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cringe 27-09-2020 21:50

Re: La carriera normaloide
 
il manager senza scrupoli e che inveisce e sfrutta il prossimo per il profitto

Stasüdedòs 27-09-2020 21:53

Re: La carriera normaloide
 
Da normaloide credo avrei proseguito gli studi (università) e lavorato poi in negozio anzichè nell'industria come operaio (a parità di settore).

claire 27-09-2020 21:59

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da Delta80 (Messaggio 2516266)
Se si è depressi oppure si hanno problematiche varie , se non si ha vita sociale e magari nessuno a cui volere bene o che ci voglia bene , dove si trova la motivazione di fare cose , di migliorarsi o di fare bene un attività? Credo sia difficile trovare queste motivazioni

Con la depressione o problemi invalidanti è dura.

Per il fatto di non avere vita sociale e affetti, molti si motovano proprio con quello: visto che non ho altro, mi concentro completamente sul lavoro.

Delta80 27-09-2020 22:05

Quote:

Originariamente inviata da claire (Messaggio 2516282)
Con la depressione o problemi invalidanti è dura.

Per il fatto di non avere vita sociale e affetti, molti si motovano proprio con quello: visto che non ho altro, mi concentro completamente sul lavoro.

Si vero se il problema fosse solo non avere vita sociale ci si concentrerebbe sul lavoro, è anche vero che una persona così isolata a livello sociale è più difficile abbia le caratteristiche per fare bene al lavoro , a meno che non sia un lavoro dove lo puoi svolgere in solitaria o quasi

gaucho 27-09-2020 22:06

Re: La carriera normaloide
 
Probabilmente sarei un manager di successo di respiro internazionale, invece faccio inserimento dati e mi va bene visto che non sopporto nessuno.

Guybrush 27-09-2020 22:40

Re: La carriera normaloide
 
Sarei diventato un programmatore o un videomaker di un certo livello

lonely heart 27-09-2020 23:03

Re: La carriera normaloide
 
Qualcosa nel sociale per sentirmi utile. Sarà che sono abbastanza educata e se mi capita qualche episodio in cui posso essere d'aiuto poi mi sento un pochino meglio. Purtroppo sono fobica e pure un po' egoista, quindi niente ma in un'altra vita probabilmente avrei scelto questa strada.

Masterplan92 27-09-2020 23:08

Re: La carriera normaloide
 
Giornalista dopo laurea umanistica e scuola giornalistica di Perugia..magari al corriere della sera..un bel lavoro secondo me

Masterplan92 27-09-2020 23:14

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da Architeuthis- (Messaggio 2516232)
Mi stupisce serenità e il non avere rimpianti che traspare da molti post, io non ci dormo la notte.

Purtroppo la mancanza di ingelligenza e la mancanza di qualsiasi competenza mi hanno rovinato la vita.

Ti capisco.. è brutto sentire di non essersi realizzati e aver buttato la propria vita nel cesso

cancellato21736 27-09-2020 23:14

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da Architeuthis- (Messaggio 2516241)
Questo Thread mi ha buttato troppo giú.

Anche a me, è bastato leggere l'incipit.

Fa troppo male pensare a queste cose; troppi rimpianti, troppe sconfitte, troppe delusioni, troppo tempo sprecato, troppa sofferenza...
Me lo sconsigliano pure i medici.

So solo che al momento vado avanti per inerzia, arrivando a sera grazie ai farmaci e alle attività della struttura di ricovero che scandiscono il mio tempo.
Non ho più motivazioni, passioni, prospettive, soddisfazioni, tutto sembra inutile ed insensato. Non ci sono più sogni o speranze.
Non riesco più a vedere oltre i miei disturbi.

Pablo's way 27-09-2020 23:17

Re: La carriera normaloide
 
Non lo so con certezza, so che all'università scartai alcune facoltà tipo architettura perché lontane da casa (le fobie ovviamente me la rendevano una prospettiva troppo stressante), poi nel lavoro attuale ho rinuciato ad un possibile sviluppo che mi era proposto e che mi avrebbe fatto guadagnare qualche centinaio di euro in più al mese.

Devo dire che a fenarmi non sono state solo le fobie ma anche i problemi di salute.

Onizuka 27-09-2020 23:39

Re: La carriera normaloide
 
Forse avrei studiato giapponese, ma è davvero difficile immaginare cosa avrei davvero fatto perché non ho mai avuto una ispirazione fortissima in particolare, un qualche sogno lavorativo specifico.

