FobiaSociale.com

FobiaSociale.com (https://fobiasociale.com/)
-   Depressione Forum (https://fobiasociale.com/depressione-forum/)
-   -   Essere e sentirsi dei perdenti (https://fobiasociale.com/essere-e-sentirsi-dei-perdenti-73428/)

Inner_Beauty89 21-11-2020 22:04

Essere e sentirsi dei perdenti
 
Salve a tutti.
Ultimamente, scavando tra i miei pensieri, ho riscoperto una delle serie d'esperienze che mi ha fatto soffrire davvero molto, nella vita.
Probabilmente è anche uno dei miei più grandi rimpianti.
Quello di non aver mai vinto nulla dal punto di vista sportivo e competitivo, in generale, con gravi conseguenze sull'autostima :(
Ovviamente poi, questa situazione ha gravato anche nei rapporti sociali con le altre persone che invece, bene o male, sono riuscite ad ottenere qualche piccolo o grande successo personale, provocando degli effetti a catena sulla qualità della vita sociale.
La realtà è che viviamo in una società fortemente competitiva, e chi rimane indietro e perde sempre, lascia dietro di sé, come fosse un ombra, un Gap incolmabile da recuperare.

Su di me ha avuto un esito talmente deleterio da farmi soffrire di complessi d'inferiorità persino quando mi cimento online o con degli amici ai videogiochi o giochi da tavolo :piangere:

Non ho mai vinto neanche una Coppetta in tutta la mia vita, e questo aspetto mi fa sentire in deficit rispetto agli altri; non so davvero come uscirne, e la cosa mi fa sentire davvero a disagio.
Come si fa a superare questo muro invalicabile?

Crepuscolo 21-11-2020 22:16

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Anche io mi sento un perdente però non perché non ho mai vinto qualcosa ma perché non ho nessuna competenza particolare, sono un inetto. Ogni persona che ho conosciuto fino ad ora era brava in qualcosa, chi suonava uno strumento, chi praticava uno sport e chi faceva altro. Io non ho mai saputo fare niente, sia per mancanza di interesse ma anche perché nessuno in famiglia mi ha mai spinto a fare qualcosa quando ero piccolo. Questa cosa influisce moltissimo sulla mia autostima.

Nightlights 21-11-2020 22:26

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Io non è che mi senta un perdente, più che altro è che odio la competitività, mi stressa, per altri funge da motivazione mentre a me scazza e mette solo ansia.

shalton 21-11-2020 22:37

Quote:

Originariamente inviata da Inner_Beauty89 (Messaggio 2538834)
Salve a tutti.
Ultimamente, scavando tra i miei pensieri, ho riscoperto una delle serie d'esperienze che mi ha fatto soffrire davvero molto, nella vita.
Probabilmente è anche uno dei miei più grandi rimpianti.
Quello di non aver mai vinto nulla dal punto di vista sportivo e competitivo, in generale, con gravi conseguenze sull'autostima :(
Ovviamente poi, questa situazione ha gravato anche nei rapporti sociali con le altre persone che invece, bene o male, sono riuscite ad ottenere qualche piccolo o grande successo personale, provocando degli effetti a catena sulla qualità della vita sociale.
La realtà è che viviamo in una società fortemente competitiva, e chi rimane indietro e perde sempre, lascia dietro di sé, come fosse un ombra, un Gap incolmabile da recuperare.

Su di me ha avuto un esito talmente deleterio da farmi soffrire di complessi d'inferiorità persino quando mi cimento online o con degli amici ai videogiochi o giochi da tavolo :piangere:

Non ho mai vinto neanche una Coppetta in tutta la mia vita, e questo aspetto mi fa sentire in deficit rispetto agli altri; non so davvero come uscirne, e la cosa mi fa sentire davvero a disagio.
Come si fa a superare questo muro invalicabile?


Sono sempre stato bulluzzato, sono sempre stato la pecora nera, in ogni sport ho sempre fatto pena, non sono mai stato scelto, non ho mai spiccato in nulla, non sono mai stato una persona con cui qualcuno sceglie di stare. Quindi si, mi sento un perdente

Inner_Beauty89 21-11-2020 22:48

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da FolleAnonimo (Messaggio 2538839)
Se hai aperto una discussione del genere sicuramente non sarai nemmeno diplomato o laureato.
Oppure si e sul serio stai piangendo miseria perché non hai vinto la coppetta a calcetto?

Ciao.
Io credo che il problema di fondo non sia "la coppetta di calcetto" in sé, ma l'effetto che hanno le sconfitte, sul piano sociale.
Quando si è ragazzi o bambini, lo sport viene incentivato dalla società stessa come strumento per consentire ai giovani di crearsi un loro spazio, e di usufruire di variegate dinamiche sociali.
Una persona poco preparata, di scarso talento o poco considerata da parte degli altri, godrà di poca stima sociale da parte dei suoi gruppi di riferimento, con il rischio di far incappare la persona di riferimento, in una situazione degradante e di scarso feedback da parte della realtà che ti circonda.
Maggiori successi ottieni, più viene considerato di alto valore sociale da parte di chi ti osserva; e purtroppo, o per fortuna, non solo in campo sportivo.
Se così non avviene, si rischia di essere messi da parte.
Il grande dramma di queste realtà avviene nella misura in cui, l'individuo che fallisce un traguardo, un obiettivo, un riconoscimento, percepisce il proprio valore come scarno e di poca importanza, per via di una mancata visione d'insieme di ciò che la vita in quelle circostanze è in grado di offrire.
Se un ragazzo è scarso a calcetto, significa che magari non essendo portato per quello sport, avrebbe bisogno di un supporto emotivo e sincero da parte di un adulto responsabile, per far comprendere al giovane che vi sono percorsi alternativi per tentare di affermarsi, di avere piccoli successi personali, di quelli che fanno bene all'anima e all'autostima.
Così facendo, quello stesso giovane, potrebbe sviluppare un senso di sé, di valore, in grado di consentirgli un confronto con i suoi simili, senza che quest'ultimo si debba necessariamente vergognare di ciò che è.
Nella vita si può vincere o perdere: il problema arriva quando non si hanno alternative a quella sconfitta.

Comunque ho un Diploma di Liceo Classico.
La Laurea se tutto va bene arriverà il prossimo anno.
Ma nonostante ciò, la verità è che mi sento un perdente, perché le condizioni sociali creatisi nella mia infanzia, adolescenza e prima giovinezza, mi hanno sempre restituito una sensazione d'impotenza ed inferiorità rispetto agli altri.
Le Istituzioni Scolastiche, e la Scuola in generale, fanno parte di quelle strutture sociali che dovrebbero insegnare la bellezza, il fascino e l'importanza della cultura nella vita di tutti i giorni; non tornare a casa per far vedere a mamma e papà che si è preso un voto più alto degli altri alunni.
La competizione a scuola basata sui numeri, è una delle realtà più tristi ed insulse della nostra società.

claire 21-11-2020 22:49

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da FolleAnonimo (Messaggio 2538839)
Se hai aperto una discussione del genere sicuramente non sarai nemmeno diplomato o laureato.
Oppure si e sul serio stai piangendo miseria perché non hai vinto la coppetta a calcetto?

