Re: La qualità
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Re: La qualità
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Il pulcino Pio non ce lo metterei. E non paragonerei Bach ai JT, entrambi dentro la qualità. Capito che intendo? |
Re: La qualità
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"Onorate l’altissimo poeta; l’ombra sua torna, ch’era dipartita". Poi che la voce fu restata e queta, vidi quattro grand’ombre a noi venire: sembianz’avevan né trista né lieta. Lo buon maestro cominciò a dire: "Mira colui con quella spada in mano, che vien dinanzi ai tre sì come sire: quelli è Omero poeta sovrano; l’altro è Orazio satiro che vene; Ovidio è ’l terzo, e l’ultimo Lucano. Però che ciascun meco si convene nel nome che sonò la voce sola, fannomi onore, e di ciò fanno bene". Così vid’i’ adunar la bella scola di quel segnor de l’altissimo canto che sovra li altri com’aquila vola. Da ch’ebber ragionato insieme alquanto, volsersi a me con salutevol cenno, e ’l mio maestro sorrise di tanto; e più d’onore ancora assai mi fenno, ch’e’ sì mi fecer de la loro schiera, sì ch’io fui sesto tra cotanto senno. (Inf. IV, 79-102) Non commettiamo l'errore di Giovanni del Virgilio, che rimproverava all'Eccelso di non scrivere in latino (cosa che secondo lui gli avrebbe potuto negare l'alloro poetico)... |
Re: La qualità
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Re: La qualità
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Ma pare che per altri qualità = tecnica, se non ho capito male. Mentre invece al limite la qualità include la tecnica, e di certo non è proporzionale ad essa. |
Re: La qualità
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Re: La qualità
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Re: La qualità
Altro esempio di qualità, checché ne dicano i passatisti:
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Re: La qualità
Classico esempio di come, a privilegiare eccessivamente la forma e la tecnica sulla sostanza e l'ispirazione, si rischi di prendere grosse cantonate:
http://www.internetculturale.it/open...dante/c41.html |
Re: La qualità
Come si misura l'ispirazione? O esistono criteri per la misurazione di questa caratteristica, o altrimenti non si può parlare di arte strictu sensu. Da giovincello studiai pianoforte per 2-3 anni, con un insegnante dalla mentalità estremamente elitista/elitaria, per cui la musica poteva essere degna di essere chiamata tale solo se classica (con qualche sporadica concezione al jazz). Il resto era tutto letame, per citarlo verbatim.
Per cui a me non interessa stabilire che ciò che piace a me è arte, anche perché ci sarà sempre qualcuno più in alto nella conoscenza della materia che avrà l'ardire di dire (cit.) che un brano costituito sulla ripetazione circolare dello stesso riff con in aggiunta un assolino in pentatonica, non è fare arte e non è necessaria alcuna ispirazione per composizioni così semplici. Morale della favola? A me piace ciò che a Tizio repelle e a Caio piace ciò che invece repelle a me: l'opinione di tizio non mi farà cambiare idea, né tanto meno la mia opinione cambierà quella di Caio. Non ho bisogno di appellarmi alla suprema autorità di una definizione per rassicurarmi sul fatto che i miei gusti siano degni...se una cosa mi piace è degna punto e basta. Ecco, a me ad esempio (e penso anche al topic starter), il Capitano piace e il mio parere non cambierà solo perché il 99,9% reputa il suo disco più celebre un ammasso di suoni senza capo né coda :occhiali: |
Re: La qualità
Un ruolo importante nel ricoscere la qualita e anche l'esperienza. Da bambina o da adolescente mi piacevano cose che oggi mi danno noia o indiferenza. Poi anche le informazioni sicuramente influiscono sulle percezioni.
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Re: La qualità
Amo Captain Beefheart e il suo approccio alla creatività, specialmente nel caso di Trout Mask Replica.
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Re: La qualità
Un altro "siamo quasi ai livelli del Pulcino Pio" in 3, 2, 1...
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Re: La qualità
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L'ispirazione è la capacità di "vedere" diversamente l'ordinario e di restituirlo più vero del vero, di renderlo iconico, come ad esempio The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde è qualcosa di diverso e di più dal semplice parlare di personalità sdoppiata, e così come Bowie ha fatto della propria malattia e morte una rappresentazione tramite il suo ultimo album, nel solco della tradizione secondo cui l'arte è più vera della vita stessa, che va da Augusto a Wilde a Chaplin. Tutto questo non si ritrova nel Pulcino Pio, onde per cui è abbastanza ovvio distinguerlo dall'arte vera. Chi la pensasse diversamente è pregato di non parlare più di artisti o di merito (parente della qualità?), ma solo di "persone che fanno cose che mi piacciono" (vedi sotto). Quote:
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P.S.: A proposito di Wilde: La cattiva arte è molto peggiore dell'assenza di arte (cit.) |
TCC MODE ON
È arte se l'autore pensa che lo sia e se ne frega del giudizio altrui :sarcastico: TCC MODE OFF |
Re: La qualità
Mi pare che confondiate la qualità con l'eccellenza.
