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Perché sono ancora vivo?
Perché sto vivendo ancora?
Io sarò piagnone, ripetitivo, monotono, scontato. Sarò un buffone, un bluff, un personaggio costruito, perché "certe cose non si possono pensare seriamente", ovvio, no? Sarò un finto folle, un fancazzista stranamente fissato su certi pensieri, ma fondamentalmente uno dei tanti che non fanno nulla, non hanno un'utilità, e che quindi non meritano la minima considerazione. Cosa importano le motivazioni dietro la genesi di un tale aborto? L'importante è che sia un aborto, e come tale deve essere trattato. Magari sarò l'esatto opposto di tutte le cose che ho scritto, ma la domanda resta. Perché sto vivendo ancora? Cioè, non esistono motivazioni valide per giustificare la mia vita, è assolutamente inutile, forse anche deleteria. Una cosa inutile, generalmente, dovrebbe essere eliminata, l'evoluzione ce lo insegna. Io invece continuo a vivere, e non capisco il perché. |
Re: Perché sono ancora vivo?
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Un po' come la spazzatura, è inutile e va eliminata, ma mica si autoelimina da sola, o mica la smaltiscono gratis solo perché è "inutile". In fin dei conti, nel bene o nel male, sono sempre e solo cavoli tuoi. |
Re: Perché sono ancora vivo?
La vita in sé è inutile e cerca continuamente un modo di giustificare se stessa.
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Re: Perché sono ancora vivo?
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E' un meccanismo probabilistico cieco che fa diffondere i geni che risultavano più funzionali alla replicazione del DNA, ma in passato e non ora, se l'ambiente e gli assetti cambiano, quel che risultava più funzionale prima potrebbe divenire non funzionale ora. Se esisti dei motivi biologici e genetici di utilità evolutiva ci sono stati di sicuro in relazione al grosso del tuo corredo genetico. Se delle tue caratteristiche fossero state davvero ultra deleteree come sostieni, oggi credo che non saresti potuto esistere proprio come i dinosauri. Tante persone, diciamo così, virtuali, non sono arrivate neanche qui dove sei arrivato tu perché i loro progenitori non sono riusciti neanche a riprodursi. Il grosso del tuo corredo genetico è risultato utile di sicuro in passato, in tal senso, rispetto al futuro invece la partita è ancora aperta. Comunque per me è irrilevante tutto questo, a me come individuo interessa star bene e non essere utile all'evoluzione. |
Re: Perché sono ancora vivo?
Ma chi è che stabilisce cosa è utile e cosa no? La vita non ha alcun senso per nessuno, indipendentemente da ciò che fa o non fa.
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Re: Perché sono ancora vivo?
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Re: Perché sono ancora vivo?
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Io sono spazzatura, perché nessuno mi elimina? |
Re: Perché sono ancora vivo?
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La mia vita è inutile, non ho guadagnato il merito di viverla, anzi, ho contributo a renderla persino deleteria e mangia-risorse. Perché non trovo il coraggio di eliminarmi, se so che sarebbe la cosa giusta da fare? Perché nessuno mi elimina? |
Re: Perché sono ancora vivo?
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Vedi, la tua vita ha un'utilità, che è quella della ricerca del tuo stesso benessere (come dici tu, ti interessa stare bene). Io non ho nemmeno questo, ho realizzato tranquillamente che non potrò mai raggiungere il benessere, ne sono incapace. Se non ho nessuna utilità pratica, se non sono utile nemmeno a me stesso perché bloccato dalle circostanze e da una sorta di autolesionismo istintivo, perché vivo ancora? |
Re: Perché sono ancora vivo?
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Non è una questione soltanto di utilità pratica, persino un barbone può essere sereno, perché trova la sua utilità nel suo stesso benessere (che prescinde dalle cose materiali). Io non sono capace nemmeno di stare bene, qualunque cosa mi illuda di potermi regalare un minimo di benessere, si rivela appunto un'illusione. Perciò, la mia vita non ha proprio nessuna utilità, né pratica, né personale. |
Re: Perché sono ancora vivo?
per farmi i beats e spaccare il culo tagliare teste a sti fighetti di merda :bene::bene: ......
cioè persone come te e me vivono per se stesse....fondalmentalmente... per liberare il proprio spirito penso... credo... viviamo ai confini dell'inutile... :pensando: |
Re: Perché sono ancora vivo?