Ma non eri tu a dire che non si deve minimizzare l'altrui sentire?


Per l'op: è vero, la scuola non deve insegnare la competitività, la cultura è più importante.
Ma più importante ancora è quel messaggio che dovrebbe passare e non sta passando, a quanto pare:
"Fa quello che può.Quello che non può, non fa."
Mi pare lo dicesse il maestro Manzi, sono passati tanti anni ma la gente non la vuole ancora smettere di misurarsi con lo stesso metro degli "altri.
Non si può guardare solo dove si è arrivati senza considerare da dove si è partiti, cosa si aveva nelle tasche, com'era la strada.

Delta80 21-11-2020 22:51

Io non mi sento perdente perché non sono bravo a fare nulla di particolare, chiaramente riuscire bene in qualcosa però aiuta l’autostima su questo non c’è dubbio

Ezp97 21-11-2020 22:56

Quote:

Originariamente inviata da Inner_Beauty89 (Messaggio 2538834)
Salve a tutti.
Ultimamente, scavando tra i miei pensieri, ho riscoperto una delle serie d'esperienze che mi ha fatto soffrire davvero molto, nella vita.
Probabilmente è anche uno dei miei più grandi rimpianti.
Quello di non aver mai vinto nulla dal punto di vista sportivo e competitivo, in generale, con gravi conseguenze sull'autostima :(
Ovviamente poi, questa situazione ha gravato anche nei rapporti sociali con le altre persone che invece, bene o male, sono riuscite ad ottenere qualche piccolo o grande successo personale, provocando degli effetti a catena sulla qualità della vita sociale.
La realtà è che viviamo in una società fortemente competitiva, e chi rimane indietro e perde sempre, lascia dietro di sé, come fosse un ombra, un Gap incolmabile da recuperare.

Su di me ha avuto un esito talmente deleterio da farmi soffrire di complessi d'inferiorità persino quando mi cimento online o con degli amici ai videogiochi o giochi da tavolo :piangere:

Non ho mai vinto neanche una Coppetta in tutta la mia vita, e questo aspetto mi fa sentire in deficit rispetto agli altri; non so davvero come uscirne, e la cosa mi fa sentire davvero a disagio.
Come si fa a superare questo muro invalicabile?

Io non mi sento un perdente perche’ sono consapevole di essere una bella persona aldilà del non lavorare e del non aver raggiunto risultati scolastici.

idk 21-11-2020 23:01

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Inner_Beauty89 (Messaggio 2538834)
Come si fa a superare questo muro invalicabile?

Col frigo vuoto e i crampi allo stomaco. L'unica coppetta che rimpiangi è quella di gelato, quando i tempi erano belli.

Masterplan92 21-11-2020 23:03

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Architeuthis- (Messaggio 2538843)
Presente, non ho mai saputo sviluppare una competenza o una abilità in qualcosa, a differenza di tutti bene o male.

Io il senso di inferiorità lo provo a livello degli studi, meno dal punto di vista sportivo.

hai una laurea magistrale e mi pare un corso di livello alto in inglese..perchè svalutarti cosi tanto?fai ciò che puoi...non è poco..

Masterplan92 21-11-2020 23:06

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Obiettivamente per la società lo sono..non ho mai lavorato,ho il CV vuoto,problemi di varia natura di ogni genere..con gli studi sono indietro anni luce.Fortunatamente ho due persone e una in particolare che mi accettano e mi apprezzano anche così..
Insonna se tutti te lo fanno pesare o ti trattano da subumano/fantasma anche tu ne sarai convinto.
E la competitività da branco forsennata penso sia la prima causa per cui mi sono sempre bloccato in ogni cosa nella vita..mi stressa e mi danna l'anima

Inner_Beauty89 21-11-2020 23:11

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da idk (Messaggio 2538867)
Col frigo vuoto e i crampi allo stomaco. L'unica coppetta che rimpiangi è quella di gelato, quando i tempi erano belli.

Dispiace, bersaglio mancato! :sarcastico:
Ho sempre preferito il Cono :applauso:
Mi hai fatto venire in mente certi ricordi, mannaggia :mannaggia:

A parte gli scherzi; il mio riferimento era ad un muro mentale, cioè a come superare quello status psicologico dove ci si sente inferiori alle persone che ti sono intorno, per via dei continui fallimenti sociali.

idk 21-11-2020 23:17

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Inner_Beauty89 (Messaggio 2538875)
A parte gli scherzi; il mio riferimento era ad un muro mentale, cioè a come superare quello status psicologico dove ci si sente inferiori alle persone che ti sono intorno, per via dei continui fallimenti sociali.

Ok. Inseguire a perdifiato un adattamento ai risultati altrui è lecito, ma cosa è a muoverci a perdifiato verso quella direzione se non lo stesso stigma che noi per primi proviamo verso i perdenti?

pokorny 21-11-2020 23:50

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Inner_Beauty89 (Messaggio 2538834)
Salve a tutti.
Quello di non aver mai vinto nulla dal punto di vista sportivo e competitivo, in generale, con gravi conseguenze sull'autostima :(
Ovviamente poi, questa situazione ha gravato anche nei rapporti sociali con le altre persone che invece, bene o male, sono riuscite ad ottenere qualche piccolo o grande successo personale, provocando degli effetti a catena sulla qualità della vita sociale.

Sono dovuto arrivare fino in fondo e leggere due o tre volte, pensavo di averlo scritto io e che qualcuno mi avesse hackerato l'account o copiato. Dico sempre che questo o quel post dà voce ai miei pensieri ma mai come questo.

Ti dico solo che credo di essere l'unico essere umano al mondo a essere rimasto cintura bianca di boxe cinese dopo tre anni, poi ho lasciato perdere per motivi che credo tu possa comprendere bene.

Non riesco nemmeno a giocare al mio videogioco preferito. Se incrocio un altro utente e mi sfida a duello chiudo tutto prima che parta quello stato d'animo di disperazione che per me è così legato a questo problema. Lo so che l'aggettivo "disperato" è un'offesa ai ragazzini nei villaggi bombardati ma io posso confrontarmi solo con la mia realtà e il mio contesto. Tra i miei ricordi più lontani ci sono io alle tombolate che non ho mai fatto nemmeno un ambo. Lo so che sono dietro a un monitor, che il tizio non mi vedrà mai, che se muoio (nel game) basta che io vada dall'angioletto nel cimitero. Per me è quasi reale. E' reale. Inizio a tremare, mi prende male e ci sto male per giorni.

Non so se c'è una soluzione, comunque è sicuro che non ci sia per me.

