Per chi lo state facendo?
Salve. È tempo ormai che mi gira in testa questa frase.
Ho cominciato un percorso (riguardante la professione), anche con lo scopo di uscire da un periodo brutto di reclusione, ma spesso mentre sono a pensare ad altro e mi ricordo su cosa devo mettere la testa mi dico "Ma perché? Sono sicura di quello che sto facendo? È quello che voglio?" Il fatto è che ho l'impressione di imbarcarmi nelle cose solo perché sento di DOVERLO fare. Perché ci si aspetta che tu faccia questo e quello dalla vita. Che studi e poi lavori e poi ti sposi e tutte quelle cose. E che tu sia coerente con quello che hai fatto fino a prima. E non devi deludere la gente, e ti devi preoccupare di cosa pensano gli altri, ecc ecc... Io talvolta sento tanta pressione (che non è reale quanto più imposta dalla mia mente) a fare qualcosa che mi schiaccia a tal punto da rendermi impossibile agire affettivamente. Mi blocco e mi sento estranea a tutto. Sento come se mi stessi obbligando a vivere secondo standard che magari funzionano per la gran parte della società, ma non per me. Mi sforzo perché i miei interessi non sono così forti da giustificare un impegno serio in qualcosa. E tutto diventa molto faticoso. Sia chiaro, io non penso di voler passare la vita sul divano. Ma talvolta ogni cosa mi sembra così inutile e fine a se stessa... C'è qualcuno che si sente così? Voi perché fate ciò che fate? Siete consapevoli della vostra scelta di vita, al di là di quella che è la sociofobia (o altro problema)? Non so, io ho come la sensazione che non ci sia niente fatto per me. E forse dovrei "solo" accettare e adattarmi, ma mi riesce difficile farlo. |
Re: Per chi lo state facendo?
le mie migliori decisioni sono sempre arrivate in quei pochissimi momenti di lucidità e sono sempre state le decisioni migliori della mia vita, anche se poi come ti sta succendo durante questi percorsi capita di farsi domande esistenziali ripenso sempre al fatto che "ho preso questa decisione da lucido quindi la si deve portare avanti".
Del resto come Adelaide anche io lo faccio per i miei genitori, non voglio dargli un dolore così grande come la mia scomparsa volontaria |
Sono un insicuro cronico con un'autostima che è quella che è (ossia corrispondente alla qualità del vissuto), per cui è una domanda che ciclicamente mi si ripresenta. Molto banalmente, la consapevolezza si costruisce e non deve essere presupposta. Le sabbie mobili son sempre dietro l'angolo...
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Ragazzi, mi mettete tristezza. Davvero vi salvano solo i vostri genitori dall'idea del suicidio?
Perché non andare via, lontano, piuttosto? |
Re: Per chi lo state facendo?
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Molti dicono che li tiene in vita solo la paura di dare un dispiacere troppo forte alla famiglia. Ma nel momento in cui non ci fosse più la famiglia, non avrebbe più senso provare ad andarsene via, almeno per spostarsi dall'ambiente tossico, prima di pensare a un gesto estremo? |
Re: Per chi lo state facendo?
I genitori.Il dovere.
E la mia ostinata e assurda capacità di desiderare. Tiro avanti perchè sono tosta, un'altra al mio posto avrebbe già bevuto la candeggina. Quando morirò diranno"era ora.Ha resistito fin troppo." |
Re: Per chi lo state facendo?
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Re: Per chi lo state facendo?
ragazzi ma scherzate? fare le cose per i genitori? sono finiti i tempi delle elementari e delle medie! fate le cose per voi stessi, e fatele estremamente bene, abbiamo tutto il giorno a disposizione!
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Mmm, probabilmente l'idea di andare lontano ha senso per me che sento che qui non riesco a fare nulla. A essere me stessa.
Se per voi l'ambiente non è un problema è effettivamente vi comprendo... Anche a me la speranza aiuta a volte. Continuo ad avere in testa che andrà meglio anche se poi non va mai meglio. Probabilmente è una cosa normale degli esseri umani. E infatti si dice che la speranza sia l'ultima a morire. (ma anche che chi vive sperando muoia cag*ndo, insomma) @Claire. Sempre detto che sei forte tu. E se non ci fossi più sì, direbbero che hai resistito tanto. Ma non penso che qualcuno direbbe "era ora", o almeno se non per dire "almeno non deve più crogiolarsi nel dolore". Un "era ora" di diverso tipo, un "era ora" che suona come "beh, tanto era troppo messa/o male per vivere bene/essere utile alla società" non lo voglio sentire neanche per scherzo. Che nessuno su 'sto forum si è scelto di avere quello che ha. Comunque sto andando fuori tema nel mio stesso topic, ma è un concetto che volevo esprimere. A volte ho la sensazione che alcuni qui si sentano come se la vita non se la meritassero. No. Quello che non ci meritiamo è il disagio che viviamo. |
io non posso credere a quello che hai scritto invece. tu non hai ancora idea di chi sei e di quante potenzialità hai, noi siamo speciali! pensaci qualche giorn o,trovati un interesse tuo e soltanti tui e poi ne riparliamo. e ti passo un consiglio: elimina la vergogna
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Re: Per chi lo state facendo?