OtherWorld 27-09-2020 23:44

Re: La carriera normaloide
 
Fin da piccolo volevo fare lo psicologo, o casi estremi l'avvocato.
Almeno nel periodo al CSM ho avuto la soddisfazione di avere metà gruppo diurno nel chiedermi consigli più di quanto facessero con la psicologa dell'SSN, non che lei fosse capace però, quindi vittoria amara.
Chissà quanto è vera la storia dei casi umani a frotte nelle facoltà di psicologia :interrogativo:

pure_truth2 28-09-2020 01:13

Quote:

Originariamente inviata da OtherWorld (Messaggio 2516314)
Chissà quanto è vera la storia dei casi umani a frotte nelle facoltà di psicologia :interrogativo:

Ha il suo fondamento di verità diciamo,e non è difficile capire il perché. Io stesso l'ho preso in considerazione,pur non considerandomi un "caso umano",e tutt'ora mi interessa quella materia.
Ma è un interesse dettato dalla contingenza dei problemi che si hanno. Tuttavia chi meglio di chi li ha, può avvicinarsi alla comprensione?

Io comunque avrei continuato l'università,in ambito sanitario, essendo che nello studio almeno me la cavo bene.
Ma la depressione mi ha ucciso ogni motivazione,e negli anni successivi ritentare non è più stata un'opzione (dato che ogni fallimento costa,e una sana determinazione non è mai arrivata) Altrimenti mi sarei adattato ad un qualsiasi lavoretto come fanno tutti, invece di perdere anni su anni a non fare niente, mentre persino il più stupido dei miei conoscenti era in grado di fare qualcosa.
Un paragone impietoso,una "fine" triste,uno spreco.

Sto pensando di scrivere un libro sulla mia vita,a questo proposito,il titolo sarà:

"Eppure i presupposti c'erano tutti"

Questa l'ho rubata da uno stupido Post di Facebook 😆

cancellato21736 28-09-2020 02:57

Quote:

Originariamente inviata da Noradenalin (Messaggio 2516304)
Anche a me, è bastato leggere l'incipit.

Fa troppo male pensare a queste cose; troppi rimpianti, troppe sconfitte, troppe delusioni, troppo tempo sprecato, troppa sofferenza...
Me lo sconsigliano pure i medici.

So solo che al momento vado avanti per inerzia, arrivando a sera grazie ai farmaci e alle attività della struttura di ricovero che scandiscono il mio tempo.
Non ho più motivazioni, passioni, prospettive, soddisfazioni, tutto sembra inutile ed insensato. Non ci sono più sogni o speranze.
Non riesco più a vedere oltre i miei disturbi.

Questa domanda mi ha fatto rimuginare e star male fino ad ora.
Sono anche ritornato a guardare le pagine e i video degli artisti che seguivo, i siti delle scuole e delle accademie che mi sarebbe piaciuto frequentare...
E quando inizio, lo faccio in maniera compulsiva; mi ci vuole un po' per controllarmi e riassestarmi.

Se solo fossi riuscito a concludere le superiori, o almeno qualche tavola, qualche progetto, per un portfolio personale, per un po' di autostima, un piccolo traguardo, una piccola soddisfazione...
Sono riusciti a concludere persino ex compagni che per venire a scuola bisognava trascinarli e dopo mesi non conoscevano ancora l'orario delle lezioni o che libri dovessero portare...sono riuscito a fare peggio di loro.

Mi ritornano in mente le educatrici e le infermiere della struttura di ricovero, più giovani di me è già in carriera lavorativa o sulla strada della laurea.

Quando ho avuto la crisi epilettica e il giorno dopo mi hanno trasferito da un ospedale all'altro per fare la risonanza magnetica, sull'ambulanza che mi ha accompagnato c'era un infermiera giovane, che leggendo le mie carte se n'è uscita dicendo: "ah sei del 19**, anch'io, abbiamo la stessa età!"

[È andata bene che fossi legato sulla barella altrimenti avrei aperto la porta e sarei saltato dall'ambulanza in corsa per quanto mi vergognavo, questo l'avevo già detto in un altro post]

Lei infermiera del 118 (e porca miseria tutte belle le becco, come se non mi sentissi già abbastanza a disagio), io nullità, inetto, sdraiato sulla barella per colpa dei miei disturbi che mi hanno rovinato la vita e fatto perdere gli anni migliori in cui una persona normale avrebbe dovuto crearsi un futuro.

