose di malessere, che inevitabilmente va ad influire su tutto il resto, io in primis, mi sono sempre depresso pensando al lavoro che facevo ma che non avrei voluto fare, e ancora oggi ho in mente un tipo di lavoro adatto a me ma che molto probabilmente non realizzerò mai, e ciò mi fa stare male, perchè avrò passato una vita a fare ciò che non volevo.

P.S. Se posso essere realista/cinico, alla fine, che differenza fa sentirsi realizzati/soddisfatti in punto di morte? sapere di aver fatto ciò che si desiderava? a parte sentirsi bene con se stessi? nulla! non ha alcun senso in fine dei conti, è una cosa che nasce e muore dentro di noi.
Più o meno sì, poi non dico che la realizzazione consista per forza in un lavoro diverso da quello che si fa.
C'è chi si sentirebbe realizzato facendo l'ingegnere nucleare, e chi si sentirebbe realizzato avendo una moglie e dei figli, e in questo caso il lavoro, qualunque esso sia, passerebbe in secondo piano.
Dico: c'è chi lavora per tutta la vita senza mai neppure provare a realizzare ciò che realmente desidera, solo per sopravvivenza fisica; ma quale senso avrà avuto allora quella sopravvivenza fisica, se tanto l'occasione di realizzare la propria vita non è stata sfruttata?

Comunque sì, da un punto di vista oggettivo alla morte ciò che si è fatto o non fatto non avrà alcuna differenza.
Però il non aver sfruttato l'unica occasione a propria disposizione, sempre oggettivamente, è un incredibile spreco, anche solo di tempo.
Personalmente, se dovessi sapere con certezza di non poter realizzare ciò che desidero dalla mia vita, preferirei non vivere più, tanto sopravvivere fisicamente, per me, non avrebbe alcuna utilità, nessun senso (il discorso cambia se poi si ha una famiglia da mantenere).
Vecchio 17-12-2016, 14:23   #50
Avanzato
L'avatar di Adler
 

Caro Strange Man

Sono poche le persone a fare un lavoro di cui sono veramente soddisfatte.
La "soddisfazione" poi non dipende solo dal lavoro in sé ma anche, e soprattutto, da come la persona percepisce il suo stato.
Ad esempio io oggettivamente credo di fare un lavoro dignitoso e ben pagato, ma soggettivamente non ne sono poi così soddisfatto.
Mi rendo conto che la mancata soddisfazione, almeno nel mio caso, non è legata al lavoro in sé, ma alla mancanza di altri fattori che contribuiscono fortemente al benessere personale. Parlo soprattutto di una vita sociale e sessuale soddisfacente.

Fatta questa premessa cerco di rispondere alla tua domanda.
Se il lavoro che fai è oggettivamente poco soddisfacente per te, e hai la possibilità di cambiare mettiti in gioco e cambia (l'ho fatto anche io in passato).
Troverai sicuramente delle forze che cercheranno di mantenerti al tuo stato attuale perché più "confortevole e sicuro" di un salto verso l'ignoto.
Qualora per te cambiare lavoro fosse oggettivamente molto difficile, il senso di lavorare è comunque quello di accumulare delle risorse da spendere in altri "settori" della tua vita che ritieni importanti.
Per molte persone (me compreso) è fondamentale avere il proprio corpo in salute, dei legami sociali forti e stabili, una casa. Potresti investire in questo senso.

Un'ultima nota.
La speranza muore nel momento in cui tu decidi di farla morire.
La speranza rinasce e rinvigorisce nel momento in cui tu hai una forte convinzione di poter migliorare te stesso e la tua vita.

Una domanda su cui tutti noi mi piacerebbe che riflettessimo è la seguente:
"Sono davvero sicuro di aver fatto tutto ciò che è nelle mie possibilità per superare i problemi che oggi mi portano tanta sofferenza?"