Inner_Beauty89 21-11-2020 23:50

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da idk (Messaggio 2538876)
Ok. Inseguire a perdifiato un adattamento ai risultati altrui è lecito, ma cosa è a muoverci a perdifiato verso quella direzione se non lo stesso stigma che noi per primi proviamo verso i perdenti?

Ognuno probabilmente, ti fornirebbe una risposta diversa.
Per quanto mi riguarda, ciò che mi muove verso i miei propositi, è semplicemente la sensazione e l'emozione di sentirmi "realizzato" di fronte agli altri, all'interno della mia sfera sociale.
Uno spaccato di quella realtà, formata da persone per vari motivi a me vicine, potrebbe arrivare a definire la mia reazione positiva come l'effetto di un successo personale, da parte di una persona vincente.
Io la vedrei solo come un movimento atto a soddisfare la mia sete di desiderio nel compiere quelli stessi atti, magari anche a favore delle persone che mi sono intorno, e non come un modo per fuggire da uno stigma sociale.
Il problema non è semplicemente la sconfitta, ma spesso la maniera in cui gli individui che si muovono intorno a quella realtà sgradevole, arrivino a fartelo pesare dal punto di vista sociale.
Non ci si muove in una determinata direzione perché si vuole evitare un marchio, ma per la voglia di esperire ed affermare sé stessi, la propria identità, di fronte agli altri.
In fondo, siamo animali sociali.

Masterplan92 22-11-2020 00:33

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Architeuthis- (Messaggio 2538892)
Tutto uno spreco di tempo ed energie mentali, a conti fatti sono sempre al livello di partenza, non ho costruito niente.

Qualcosa hai fatto lo stesso..come dice claire "fa quello che può"..date le condizioni mentali di chi sta su questo forum secondo me è già molto..tanti nelle nostre condizioni sarebbero già appesi su una trave..tu invece hai concluso comunque qualcosa che almeno all'inizio ti appassionava..poi la depressione ha un po rovinato questo..ma è meglio di niente

Black_Hole_Sun 22-11-2020 00:48

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
E' tutto relativo a quelle che sono le aspettative. Se hai sempre aspettative elevate e ti poni continuamente obiettivi sempre più complicati per primeggiare sarai sempre un perdente perchè non troverai mai la tua sensazione di "vittoria".

Se invece aspiri una vita monotona e tranquilla senza grandi aspettative se non avere l'essenziale per vivere decentemente non percepirai mai la sensazione di sconfitta.

Ora non dico che una delle due cose è giusta e l'altra sbagliata. Però questa società ci spinge a dover fare sempre di più per eguagliare certi modelli standarizzati come vincenti, non riuscire nemmeno ad avvicinarsi a questi standard inevitabilmente crea frustrazione e ci fa sentire perdenti.

Michiru-1990 22-11-2020 01:09

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Black_Hole_Sun (Messaggio 2538917)
Se invece aspiri una vita monotona e tranquilla senza grandi aspettative se non avere l'essenziale per vivere decentemente non percepirai mai la sensazione di sconfitta.

Ora non dico che una delle due cose è giusta e l'altra sbagliata. Però questa società ci spinge a dover fare sempre di più per eguagliare certi modelli standarizzati come vincenti, non riuscire nemmeno ad avvicinarsi a questi standard inevitabilmente crea frustrazione e ci fa sentire perdenti.

Concordo.
Però sono dell'idea che, proprioperche siamo sempre spinti verso l eccellenza, anche il fatto di "accontantarsi" di una vita senza troppe aspettative... ti spi ge a vederti inferiore a chi invece é in continua evoluzione.
Ma se siamo iscritti a questo forum vuol dire che qual cosa di base c'è ahahah.
C"é molta gente che effettivamente ha una vita senza troppe pretese, ma non credo che abbiano qualche sorta di fs o simili.
Chi invece ne è affetto difficilmente riuscirà a far proprio un concetto così. Io sono la prima...vorrei tanto avere una vita tranquilla senza troppe aspettative... ma an he chi mi é vicino, involontariamente, mi fa capire che non va bene.

Mi auguro si sbagliarmi e che molti simili a me, invece, ci riescank

cancellato21736 22-11-2020 03:12

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Io è una vita che mi sento un perdente. Non ho mai raggiunto alcun obiettivo nella mia vita.

E non è soltanto nell'ambito sportivo dove ho sempre mollato ad un passo da un minimo traguardo, che forse avrebbe potuto fare del bene alla mia autostima, per via dei mie disturbi che cominciavano a prendere il sopravvento (l'ansia, il senso di inferiorità, l'inadeguatezza, la depressione, l'evitamento, il timore di deludere e la paura della competitività).

In ambito sociale/sentimentale sono sempre stato un perdente per la mia incapacità di relazionarmi con chiunque.

In ambito scolastico perché ho solo la terza media, non sono nemmeno riuscito a prendere uno straccio di diploma e ora al ricovero, dove sono costretto a trascorrere le mie inutili giornate, vedo passarmi davanti coetanei con la laurea e il posto fisso.

In ambito lavorativo perché non sono un inetto senza esperienza in alcun ambito e senza capacità o particolari propensioni.


E col tempo sono arrivato a minimizzare le mie aspettative a cose ridicole, come il solo fatto di riuscire ad alzarsi dal letto la mattina ed arrivare alla struttura di ricovero e l'unica coppetta alla quale poter ambire, come ha già scritto qualcuno, è quella di gelato, nel congelatore di casa (perché andare in gelateria sarebbe chiedere troppo).
Gli stessi psicologi dicono che devo vivere alla giornata, day by day, obiettivi minimi.

Ma questo non aiuta per un cazzo.

Tutto ciò diventa un circolo vizioso: più si va avanti e più ci si sente dei falliti, dei perdenti; più ci si sente dei perdenti, più aumentano le sensazioni e gli stati descritti in precedenza (l'ansia, il senso di inferiorità, l'inadeguatezza, la depressione, l'evitamento, il timore di deludere e la paura della competitività), e alla fine arrivi all'unica conclusione possibile: che sarebbe meglio non esistere.

