![]() |
Nessuna soluzione
Una mattina di settembre sono uscito dalla casa-prigione che con le sue tenaglie mi teneva stretto a sé e lontano dal palpitare della vita. La partenza non ha avuto nulla di poetico, in niente è somigliata a quella cantata da Rocchi in La tua prima luna. Sognavo una partenza dal sapore di libertà, intrisa di forti emozioni, di gioia e di pianto; è stata invece un anonimo proseguimento dell'esistenza precedente, un viaggio condito solo da una banale ansia.
Sognavo una svolta grandiosa e sfavillante: l'animale che finalmente esce dall'ombrosa tana e che nella libertà bagnata di sole gode la meraviglia della vita; l'essere in potenza serrato in uno scrigno di ferro che diventa essere in atto esprimendosi appieno nelle sue innumerevoli qualità... La realtà è che da una prigione ampia e famigliare sono caduto in una celletta angusta ed estranea. La sorte mi è nemica, ancora mi nega d'essere sgravato dal senso di solitudine che da anni mi fa da cattivo compagno. Presto lo avverto anche nella nuova città, presto il destino torna puntuale a ridermi maligno. Un ragazzo con cui sarei dovuto andare a un concerto mi dà buca, l'avevo atteso invano al tavolino tenendo posto per lui e un altro mentre venivano eseguite brutte cover di Dalla. Uscire da solo il sabato sera in centro assalito da fiumi di persone fa venir voglia di spararmi. Una bellissima ragazza adorante Beethoven ha l'ardire di dire che le è venuto sonno e vuole tornare a casa, poi non mi caga. Due disagiatine di internet non mi considerano. Utilizzo in maniera considerevole Spotted (pagina fb e instagram presente un po' in tutte le città universitarie in cui si pubblicano, tra le altre cose, annunci per conoscere persone) con il solo risultato di veder aumentati l'odio per il prossimo e lo sconforto. Ragazze davvero belle e interessanti che è tanto se si degnano di una misera risposta; vedere, su schermi e per le strade, volti gambe e sorrisi che non saranno mai per me, mai! Neanche l'appassionata di induismo, neanche la fan di Bergman. In compagnia della solitudine nemica scema via la voglia di sgusciare dalle coperte e destarsi dall'immobilità mortuaria. I venti-trenta ragazzi del convitto in cui si trova la mia celletta diventano presenze da evitare, non mi va di stare con loro, se sto male voglio stare solo o con chi posso essere me stesso, loro invece sono estranei. Evitamento chiama evitamento, finisco per evitarli anche per la vergogna di averli evitati. Se oltre la mia sottile porta sento le loro voci vuol dire che non posso uscire. È terribile, peggio che nella mia solita casa con mia madre. La nuova città mi mostra degrado e scritte sui muri; vorrei sciacquarmi la mente contemplando il mare, ma non c'è. Col tempo anche il senso di studiare si sgretola. Per questa pacchia spendo poco più di 500 euro al mese. Se tornassi indietro e frequentassi online rimanendo nella mia città d'origine non avrei spese ma rimarrei comunque solo in un ambiente in cui non mi sento a mio agio, perciò con tutta probabilità presto mi passerebbe la voglia di studiare. Ho venticinque anni, sono vecchio, ho già tentato troppe strade interrompendole per esiti insoddisfacenti. Non vedo soluzioni. Qualcuno ne vede? |
Quote:
|
Re: Nessuna soluzione
Quote:
|
Re: Nessuna soluzione
Ho vissuto due volte le stesse cose..partire tutto contento e tornare con la coda tra le gambe,ma ti auguro che per te andrà meglio :)
|
Re: Nessuna soluzione
Quote:
|
Re: Nessuna soluzione
Quote:
|
Re: Nessuna soluzione
Quote:
E come mai alla fine entrambe le volte tornasti indietro? |
Re: Nessuna soluzione
Quote:
|
Re: Nessuna soluzione
Ti capisco,è successo qualcosa di simile anche a me, delle volte.
Purtroppo non si può scappare da sè stessi, la prigione è interiore. E' da lì, che bisogna in realtà evadere ,altrimenti in ogni luogo si ripeteranno le stesse identiche dinamiche. |
Re: Nessuna soluzione
Quote:
Esempi di contesti favorevoli: corsi di teatro e regia; gare di scrittura; cineforum diretti da me; incontri con amici con cui mi trovo molto bene; momenti prima e durante gli esami dati nella città di origine... Tutte situazioni in cui per qualche ragione mi sento sicuro di me e sento di valere, in questi casi sono addirittura estroverso e so di piacere. Il punto è: come fare in modo che queste situazioni favorevoli siano ricorrenti al punto da farmi essere nella maggior parte del tempo una persona sicura di sé e con buone capacità di relazionarsi agli altri? Credevo che una nuova città mi avrebbe aiutato in tal senso, e invece sono finito dalla padella nella brace... |
Re: Nessuna soluzione
Quote:
|
Re: Nessuna soluzione
Quote:
Certo, io parlavo in linea generale. Al momento sei, anzi siamo, ancora vincolati dalla presenza o meno di tali contesti favorevoli, quindi non liberi. La chiave purtroppo è, come sempre, avere autostima sempre, a prescindere dal contesto e dall'approvazione altrui. Non conosco un metodo che non preveda l'ingestione di sostanze,altrimenti l'avrei già applicato. |
Re: Nessuna soluzione
Quote:
|
Re: Nessuna soluzione
Quote:
|
Re: Nessuna soluzione
bastava portare quella di beethoven al posto del tizio del concerto, pigliavi due piccioni con una fava, lei non si sarebbe addormentata e probabilmente sarebbe nato un nuovo amore
intendo con l'altro tizio seduto al tavolo con voi no finisce male pure questa :miodio: mi son sbagliato, volevo darti una botta di ottimismo ed invece ti ritrovo qui a seguire le canzoni di lucio dalla mentre quei due limonano affianco a te |
Re: Nessuna soluzione
Quote:
comunque non credo sarebbe venuta perché schifa tutta la musica dal Novecento in poi |
Tutti gli orari sono GMT +2. Attualmente sono le 08:35. |
Powered by vBulletin versione 3.8.8
Copyright ©: 2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.