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Re: Perché sono ancora vivo?
Strange, io te lo dico, poi sei libero di accettare o no il mio pensiero.
Non metto in discussione il tuo malessere, che certamente non te lo sei scelto e di cui non sei colpevole; ma faccio appello al tuo giudizio. Hai scritto una sventagliata di stati esistenziali, tutti veri, ma vaghi. Se vuoi essere aiutato, bisogna che scriva fatti più circostanziati, dato che nessuno è in grado di intervenire sul tutto. Se invece definisci qualche aspetto particolare, è facile per te e per tutti. Questo fa parte di una regola generale: rispetto a un vago stato esistenziale, le risposte non possono che essere vaghe. Ma quando chiediamo qualcosa in concreto, gli altri sanno cosa fare e lo fanno volentieri. Se fermi un passante e chiedi una via che si trova dall'altra parte di Roma, quello si sbraccerà per indicarti come devi arrivarci. Ma se gli dici che sei depresso, se ne scappa. La mia non è una critica ai contenuti, che rispetto pienamente, ma al metodo. Dobbiamo sapere cosa chiedere e a chi. Con il metodo adatto, si contrastano bene depressione e ansia. |
Re: Perché sono ancora vivo?
È depressione aiutata da pensieri cognitivi nichilisti ed autosvalutativi.
Bisogna cambiar testa o è finita, nel momento in cui ti suicidi decidi di impersonare la selezione naturale e decidi di considerarti non adatto e quindi di scartarti per il bene tuo o della specie, anche se non credo molto alla seconda cosa, il suicidio mi sembra un gesto egoista nel tuo caso. Potrebbe essere altruista se la tua famiglia sta morendo di fame e tu sei malato terminale che comporta solo un costo, tu ovviamente da depresso ti consideri al pari di un malato terminale ma non è proprio la stessa situazione e volendo si può cambiare ma bisogna cambiare testa e non è affatto facile perché la depressione si alimenta continuamente coi pensieri negativi accumulati nel corso della vita e non è facile farcela senza supporto. Inoltre non capisco il senso di diventare la selezione naturale ed eliminarsi da soli, non è meglio cercare di vivere facendo fare il lavoro sporco alla vita? Giusto per evitare un po di dolore? Mi sembra codarda come cosa sinceramente. :pensando: |
Re: Perché sono ancora vivo?
lo scoprirai continuando a vivere...o tra 20 anni la domanda sarà le medesima..-__-
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Re: Perché sono ancora vivo?
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Il tuo autolesionismo pare che non vada ad intaccare direttamente queste funzioni qua (per ora) e per morire bisogna intaccare queste funzioni qua, non altro, non si muore soltanto di tristezza, noia o sofferenza direttamente. Sei ancora vivo adesso perché l'autolesionismo che può produrre la morte con maggiori probabilità è di altro tipo, se davvero i motivi che dovevano mantenerti in vita erano venuti meno, adesso coerentemente saresti dovuto esser morto, ma pare che sei vivo. Non si muore insomma direttamente di una presunta inutilità, gli organismi che vengono eliminati dalla selezione vengono eliminati davvero (quelli che non possono esistere, poi non esistono davvero, non è che esistono e contemporaneamente non possono esistere, quel che non può esistere coerentemente non lo si vedrà mai da nessuna parte). Se credi che non sia possibile esistere con certi blocchi ma poi continui ad esistere e questi blocchi ce li hai, quel che è sbagliata e falsa adesso è la prima credenza e non il fatto che esisti (essendo un fatto vero questo e non una credenza incerta e da verificare non può esser negato). Il meccanismo selettivo è cieco, non è che sceglie qualcosa, errori non ne fa perché non ha alcuna intenzione manifesta. Se tu sei vivo allora bisogna dedurre che probabilmente è vero al contrario che si può continuare ad esistere anche con questi blocchi qua. Non è mica detto che te stesso e il mondo siano fatti come tu ti aspetti siano fatti e che seguano certe regole di utilità che hai in mente tu. Se tu a monte metti in mezzo una regola "le persone fatte così e colà ed inutili in questo o quel senso non possono esistere" poi nel caso in cui osservi che questa regola qua il mondo non la segue e che esistono persone fatte così, cosa deduci poi, che è il mondo a sbagliarsi e a fare qualche errore perché non segue questa regola qua? :nonso: Io direi che è la regola che hai messo in mezzo tu stesso ad essere scorretta. Cambiando campo posso fare un esempio. Delle malattie possono produrre fastidi e sofferenze varie ma magari tutte queste cose qua non bastano ad uccidere l'organismo portatore di queste malattie. Per quanto possano risultare lesive queste malattie, tutto questo ancora non basta ad ammazzare l'organismo e questo perciò continua ad esistere e vivere anche se malato e non perfettamente in salute. Le malattie che uccidono, uccidono direttamente non è che poi ci sono malattie che fanno errori ed una persona malata inizia a chiedersi perché non è morta ancora a causa del raffreddore attribuendo a questo morbo intenzioni e poteri che magari non possiede affatto. Ho usato il raffreddore solo per fare un esempio e non per minimizzare la tua sofferenza, lo scrivo per non essere frainteso. |
Re: Perché sono ancora vivo?