OtherWorld 28-09-2020 03:49

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da pure_truth2 (Messaggio 2516326)
Ha il suo fondamento di verità diciamo,e non è difficile capire il perché. Io stesso l'ho preso in considerazione,pur non considerandomi un "caso umano",e tutt'ora mi interessa quella materia.
Ma è un interesse dettato dalla contingenza dei problemi che si hanno. Tuttavia chi meglio di chi li ha, può avvicinarsi alla comprensione?

Io comunque avrei continuato l'università,in ambito sanitario, essendo che nello studio almeno me la cavo bene.
Ma la depressione mi ha ucciso ogni motivazione,e negli anni successivi ritentare non è più stata un'opzione (dato che ogni fallimento costa,e una sana determinazione non è mai arrivata) Altrimenti mi sarei adattato ad un qualsiasi lavoretto come fanno tutti, invece di perdere anni su anni a non fare niente, mentre persino il più stupido dei miei conoscenti era in grado di fare qualcosa.
Un paragone impietoso,una "fine" triste,uno spreco.

Sto pensando di scrivere un libro sulla mia vita,a questo proposito,il titolo sarà:

"Eppure i presupposti c'erano tutti"

Questa l'ho rubata da uno stupido Post di Facebook 😆

Sì, con "caso umano" ero ironico, visto quanto gira ultimamente.
Io non so, volevo farlo proprio fin da piccolo, quando mi andava ancora tutto alla grande... credo fossi predisposto all'empatia, ero tipo uno di quelli che non rideva fragorosamente del compagno caduto dalla sedia alle elementari, ma si dispiaceva. Purtroppo si è messo in mezzo il destino, poi quando potevo non c'erano più i mezzi (economici, logistici) e soprattutto sembrava l'ennesimo fallimento annunciato (ehhhh inizierai a quell'età, vai a Ingegneria) e ovviamente la depressione che mi ha distrutto del tutto alla fine.

'Sto topic ha fatto male pure a me, ogni volta che noto una delle mie poche predisposizione, sto malissimo per non averle sfruttate. Fanno uscire tutti quei video e articoli sulla "paura del tempo perduto", che è solo un'ansia astratta e immotivata, come se non fosse davvero così. Se perdi il treno o hai la pecunia o ti reinventi tutt'altra cosa

Black_Hole_Sun 28-09-2020 07:19

Re: La carriera normaloide
 
Mai pensato a una carriera, sempre fatto lo stesso lavoro che è già tanto viste le mie "competenze".

SamueleMitomane 28-09-2020 07:20

Re: La carriera normaloide
 
Io non ho mai avuto prospettive concrete quando ero più giovane. Era un "vabè vediamo dopo", nel mentre cercavo di interpretare tutto il bordello che mi accadeva intorno. Robe normali però, fino a che non sono diventate più serie più avanti.
Comunque, mi sono accorto tardi che mi sarebbe piaciuto molto fare musica. Potrei iniziare adesso ma, è diverso. Il tempo libero assicurato che avevo da giovane nessuno me lo ridà più, e nemmeno le possibilità sociali, che comunque non avrei preso appunto. Ma in realtà sono stato anche io pigro, e lo sono tutt'ora.
Ora credo di aver scoperto la mia passione, ovvero le lingue, e fare il traduttore di testi scritti sarebbe il top. Ma mi permetterebbe, in teoria, anche di viaggiare e di espandere i miei orizzonti. Mi sono iscritto all'Uni, quest'anno dovrò fare le lezioni a distanza (per fortuna o per sfortuna?). La prenderò questa occasione? O la butterò nel cesso come l'esperienza da fuori sede che avrebbe potuto rivoluzionarmi l'esistenza? Ecco, questa è stata la mia delusione più grande dovuta alle mie pare mentali. Come uscire di prigione e poi ritornarci da solo.

Ho scelto inglese (che già sono ad un buon punto, me la faccio più facile) e tedesco, di cui non so assolutamente nulla e manco mi muovo a studiare.

Crepuscolo 28-09-2020 07:49

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da claire (Messaggio 2516089)
Molti hanno avuto un percorso lavorativo diverso dal previsto a causa dei problemi psicologici intercorsi.É difficile immaginarsi senza fobie, depressioni e disagi che impediscono, perché li abbiamo da una vita e ci siamo adattati ad essa, scelte e sogni compresi.

Ma siete in grado di dire, se non aveste avuto i problemi limitanti ma solo le vostre risorse e inclinazioni, che lavoro sareste arrivati a fare?