Almeno nel mio caso la risposta secca è: NO
Vecchio 17-12-2016, 15:15   #51
Esperto
L'avatar di illumi
 

Quote:
Originariamente inviata da Strange Man Visualizza il messaggio
E lo vedi il controsenso?
Si lavora per i soldi per sopravvivere fisicamente, ma nel contempo, per lavorare per avere i soldi, si butta via il tempo a disposizione sacrificando la possibilità di vivere per come si desidera realmente.
Buttare via questa possibilità, equivale a buttare via la vita, e la sopravvivenza fisica a quel punto non ha più senso, o meglio, ha l'unico senso della riproduzione.
Ho capito quello che intendi ma purtroppo funziona così da sempre e così suppongo continuerà a funzionare, quindi non resta che adeguarsi nel modo più indolore possibile. Ad es. riuscendo a fare un lavoro che cmq piace, che dia soddisfazione e che permetta di sentirsi un minimo realizzato.
Nonostante qualcuno provi pena e tristezza per chi si realizza anche (o forse era solo ) attraverso il lavoro XD
Vecchio 17-12-2016, 16:24   #52
Esperto
L'avatar di Emil
 

Quote:
Originariamente inviata da Strange Man Visualizza il messaggio
Se la maggior parte degli aspiranti suicidi non riesce nel suo intento, è per l'istinto di sopravvivenza
Questo potrebbe tranquillamente essere ribaltato nell'assunto contrario: proprio perché gli uomini riescono a suicidarsi persino il più forte e inestirpabile degli istinti può venire scavalcato.

Comunque mi pare che abbiamo due visioni inconciliabili.
Solo ti auguro e spero per te che la tua ambizione, se ne hai una, si realizzi. Prima o poi.
Altrimenti potresti ritrovarti nella situazione tragica che descrivi. E quei panni, mi pare, non riusciresti a vestirli.
E sarei curioso di sapere come andrebbe a finire.
Vecchio 17-12-2016, 18:17   #53
Banned
 

Bel post Marceline, hai trovato la giusta chiave di lettura secondo me
Vecchio 17-12-2016, 18:34   #54
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Se non vuoi vivere in mezzo ad una strada te tocca lavorá.
Personalmente non voglio vivere insieme ai miei per il resto dei miei giorni ma non perché con loro sto male (eccetto in alcuni casi) ma perché sono un essere indipendente e in quanto tale voglio sbrigarmela da sola e per farlo ho bisogno di soldi che posso avere solo lavorando.
É un circolo.
Vecchio 17-12-2016, 20:48   #55
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Quote:
Originariamente inviata da Emil Visualizza il messaggio
Questo potrebbe tranquillamente essere ribaltato nell'assunto contrario: proprio perché gli uomini riescono a suicidarsi persino il più forte e inestirpabile degli istinti può venire scavalcato.

Comunque mi pare che abbiamo due visioni inconciliabili.
Solo ti auguro e spero per te che la tua ambizione, se ne hai una, si realizzi. Prima o poi.
Altrimenti potresti ritrovarti nella situazione tragica che descrivi. E quei panni, mi pare, non riusciresti a vestirli.
E sarei curioso di sapere come andrebbe a finire.
Ma si tratta di casi temporanei generalmente, un uomo può vincere momentaneamente l'istinto di sopravvivenza e tentare il suicidio, però, se non ci riesce per qualche motivo, non è che allora ci potrà ritentare senza problemi, l'istinto alla sopravvivenza sarà comunque rimasto e non gli consentirà mica di suicidarsi facilmente alla prossima occasione.
Stessa cosa per l'istinto alla riproduzione, un uomo può resistere alla tentazione di avere un rapporto anche se estremamente "spinto" dall'istinto, ma l'averlo momentaneamente battuto, non significa che da quel momento in poi non proverà più eccitazione, gli istinti sono inestinguibili per motivi naturali.