E allora ti rannicchi in posizione fetale sotto le coperte dopo una giornata vuota ed inutile e speri che non ci sia un giorno dopo.

pokorny 22-11-2020 10:22

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Ma io mi chiedo, voi "grandissimi perdenti":
Diplomi, lauree, buoni lavori e tutte quei successi ufficiali (basati sul impegno e l'approvazione) ve li siete comprati al supermercato?
Perché sempre puntualmente arriva il ragazzo premiatissimo e inizia a sputare su tutto?
Sarebbe interessante vedere come tu @Inner_Beauty89 vedresti la vita senza nemmeno quei successi che valuti basati solo sui numeri.
Come vivresti davvero, ufficialmente e senza poter scappare nei tuoi pensieri, come un perdente reietto.
Poi i tuoi ragionamenti possono essere tutti giustissimi, ma rimani seduto su una montagna di monete d'oro.
Quindi il tuo patimento sarà pure comprensibile, ma comprendi anche tu che sei di un'altra serie, il fascino e la bellezza della vita sono i problemi degli apolli, e quando parli di mancanza di alternative la tana del bianconiglio è molto più profonda, è un scivolone lontano dove la filosofia non c'è più.
Quaggiù essere vincenti è perdere come stai perdendo tu.
Penso che siano vere entrambe le cose; quello che "fa fede" è il mondo con cui ci si confronta; si deve tenere conto di una specie di scala assoluta che è quello a cui credo tu ti riferisca ma questo non sposta molto i termini della questione. Io ho il dottorato, ma l'ho preso con la sufficienza minima. Forse rispetto a tanti qui sarò pure un genio ma rispetto al mondo in cui avrei desiderato collocarmi sono veramente una nullità, e ne soffro dato che non ci ho mai trovato lavoro, né sono riuscito a nemmeno arrivare ai titoli per il concorso da ricercatore; magari posso essere un mito vivente per lo studente della scuola secondaria a cui do una mano in matematica ma nel mio mondo sono l'equivalente del mendicante che chiede l'elemosina all'usciere del palazzo in cui vorrebbe entrare. Certo, una persona che abbia una gamma di capacità equilibrata può anche dirsi che ha altre cose per compensare, per esempio una vita affettiva e/o un buon aspetto per cui compensa con una vita sufficientemente appagante tra discoteca e calcetto anche se poi fa un lavoro pesantemente sottoqualificato rispetto ai titoli. Ma se il complesso è tutto spostato verso il basso il tuo argomento perde gran parte della sua applicabilità.

Insomma, quello che il tuo discorso trascura è il complesso della vita della persona. Io personalmente sì, avrò pure titoli guadagnati ma dopo averli guadagnati non li ho potuti-saputi sfruttare, e guarda caso al 90% proprio per la mancanza di autostima indotta a sua volta dal perdere sempre da che sono ragazzino. La persona, o almeno molte persone, si "formano" e diventano persone normali con una vita normale anche perché su 100 occasioni di competizione almeno 30 gli hanno detto bene con un carattere testardo oppure 70 gli hanno detto bene con un carattere rinunciatario. Ma se si vince 10 volte su 100 con un carattere predisposto al timore della competizione sono dolori. Conosco diversi grossi papaveri nel loro campo, gente che ha soldi che nemmeno immaginiamo. Da fuori sembrano fantozzi timorosi di tutto, poi vacci a trattare un affare e viene fuori un leone che associa la furbizia alla spregiudicatezza, e vincono quasi sempre. La somma dei punti di tutte le componenti che fanno la soddisfazione di una persona, in casi come questi ha pochissime voci positive ma con un punteggio altissimo.

E così ho inaugurato un filone afferente, che non vorrei sviluppare. Per restare al tema sintetizzo: hai ragione ma è 1) il complesso del "successo" della persona a determinarne la qualità della vita 2) La scala assoluta conta ma conta di più quella relativa alla ragionevole collocazione dell'individuo.

E di sfuggita osservo che penso di avere tutto il diritto di fare l'identico tuo discorso: ci sono parecchi utenti che si lamentano per cose, lo so, percepite importanti ma magari hanno la fidanzata. Io ho un bilancio prossimo allo zero in questo "settore" però se pure ogni tanto mi lamento che non dovrebbero parlare dato che hanno dal mio punto di vista tutti i motivi per non lamentarsi, dall'altro lato capisco che tutto è in relazione al loro mondo e alla loro collocazione (in questo caso sulla possibilità-capacità di legami trombamicali-affettivi).

Detta ancora diversa: uno può pure essere professore ordinario con 170 pubblicazioni ma se poi al di fuori TUTTO è uno schifo, la vita resta comunque non degna di essere vissuta.

Inner_Beauty89 22-11-2020 11:23

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da FolleAnonimo (Messaggio 2538937)
Finché è un racconto personale e qualcosa che rientra nella sfera privata assolutamente si.
Quando è una discussione pubblica con il titolo "essere perdenti" dove il laureato di turno afferma quanto nella sua vita privilegiata sia deplorevole, ecco che iniziano a girare (in particolare questo commento):

Ma io mi chiedo, voi "grandissimi perdenti":
Diplomi, lauree, buoni lavori e tutte quei successi ufficiali (basati sul impegno e l'approvazione) ve li siete comprati al supermercato?
Perché sempre puntualmente arriva il ragazzo premiatissimo e inizia a sputare su tutto?
Sarebbe interessante vedere come tu @Inner_Beauty89 vedresti la vita senza nemmeno quei successi che valuti basati solo sui numeri.
Come vivresti davvero, ufficialmente e senza poter scappare nei tuoi pensieri, come un perdente reietto.
Poi i tuoi ragionamenti possono essere tutti giustissimi, ma rimani seduto su una montagna di monete d'oro.
Quindi il tuo patimento sarà pure comprensibile, ma comprendi anche tu che sei di un'altra serie, il fascino e la bellezza della vita sono i problemi degli apolli, e quando parli di mancanza di alternative la tana del bianconiglio è molto più profonda, è un scivolone lontano dove la filosofia non c'è più.
Quaggiù essere vincenti è perdere come stai perdendo tu.

Il mio era e rimane un discorso personale su cui poi ho tratto delle conclusioni in merito alla mia esperienza; il titolo dato è stato appunto quello di "essere e sentirsi dei perdenti", dove l'essere è un riferimento al rapporto con i valori medi imposti dalla società riguardo al concetto di successo personale e di vittoria.
E tutto questo può assumere un forte valore negativo nella psiche dell'individuo e nella considerazione di sé nei confronti dei propri simili; fa parte della realtà, e per quanto possiamo provare a relativizzare il tutto, il confronto con il prossimo rimane inevitabile, a meno che non si voglia vivere in una campana di vetro.
L'unico modo di crescere nella vita è stare a contatto con le persone, al di là del nostro carattere e delle nostre peculiarità.
Un contatto che chi manca obiettivi sin dai primi passi, rischia di non ottenere, subendo il peso dell'emarginazione sociale, cioè una delle forme di violenza più infime che esistano.
Dopodiché sono d'accordo con te che la linea di demarcazione tra successo e fallimento può essere in qualche modo levigata da svariati fattori, che però non possono nascondere e cancellare i contesti entro i quali noi ci muoviamo.
Per questo non mi sento comunque un privilegiato od un reietto, pur essendo messo teoricamente meglio di altri.
Come peggio, del resto.
Ripeto che questo non è frutto di una prigione mentale, ma della realtà di tutti i giorni.
Io per dire, ho passato una buona parte della mia infanzia in strutture adibite ad Ospedali Pediatrici, per via dei miei disturbi dell'apprendimento, problemi che i miei compagni di classe non avevano.
Ma la mia esperienza relativa a quel periodo, rappresenta solo uno spaccato della realtà, per quanto dura fosse, non la vita nella sua interezza; altri bambini delle classe hanno sofferto condizioni familiari precarie, con pesanti ricadute sociali, a differenza della mia che è sempre stata molto unita.
Chi tra me e loro è stato il privilegiato?
Per me nessuno.
Stesso discorso varrebbe per te, qualsiasi cosa tu abbia avuto.
Il tuo errore è nel tentativo di fare di tutto un calderone, senza prendere in considerazione le varie peculiarità nascoste nella variegata diversità di ogni singola esperienza di vita.
Per me sarebbe stata positiva una realtà sociale dove la sconfitta sarebbe stata vista come un evento a sé, e non un arma per denigrare ed ostacolare le persone nel proprio percorso di crescita; i numeri che citi non c'entrano, non li ho mai descritti.
Lo Sport in questo sarebbe dovuto essere un baluardo, concepito come qualcosa che unisce le persone, non le divide.
Ed è stata una di quelle esperienze che mi ha fatto perdere la fiducia nel prossimo, oltre che nelle mie capacità.
Quel poco che ho, l'ho ottenuto cercando di rimboccarmi le maniche come meglio potevo, senza affibbiare cariche e titoli a chi ha avuto nella vita più fortuna o bravura di me.