Esattamente come dice Adelaide, il suicidio di un figlio è una ferita a vita per i genitori che non si rimarginerà mai, è un evento così traumatico da cambiare le loro vite per sempre e accorciare la loro permanenza su questo mondo perchè di crepacuore ci si muore.
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Le famiglie in cui qualcuno si suicida vivono con un fantasma perenne nella testa. Ne pagano le conseguenze. Te sei bello che andato ma loro stanno li a raccogliere i pezzi. Deve essere orribile. Io ho sofferto morti avvenute naturalmente. Non oso immaginare come vivrei un suicidio di un mio caro. |
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Ma questa consapevolezza non ti rende più facile migliorare? C'è chi non cambia perché non si rende conto di quale siano i propri problemi. Ma una volta compresi gli stessi non dovrebbe essere più semplice lavorarci sopra? |
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qualsiasi sia il vostro disturbo, sociofobia, disturbo evitante, depressione cronica, ecc.. il solo citare il suicidio e' qualcosa talmente idiota che mi viene il vomito, fatevi e fatemi un favore e non scrivete piu' questa parola. detto questo, l'argomento del topic e' per chi facciamo cio' che facciamo per vivere (mansioni, studio, lavoro). non posso credere che qui qualcuno lavora o coltiva certe passioni per compiacere alla mamma, è ridicolo ad una certa età. ma non voglio essere frainteso, fare le cose per se stessi come sto facendo io non significa dimenticarsi dei genitori. se avessero problemi sarei il primo a stargli vicino. non confondente estremo egoismo per un briciolo di amor proprio! |
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Re: Per chi lo state facendo?
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giusto a onor di cronaca io la penso come te: Quote:
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non voglio essere cattivo pero' prima o poi i nostri cari non ci saranno piu', è purtroppo da mettere in conto nei nostri calcoli, e quindi poi che si fa? si fanno gesti estremi? idiozia piuttosto si cerca una propria passione, un proprio obiettivo, e grazie anche alla istruzione impartitaci dai nostri genitori cerchiamo di farci un posto nostro, nonostante la sociofobia. |
Re: Per chi lo state facendo?
a questo punto proverei con i disegnini o l'aiuto da casa :ridacchiare:
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qualsiasi sia la situazione il suicidio è la cosa piu' schifosa, piu' meschina, piu' vile e vigliacca che esista. non deve proprio essere una opzione, qualsiasi sia la tua situazione economica, familiare, sociale, occupazionale, mentale, etc... posso comprendere tale scelta solo in caso di stato vegetativo o situazione di salute estremamente disabilitante, sotto consenso di supervisione. è come avere il biglietto della lotteria vincente e bruciarlo con l'accendino. perchè la vita, presto o tardi che mai, è vincente. bisogna darsi da fare, vergognarsi di meno e abbassare le aspettative. e ci vuole anche c*lo. ma quelli che hai scritto è veramente sbagliato, per favore rileggilo domattina a mente piu' lucida e comincia a vedere piu' colori oltre al nero |
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veniamo alle cose piu' personali, perchè tu dici di essere impossibilitata ad avere degli obiettivi e delle passioni?! |
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post precedenti hai scritto che non puoi sceglierti obiettivi e passioni perchè impossibilitata a raggiungerli. mi incuriosisce questa frase. oppure dovrò pensare a qualche deficit che non conosco e di cui fai mistero.. e ciò mi dispiace perchè sembri in gamba dalle risposte |
Re: Per chi lo state facendo?
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Adelaide (come tutti gli altri) ha tutto il diritto di usare la parola suicidio. |
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perchè non riesco a trovare un filo logico a ciò che hai scritto. da come la vedo io, una persona con intelligenza sopra la media, per quanto disadattata (ed è norma per chi è intelligente, anzi, l' intelligenza è spesso inversamente proporzionale al seguire il gregge) si crea/si inventa il suo spazio e si adatta, e si prende ciò che gli spetta. quindi mi piacerebbe sapere di più se non sono troppo invasivo. @Ogard: evita di incitare in modo subdolo |
Ragazzi non litigate.