Le mie ansie e i miei disagi dipendono anche dal fatto che non credo in me stesso perché non ho nessuna qualità o risorsa. Quindi nel mio caso la domanda andrebbe posta in maniera opposta. Se tu avessi avuto risorse e qualità avresti tutti i disagi, le ansie, i sensi di inferiorità... Che hai oggi? Forse no, sarei solo una persona molto chiusa con qualche piccola difficoltà di adattamento alla vita ma non ai livelli in cui mi trovo ora.

Masterplan92 28-09-2020 08:01

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da Noradenalin (Messaggio 2516304)
Anche a me, è bastato leggere l'incipit.

Fa troppo male pensare a queste cose; troppi rimpianti, troppe sconfitte, troppe delusioni, troppo tempo sprecato, troppa sofferenza...
Me lo sconsigliano pure i medici.

So solo che al momento vado avanti per inerzia, arrivando a sera grazie ai farmaci e alle attività della struttura di ricovero che scandiscono il mio tempo.
Non ho più motivazioni, passioni, prospettive, soddisfazioni, tutto sembra inutile ed insensato. Non ci sono più sogni o speranze.
Non riesco più a vedere oltre i miei disturbi.

Uguale uguale..spirale di disperazione..non fai per depressione>ti senti indietro>ti escludi per inferiorità>rimani indietro>rimuginazione..non ho ancora trovato un modo per uscirne..ma più pensi così più invece di fare e rimetterti in cammino ti blocchi

claire 28-09-2020 08:56

Re: La carriera normaloide
 
Mi spiace che il topic abbia triggerato male qualcuno.

Il grande problema di chi fa una vita "a togliere", sono i triggers, non sai più dove girarti a volte.

Io stessa ho aperto sto topic per non triggerarmi su altre cose.

Poi mi sono maltriggerata anche qua :D

Ezp97 28-09-2020 09:12

Quote:

Originariamente inviata da claire (Messaggio 2516089)
Molti hanno avuto un percorso lavorativo diverso dal previsto a causa dei problemi psicologici intercorsi.É difficile immaginarsi senza fobie, depressioni e disagi che impediscono, perché li abbiamo da una vita e ci siamo adattati ad essa, scelte e sogni compresi.

Ma siete in grado di dire, se non aveste avuto i problemi limitanti ma solo le vostre risorse e inclinazioni, che lavoro sareste arrivati a fare?

Non ho problemi limitanti, ero negato a scuola, ero un asino a dirla tutta soprattutto a scienze e matematica, non sono riuscito a diplomarmi e ho lavorato sempre in nero da quando avevo 17 anni fino ad oggi disoccupato. Ho fatto 3 stagioni invernali a raccogliere rape e insalata sotto al freddo, in mezzo al fango, lavoro praticamente spaccaschiena. Per 30€ al giorno. Poi due stagioni come cameriere sottopagato ugualmente ed era un lavoro veramente di merda. Ma il bracciante agricolo credo sia la cosa piu’ brutta e massacrante mai provata.
Se mi fossi diplomato? Starei messo come sto messo adesso, o hai skills veramente alte o rimani indietro e stai disoccupato o trovi qualche lavoretto in nero.

Alakazam 28-09-2020 10:10

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da Architeuthis- (Messaggio 2516366)
La cosa divertente è quando ti rendi conto dopo anni di studio che sarebbe stato meglio andare a lavorare subito dopo il diploma, la vita sarebbe stata diversa.

O fai una facoltà come si deve (medicina, ingegneria) o meglio lavorare subito che trovarsi poi senza competenze ad età avanzate.
Certo fossi Harry d'Inghilterra che tanto non dovrà mai fare un cazzo nella vita allora mi divertirei anche io a laurearmi in teologia germanica o storia antica, tutta cultura, ma per una persona normale non funziona così.

Ma questo in Italia. E magari in certe parti di essa non è proprio così.

claire 28-09-2020 10:38

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da Architeuthis- (Messaggio 2516366)
La cosa divertente è quando ti rendi conto dopo anni di studio che sarebbe stato meglio andare a lavorare subito dopo il diploma, la vita sarebbe stata diversa.

O fai una facoltà come si deve (medicina, ingegneria) o meglio lavorare subito che trovarsi poi senza competenze ad età avanzate.
Certo fossi Harry d'Inghilterra che tanto non dovrà mai fare un cazzo nella vita allora mi divertirei anche io a laurearmi in teologia germanica o storia antica, tutta cultura, ma per una persona normale non funziona così.

Questo vale anche per i non fobici, se può consolare.