untipostrano 22-11-2020 16:14

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
è la pressione degli altri a condizionarci, se vivessimo in una società dove i più hanno poche ambizioni non si avvertirebbe senso di fallimento....

Cristal 23-11-2020 00:12

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Eccomi. È dura vivere sempre proiettati al passato ma purtroppo non riesco ad andare avanti e per ora tocca così..


Inviato dal mio Redmi 6A utilizzando Tapatalk

choppy 23-11-2020 08:21

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
I titoli di studi servono a poco per non sentirsi perdente, se nella vita di tutti i giorni non te la sai cavare da solo.

Black_Hole_Sun 23-11-2020 12:03

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Inner_Beauty89 (Messaggio 2538982)
Quel poco che ho, l'ho ottenuto cercando di rimboccarmi le maniche come meglio potevo, senza affibbiare cariche e titoli a chi ha avuto nella vita più fortuna o bravura di me.

Ok va benissimo.

Quindi qual è il problema?

Se ti sei rimboccato le maniche hai fatto tutto quello che rientrava nelle tue possibilità, probabilmente quello che non va sono le eccessive pretese che hai verso te stesso.

E' questa mania di dover sempre migliorare, superarsi, raggiungere obiettivi, costruire qualcosa e bla, bla, bla...

Ci siamo dimenticati che si vive nel presente e non nel passato e nel futuro.

Masterplan92 23-11-2020 18:07

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Black_Hole_Sun (Messaggio 2539437)
Ok va benissimo.

Quindi qual è il problema?

Se ti sei rimboccato le maniche hai fatto tutto quello che rientrava nelle tue possibilità, probabilmente quello che non va sono le eccessive pretese che hai verso te stesso.

E' questa mania di dover sempre migliorare, superarsi, raggiungere obiettivi, costruire qualcosa e bla, bla, bla...

Ci siamo dimenticati che si vive nel presente e non nel passato e nel futuro.

Siamo sempre combattuti tra resa e miglioramento..purtroppo l'amore,che non si compra,è più forte della rassegnazione..quindi anche se per ottenere uno dobbiamo fare cento,è l'istinto a dirci di non arrenderci...

Inner_Beauty89 23-11-2020 18:36

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Black_Hole_Sun (Messaggio 2539437)
Ok va benissimo.

Quindi qual è il problema?

Se ti sei rimboccato le maniche hai fatto tutto quello che rientrava nelle tue possibilità, probabilmente quello che non va sono le eccessive pretese che hai verso te stesso.

E' questa mania di dover sempre migliorare, superarsi, raggiungere obiettivi, costruire qualcosa e bla, bla, bla...

Ci siamo dimenticati che si vive nel presente e non nel passato e nel futuro.

Migliorare, superare i propri limiti, raggiungere degli obiettivi, costruirsi un qualcosa di significativo, non sono manie ma frutti di ciò che dovrebbe essere l'essenza della vita, per ogni singola persona; fa parte dell'essere umano, delle nostra natura, cultura, e non possiamo scindere questa ingombrante realtà per cullarci in un letto di menzogne.
Il problema è intrinseco nel concetto e nell'attuazione pratica delle possibilità personali e dell'idea malsana e non corrispondente a verità assoluta, che se una persona non si trova nelle condizioni ideali per compiere determinate azioni o scelte di vita, non lo sarà mai, per via di una corrente di pensiero che vede l'immutabilità all'interno del disagio sociale.
Questo accade perché non si vuole ammettere una verità scomoda, cioè che la vita è fatta di scelte e non di contentini, ed è insita nel diritto universale all'autodeterminazione individuale attraverso l'affermazione sociale.
Si tratta di un aspetto dell'esistenza cruciale, a cui spesso ci si affaccia in maniera molto superficiale, andando a toccare argomenti che hanno spesso a che fare con una valenza sportiva, piuttosto che di vita sociale.
Ed è per questo che il vero dramma, rappresentato dal rifiuto sociale, sentimentale od amicale che sia, non si annida tanto nella sconfitta in sé, ma nella mancata opportunità di compiere delle scelte, nella mancata possibilità che ha l'individuo che subisce un rifiuto, di autodeterminarsi di fronte alle prove della vita stessa.
Credo fermamente che l'unico modo che noi abbiamo per maturare e crescere come individui, sia il fare delle scelte in grado di metterci dinanzi alle difficoltà della vita; rimane l'unica maniera per "alzare l'asticella" e porsi correttamente di fronte alle avversità.
L'accontentarsi a prescindere da tutto, porta l'individuo a deresponsabilizzarsi nei confronti degli altri, perché il frutto delle sue esperienze di vita non rappresenta l'effetto delle proprie scelte, ma una delega in bianco ad un entità esterna che influisce prepotentemente sul risultato del vissuto reale; non permette alla persona di elevarsi mentalmente, spiritualmente e concretamente e di rendersi protagonista del proprio sentire.
Solo attraverso una scelta, un qualsiasi essere umano ha l'opportunità di essere messo davanti alle proprie responsabilità come individuo facente parte della società, e così maturare, crescere ed uscire dalla propria anonimità, custodendo la propria identità.

cancellato21736 24-11-2020 01:01

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da choppy (Messaggio 2539378)
se nella vita di tutti i giorni non te la sai cavare da solo.

Anche questo è vero.
Talvolta mi sento un analfabeta funzionale...forse lo sono veramente.