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Re: Perché sono ancora vivo?
Inizia a considerarti piu' vittima e meno colpevole, sono convinta che lo sei piu' di quanto pensi.
Nessuno ti elimina perche' a nessuno evidentemente dai cosi' fastidio, es. in famiglia sarai mangia-risorse ma dubito vorrebbero la tua eliminazione. E anche nella societa' piu' in grande, dopotutto nessuno regala nulla a nessuno (c'e' giusto un minimo di welfare, e come Locke insegna, ha all'origine le paure egoistiche dei singoli). Altro che potrei dire non lo facccio perche' troppo fuori dalle righe (e per altri motivi). Vivere o morire (facendosi fuori) possono apparire soluzioni sgradevoli entrambe, ringraziamo comunque che questa resti ancora una scelta personale (in entrambe le direzioni). |
Re: Perché sono ancora vivo?
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Il mio stato è iniziato a peggiorare da quando, oltre ai problemi esistenziali che da una vita mi accompagnano, si sono aggiunti problemi pratici, e non riesco più a gestirli, anzi, non trovo quale possa essere il senso di gestirli. Nel dettaglio, un anno fa mi sono iscritto all'università, controvoglia, soltanto per fare contenti i miei, specialmente mio padre, del quale ho paura a causa (probabilmente) di eventi traumatici ai quali mi ha sottoposto da bambino. In ogni caso, l'università è stato un totale fallimento, non ho superato nemmeno un esame nella prima sessione, e da quel momento (da circa sei mesi) non ho più nemmeno studiato, ho fatto finta di farlo, a lezione non capivo nulla, ci andavo soltanto per sentirmi meno male. In questo periodo dovrei fare esami, ebbene, non mi sono nemmeno prenotato, ho mentito ai miei dicendo di averlo fatto. Con loro non c'è comunicazione, non ho il coraggio di dirgli che voglio abbandonare l'università, che ho buttato un anno di risorse loro, e a causa delle quali mi sento terribilmente in colpa. In realtà a mia madre l'ho detto, ma lei non mi ha capito molto, lei crede che senza università non possa fare nulla, e quando le ho detto che per me andrebbe bene anche vivere per strada, lei mi ha risposto che piuttosto mi obbliga a lavorare alle sue condizioni. Le ho detto che avrei voluto restituirle i soldi spesi per l'università, ma lei non vuole accettare, con la scusa de: "I soldi non sono tutto". Lei pensa di farmi stare meglio così, in realtà non si rende conto che invece mi costringe a dover sopportare quel senso di colpa, ho provato anche a spiegarglielo, ma non ha capito. Inoltre, non ho idea di come parlarne a mio padre, siccome il nostro rapporto è del tipo: "Buongiorno pa", "Buonanotte pa", ci vediamo giusto 5 minuti a pranzo o quando ha bisogno di qualcosa, per il resto, non ho il coraggio nemmeno di guardarlo negli occhi. Anche se dovessi riuscire a superare queste difficoltà, si presenterebbe il problema del trovare un lavoro, siccome i miei di certo non mi lascerebbero senza fare nulla a casa, né mi permetterebbero di andare a vivere per strada. Non so fare praticamente nulla, le poche cose che so fare non possono essere tramutate in lavoro, e non ho le opportune abilità sociali e pratiche per imparare nuovi lavori. Ancora, se anche dovessi riuscire a trovare il lavoro perfetto per me, rimarrebbero i problemi esistenziali dei quali, probabilmente, non riuscirò mai a liberarmi. Insomma, in ogni caso continuerei a vivere nel malessere, che senso ha continuare? |
Re: Perché sono ancora vivo?