L'umanesimo non paga anche se sei megaestro, con le dovute eccezioni.

CryingOnMyMind 28-09-2020 11:10

Re: La carriera normaloide
 
Uno dei miei problemi maggiori è il fatto di non aver mai capito cosa voler fare da grande. A scuola non ci pensavo mai, vivevo sempre alla giornata senza mettermi un momento a pensare su cosa avrei dovuto puntare più avanti. Solamente alla fine del quinto anno ho dato un'occhiata molto superficiale ai corsi universitari e ho scelto il primo che mi ispirava più degli altri.
Ora ,alla fine della triennale, mi trovo con uno sconforto assurdo, perché di quello che studio non me ne frega nulla ma allo stesso tempo non avrebbe senso fermarsi alla sola triennale.
Al lavoro cercherei il posto con minori responsabilità possibili, già all' uni quando c'erano da fare lavori insieme sono scappato

onisco 28-09-2020 11:14

Re: La carriera normaloide
 
:pensando: senza stravolgimenti di personalità, penso, qualcosa legato a biologia/ecologia delle acque dolci, sul solco del 2o tentativo di studio all'uni.

claire 28-09-2020 11:30

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da CryingOnMyMind (Messaggio 2516381)
Uno dei miei problemi maggiori è il fatto di non aver mai capito cosa voler fare da grande. A scuola non ci pensavo mai, vivevo sempre alla giornata senza mettermi un momento a pensare su cosa avrei dovuto puntare più avanti. Solamente alla fine del quinto anno ho dato un'occhiata molto superficiale ai corsi universitari e ho scelto il primo che mi ispirava più degli altri.
Ora ,alla fine della triennale, mi trovo con uno sconforto assurdo, perché di quello che studio non me ne frega nulla ma allo stesso tempo non avrebbe senso fermarsi alla sola triennale.
Al lavoro cercherei il posto con minori responsabilità possibili, già all' uni quando c'erano da fare lavori insieme sono scappato

Uguale a me a quell'età.

Poi col tempo ho capito perché facevo così.

muttley 28-09-2020 11:33

Re: La carriera normaloide
 
Difficile capire cosa si vuole fare da grande quando si vive nell'isolamento. Il desiderio di auto realizzazione è direttamente proporzionale alla socialità. Tutti i ricconi, tycoon, magnati eccetera sono persone ipersociali, mentre la maggioranza degli homeless sono persone con disturbi della sfera affettiva, tra cui quello schizoide secondo uno studio uscito qualche anno fa.

claire 28-09-2020 11:37

Re: La carriera normaloide
 
Mah, a uno può piacere fare un lavoro indipendentemente dalla socialità.
Se il tuo sogno è avere una fabbrica di cioccolata, che c'entra la socialità?
Se la risposta è "eh ma se hai dei problemi non puoi sapere cosa in realtà vorresti", è la premessa del topic. Ho chiesto cos'avreste fatto senza problemi, si ipotizza, non ci sono certezze.
In un momento in cui non aveva consapevolezza dei limiti, uno può aver avuto dei sogni, anche chiusi in casa si può desiderare.

DownwardSpiral2 28-09-2020 11:43

Re: La carriera normaloide
 
Sono d'accordo con Muttley.... la fabbrica di cioccolata non te la fai da solo, anche dovessi essere il miglior maestro cioccolataio del mondo. I problemi sociali hanno sempre inficiato anche le mie aspirazioni. Non riuscire a visualizzarsi in un contesto (in nessun contesto) ha minato fin dalla base le mie prospettive. Il pensiero è sempre lo stesso "mi piacerebbe fare questo ma non posso perchè ho questo questo e quest'altro problema", indipendentemente dall'aspirazione/sogno in oggetto. E non penso di essere l'unico...

muttley 28-09-2020 11:47

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da claire (Messaggio 2516394)
Mah, a uno può piacere fare un lavoro indipendentemente dalla socialità.
Se il tuo sogno è avere una fabbrica di cioccolata, che c'entra la socialità?
Se la risposta è "eh ma se hai dei problemi non puoi sapere cosa in realtà vorresti", è la premessa del topic. Ho chiesto cos'avreste fatto senza problemi, si ipotizza, non ci sono certezze.
In un momento in cui non aveva consapevolezza dei limiti, uno può aver avuto dei sogni, anche chiusi in casa si può desiderare.