Black_Hole_Sun 24-11-2020 07:33

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Inner_Beauty89 (Messaggio 2539577)
Migliorare, superare i propri limiti, raggiungere degli obiettivi, costruirsi un qualcosa di significativo, non sono manie ma frutti di ciò che dovrebbe essere l'essenza della vita, per ogni singola persona; fa parte dell'essere umano, delle nostra natura, cultura, e non possiamo scindere questa ingombrante realtà per cullarci in un letto di menzogne.
Il problema è intrinseco nel concetto e nell'attuazione pratica delle possibilità personali e dell'idea malsana e non corrispondente a verità assoluta, che se una persona non si trova nelle condizioni ideali per compiere determinate azioni o scelte di vita, non lo sarà mai, per via di una corrente di pensiero che vede l'immutabilità all'interno del disagio sociale.
Questo accade perché non si vuole ammettere una verità scomoda, cioè che la vita è fatta di scelte e non di contentini, ed è insita nel diritto universale all'autodeterminazione individuale attraverso l'affermazione sociale.
Si tratta di un aspetto dell'esistenza cruciale, a cui spesso ci si affaccia in maniera molto superficiale, andando a toccare argomenti che hanno spesso a che fare con una valenza sportiva, piuttosto che di vita sociale.
Ed è per questo che il vero dramma, rappresentato dal rifiuto sociale, sentimentale od amicale che sia, non si annida tanto nella sconfitta in sé, ma nella mancata opportunità di compiere delle scelte, nella mancata possibilità che ha l'individuo che subisce un rifiuto, di autodeterminarsi di fronte alle prove della vita stessa.
Credo fermamente che l'unico modo che noi abbiamo per maturare e crescere come individui, sia il fare delle scelte in grado di metterci dinanzi alle difficoltà della vita; rimane l'unica maniera per "alzare l'asticella" e porsi correttamente di fronte alle avversità.
L'accontentarsi a prescindere da tutto, porta l'individuo a deresponsabilizzarsi nei confronti degli altri, perché il frutto delle sue esperienze di vita non rappresenta l'effetto delle proprie scelte, ma una delega in bianco ad un entità esterna che influisce prepotentemente sul risultato del vissuto reale; non permette alla persona di elevarsi mentalmente, spiritualmente e concretamente e di rendersi protagonista del proprio sentire.
Solo attraverso una scelta, un qualsiasi essere umano ha l'opportunità di essere messo davanti alle proprie responsabilità come individuo facente parte della società, e così maturare, crescere ed uscire dalla propria anonimità, custodendo la propria identità.

Se io faccio la scelta di entrare nella gabbia dei leoni non mi metto davanti alle mie responsabilità come individuo così da maturare e crescere, mi faccio sbranare e basta. Essendo consapevole di non avere nessuna possibilità di sopravvivere in uno scontro fisico con un leone a meno di non essere un eroe mitologico tipo Ercole o Maciste semplicemente non ci entro nella gabbia e meno che non voglia suicidarmi in maniera atroce.

E non aggiungo altro perché mi sembra di aver detto tutto.

Inner_Beauty89 24-11-2020 10:42

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Black_Hole_Sun (Messaggio 2539737)
Se io faccio la scelta di entrare nella gabbia dei leoni non mi metto davanti alle mie responsabilità come individuo così da maturare e crescere, mi faccio sbranare e basta. Essendo consapevole di non avere nessuna possibilità di sopravvivere in uno scontro fisico con un leone a meno di non essere un eroe mitologico tipo Ercole o Maciste semplicemente non ci entro nella gabbia e meno che non voglia suicidarmi in maniera atroce.

E non aggiungo altro perché mi sembra di aver detto tutto.

Ma è proprio in questo pensiero che si annida l'errore.
Il fatto che non si sia in grado di entrare nella gabbia del leone in quel momento, non significa che lo sarà per sempre, per il semplice fatto che la vita rappresenta uno stadio di evoluzione continua.
Nessuno può stabilire l'immutabilità di una condizione sociale, a meno che non siamo noi stessi ad accontentarci a prescindere; credo che il tutto dipenda dalla sensibilità di ognuno.
Una delle mie "gabbie del leone", era da adolescente, la capacità di parlare in pubblico e far sentire la mia voce; ero talmente chiuso in me stesso ed insicuro da sentirmi non all'altezza di quella situazione.
Anni dopo, grazie all'aiuto di alcune persone conosciute per pure casualità, sono riuscito ad aprirmi di più ed a sviluppare abilità sociali adeguate per sostenere un discorso pubblico.
All'inizio, con tutti i limiti del caso.
Poi, per salire ancor più di livello, decisi di intraprendere il ruolo di animatore per bambini; altra figura professionale che avevo sempre desiderato di essere, a 14-15 anni, ma per timore e paura, non ero riuscito a realizzare.
Ora, a 31 anni, riesco a compiere dei gesti che fino a 10 anni fa ritenevo impensabili.

Black_Hole_Sun 24-11-2020 10:51

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Inner_Beauty89 (Messaggio 2539772)
Ora, a 31 anni, riesco a compiere dei gesti che fino a 10 anni fa ritenevo impensabili.

E ti rinnovo il quesito...

Parli di traguardi e risultati ottenuti che sicuramente per te sono stati gratificanti.

Quindi perché apri una discussione in cui affermi di sentirti ed essere un perdente?

La risposta te la sei data da solo prima, perché l'essere umano per natura cerca sempre nuovi obiettivi da perseguire. E dal mio punto è una natura del cxxxo che avvalora solo la tesi che la vita non ha alcun senso in quanto la passiamo nel riflesso di quello che abbiamo vissuto e di quello che vorremo vivere in quel futuro che non arriva mai perché gira e rigira quello che stai comunicando è che siamo destinati ad essere perdenti fino alla morte in quanto ci sarà sempre un obiettivo da perseguire che non saremo ancora riusciti a raggiungere. E' tutto un meccanismo sbagliato e deleterio, non crea stimoli ma accumula solo frustrazione perché ancora non siamo riusciti a fare questo e quest'altro.

Inner_Beauty89 24-11-2020 11:33

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Black_Hole_Sun (Messaggio 2539773)
E ti rinnovo il quesito...

Parli di traguardi e risultati ottenuti che sicuramente per te sono stati gratificanti.

Quindi perché apri una discussione in cui affermi di sentirti ed essere un perdente?

La risposta te la sei data da solo prima, perché l'essere umano per natura cerca sempre nuovi obiettivi da perseguire. E dal mio punto è una natura del cxxxo che avvalora solo la tesi che la vita non ha alcun senso in quanto la passiamo nel riflesso di quello che abbiamo vissuto e di quello che vorremo vivere in quel futuro che non arriva mai perché gira e rigira quello che stai comunicando è che siamo destinati ad essere perdenti fino alla morte in quanto ci sarà sempre un obiettivo da perseguire che non saremo ancora riusciti a raggiungere. E' tutto un meccanismo sbagliato e deleterio, non crea stimoli ma accumula solo frustrazione perché ancora non siamo riusciti a fare questo e quest'altro.