Sul resto, beh, ti ringrazio.
Non saprei come andrebbe a finire, se l'istinto mi spingerebbe a sopravvivere fisicamente, oppure se riuscirei a tenerlo a bada rinunciando, ragionevolmente (per me), a proseguire un qualcosa che reputerei ormai priva di alcun senso.
Ringraziamenti da
Tragicomico (17-12-2016)
Vecchio 17-12-2016, 20:54   #56
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Quote:
Originariamente inviata da M.me Adelaide Visualizza il messaggio
Marceline bel discorso

(Ho finito i ringrazia e ce ne vorrebbero una pioggia per il tuo post)
Idem
Vecchio 17-12-2016, 21:02   #57
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Quote:
Originariamente inviata da Adler Visualizza il messaggio
Caro Strange Man

Sono poche le persone a fare un lavoro di cui sono veramente soddisfatte.
La "soddisfazione" poi non dipende solo dal lavoro in sé ma anche, e soprattutto, da come la persona percepisce il suo stato.
Ad esempio io oggettivamente credo di fare un lavoro dignitoso e ben pagato, ma soggettivamente non ne sono poi così soddisfatto.
Mi rendo conto che la mancata soddisfazione, almeno nel mio caso, non è legata al lavoro in sé, ma alla mancanza di altri fattori che contribuiscono fortemente al benessere personale. Parlo soprattutto di una vita sociale e sessuale soddisfacente.

Fatta questa premessa cerco di rispondere alla tua domanda.
Se il lavoro che fai è oggettivamente poco soddisfacente per te, e hai la possibilità di cambiare mettiti in gioco e cambia (l'ho fatto anche io in passato).
Troverai sicuramente delle forze che cercheranno di mantenerti al tuo stato attuale perché più "confortevole e sicuro" di un salto verso l'ignoto.
Qualora per te cambiare lavoro fosse oggettivamente molto difficile, il senso di lavorare è comunque quello di accumulare delle risorse da spendere in altri "settori" della tua vita che ritieni importanti.
Per molte persone (me compreso) è fondamentale avere il proprio corpo in salute, dei legami sociali forti e stabili, una casa. Potresti investire in questo senso.

Un'ultima nota.
La speranza muore nel momento in cui tu decidi di farla morire.
La speranza rinasce e rinvigorisce nel momento in cui tu hai una forte convinzione di poter migliorare te stesso e la tua vita.

Una domanda su cui tutti noi mi piacerebbe che riflettessimo è la seguente:
"Sono davvero sicuro di aver fatto tutto ciò che è nelle mie possibilità per superare i problemi che oggi mi portano tanta sofferenza?"

Almeno nel mio caso la risposta secca è: NO
Però, e mi tocca ripeterlo, che la soddisfazione dipenda solo dal lavoro io non l'ho mai detto.
Ognuno ha il suo modo di intendere la propria realizzazione, chi nel lavoro, chi nella famiglia, chi nell'aiutare il prossimo, ecc.
La domanda è: lavorare solo per sopravvivere fisicamente, quale senso dovrebbe avere, se lo stesso lavoro che sei costretto a fare per sopravvivere, ti costa l'opportunità di vivere per come davvero desideri? La sopravvivenza fisica a quel punto sarebbe del tutto inutile, o magari anche no; cerco differenti punti di vista, il mio mi porta a pensare che sia inutile, ma ovviamente non è detto che il mio punto di vista sia corretto.

Comunque la mia è una questione generale che personalmente non sto vivendo, non mi riferisco a me stesso quando pongo la domanda.
Io ho ancora 20 anni, non lavoro né ho il bisogno impellente di farlo, e di possibilità, e tempo, per realizzare la mia vita ne ho ancora tantissime, per cui anche io risponderei seccamente "No" alla tua ultima domanda, sono ancora agli inizi...
Però, e questa domanda invece riguarda anche me, mi chiedo se accontentarmi di trovare un lavoro che mi consenta di sopravvivere degnamente, oppure iniziare già da subito a inseguire la mia ambizione, che con un lavoro comune non si può in nessun modo conciliare, per questioni di tempo.
Vecchio 17-12-2016, 21:08   #58
Esperto
L'avatar di Da'at
 

Quote:
Originariamente inviata da Strange Man Visualizza il messaggio
E lo vedi il controsenso?
Si lavora per i soldi per sopravvivere fisicamente, ma nel contempo, per lavorare per avere i soldi, si butta via il tempo a disposizione sacrificando la possibilità di vivere per come si desidera realmente.
Questo tuo quasi-errore lo facevo anche io.