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Re: La qualità
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Re: La qualità
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Delle due l'una: 1) o è possibile introdurre altri parametri di giudizio al di là dei gusti personali (come l'ispirazione, la creatività, l'innovazione, ecc.), pur potendo essi non essere condivisi da tutti, e allora è possibile definire l'arte in base a questi fattori 2) oppure, se si riduce tutto ad una questione di gusti personali (cit.) allora non esistono il merito e la creatività, e in ultima analisi nemmeno l'arte (se tutto può essere arte, nulla è arte). Non puoi parlare di merito e creatività e contemporaneamente dire che tutto si riduce ai gusti personali. Se è tutta una questione di mi piace-non mi piace, non puoi dire che un artista merita o è innovativo ma solo appunto che ti piace, stop. Quote:
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Re: La qualità
Premettendo che la diatriba su cosa identificare come legittima opera d'arte la trovo puerile e improduttiva, e quindi non intendo portarla avanti, vorrei esprimere qualcosa a proposito di queste affermazioni:
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Il pensiero che mi pare sottendente, cioè che ciascuno abbia una percezione fissata su un gusto innato e già compiuto, credo sia fallace. Perché sembra suggerire che ciò che di apprezzabile è contenuto all'interno di una data opera sia sempre immediatamente avvertibile a priori. Come se chiunque fosse ancestralmente predisposto al rilevamento della qualità estetica. Il problema è che non credo possa essere così, in quanto il sistema cognitivo viene condizionato dall'ambiente plasmandosi sull'abitudine, adagiandosi arrivando anche a cristallizzarsi col tempo sugli stimoli che è solito ricevere con maggior frequenza (rifiutando per reazione quelli diversi). Parlando della musica, ad esempio: data la sua vasta diffusione nei mezzi di comunicazione di massa, il linguaggio armonico con cui le persone avvertono maggiore familiarità è quello del sistema tonale; la fisionomia delle melodie che si ascoltano è tipicamente breve e ridondante; la struttura a cui si viene esposti è soprattutto quella della cosiddetta forma canzone; ecc. L'apprezzamento di questi criteri non è atavico, ma è dato dall'assuefazione a cui si giunge essendovi assoggettati per un cruciale periodo formativo che si dispiega a partire dall'infanzia. E questo processo, come dicevo, tendenzialmente avversa il gradimento di ciò che utilizzi moduli espressivi differenti (un esempio cruciale: la tradizione colta, con le sue sintassi complesse, rigorose e quindi impenetrabili ai più). Perché si è assimilata una convenzione che diventa indebitamente canonica nella propria sensibilità e si tende a rivolgersi a quella per confermare le proprie sicurezze cognitive. Insomma, fondamentalmente quella incolta, epidermica e intuitiva, spesso credo non sia tanto una preferenza personale autentica, quanto piuttosto il prodotto di un giogo culturale di cui si è inconsapevoli, il risultato di un pressoché ineludibile processo di massificazione. E quindi senz'altro non si rende sufficiente per individuare un'opera degna. È una mera suggestione, e come tale resta vacua e priva di qualunque autorevolezza. Al fine di elaborare delle competenze critiche, ritengo l'inclinazione sensoriale debba essere affinata integrandola con la ragione, con l'approfondimento, lo studio dell'oggetto in sé (ammesso che si voglia rivolgersi a qualsivoglia opera dell'ingegno umano per interesse verso questa e non per mero diversivo). Quindi ci si deve adoperare per comprendere le grammatiche, l'estetica, la storia, le modalità di fruizione di un dato mezzo espressivo. Solo in un secondo momento, quando si saranno travalicati i propri limiti percettivi e si sarà effettivamente colta l'essenza di una specifica opera, si potranno avanzare pretese di poterne valutare i meriti o demeriti. |
Re: La qualità
che domande. La qualità è quando fai bene una cosa. Se tu avessi ad esempio un grillo parlante, sarebbe un grillo di qualità, perchè parla. Poi non è detto che la qualità dei suoi discorsi sia elevata, ma questo perchè la qualità si riferisce alle singole cose che si vanno ad analizzare;
se io ad esempio analizzo Jessica Alba, sicuramente analizzo una donna di qualità. Ma se analizzassi ad esempio Emily Patatosky, ci sarebbe altrettanta qualità. Quando due patate hanno qualità simili, dunque, vanno analizzate nei loro letti, per saggiarne le loro differenze strutturali oggettive, e infine trarre una conclusione, tramite un ragionamento del cazzo. Non è assolutamente vero, come potrebbero dire certi bacchettoni, che la qualità è una questione oggettiva: difatti, analizzando Scarlet Johanson, ma anche studiandola alla missionaria, senza analisi, potresti arrivare alla conclusione che ti soddisfa di più della Patatosky, che è meno chiatta della Johnson e ha delle bocce più grandi e oserei dire uniche al mondo; Dunque come si fa a dire per assoluto quale sia meglio tra le due? La Patatosky sembrerebbe migliore, ma non è troppo magra? in questi casi, ci viene in aiuto il cosiddetto "ragionamento del cazzo", che è un modus cogitandi che ha le seguenti caratteristiche: 1) non funziona bene, poichè appunto del cazzo 2) aiuta ad indirizzarsi, come una bussola, verso la scelta che più lo soddisfa. A volte però può segnare due o più direzioni diverse, diventando come il mitologico Idra 3) non ammette repliche, per cui se anche l'UNESCO dichiarasse la Patatosky più topa della Johanson, la sua topaggine non rappresenterebbe un valore assoluto. Al contrario, la Johanson, sarebbe insindacabilmente più topa. Tramite il ragionamento del cazzo insomma, io qui scrivo e dichiaro che abbiamo finalmente superato l'obiettività, consegnando al mondo post-moderno un nuovo metro di misurazione della qualità della topa Pollock è diventato famoso con quelle robe astratte che saprebbe fare un bambino di 5 anni. Chiamalo pollock... |
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