Per me è stato gratificante riuscire a stare in mezzo ai bambini in veste di animatore, ma quel risultato non dice nulla sul mio valore rispetto agli altri.
Si è trattato di un desiderio che sono riuscito a realizzare con molti anni di ritardo, per tutta una serie di ragioni.
Ho aperto questa discussione perché quel briciolo di soddisfazione non potrà mai sostituire in alcun modo, la vergogna, il dolore e l'imbarazzo provato nell'essere sempre emarginato, messo da parte, denigrato e bullizzato a suon di insulti da quelle stesse persone che avrebbero dovuto e potuto rappresentare per me, la genesi delle mia esperienze nello sviluppo delle abilità sociali necessarie ad affrontare la vita nella maniera corretta.
Il senso della vita è la Vita stessa e gliela dobbiamo dare noi, attraverso i filtri delle nostre esperienze.
Mai permettere a qualche Guru, psicologo, insegnante o leader religioso, di farlo la posto nostro.
Siamo destinati a rincorrere qualcosa tutta la vita per continuare a stimolare la nostra creatività, ingegnosità, passionalità, e soprattutto la serenità interiore.
Chiudersi a riccio in sé stessi, equivale a rinunciare alla vita, abbandonando tutte le speranze di miglioramento.
Sarebbe un po' come morire, a poco a poco, dall'interno.

Winston_Smith 24-11-2020 11:35

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Inner_Beauty89 (Messaggio 2539779)
Siamo destinati a rincorrere qualcosa tutta la vita per continuare a stimolare la nostra creatività, ingegnosità, passionalità, e soprattutto la serenità interiore.

Un po' tipo ruota del criceto. La serenità interiore poi ce la vedo proprio fare a cazzotti col rincorrere qualcosa che sfugge sempre. E anche tu hai detto a inizio topic:

La realtà è che viviamo in una società fortemente competitiva, e chi rimane indietro e perde sempre, lascia dietro di sé, come fosse un ombra, un Gap incolmabile da recuperare.

A me pare un meccanismo infernale da far saltare, non certo da assecondare.

Black_Hole_Sun 24-11-2020 12:03

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Winston_Smith (Messaggio 2539781)
Un po' tipo ruota del criceto. La serenità interiore poi ce la vedo proprio fare a cazzotti col rincorrere qualcosa che sfugge sempre. E anche tu hai detto a inizio topic:

La realtà è che viviamo in una società fortemente competitiva, e chi rimane indietro e perde sempre, lascia dietro di sé, come fosse un ombra, un Gap incolmabile da recuperare.

A me pare un meccanismo infernale da far saltare, non certo da assecondare.

Ecco appunto.

Ma lui continua a contraddirsi. Prima dice che bisogno sempre migliorarsi per stare al passo con la società, poi tutto il contrario che è il solo mezzo per arrivare alla pace interiore.

La verità è che in pace ci sono solo i morti.

Inner_Beauty89 24-11-2020 12:05

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Winston_Smith (Messaggio 2539781)
Un po' tipo ruota del criceto. La serenità interiore poi ce la vedo proprio fare a cazzotti col rincorrere qualcosa che sfugge sempre. E anche tu hai detto a inizio topic:

La realtà è che viviamo in una società fortemente competitiva, e chi rimane indietro e perde sempre, lascia dietro di sé, come fosse un ombra, un Gap incolmabile da recuperare.

A me pare un meccanismo infernale da far saltare, non certo da assecondare.

Personalmente non vedo questa contraddizione; si possono rincorrere obiettivi partendo da basi diverse.
Certamente una persona serena, che è riuscito a costruirsi una certa solidità sociale e relazionale, potrà prefissarsi un nuovo obiettivo approcciandolo in maniera divergente rispetto ad un individuo a cui mancano determinate certezze e conquiste, che alle prime difficoltà nel conseguire il risultato, rischia di crollare come un gigante dalle gambe d'argilla.
La realtà umana potrà essere vista come una macchina infernale, ma quella è e rimane; non possiamo, in quanto individui, fare a meno della presenza e del confronto con i nostri simili, rinunciando alla nostra natura di animali sociali, chiudendosi in sé stessi pur di non assecondare una verità che non approviamo.
Questo perché l'unica via percorribile che ci è concessa per sviluppare le nostre abilità, sta proprio nello stare in mezzo alle altre persone, magari avendo anche la fortuna di non trovarsi a crescere in un ambiente fortemente sfavorevole, in cui ci si sente privati della possibilità di crescita personale da parte di gente che asseconda la propria ed infondata paura del diverso.
Come dicevo, l'alternativa sarebbe chiudersi nel proprio IO, costruendosi nella mente una realtà parallela che non trova riscontro in nessun altro luogo, se non nei meandri della propria psiche.

Winston_Smith 24-11-2020 12:32

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Inner_Beauty89 (Messaggio 2539800)
La realtà umana potrà essere vista come una macchina infernale, ma quella è e rimane

E questa consapevolezza, il fatto di dover soggiacere a questa condanna, non mi darà mai la serenità interiore di cui parlavi.
Non vedo soluzione al problema, almeno per quanto mi riguarda, sia che mi isoli sia che provi a coltivare dei legami.

Black_Hole_Sun 24-11-2020 12:40

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Inner_Beauty89 (Messaggio 2539800)
La realtà umana potrà essere vista come una macchina infernale, ma quella è e rimane.

Non me ne può fregare di meno che quella è e quella rimane.

A me non piace e ho tutto il diritto di tirarmi fuori da questi meccanismi infernali dal momento che ho constatato che il disagio e il malessere da esso provocati è di gran lunga superiore alle possibilità di trarne beneficio e benessere.

Non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo percorrere una strada nella vita, la gran parte della gente vive e basta giorno per giorno e non mi sembra che stiano tutti male.

A me sembra che sia un problema tuo che ti senti obbligato a realizzare qualcosa per il tuo senso di appagamento e riconoscimento dagli altri. Non puoi estendere però la cosa a tutti come se fosse un concetto universale.

Inner_Beauty89 24-11-2020 15:59

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Originariamente inviata da Black_Hole_Sun (Messaggio 2539816)
Non me ne può fregare di meno che quella è e quella rimane.

A me non piace e ho tutto il diritto di tirarmi fuori da questi meccanismi infernali dal momento che ho constatato che il disagio e il malessere da esso provocati è di gran lunga superiore alle possibilità di trarne beneficio e benessere.

Non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo percorrere una strada nella vita, la gran parte della gente vive e basta giorno per giorno e non mi sembra che stiano tutti male.

A me sembra che sia un problema tuo che ti senti obbligato a realizzare qualcosa per il tuo senso di appagamento e riconoscimento dagli altri. Non puoi estendere però la cosa a tutti come se fosse un concetto universale.

Rispondo qui sotto, ma ovviamente vale anche per il quesito di Winston.

