Del primo incontro con il terapeuta che mi segue tutt'ora ho un bel ricordo.
Era Febbraio di quest'anno e, finalmente, avevo deciso che era arrivato il momento di agire. Anche a costo di buttarci qualche soldo.
Per la verità avevo già parlato con altri due professionisti - che però non mi avevano colpito più di tanto - quindi già sapevo, più o meno, ciò a cui sarei andato in contro; una rapida presentazione, domande, chiarimenti... le solite cose.
Invece non fu così; o meglio, fu anche così. Ma non solo.
Ricordo come mi parlava, mentre mi chiedeva cosa temevo negli sguardi della gente che tanto mi causavano ansia in metropolitana; ricordo il suo tono di voce profondo, evocativo, diretto alle emozioni. Provai una sensazione strana, qualcosa di mai avvertito prima. Mi venne un groppo alla gola e riuscii a trattenere le lacrime fino a quando lui non mi chiese: "che cosa sta provando?". Lì crollai.
Uscii dal suo studio stanco e sfibrato, ma anche alleggerito. Ero intontito, scosso, pervaso dal sentore che era appena successo qualcosa di molto importante. I mesi che sono trascorsi da quel giorno mi hanno dato ragione.
Tutto sta, credo, nella bravura della persona che ti troverai davanti. E per bravura non intendo tanto la capacità tecnica, quanto l'abilità di stabilire un contatto emotivo, senza il quale il processo di cambiamento non può avvenire. Se la persona che ti troverai davanti è quella giusta, lo scoprirai quasi subito.
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