La conoscenza di sé avviene anche e soprattutto attraverso la socialità: capisci in cosa sei bravo e quali sono le tue predisposizioni nel momento in cui interagisci col prossimo.

claire 28-09-2020 11:53

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 2516397)
La conoscenza di sé avviene anche e soprattutto attraverso la socialità: capisci in cosa sei bravo e quali sono le tue predisposizioni nel momento in cui interagisci col prossimo.

Vabè ma qui mica siamo tutti autistici di livello grave.
Interazioni con il prossimo la maggior parte le ha o le ha avute.Almeno a scuola ci siamo andati e la gente c'era.
E poi uno può desiderare di fare anche quello in cui si scopre non bravo e non predisposto, ne ha tutto il diritto.

Ce ne sono di persone per niente socievoli, casa-lavoro che svolgono il lavoro che gli piace, sapevano quello che volevano, avevano le risorse per svolgerlo e l'hanno fatto.

Cosa c'entrino i magnati boh, mica tutti devono desiderare quello.

Dal tuo discorso sembra che tutti vorrebbero essere dei ricconi, se uno ha altri desideri non sono veri, sono dettati dai disturbi.

claire 28-09-2020 12:01

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da DownwardSpiral2 (Messaggio 2516395)
Sono d'accordo con Muttley.... la fabbrica di cioccolata non te la fai da solo, anche dovessi essere il miglior maestro cioccolataio del mondo. I problemi sociali hanno sempre inficiato anche le mie aspirazioni. Non riuscire a visualizzarsi in un contesto (in nessun contesto) ha minato fin dalla base le mie prospettive. Il pensiero è sempre lo stesso "mi piacerebbe fare questo ma non posso perchè ho questo questo e quest'altro problema", indipendentemente dall'aspirazione/sogno in oggetto. E non penso di essere l'unico...

Ma infatti lo dico.
A volte i problemi sono talmente pervasivi e disturbanti anche nell'infanzia, che non permettono nemmeno di desiderare liberamente.
Ma questo non vale sempre e per tutti, una persona non socievole può essere perfettamente in grado di sapere cosa vuole, non è che se uno sogna di fare l'infermiere e non il Donald Trump è perché ha basse aspirazioni dettate dai suoi problemi.

Questa logica io non la condivido.
So di non aver mai aspirato a ricchezze e fama, perché la mia idea di successo nella vita è diversa e per niente malata.

DownwardSpiral2 28-09-2020 12:10

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da claire (Messaggio 2516404)
Ma infatti lo dico.
A volte i problemi sono talmente pervasivi e disturbanti anche nell'infanzia, che non permettono nemmeno di desiderare liberamente.
Ma questo non vale sempre e per tutti, una persona non socievole può essere perfettamente in grado di sapere cosa vuole, non è che se uno sogna di fare l'infermiere e non il Donald Trump è perché ha basse aspirazioni dettate dai suoi problemi.

Questa logica io non la condivido.
So di non aver mai aspirato a ricchezze e fama, perché la mia idea di successo nella vita è diversa e per niente malata.

Sì certo,sono d'accordo con quanto hai scritto. Purtroppo però anche le aspirazioni più terra-terra possono venire schiacciate se non hai fede in te stesso, nelle tue competenze e nella tua capacità di venderle a qualcuno, fattori che se presenti possono compensare la mancanza di propensione alla socialità.

claire 28-09-2020 12:31

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da DownwardSpiral2 (Messaggio 2516412)
Sì certo,sono d'accordo con quanto hai scritto. Purtroppo però anche le aspirazioni più terra-terra possono venire schiacciate se non hai fede in te stesso, nelle tue competenze e nella tua capacità di venderle a qualcuno, fattori che se presenti possono compensare la mancanza di propensione alla socialità.

Certo, siamo d'accordo.

Se si è profondamente insicuri già da molto giovani, non si desidera nemmeno più.


Io non ho memoria di quando ho smesso di pensare a quello che voglio e non voglio, ragionando sempre e in tutto in termini di "posso-non posso".

Quando le psicologhe mi chiedevano cosa mi piace, di trovare le cose che mi piacciono, io facevo una fatica enorme.
Troppi limiti e poche possibilità, a quello che vuoi non riesci a pensarci.

E quando lo capisci é peggio, perché tanto ormai le cose si sono messe talmente male che sapere cosa desideri non serve a nulla, tanto oggettivamente non puoi.