Certamente nessuno può obbligare le persone a condurre un certo tipo di vita, o se vogliamo dirla meglio, un qualsiasi individuo non potrà mai essere costretto dalla società a compiere determinate azioni, appellandosi alla natura umana od al volere della società stessa.
Ragion per cui, una persona non può essere legata e costretta a compiere un percorso di vita che sia la medesima rispetto ad un'altra.
Poi, se vogliamo proporre un ragionamento sensato sulla questione del "meccanismo infernale", non possiamo tirarci indietro e non considerare questa descrizione del significato dell'esistenza umana, come una conclusione soggettiva e vincolata ad una modalità di pensiero personale, quindi non valida per tutti.
Tirarsi indietro è un diritto inalienabile, a patto che quella forma di ritiro sociale, non porti il soggetto a credere davvero di poter così mettere un freno e negare consciamente la propria caducità umana.
Il punto di questa mia affermazione sta nel fatto che, andando ad analizzare entrambe le condizioni di malessere, da te citate, potrei tranquillamente sostenere l'assurdità della chiusura sociale a prescindere, rispetto anche ad un minimo tentativo di rivalsa personale.
In entrambe le condizioni, la sofferenza sarebbe dietro l'angolo, ma nel caso della ritirata totale, un soggetto non potrà mai avere sempre la controprova che il suo atteggiamento di chiusura abbia un effettivo riscontro nella realtà, piuttosto potrebbe incredibilmente rivelarsi solamente un frutto distorto della propria mente, un preconcetto senza alcun fondamento di base.
Mi pareva sottointeso stabilire che le strade percorribili da ognuno di noi per raggiungere gli obiettivi personali, non fossero le stesse per tutti, semplicemente perché il concetto di "gusto personale" non può essere scisso in nessun modo, né tantomeno essere sovrapponibile.
Ogni individuo, quindi, è, sulla carta, perfettamente in grado di stabilire mano a mano i propri obiettivi in linea con la realtà e l'ambiente che lo circonda.
Perseguire gli obiettivi, qualunque essi siano, non rappresenta un obbligo sociale o morale, ma un accettazione del proprio essere e della propria identità umana, della nostra "parte animale".

Ezp97 24-11-2020 19:54

Quote:

Originariamente inviata da Noradenalin (Messaggio 2538931)
Io è una vita che mi sento un perdente. Non ho mai raggiunto alcun obiettivo nella mia vita.

E non è soltanto nell'ambito sportivo dove ho sempre mollato ad un passo da un minimo traguardo, che forse avrebbe potuto fare del bene alla mia autostima, per via dei mie disturbi che cominciavano a prendere il sopravvento (l'ansia, il senso di inferiorità, l'inadeguatezza, la depressione, l'evitamento, il timore di deludere e la paura della competitività).

In ambito sociale/sentimentale sono sempre stato un perdente per la mia incapacità di relazionarmi con chiunque.

In ambito scolastico perché ho solo la terza media, non sono nemmeno riuscito a prendere uno straccio di diploma e ora al ricovero, dove sono costretto a trascorrere le mie inutili giornate, vedo passarmi davanti coetanei con la laurea e il posto fisso.

In ambito lavorativo perché non sono un inetto senza esperienza in alcun ambito e senza capacità o particolari propensioni.


E col tempo sono arrivato a minimizzare le mie aspettative a cose ridicole, come il solo fatto di riuscire ad alzarsi dal letto la mattina ed arrivare alla struttura di ricovero e l'unica coppetta alla quale poter ambire, come ha già scritto qualcuno, è quella di gelato, nel congelatore di casa (perché andare in gelateria sarebbe chiedere troppo).
Gli stessi psicologi dicono che devo vivere alla giornata, day by day, obiettivi minimi.

Ma questo non aiuta per un cazzo.

Tutto ciò diventa un circolo vizioso: più si va avanti e più ci si sente dei falliti, dei perdenti; più ci si sente dei perdenti, più aumentano le sensazioni e gli stati descritti in precedenza (l'ansia, il senso di inferiorità, l'inadeguatezza, la depressione, l'evitamento, il timore di deludere e la paura della competitività), e alla fine arrivi all'unica conclusione possibile: che sarebbe meglio non esistere.

E allora ti rannicchi in posizione fetale sotto le coperte dopo una giornata vuota ed inutile e speri che non ci sia un giorno dopo.

Sto quasi messo come te: 23 anni mai avuto amici veri, mai avuto ragazze, non lavoro se non proprio saltuariamente, non ho l’auto. Non sai quanto mi piacerebbe avere una ragazza ma so benissimo che sono spacciato visto che mi mancano quei requisiti basici di socializzazione e di soldi che mi permetterebbero almeno di poterci provare con una.
E come dici te piu’ si cresce piu’ ci si domanda magari cosa faro’ un domani?! Se non lavoro come faro’? Cosa dico a una ragazza di cosa faccio nella vita?
Insomma è l’inferno in terra.

XL 24-11-2020 21:00

Re: Essere e sentirsi dei perdenti
 
Quote:

Non ho mai vinto neanche una Coppetta in tutta la mia vita, e questo aspetto mi fa sentire in deficit rispetto agli altri; non so davvero come uscirne, e la cosa mi fa sentire davvero a disagio.
Come si fa a superare questo muro invalicabile?
Ma rispetto agli altri, chi?
Mica tutti gli altri hanno vinto qualche coppa in qualche competizione sportiva.
Quando sono andato a casa di altre persone non ho mai visto esposte tutte 'ste coppe.
Per me già è una vittoria non arrivare ultimo in una competizione :mrgreen:, altro che vincere la coppetta.
Diciamo che non sono io a sentire l'esigenza di primeggiare, la sento come una cosa indotta, quando ti dicono "se non vinci sei un perdente" c'è da riflettere su questa cosa perché primo lo fa uno soltanto non è che sei perdente da solo, sei perdente insieme a molti altri in questo senso qua, questo però non lo si nota.
Oppure che so uno prende 24 a un esame, arriva il genitore rompicoglioni che vede contento il figlio e dice "eh ma 24 non è un voto tanto alto", arriva il compagno di corso che ha beccato 18 che invece comunica tutt'altro "eh, beato te".

A me frega di riuscire nella misura in cui questa cosa mi può far vivere bene e ottenere cose che mi piacciono senza dovermi svenare.
Questo mi interessa, non mi frega nulla né di non essere un perdente. Mi serve mangiare, bere, dormire, avere donne e sesso, stare in salute e occuparmi di quel che mi interessa, questo mi serve, se riesco a procurarmelo lascio agli altri tutte 'ste competizioni, questi confronti messi in piedi non per gioco e divertimento a me non servono.


Tutti gli orari sono GMT +2. Attualmente sono le 23:06.

Powered by vBulletin versione 3.8.8
Copyright ©: 2000 - 2024, Jelsoft Enterprises Ltd.