C'è un mio caro amico di un altro forum (che saluto casomai stesse leggendo ) che la pensa in maniera simile.

Ma vedi, il tempo non lo puoi "buttar via". Il tempo lo spendi, che tu voglia o no. Il lavoro è vita tanto quanto è vita fare i mestieri. Tanto quanto è vita andare al supermercato, al tabacchino, al cinema.

Se speri in eventi terzi che giustifichino il significato della tua vita, ti stai affidando alla sorte, lasci scegliere ad essa se darti quello che realmente desideri oppure offrirti una vita insignificabile.

Poi, che esistano lavori che rendono più facile il significare il proprio tempo, e lavori che invece ostacolano questa ricerca, è pacifico. Ma non è colpa della società, o del lavoro, se non trovi un senso nel lavoro. E' responsabilità tua cercare un significato in ogni cosa che fai, e se non ci riesci, prima di arrivare a pensare soluzioni esiziali, dovresti secondo me domandarti qual è la causa primaria che ti impedisce di trovare un senso in attività che la maggior parte delle persone svolgono senza grossi problemi.

(non significa che la società sia perfetta così com'è, sia chiaro)
Ringraziamenti da
cancellato13248 (18-12-2016), Rainbow Veins (18-12-2016)
Vecchio 17-12-2016, 21:51   #59
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Marceline Visualizza il messaggio
Spero di non trasmettere un messaggio di arrendevolezza con questo post. L'intenzione non è quella (da "lascia perdere"), anzi.
Però... pensavo: succede di guardare alla vita sentendosi piccoli, e -in qualche modo- di osservare anche i sogni riconoscendoli come qualcosa che è nelle nostre mani, ma che, proprio per quello, ha un che di fragile, di mortale (->'mazza, l'allegria ). Il che può proprio motivare ancor di più a sfruttare il tempo che ci è concesso per realizzare le nostre ambizioni o esplorare le possibilità che abbiamo.
D'altra parte, però, forse ci offre uno spunto sull'insensatezza dell'accanirsi con sé stessi sul discorso "Se non sfrutto questa occasione one shot non sono solo un fallito, ma anche un irriconoscente... uno che ha avuto tempo e non l'ha usato; pur sapendo che morirà. Uno che ha perso treni".
È che queste cose sono pesanti da sopportare per un essere umano. Cioè, ci è dato che nasciamo, viviamo, ma poi ci tocca morire. E ci appare crudele, sadico
Come suggeriva Emil, non tutti nasciamo nelle stesse condizioni. Tralasciando, esempio, l'ampio discorso su ricchezza/povertà (per quanto ciò impatti anche sulla salute), pensa solo alle malattie genetiche o invalidanti che ci si può ritrovare indipendentemente dal conto in banca. Dover sopportare il dolore e allo stesso tempo sapere di avere una vita sola. Allora, sì, uno ci prova a incontrare i propri sogni, le aspettative... però con molte difficoltà, magari senza riuscirci. Ma, imho, lo stesso discorso si può applicare, in qualche modo, un po' a tutti. Siamo limitati dalla nostra condizione in un universo ai nostri occhi infinito, dalle infinite strade. Ci si perde.

Ecco, è solo che forse potremmo provare a essere un po' più comprensivi verso noi stessi. Anche se è molto difficile (anch'io, ad esempio, mi ritrovo nella tua paura di sentire la mia vita sprecata... già da tempo la avverto così, provando un misto di vergogna e dispiacere. E ciò può portare al suicidio, a cui a volte attribuiamo un senso di "catarsi"... ma per disperazione, perchè non sappiamo dove sbattere la testa. Ci succede, ma non è giusto... siamo solo in balìa del caos)