Alakazam 28-09-2020 12:55

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da DownwardSpiral2 (Messaggio 2516395)
Sono d'accordo con Muttley.... la fabbrica di cioccolata non te la fai da solo, anche dovessi essere il miglior maestro cioccolataio del mondo. I problemi sociali hanno sempre inficiato anche le mie aspirazioni. Non riuscire a visualizzarsi in un contesto (in nessun contesto) ha minato fin dalla base le mie prospettive. Il pensiero è sempre lo stesso "mi piacerebbe fare questo ma non posso perchè ho questo questo e quest'altro problema", indipendentemente dall'aspirazione/sogno in oggetto. E non penso di essere l'unico...

Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 2516397)
La conoscenza di sé avviene anche e soprattutto attraverso la socialità: capisci in cosa sei bravo e quali sono le tue predisposizioni nel momento in cui interagisci col prossimo.

Quote:

Originariamente inviata da claire (Messaggio 2516399)
Vabè ma qui mica siamo tutti autistici di livello grave.
Interazioni con il prossimo la maggior parte le ha o le ha avute.Almeno a scuola ci siamo andati e la gente c'era.
E poi uno può desiderare di fare anche quello in cui si scopre non bravo e non predisposto, ne ha tutto il diritto.

Ce ne sono di persone per niente socievoli, casa-lavoro che svolgono il lavoro che gli piace, sapevano quello che volevano, avevano le risorse per svolgerlo e l'hanno fatto.

Cosa c'entrino i magnati boh, mica tutti devono desiderare quello.

Dal tuo discorso sembra che tutti vorrebbero essere dei ricconi, se uno ha altri desideri non sono veri, sono dettati dai disturbi.

Una cosa è avere problemi sociali (dettati da disturbi della personalità etc etc), un'altra cosa è essere riservati o introversi. Ho conosciuto molte persone molto introverse e riservate, la differenza è che appunto non hanno problemi sociali.

Il "successo" (sia a livelli bassi, che a livelli alti) è dettato dalle capacità sociali, ma questa è roba vecchia. Il modello di società attuale premia chi conosce molte persone, "chi ci sa fare", chi ha molti amici, etc.

In questo contesto già persone molto introverse sono svantaggiate rispetto a quelle molto estroverse, perché i primi devono andare contro la loro natura ed adattarsi a ciò che la società richiede, per avere successo. Ovviamente non hanno carenze a livello di abilità, devono solo esercitarsi.
I secondi sono invece avvantaggiati perché il modello da seguire è in linea con le proprie preferenze e le proprie necessità.

Figuriamoci se invece pensiamo a quelli che hanno "problemi" nella sfera relazionale, di natura psicologica, che hanno deficit e fanno fatica a vivere anche le relazioni sociali più comuni.

Come già detto da Matty (se non sbaglio) dunque il successo non deriva tanto da roba come abilità di logica, rapidità di pensiero, QI, etc, ma appunto dalle skills sociali, relazionali, in tutti i campi. Potrei fare 1000 esempi che ho visto con i miei occhi e che ho vissuto.
Infatti, prendendo un caso estremo, agli individui con autismo spesso gli si attribuisce un "intelligenza" superiore alla norma, però tuttavia non riescono a farcela da soli nella vita, non riescono a seguire corsi universitari, a lavorare normalmente, hanno bisogno di supporto nella vita di tutti i giorni. Figuriamoci avere "successo".

claire 28-09-2020 16:17

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da Alakazam (Messaggio 2516446)
Una cosa è avere problemi sociali (dettati da disturbi della personalità etc etc), un'altra cosa è essere riservati o introversi. Ho conosciuto molte persone molto introverse e riservate, la differenza è che appunto non hanno problemi sociali.

Il "successo" (sia a livelli bassi, che a livelli alti) è dettato dalle capacità sociali, ma questa è roba vecchia. Il modello di società attuale premia chi conosce molte persone, "chi ci sa fare", chi ha molti amici, etc.

In questo contesto già persone molto introverse sono svantaggiate rispetto a quelle molto estroverse, perché i primi devono andare contro la loro natura ed adattarsi a ciò che la società richiede, per avere successo. Ovviamente non hanno carenze a livello di abilità, devono solo esercitarsi.
I secondi sono invece avvantaggiati perché il modello da seguire è in linea con le proprie preferenze e le proprie necessità.

Figuriamoci se invece pensiamo a quelli che hanno "problemi" nella sfera relazionale, di natura psicologica, che hanno deficit e fanno fatica a vivere anche le relazioni sociali più comuni.

