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Definirsi malati
Ok, ce lo aspettavamo tutti che avrei aperto questa cosa...
Malattia da "male". Malato nasce come participio di malare: chi ha un male, e fin qui... Applicando questa definizione letterale tutti sono malati di tutto. Ma qual'è il vantaggio di definirsi "malato"? Leggo sempre più persone scrivere nel forum "non è colpa tua, sei malato"; "accidenti alla fobia" e simili.. Ovviamente ne hanno il diritto, nessuno lo nega, ma qual'è il vantaggio che se ne trae? Me lo chiedo sinceramente. --- Da qui iniziano le mie opinioni, il primo post finisce qui, fate conto che questa sia una risposta..! Se ci si definisce o si viene definiti "malati" si può reagire in almeno un paio di maniere: Una meno comune, informandosi e soppesando le eventualità, gli indizi, le diagnosi e valutando la propria situazione per quello che è. Una comune, accettando la propria condizione come indipendente da sé, come un virus o un'infezione, da curare con un farmaco o simili. Il problema di questa seconda reazione è che se una polmonite si cura con i farmaci a prescindere dalla volontà del malato, un disagio psicologico non è superabile senza l'apporto del soggetto. I farmaci possono aiutarlo, ne possono alleviare i sintomi (sono fondamentali, vanno usati sicuramente se necessario) ma senza la decisione dell'interessato non faranno altro che quello. Si può vivere una vita normale con l'apporto dei farmaci, nessun dubbio, ma se il "malato" non decide di guarire non accadrà. Se la malattia viene accolta come indipendente da sé si chiudono le porte della sua soluzione. |
Re: Definirsi malati
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Re: Definirsi malati
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Non deve esserci per forza, è ovvio ': D Ma non deve esserci per forza nemmeno una scienza che decida cosa è o non è patologico.. I manuali cambiano di anno in anno, sono solo definizioni. Utili a catalogare, a rendere sistematica la ricerca sui disturbi. Ma hanno ripercussioni sugli oggetti delle loro definizioni? Se si usa un termine ambiguo accomunando quelle causate (e quindi risolvibili indipendentemente dal malato) da fattori esterni con quelle causate (e quindi risolvibili solo con l'apporto del malato) anche da fattori interni si rischia di creare un grosso problema.. Io non ho mai neppure lontanamente pensato di definirmi malato, anche se il mio profilo corrisponde a quello di una manciata di malattie mentali ho sempre considerato le definizioni dei manuali esercizi di classificazione. Almeno una persona che conosco si definisce malata di depressione, e a parte prendere un paio di pillole non sente il dovere di fare altro, cosa mai potrebbe fare? Ha una malattia, i medici e le medicine la guariranno... |
Re: Definirsi malati
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Se si ha una malattia si segue un percorso di cura affidandosi a specialisti del settore e ovviamente collaborando attivamente alla cura per quanto possibile. Se invece si ha, più che una malattia, un problema, si cerca di risolverlo in base a esperienze e pareri propri e altrui. Dico questo perché non mi sognerei mai di dire che un depresso non lo è veramente e sta solo crogiolandosi nei suoi problemi, non ne so abbastanza di lui nè della malattia "depressione" per poterlo dire. Bisogna fare una valutazione caso per caso e questa valutazione possono farla solo la persona interessata e uno specialista. |
Re: Definirsi malati
io penso che SPESSE volte questa della malattia sia una bella scusa per evitare di risolvere o risolvere piu rapidamente certi problemi o cambiare determinati comportamenti.
una bella scusa per evitare di affrontare le cose ( non sempre ovviamente) |
Re: Definirsi malati
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Re: Definirsi malati
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Re: Definirsi malati
Dibattere sul concetto “malattia” significa mettere in discussione le stesse fondamenta della medicina convenzionale, e francamente non me la sento di andare oltre a poche considerazioni personali.
Il concetto di “malattia”, nella mia visione, non implica necessariamente una delegazione della responsabilità. La “malattia”, secondo la medicina convenzionale, è un modello in base al quale si formulano soluzioni che possano funzionare con buona statistica. È così che io la vivo: la terapia che mi viene somministrata è un sistema raffinato e continuamente rinnovato dallo studio di migliaia di “casi simili”. La cooperazione del paziente, la sua volontà di stare meglio, è, in ogni caso, fondamentale in ogni processo di guarigione. La terapia è per me come una ginnastica ben codificata. Anche l'arbitrarietà dello stare male può essere una forma di automatismo (autolesionismo), e il vittimismo una parte dei "sintomi"...Il DSM IV è vasto. (Mi sa che non ci ho capito niente, ma ho dormito 4 ore T_T) |
Re: Definirsi malati
Uno dei principi cardine della psicoterapia (qualunque sia la scuola terapeutica) è il rendere cosciente il disturbo. Se il paziente non vede il problema non può né correggerlo né affrontarlo.
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Re: Definirsi malati
Qualcosa è uscito fuori, bene.
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Andare dal dottore è un'ottimo inizio, le (psico)terapie sono studiate da un secolo e hanno una percentuale di successo decente, per ultimo "dare un nome alle cose" è importante, ci permette di conoscerle e magari affrontarle. Rimango con la mia domanda però, queste sembrano ragioni abbastanza valide per "vedersi come malati", ma funzionerebbero anche se considerassimo la nostra condizione come una parte di noi che ci fa soffrire, o come un ostacolo alla nostra formazione... O come qualsiasi definizione non accomuni qualcosa di oggettivamente misurabile (cause esterne) con qualcosa di aleatorio e difficilmente definibile (cause interne). Sono solo io che vedo questa doppia lama? :piangere: |
Re: Definirsi malati
Ah no, faria mi capisce...
Ma lui non conta... Sospetto che sia una delle mie personalità... :mrgreen: |
Re: Definirsi malati
Io non ho mai definito quello che sono come una malattia (difatti come vedete uso il termine "quello che sono", non "quello che ho"), ma come una condizione derivata da ben precise cause di cui sono conscio, e che nel mio caso non è curabile.
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Re: Definirsi malati
Credimi, definirsi malati ha molti vantaggi, anche economici, da parte della famiglia, che non sgancerebbe tanti soldi per una persona sana...uber alles, al di là dei vantaggi secondari.
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Re: Definirsi malati
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Re: Definirsi malati
secondo me dobbiamo definirci malati
perchè le malattie la cui cura non è necessariamente subordianata ad uno psicologo o uno psichiatra non si possono curare semplicemente con l'impiego di farmaci senza alcun apporto del paziente. lasciamo perdere raffreddore e cazzatine varie da un tumore (curabile con farmaci e terapia) non si guarisce senza forza di volontà una frattura non guarisce solo mettendo il gesso, devi fare riabilitazione guardando la cosa dal punto di vista inverso: se si può decidere di morire lascaindosi morire come facevano i vecchi indiani...allora anche la guarigione è in ogni caso legata alla volontà del soggetto |
Re: Definirsi malati
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Re: Definirsi malati
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Re: Definirsi malati
Tecnicamente la fobia sociale non esiste.
Nel senso che è un termine cognato da psichiatri per facilitare il lavoro di terapia, nulla di più nulla di meno. Le persone che dicono "non sei tu che parli, ma è la depressione che ti condiziona", a mio modestissimo parere, farebbero meglio a stare zitte. Secondo me è scorretto definirsi malati. Insomma, scriviamo, dormiano, mangiamo e parliamo. Le vere malattie sono altre. |
Re: Definirsi malati
Un vantaggio potrebbe essere che in un certo senso non sei pienamente responsabile dei tuoi sintomi.
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