Edit: praticamente ho riscritto in buona parte le stesse cose di cui già aveva parlato Emil
Concordo con gli altri sulla bellezza del discorso.
Il mio però è un concetto che prescinde dall'autocolpevolizzazione, prescinde dalla soggettività; pongo la questione da un punto di vista terzo, oggettivo.
Al costo di apparire cinico, faccio un esempio: un uomo che diventa disabile e non potrà più realizzare la sua ambizione, beh, non avrà più la possibilità di vivere la vita per come la desiderava. Poi potrà trovare un giusto compromesso e sentirsi comunque realizzato, ma se non lo troverà, se ciò che realmente vuole diventa impossibile da raggiungere, beh, la sua sopravvivenza fisica non ha più alcun senso.
È colpa del disabile? Assolutamente no! Così come non è una colpa sprecare il tempo in lavori che permettono a malapena la sopravvivenza, privando della possibilità di vivere realmente.
Non ne faccio un discorso di colpe, ma, oggettivamente, chi non ha più la possibilità di vivere come davvero vuole, può al massimo sopravvivere fisicamente, ma senza un senso, soltanto per l'istinto di sopravvivenza (o per il fatto di non porsi certe domande).

Concordo sul fatto che, fin quando c'è speranza, bisogna tentare, infatti sono contrario al suicidio se non motivato da una totale, e oggettiva, mancanza di speranza.
Ma chi si imbarca a fare il bidello per tutta la vita, ad esempio, quand'è che ci proverà? Non ci proverà mai, bisogna essere realisti (tra l'altro qui posso parlare per esperienza familiare).
Per sopravvivere fisicamente, avrà bruciato l'occasione che la vita dà, e non avrà più alcuna possibilità, nessuno gli regalerà il biglietto: "Seconda chance".

Voi mi darete del nichilista, io personalmente credo semplicemente di star analizzando freddamente una realtà esistente; se ho un pregio (o difetto?), è quello di sapermi distaccare dall'ottica umana analizzando con occhi "terzi", o magari non è così e mi sto sbagliando anche sul mio conto, potrebbe pure essere, non lo nego.

Ultima modifica di Strange Man; 17-12-2016 a 21:55.
Vecchio 17-12-2016, 22:15   #60
Esperto
L'avatar di Emil
 

Quote:
Originariamente inviata da Strange Man Visualizza il messaggio
pongo la questione da un punto di vista terzo, oggettivo.

Non ne faccio un discorso di colpe, ma, oggettivamente, chi non ha più la possibilità di vivere come davvero vuole, può al massimo sopravvivere fisicamente, ma senza un senso, soltanto per l'istinto di sopravvivenza (o per il fatto di non porsi certe domande).
Se fossi anche onesto protesti prendere in considerazione anche il fatto che l'esistenza, forse, non ha un significato oggettivo (per qualcuno). Non avendolo sta alle persone cercare di riempirlo, con il meglio che possono e al meglio che gli è concesso, con un proprio significato soggettivo. Che purtroppo o per fortuna non coincide con le tue considerazione oggettive.
Parli di realismo. A me non sembra realismo. Semplicemente mi sembri uno che non ha problemi reali di quello che sta parlando in modo astratto.

Che che cosa vorrà dire poi "solo sopravvivenza fisica". Come se il non aver potuto raggiungere un obbiettivo (o più) distruggesse antropologicamente tutto il resto di quell'uomo, tutta la sua esistenza passata e futura. Pure tutto il suo corpo. Mah.

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Originariamente inviata da Strange Man Visualizza il messaggio
Voi mi darete del nichilista, io personalmente credo semplicemente di star analizzando freddamente una realtà esistente; se ho un pregio (o difetto?), è quello di sapermi distaccare dall'ottica umana analizzando con occhi "terzi", o magari non è così e mi sto sbagliando anche sul mio conto, potrebbe pure essere, non lo nego.
Ah beh, allora perdonaci se non sapevamo che tu stavi oltre l'umano. Che analizzavi la specie e i suoi istinti dall'alto della tua ottica infallibile. Che sei in grado di scinderti dalla zavorra offuscata del punto di vista umano. Non c'è altro da aggiungere.
Amen.

P.s.: Forse ti conviene tornare quaggiù insieme a noi. Magari guardando il resto degli uomini con occhi umani scoprirai l'umiltà, una delle più grandi qualità umane (che forse è quella che a volte ci fa tirare avanti). Sempre che non ti interessi eh.

Ultima modifica di Emil; 17-12-2016 a 22:20.
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