Provo a spiegarmi meglio sperando di non fare casini. La mia domanda era: Faccio quello che faccio (il lavoro, lo studio, altro) perché lo voglio veramente o perché sento un'imposizione esterna/interna? Un'imposizione sociale? Es. Sto facendo un percorso di studi. Lo faccio perché mi appassiona o voglio un certo lavoro o sento di doverlo fare per il solo fatto di non stare a girarmi i pollici, rimanere coerente col percorso precedente, perché sento che devo farmi una carriera vera secondo gli standard? Mi sposo perché voglio stare per sempre con quella persona o perché ho il terrore di rimanere da sola? Tengo amici perché mi piacciono o perché mi conviene, perché altrimenti soffrirei a stare a casa sola? Il compiacere i genitori non c'entra. Rientra caso mai nell'inconscio desiderio socialmente imposto di compiacere la società stessa. Non è che vuoi lavorare (es.) per fare felici i tuoi genitori. Vuoi lavorare per far sì che loro possano dire agli altri che non hanno un figlio fallito. Se non ci fossero meccanismi sociali del genere non ci sarebbero genitori da compiacere. Per chi deve mantenersi la risposta può essere "lavoro perché sennò non si mangia (altrimenti magari preferirei non lavorare). Per chi non ce la fa più la risposta può essere "vivo perché avrei troppi sensi di colpa verso chi ne soffrirebbe a eliminare me stesso" (altrimenti preferirei non esserci perché sto troppo male). Non è compiacere i genitori. Bensì evitare di procurargli un dolore nel tentativo di eliminare il proprio. Io personalmente sono partita da un concetto più limitato. Ma la stessa domanda estesa alla vita stessa ha senso. È ovvio che ognuno risponda in base alla propria situazione. Sono d'accordo con chi dice di volersi togliere la vita? NO. Lo comprendo? Si. La sofferenza la comprendo. L'atto non lo condivido, ovvero io non lo farei. Perché penso che finché hai vita hai possibilità, mentre senza ne hai 0, e di vita ne hai una sola. Ma dare del vigliacco (o altri epiteti) a chi sente questa necessità mi sembra una cattiveria. Uno sta già male. E non ha scelto di stare così. Deve pure prendersi insulti fino alla fine? Magari da chi non è nella sua testa? Il dolore è una cosa personale. Nessuno può davvero capire fino in fondo quello degli altri. E ribadisco. NON è un post pro-suicidio. MAI. Ma smettiamola di avere paura di questo termine. Ed esprimiamoci pacificamente, tutti sono liberi di dire quello che sentono. 😊 |
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comunque ho detto che una persona intelligente si sa adattare, ma in modo diverso alla massa ;) |
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E tante volte penso "se non venissi giudicata male altrimenti questa cosa non la farei". Sono tipo dei flash. E sto proprio cercando di capire se questi momenti sono razionali o tentativi della mia testa di sviarmi come sempre da tutto per la paura di mettermi in gioco o fallire. Sono a un punto in cui proprio non capisco. Quando ho questi pensieri non so se sono io o la mia probabile depressione a tirare fuori il pensiero. O se l'io sana e il mio malessere coincidiamo. Magari il mio malessere deriva (anche dal fatto) che non faccio quello che voglio. Ma poi allora si apre il discorso "ma io cosa voglio?"... E si torna a capo. È un gran casino. |
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Comunque secondo me l'eventuale legame dell'elevata intelligenza con l'essere strambi o disadattati o pieni di malessere può derivare da una forte consapevolezza dell'inutilità reale di tante norme sociali e dalla labilità della vita stessa. |
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Re: Per chi lo state facendo?
Non lo so..
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Re: Per chi lo state facendo?
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Re: Per chi lo state facendo?
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Re: Per chi lo state facendo?
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Poi mi son sentito per parecchio senza speranze. Ad un certo punto stufo delle mie oscillazioni ho preso la decisione di darmi un anno, alla fine del quale in assenza di miglioramenti concreti, mi sarei fatto fuori. Miglioramenti non ne ho visti, ma allora perché non l'ho fatto? Per i genitori e mia sorella, per la caga, per gli amici. Per questo sicuramente. Ma soprattutto perché voglio vedere i titoli di coda, e me la smazzo tutta sta esistenza, torture comprese. |
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Sentirmi fallita? Restare per sempre da sola? Sono mesi e mesi e mesi che non ho più periodi di quiete mentale, di eutimia. Forse qualsiasi cosa sarebbe già meglio del niente. |
Re: Per chi lo state facendo?
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Era atroce per me. Odiavo quello che facevo. Non ero per niente brava a farlo. Comprendo il tuo punto di vista sul preferire vivere disagiata che star male. Lo condivido perfettamente perché è come mi sento io. Devo dire che invidio chi è abbastanza forte da obbligarti comunque a fare qualcosa contro se stesso. Per lo meno guadagna l'indipendenza. Io sclero a sforzarmi. |
Re: Per chi lo state facendo?
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5 minuti è il minimo, anche se ti sembrerà una vita. Non risolve, ma aiuta. Raccogli ogni singola stilla della tua energia e convogliala in quell'obiettivo. Ci metterai un po'. Un giorno, una settimana o un mese che sia. O lo fai, o rimarrai così, e non lo desideri. ps: puoi anche andare dal medico di base chiedendo un consulto psichiatrico. |
Re: Per chi lo state facendo?
Non sto facendo niente sopravvivo e basta....
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