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Non mi sono tolto la vita finora, soltanto per non fare del male ai miei, ma in realtà, sarebbe la cosa giusta da fare. Non sono un malato terminale in una famiglia che muore di fame, ma sono un tizio che da un anno ruba risorse alla sua stessa famiglia, per non ottenere nulla. Se smettessi di vivere, smetterei di consumare quelle risorse, sarebbe una cosa giusta. Che senso dovrebbe avere mantenere attivo un motore molto energivoro, se questo non produce nulla? Il mio non sarebbe un gesto altruista, né egoista, soltanto giusto. |
Re: Perché sono ancora vivo?
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La mia domanda allora diventa: se mi rendo conto che la mia vita è assolutamente inutile, perché non effettuo la scelta più sensata, e vi pongo fine? Anche questo dovrebbe far parte della selezione naturale, l'uomo, essendo un animale intelligente, può agevolare il corso della natura auto-eliminandosi, se dannoso. Cos'è che mi spinge a continuare a soddisfare i miei bisogni vitali, se so che non ha alcun senso continuare a farlo? Tu giustamente dici che se continuo a farlo, è perché, evidentemente, il mio organismo in realtà può convivere con questi blocchi. Tuttavia, essendo un animale intelligente, mi rendo conto che, seppur posso conviverci, non ha senso farlo. E la domanda ritorna, allora perché continuo a farlo? Che poi, la stessa domanda potrebbe essere rivolta ad altri argomenti, ad esempio, perché continuo a farmi domande alle quali non potrò mai rispondere? Dov'è il senso? |
Re: Perché sono ancora vivo?
Istinto di sopravvivenza, piuttosto difficile da aggirare quando si è nel pieno delle proprie facoltà mentali, se non fosse per quello questo mondo sarebbe popolato da meno della metà della popolazione mondiale, almeno il 90% delle persone sono inutili se non alla riproduzione della propria specie (che comunque resta senza scopo vero e proprio, ma come animali e tutto il resto in fondo).
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Re: Perché sono ancora vivo?
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Re: Perché sono ancora vivo?
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Poi tieni presente che anche attuare un suicidio non è proprio facile, non è che risulta semplice come alzare un dito. Io mi trovo in questa zona di confine da un bel po', certo è che se siamo ancora vivi vuol dire che 1) o siamo tanto inetti da non sapere cosa fare per ammazzarci (altra possibilità da non escludere) 2) oppure non siamo così convinti che toglierci di mezzo sia la soluzione migliore attualmente disponibile, non escludiamo che potrebbe esserlo, ma non ne siamo davvero sicuri e persuasi che le cose stanno davvero così. Tu puoi anche dire a parole che hai tutte le ragioni del mondo per non continuare a vivere, ma se tutte queste prove non risultano realmente persuasive per te, tutto quel che ti racconti non conta nulla. Per questo da un po' di tempo a questa parte ho iniziato a credere che la razionalità e cosa dovrebbe risultare persuasivo non è qualcosa di oggettivo ma è soggettivo. Posso dire di possedere le prove che Dio esiste e mostrarti tutta la dimostrazione per cercare di convincerti, ma se per te questa dimostrazione non risulta abbastanza persuasiva, non farà mai abbastanza presa su di te e continuerai a non credere che Dio esiste. Penso che anche con noi stessi le cose funzionano così, non è necessaria la presenza di qualcun altro, tutto quel che stai scrivendo qua in queste pagine probabilmente non riesce a persuaderti davvero che la conclusione a cui dici di arrivare è vera (la conclusione che dovresti ammazzarti perché adesso ti conviene farlo), perché se no non ci sarebbe dissonanza tra il come ti comporti e quel che scrivi qui. Saresti già morto da un bel po' se gli argomenti che stai usando adesso e che conosci già e che hai ripetuto più volte fossero stati davvero persuasivi per te. Io su certe cose non sono mai riuscito a convincermi che risultano vere o false e resto in realtà appeso e in uno stato di indecisione, non è poi vero che sono