Come già detto da Matty (se non sbaglio) dunque il successo non deriva tanto da roba come abilità di logica, rapidità di pensiero, QI, etc, ma appunto dalle skills sociali, relazionali, in tutti i campi. Potrei fare 1000 esempi che ho visto con i miei occhi e che ho vissuto.
Infatti, prendendo un caso estremo, agli individui con autismo spesso gli si attribuisce un "intelligenza" superiore alla norma, però tuttavia non riescono a farcela da soli nella vita, non riescono a seguire corsi universitari, a lavorare normalmente, hanno bisogno di supporto nella vita di tutti i giorni. Figuriamoci avere "successo".

Ci sono persone con autismo che invece riescono .
E anche persone isolate.

Se vuoi fare il medico e sei bravo negli studi, puoi farcela anche se non hai amici.
Non ti sono richieste conoscenze ( tranne se vuoi fare il raccomandato ma non è che ce la fanno solo i raccomandati) ma di essere bravo nello studio, competente e superare esami e concorsi.
Poi ovviamente occorrono le skills minime per affrontare il lavoro.
Ma uno non diventa medico, insegnante, bidello, impiegato statale solo se ha ha gli amici, questo è un po' raccontarsela.

I contatti sociali e la socievolezza saranno indispensabili per un certo tipo di carriere, dove serve il contatto, l'aggancio, il saper vendere.
Ma non a tutti interessa questo

clizia 28-09-2020 16:22

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 2516100)
Si, ma ci sono i capi che ti cazziano se non porti a casa i risultati.

Ma eri entrato nell'azienda grazie a tuo padre o ricordo male? :pensando:

clizia 28-09-2020 16:48

Re: La carriera normaloide
 
Sai che per me è una domanda difficile? E ti spiego perchè:

mi sono sentita schiacciata sin da bambina, non mi veniva permesso di esplorare il mondo in modo libero, in modo tale da indirizzarmi spontaneamente verso la cura delle mie naturali inclinazioni.
Sono stata invece sempre molto "plagiata"a seguire determinate direzioni; ad esempio pur essendo sempre stata portata per le materie umanistiche, sono stata comunque obbligata a fare il liceo scientifico.
Poi da grande ho scelto sì una materia umanistica all'università, ma ero ormai così "condizionata" dalle mie paure da non riuscire a capire realmente dentro me stessa cosa mi piacesse e cosa no. Tornassi indietro, farei sempre una facoltà umanistica, ma di tipo diverso da quella scelta da me: sceglierei qualcosa di più particolare e o stimolante, come lingue orientali, psicologia o archivistica.

Però ho fatto scelte sbagliate sia pressata dalla famiglia, sia spinta dalle mie paure a non affrontare certi ostacoli che mi hanno precluso quello che forse era più vicino alle mie corde.

Il problema principale però è questo: ho sempre fatto fatica a riconoscere cosa mi piacesse veramente, appunto perchè sono stata condizionata, negli anni, sia dalla famiglia, sia dalla paura, evidenziando una chiara difficoltà a fare scelte libere e sentite.

La bassa autostima mi porta ad essere indolente e ho perso recentemente una ghiotta occasione lavorativa appunto perché ho dato l'impressione di essere poco interessata alla cosa o poco convinta. Così è stata scelta una tizia più "aggressive" e decisa di me.

Negli ultimi dieci-dodici anni ho scoperto che mi piace scrivere di letteratura; tutti ma proprio tutti mi dicono di coltivare questo aspetto o di provare a inviare i miei pezzi a riviste letterarie; eppure la scarsa fiducia - unitamente a una sorta di "noia e fatica esistenziale" - mi porta inevitabilmente a volare basso e a sentire la fatica per qualsiasi cosa io faccia o provi a fare....boh...

Sono arrivata a un punto che non posso prendermela più con nessuno perché sono io che mi auto-saboto.

Ogni tanto mi dico che vorrei fare un dottorato, ma anche qui non capisco se lo sceglierei per il piacere di farlo o solo per dimostrare a me stessa di sapermi sfidare e mettere in gioco, rispondendo inconsciamente al modello genitoriale che ha sempre voluto vedermi dedita allo studio e alla ricerca.....mi sento alquanto contorta e confusa...:pensando:

muttley 28-09-2020 17:15

Re: La carriera normaloide
 
Quote:

Originariamente inviata da clizia (Messaggio 2516526)
Ma eri entrato nell'azienda grazie a tuo padre o ricordo male? :pensando:

Era solo uno stage, dovevo restare lì sei mesi e basta. E comunque non è che solo perché sei figlio di un ex dipendente non ti possono cazziare.
E' stato nelle altre aziende che sono accadute le cose peggiori comunque.


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