perfettamente persuaso che qualcosa vada fatta in base ad una serie di ragioni e poi non faccio questa cosa perché sono irrazionale... Queste descrizioni qua risultano falsate. In realtà quel che risulta vero è che queste ragioni per me, adesso, non sono definitive e non forzano ancora in modo assoluto la conclusione, ho bisogno ancora di altro per esser persuaso davvero. Poi tieni presente che nel caso del suicidio c'è anche un altro problema, nel dubbio non è che uno può provare ad ammazzarsi vedere se va meglio e poi tornare indietro. Per questo penso che per arrivare a fare cose del genere bisogna raggiungere una forma di persuasione soggettiva molto vicina alla certezza, e se non c'è questa forma di persuasione, pace, si convive con un dubbio che non ci può spingere definitivamente né ad amare la vita e a farci dire che è buona e bella, né a toglierci di mezzo. Si convive anche con l'incertezza e l'indecisione. 1) Non esser persuasi che la vita è bella e vale la pena di essere vissuta non equivale a 2) esser persuasi che non vale la pena di essere vissuta. Probabilmente nel tuo caso (ma direi anche nel mio) ci si trova nella posizione (1). Manca la certezza che si faccia un buon affare nel continuare ma allo stesso tempo manca anche la certezza che si faccia un buon affare a togliersi di mezzo... Che succede poi in casi del genere? La persona continua a vivere senza esser persuasa che la vita abbia senso. Si può mostrare facilmente che per continuare a vivere non sia necessario che sia presente una forma di persuasione relativa alla bontà dell'esistenza. Se non si è persuasi che sia buona la vita questo non significa poi in automatico che si sia persuasi che sia cattiva, per togliersi di mezzo è necessario che si sia davvero convinti della seconda affermazione non basta l'incertezza relativa alla bontà. Se sei vivo, per me la spiegazione è solo una, non è vero che sei convinto che la vita sia così cattiva, mentre non dubito che potresti essere incerto sulla sua bontà. |
Re: Perché sono ancora vivo?
Comunque ho rivalutato quell'idea del suicidio altruistico, si fa passare il suicidio come il gesto egoistico per eccellenza (al pari della masturbazione) e infatti sono visti entrambi negativamente dalla religione ma il suicidio può essere altruistico in determinate circostanze anche se nel caso della depressione ci andrei piano, cioè uno depresso potrebbe ammazzarsi per fare un favore all'umanità nel senso che non si sprecherebbero risorse a mantenere una persona che non riesce a rendersi utile e giustamente facendosi fuori preferisce risparmiare risorse che sicuramente saranno più utili ad altri.
Però la cosa non mi convince molto sinceramente. |
Re: Perché sono ancora vivo?
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Re: Perché sono ancora vivo?
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Spero che non sia stato lo stesso post a spingerti verso questa presa di coscienza, l'obiettivo non era quello di far stare male altre persone. |
Re: Perché sono ancora vivo?
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Meglio cercare di fare una piccola azione utile ogni giorno (basta anche solo un messaggio gentile e di comprensione a qualcuno sul forum, o aiuto a un animale o naturalmente in famiglia, in modo da non essere tanto parassiti neanche li'). Cosi' si e' gia' meglio e' piu' utili di tanti. Se attuiamo il metodo nazista dell'utilita' intesa come produttivita' per la societa' sono ugualmente immeritevoli di vivere tutti i malati di malattie non curabili ( o anche semplicemente che richiedono cure lunghe o care) e invalidanti -per non parlare poi degli anziani... A me pero' la storia che il figlio di papa' tutto figheto coi suoi master e viaggi all'estero lui si' che invece e' meritevole non mi va giu'. |
Re: Perché sono ancora vivo?
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Re: Perché sono ancora vivo?
Il fatto è che è facile cambiare opinione su queste cose quando l'umore cambia di molto e i miei post in questo topic ne sono la prova. :sisi:
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